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ARGOMENTO: MEDICINA SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: medicina subacquea, decompressione, emisaturazione
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In questi ultimi 50 anni, la subacquea ha avuto uno sviluppo eccezionale specialmente nel lato ricreativo che attrae fasce di praticanti sempre più vaste. Come tutte le attività sportive presenta un margine di rischio che può essere tenuto estremamente basso applicando semplici regole e buon senso.
esempio di una tabella di decompressione – queste tabelle considerano un immersione quadra ovvero un’immersione che prevede che il subacqueo scenda alla massima profondità pianificata e risalga in superficie senza effettuare un profilo di immersione alternante ovvero con diverse quote (immersioni multilivello)
I dati raccolti da Divers Alert Network (DAN) hanno rivelato oltre quaranta casi di Patologie de decompressione (PDD) negli oltre 140000 profili di immersione raccolti dal 2010. Oggi tratteremo le malattie da decompressione (MDD in italiano o DCS per decompression sickness nei testi anglosassoni). È importante comprendere che tutti i subacquei, anche quelli che seguono le tabelle di decompressione, possono incorrere in tale patologia per cui la prudenza non è mai troppa.
Fattori predisponenti la MDD sono:
– il non rispetto delle tabelle di decompressione;
– la forma fisica;
– l’allenamento individuale;
– i profili e le attività di immersione;
– la velocità di risalita.
La malattia da decompressione colpisce i subacquei a causa del rilascio di azoto dai tessuti a seguito di una rapida diminuzione della pressione assoluta. Questa grave malattia può colpire diverse zone del corpo tra cui articolazioni, polmoni, cuore, pelle e cervello. Come vedremo il rispetto delle tappe previste dalle tabelle di decompressione è assolutamente necessario per ridurre l’incidenza di tale patologia.
Quali sono le cause?
La quantità di azoto disciolto nell’organismo aumenta con la profondità. Più a lungo un subacqueo rimane in profondità più l’azoto si dissolve nel suo organismo accumulandosi nei tessuti del corpo, con una velocità legata alle loro caratteristiche. Un tessuto rapido (ad esempio il sangue) si satura (e si desatura) con tempi di emisaturazione brevi, presentando tensioni di azoto piuttosto elevate subito dopo l’immersione. Un tessuto lento (come il tessuto adiposo) manterrà una tensione di azoto più elevata e costituirà una riserva di gas in grado di contribuire alla crescita di bolle gassose anche diverse ore dopo aver concluso l’immersione. Questo è un ulteriore motivo per cui la quantità di grasso adiposo corporeo deve essere sempre tenuta sotto controllo dai subacquei attraverso una dieta ed un attività fisica adeguata.
Nella fase di risalita, l’azoto viene liberato con diverse velocità in funzione sempre del tipo di tessuti. Un classico esempio per illustrare il processo di formazione delle bolle è quella di una normale lattina di una bevanda gassata. Quando la lattina viene aperta, la pressione interna viene rilasciata ed il gas lascia la soluzione sotto forma di bolle. Similmente, quando un subacqueo nuota verso la superficie, la pressione assoluta diminuisce e l’azoto, che è disciolto nei suoi tessuti, tende a rilasciarsi verso l’esterno. Se il processo è troppo veloce, il fisico non riesce a liberare l’azoto con continuità e le bolle generatisi possono bloccare il flusso di sangue, creando pericolose ostruzioni nei vasi sanguigni e causando emboli, coagulazione del sangue e il rilascio di composti vasoattivi. A seconda di quali organi siano coinvolti, queste bolle producono differenti sintomi della malattia da decompressione.
Bolle dannose
Le bolle gassose possono essere classificate in intratissutali e intravascolari. Le prime possono causare dolore per compressione e stiramento delle terminazioni nervose sia un blocco del flusso ematico. In questo caso le bolle possono passare nei capillari venosi ed arrivare al filtro polmonare dove quelle di dimensioni superiori possono bloccare il piccolo circolo. Gli effetti consistono in dispnea (sia inspiratoria che espiratoria), sensazione di bruciore, oppressione e costrizione retro sternale. Le bolle intravascolari provocano i danni più gravi (embolizzazione sistemica) e sono rilevate mediante uno strumento chiamato Doppler ad ultrasuoni. La scala di suoni rilevati dal Doppler (da 0 fino a 5) indica quanto più numerose sono le bolle. Quanto più questo valore è elevato e maggiore è il rischio di malattia da decompressione.
Analisi del rischio
Il rischio di malattia da decompressione è generalmente correlato alla profondità dell’immersione, la quantità di tempo sotto pressione, e la velocità di ascesa. Le tabelle di immersione forniscono delle linee guida generali per ridurre il rischio ma non lo annullano. Questo vale anche per i computer subacquei che devono essere usati con intelligenza e precauzione. In Italia, nell’immersione subacquea, la decompressione viene effettuata utilizzando software basati sul modello compartimentale oppure sul modello a controllo delle bolle (VPM, RGBM, ecc). I modelli compartimentali sono simili al modello utilizzato per l’elaborazione delle tabelle U.S. Navy. Se nei compartimenti si supera la massima saturazione consentita di gas inerte (valore M) avviene la sovra-saturazione con innesco di bolle di gas inerte. Ciò può accadere, ad esempio, quando si supera la velocità massima di risalita o vengono omesse o non rispettate le tappe di decompressione. Un interessante approfondimento può essere raggiunto da questo link.
I sintomi
La malattia da decompressione presenta due quadri clinici principali a seconda della gravità dei sintomi:
MDD tipo I (bends):
- dolori agli arti
- manifestazioni linfatiche
- forma cutanea
MDD tipo II
- forme polmonari
- forme neurologiche
- MDD dell’orecchio interno
- Shock
- Dolore dorsale, lombare, addominale, toracico
- Spossatezza estrema
In particolare, il sistema nervoso e il muscolo-scheletrico sono quelli più spesso colpiti dalla malattia di decompressione. Sebbene la maggior parte dei sintomi avvenga entro le sei ore, ci sono casi riportati di sintomi avvenuti fino a 48 ore dopo la risalita del subacqueo.
Vediamoli nel dettaglio
I più comuni sono quelli muscolo-scheletrici caratterizzati da dolore interno ed intorno alle articolazioni maggiori come la spalla ed i gomiti (le cosiddette bends). Si può percepire anche un senso di fatica con una stanchezza sproporzionata all’attività appena eseguita. Inoltre si possono avere:
– eruzioni cutanee di colore rosso o biancastre (marmo) con molto prurito;
– prurito (anche se osservato più comunemente durante la decompressione in camera iperbarica, a causa di reazioni sulla pelle dovute al gas in dissoluzione nella pelle che forma delle bolle sotto la pelle);
– dolore e bruciore al petto che peggiora con la respirazione ad ogni ispirazione.
Altri sintomi comprendono tosse, difficoltà respiratorie, e cianosi (labbra blu).
Attenzione: i subacquei con questi sintomi possono entrare rapidamente in shock. Di particolare gravità sono gli effetti neurologici che fanno presagire che sia stato interessato il midollo spinale. I sintomi includono il classico mal di schiena bassa, “pesantezza” delle gambe, paralisi e / o intorpidimento delle gambe, e anche perdita di controllo dello sfintere (o valvola) che controlla l’urina e feci con conseguente incontinenza.
Camera di decompressione – Autore Marco Tonini Camera iperbarica 2 – esterno.JPG – Wikimedia Commons
Nel caso che la DCS coinvolga il cervello essa può causare vertigini, confusione, diminuzione della consapevolezza, perdita di coscienza, perdita o problemi di vista e anche difficoltà di equilibrio. Le ghiandole linfatiche possono essere gonfie e doloranti. Sono stati segnalati sintomi all’orecchio interno come vertigine, sordità, ronzio nelle orecchie, e vomito. Il dolore può verificarsi alla testa, al collo ed al tronco e comporta una prognosi peggiore.
In ogni caso, qualora si verifichi il minimo dubbio, chiedete sempre soccorso (DAN fornisce una consulenza rapida telefonica tramite specialisti di fisiopatologia subacquea) e recatevi rapidamente al più vicino centro medico iperbarico.
MAI SOTTOVALUTARE I SINTOMI.
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