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livello medio
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: I SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Augusto, terra marique pax
Se le condizioni determinate dalla terra marique pax furono tali da consentire l’invenzione di una strategia “del tempo di pace”, le dimensioni conferite da Augusto all’Impero proiettarono il fascio degli interessi geopolitici e geostrategici di Roma fino ai limiti del mondo conosciuto, assicurando quindi alla predetta strategia anche una dimensione “globale”. Questo termine, che va ovviamente rapportato alle conoscenze geografiche dell’epoca, corrisponde perfettamente alla visione che ne poterono avere gli stessi Romani. L’idea che Roma fosse ormai riconosciuta come potenza egemone in tutta l’ecumene era già affiorata all’epoca di Pompeo Magno e si radicò definitivamente nel secolo di Augusto, quando si ebbe la percezione del credito riscosso dall’Impero ben al di là dei propri confini amministrativi. Ecco dunque Roma “caput orbis” ed il suo “imperium sine fine” cantati dai poeti Ovidio e Virgilio. Ecco ancora comparire nell’iconografia romana la sfera, che, quale rappresentazione simbolica del globo terrestre, divenne uno degli emblemi più significativi del-la potenza romana; sotto i piedi della Vittoria alata o della Dea Ro-ma, inclusa nelle statue di imperatori (in una mano o sotto un piede) oppure sovrapposta allo scettro imperiale in epoca più tarda.
Alla luce di tutte le considerazioni introduttive fin qui esposte, appare ora più semplice restringere il campo dell’esame che verrà condotto nei capitoli seguenti. La pax augusta è stata l’inedita situazione che ha consentito ad Augusto di costruire l’Impero secondo un disegno strategico che, visto a posteriori, appare contraddistinto da una rimarchevole razionalità, soprattutto per la sua stretta correlazione con i vincoli e le opportunità della geografia. La costruzione augustea, inoltre, è stata accuratamente preservata dai successivi Cesari, perlomeno nell’alto Impero, salvo alcune varianti che con il trascorrere del tempo si sono rese possibili e vantaggiose. Se ne è quindi ricavata la sensazione che le maggiori scelte strategiche elaborate nel segreto dei palazzi imperiali, sul Palatino, abbiano mantenuto una sostanziale continuità di indirizzo da Augusto in poi. Poiché tale continuità è già stata oggetto di interpretazioni nell’ottica della grande strategia, ma limitatamente alla difesa dei confini da parte delle forze terrestri, risulta concettualmente utile integrare quegli studi con un esame debitamente attento al teatro marittimo, strategicamente imprescindibile ma finora negletto. Pertanto, fra le innovative strategie imperiali, in una situazione di pace e su scala soggettivamente globale, occorrerà focalizzare l’attenzione su tutte le maggiori novità che abbiano qualche attinenza con i mari, gli oceani e le altre acque navigabili, nonché con le lunghe e frastagliate fasce costiere dell’Impero romano e delle altre terre d’interesse di Roma. Riassumendo, dell’intero nostro azzurro pianeta – l’orbe terracqueo, in cui il mare aveva anche nella geografia antica un’ampia preminenza sulle terre emerse – verrà infine presa in considerazione la sua parte maggiore, qui chiamata per brevità orbis maritimus.
Dovendo procedere all’individuazione degli orientamenti imperiali di media o lunga durata nel campo della geopolitica, della geo strategia e, in qualche misura, della geo-economia, ci riferiremo inevitabilmente al concetto di grande strategia, ma con qualche necessaria precisazione. Per grande strategia dovrebbe intendersi, brevissimamente, la linea politica che, per impulso del governo, mobilita, armonizza ed impiega in modo coordinato e sinergico tutte le risorse disponibili (diplomatiche, militari, economiche, mediatiche, ecc.) ed utili per conseguire il soddisfacimento dei maggiori interessi nazionali di lungo termine. Le definizioni più accurate sono più lunghe e diversificate. Tuttavia, un recente studio ha evidenziato che le varie interpretazioni finora fornite dai teorici della grande strategia sono tutte riconducibili a tre grandi categorie, sinteticamente indicate come: “grandi piani, grandi principi e grandi comportamenti”. Nei primi due casi l’intenzionalità della strategia è indiscutibile, mentre nel terzo essa potrebbe essere anche dubbia. Poiché dall’antichità romana non ci sono pervenuti né i piani né i grandi principi strategici (ad eccezione di quello, totalizzante, del dominio del mare), occorrerà basarsi sull’esame dei comportamenti, verificando se essi possano essere il riflesso di criteri stabili nell’impiego delle risorse militari, diplomatiche ed economiche per la sicurezza, il benessere ed il prestigio dell’Impero. In tal caso, quei criteri rappresenteranno essi stessi, ai nostri occhi, la grande strategia. Questa metodologia non è peraltro dissimile da quella adottata da chi ha finora dissertato sulla grande strategia dell’Impero romano.
Domenico Carro
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ammiraglio di divisione della Riserva della Marina Militare Italiana, dal momento del suo ritiro dal servizio attivo, assecondando la propria natura di appassionato cultore della Civiltà Romana, ha potuto dedicarsi interamente all’approfondimento dei suoi studi storiografici, nell’ambito dei quali ha pubblicato numerosi libri e saggi, creato l’interessantissimo sito ROMA AETERNA ed il foro di discussione FORVM ROMAETERNA (2001-2013), poi sostituito dall’istituzione di pagine estratte da “Roma Aeterna” nelle maggiori reti sociali, quali Linkedin, Facebook, Twitter, Youtube, Flickr, etc. Non ultimo, l’ammiraglio Carro è relatore in importanti convegni, nazionali ed internazionali sui temi della storiografia romana e della salvaguardia della cultura marittima.