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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Mar Rosso
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Il Mar Rosso, una sottile striscia di mare che separa due continenti dalle rive desertiche, è sempre più sotto i riflettori della comunità internazionale. Teatro delle rivalità e dei giochi di potere degli attori regionali che ne rivendicano la “proprietà” è oggi diventato anche cassa di risonanza del lungo scontro israelo-palestinese, mentre è e rimane soprattutto una frontiera tra due mondi che non sembrano condividere lo stesso destino.
L’Arabia Saudita
Riad ha (ri)scoperto il Mar Rosso da quando ha cominciato a studiare vie alternative agli enormi introiti derivanti dal traffico di petrolio, che non dovrebbero durare ancora molto a lungo. In previsione della fine dell’era petrolifera e della probabile minore presenza economica occidentale nel Golfo Persico i Sauditi stanno, quindi, cercando nuove vie per assicurare lo status quo politico nell’area e la prosecuzione del delicato sistema di equilibri interni, fortemente correlati alla disponibilità economica. In tale quadro il Mar Rosso è apparso come un nuovo orizzonte, in grado di offrire opportunità finora non esaminate, guadagnandosi un posto di primo piano nella strategia post-petrolio di Mohammed bin Salman (MBS).
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Una strategia che tenderebbe a trasferire, dalle rive del Golfo Persico a quelle del Mar Rosso, il centro di gravità dell’economia saudita, uscendo dalle forche caudine dello Stretto di Hormuz, notoriamente minacciato dai pasdaran iraniani, e differenziando al contempo le attività lucrative.
Nella visione di MBS questa striscia di mare dovrebbe diventare sostanzialmente un “lago saudita”, attraverso la costruzione di centri turistici ultramoderni, di città futuriste e la rivalutazione di siti archeologici, in grado di dare ampiezza e respiro agli interessi economici e politici sauditi nella regione e nel mondo. Il suo approccio, tuttavia, è contraddistinto da impulsività ed estremo cinismo, e non ha finora attirato molte simpatie, che implicano investimenti esteri, verso le sue iniziative volte a stabilire l’egemonia saudita sul Mar Rosso e ne ha profondamente minato la credibilità internazionale quale protagonista in grado di unire i vari attori e garantire stabilità nella regione. A partire dalla disastrosa condotta delle azioni militari contro gli Houthi, all’indomani del colpo di mano con il quale hanno preso il potere in circa un terzo dello Yemen (2014). L’azione militare non mirata ha portato, infatti, alla devastazione delle infrastrutture, delle città, dei villaggi e a massacri di civili inermi. Per non parlare del sostanziale fallimento dell’embargo decretato nel 2017 a carico del Qatar, che non ha visto l’adesione di Kuwait e Oman e che ha finito per rafforzare l’indipendenza economica degli stessi qatarini, che hanno avuto anche un notevole ritorno in termini di immagine nel mondo arabo-musulmano.
Per finire all’omicidio Kashoggi (2018), un evento che ha gettato diffidenza internazionale verso la sua figura di uomo politico, anche se non ha avuto alcuna ripercussione a Riad, segno evidente che MBS aveva ed ha saldamente in mano le redini della politica interna saudita, tuttavia ampiamente insufficiente per proiettare la sua figura sul teatro internazionale. Si spiegano così i fallimentari investimenti nell’acquisto di molte stelle del calcio internazionale e l’avvicinamento all’Iran, ancora tutto da verificare nella sua concretezza, anche alla luce dei possibili ritorni negativi di immagine, vista la vicinanza di Teheran con l’aggressore russo.
Fine I parte – continua
Renato Scarfi
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è un ufficiale pilota della Marina Militare della riserva. Ha frequentato il corso Normale dell’Accademia Navale e le scuole di volo della Marina Statunitense dove ha conseguito i brevetti di pilotaggio d’areo e d’elicottero. Ha ricoperto incarichi presso lo Stato Maggiore della Difesa, il Comando Operativo Interforze, lo Stato Maggiore della Marina, la Rappresentanza militare italiana presso la NATO a Bruxelles, dove si è occupato di strategia marittima e di terrorismo e, infine, al Gabinetto del Ministro della Difesa, come Capo sezione relazioni internazionali dell’ufficio del Consigliere diplomatico. E’ stato collaboratore della Rivista Marittima e della Rivista informazioni della Difesa, con articoli di politica internazionale e sul mondo arabo-islamico. È laureato in scienze marittime e navali presso l’Università di Pisa e in scienze internazionali e diplomatiche presso l’Università di Trieste e ha un Master in antiterrorismo internazionale. È autore dei saggi “Aspetti marittimi della Prima Guerra Mondiale” e “Il terrorismo jihadista”