Un gruppo industriale giapponese ha comunicato di aver realizzato un nuovo robot progettato per essere utilizzato sott’acqua per sondare i danni causati dall’incidente dell’impianto nucleare di Fukushima Dai-Ichi a seguito del terremoto e dello tsunami del marzo 2011. I robot sono fondamentali per il lungo processo di decontaminazione, ma i raggi ultravioletti e i danni strutturali hanno ostacolato i tentativi precedenti di sondare i danni ai reattori. Il problema è serio in quanto la rimozione del combustibile è necessaria per intervenire definitivamente e, tra le tante cose, incominciare ad arrestare il flusso di acqua radioattiva che ogni giorno sfocia in mare con conseguenti danni ecologici ancora oggi da valutare..
Gli sviluppatori del progetto di bonifica hanno comunicato che hanno intenzione di inviare entro questa estate un nuova sonda nella struttura di contenimento primario dell’unità 3 a Fukushima per studiare la portata dei danni ed individuare le parti di combustibile fuso che si pensa siano cadute sul fondo della camera e siano state poi sommerse dall’acqua. Una delle sfide maggiori è che questo liquido è altamente radioattivo. Il robot filo-guidato, della dimensione di una pagnotta di pane, è dotato di luci e di quattro eliche di coda per potersi muovere. Per raccogliere i dati utilizza due telecamere e un dosimetro per misurare le radiazioni.
Il governo giapponese spera di iniziare a rimuovere il carburante dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020. La sfida più importante è la rimozione di centinaia di tonnellate di combustibile nucleare fuso e dei detriti dai tre reattori rottamati della centrale. In precedenza, i robot si erano bloccati all’interno dei due reattori dopo pochi minuti di funzionamento a causa delle alte radiazioni di oltre 1000 Sievert, una quantità che ucciderebbe un uomo in pochi secondi. Il piano era stato quello di utilizzare il robot per 10 ore ad un livello di esposizione di 100 Sievert all’ora.
Il nuovo robot mostrato ai giornalisti presso un laboratorio di prova Toshiba Corp. vicino a Tokyo è stato sviluppato dalla società nucleare e elettronica giapponese legata all’Istituto internazionale di ricerca per la disattivazione nucleare del governo nipponico.
Ma perché è così importante conoscere la posizione del combustibile nucleare?
Gli scienziati devono conoscere la posizione esatta del combustibile nucleare fusosi all’interno al fine di capire i danni strutturali in ognuno dei tre reattori distrutti. La rimozione e’ un processo delicato e deve essere fatto in maniera ottimale e sicuro per rimuovere i resti del carburante e non creare ulteriori danni.
“I detriti di carburante saranno una sfida“, ha dichiarato Dale Klein, ex capo della Commissione statunitense di regolamentazione nucleare, che ora funge da consulente esterno al Tokyo Electric Power Co., operatore della centrale. Ci potrebbe volere da sei mesi ad un anno per ottenere i dati necessari e decidere la procedura più indicata su come rimuovere il carburante. “Dovranno identificare dove è, quindi dovranno sviluppare la capacità di rimuoverla. Nessuno nel mondo ha mai dovuto rimuovere materiale come questo prima. Quindi questo è qualcosa di nuovo e dovrebbe essere fatto con attenzione e accuratezza” ha sottilineato Dale Klein all’Associated Press.
Come ricorderete ll robot precedente, una specie di scorpione tecnologico costruito dalla Toshiba Corp dovette essere abbandonato nel reattore della Unit 2 di Fukushima. Era stato inviato per indagare su cosa era accaduto al carburante radioattivo. I funzionari giapponesi dicono che vogliono determinare i metodi preliminari di rimozione entro questa estate (2017) ed iniziare a lavorare nel 2021. Gli sviluppatori della tecnologia di smantellamento IRID ed i suoi partner hanno anche progettato alcuni robot di base, tra cui un robot a braccio “muscolare” realizzato da Hitachi-GE Nuclear Energy e un diverso robot a braccio realizzato dalla Mitsubishi Heavy Industries progettato per avvicinarsi ai detriti dal lato dei reattori.
TEPCO sta combattendo contro il tempo per la disattivazione. Oltre agli aspetti ecologici ci sono quelli economici. Il costo per la disattivazione dell’impianto diFukushima Dai-Ichi è ora stimato a 8 trilioni di yen (circa 70 miliardi di dollari USA), quattro volte la stima precedente. Ironia della sorte, parte di tale costo sarà a carico dei contribuenti giapponesi direttamente con un prelievo fiscale. Se si pensa che i l drammatico evento del 2011 ha costretto decine di migliaia di residenti nelle vicinanze ad evacuare le loro case e che molti non saranno in grado di tornare a casa a causa di elevati livelli di radiazioni, potremmo parlare di una tragica beffa oltre al danno.
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