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La Russia vuole tornare potenza dei mari

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: RUSSIA
parole chiave: marina russa, Putin
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 estratto dall’articolo di Alberto de Sanctis  a cui si rimanda per una lettura completa – copyright Limesonline 

Secondo il direttore generale della Rosoboronexport Anatoly Isaikin (fonte citata agenzia RIA Novosti), il governo francese avrebbe dovuto prendere entro la fine di maggio una decisione definitiva sulla consegna a Mosca della prima portaelicotteri d’assalto anfibio classe Mistral costruita in Francia la cui consegna fu sospesa lo scorso 25 novembre 2017 dal presidente François Hollande a seguito della crisi in Ucraina.

A seguito di un accordo intergovernativo da 1,7 miliardi di dollari, siglato nel 2011 fra Mosca e Parigi, l’acquisto della Vladivostok e della Sevastopoli avrebbe assicurato alla Marina russa due unità tecnologicamente avanzate e altamente versatili, in grado di operare sia con compiti umanitari che prettamente militari. I Mistral sono navi da oltre 20 mila tonnellate che possono essere configurate con diverse combinazioni operative: 16 elicotteri pesanti o 35 leggeri, 4 mezzi da sbarco imbarcando fino a 900 uomini fra equipaggio e fanteria di marina.

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La Marina francese ne ha attualmente in servizio tre, di base a Tolone, mentre le unità russe, modificate per operare nell’Artico e imbarcare gli elicotteri russi (più pesanti e alti delle controparti francesi), avrebbero dovuto far base a Vladivostok sul Pacifico e Novorossijsk nel Mar Nero. A maggio la Francia ha confermato di non voler vendere le unità alla Russia ed è sorto un braccio di ferro economico e politico fra i due giganti. Dopo lunghe trattative la Francia ha restituito parte del denaro ricevuto per la costruzione addivenendo ad un accordo con la Russia. Ora la Russia si sta muovendo internamente per costruire “in casa” le sue future portaerei.

Pensiero strategico sovietico e l’esperienza della guerra in Georgia

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Il Mar Nero in una carta del 1540 circa

L’idea di dotarsi di una nuova classe di portaelicotteri affonda le sue radici nel pensiero strategico di età sovietica e deve molto agli eventi della guerra di Georgia dell’agosto 2008. Al tempo dell’Unione Sovietica, le tattiche navali per le operazioni in alto mare assegnavano un ruolo primario ai bombardieri a lungo raggio armati con bombe atomiche ed ai sottomarini nucleari di attacco.

Ruolo non meno importante era quello assegnato agli elicotteri, impiegati in attività antisommergibile, di lotta di superficie e in compiti d’attacco in appoggio anfibie. Tra le lessons learned dopo la guerra con la Georgia emerse la necessità di operare sotto costa con mezzi in grado di condurre attività ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance), in particolare in scenari con regole d’ingaggio particolarmente stringenti. Il comando russo temeva infatti che le proprie unità equipaggiate con missili antinave, potessero colpire per errore il naviglio turco o ucraino. La conclusione fu che una portaelicotteri avrebbe assicurato alla Russia gli assetti meglio attrezzati per condurre attività ISR in quel particolare contesto geografico, garantendo alla flotta una discreta capacità addizionale d’attacco (con gli elicotteri) e alle truppe di terra il supporto  degli elicotteri d’attacco e supporto. La presenza di Mistral al largo delle coste georgiane, equipaggiate con i nuovi elicotteri d’attacco  Ka-52 Alligator, avrebbe ovviato al problema, garantendo alle forze d’invasione il sostegno ravvicinato. 

Dopo il conflitto, il comandante in capo della Marina russa, ammiraglio Vladimir Vysotskiy, sentenziò che se avesse potuto disporre di simili navi la Russia avrebbe vinto la guerra contro la Georgia in 40 minuti invece che in 26 ore. L’idea di rivolgersi alla Francia, per la nuova classe di portaelicotteri, è anche il frutto di scelte di politica industriale e delle difficoltà tecniche  ed KNOW HOW incontrate dalla cantieristica navale russa nel corso degli ultimi anni.

Acquistando le Mistral, Mosca avrebbe infatti messo a disposizione del proprio apparato industriale nuove conoscenze e sistemi d’arma fra i più avanzati al mondo grazie a un contratto che prevedeva la licenza per costruire una terza e quarta unità direttamente nei cantieri russi. Vicende come quella della ex-portaerei Admiral Gorshkov hanno infatti assestato un duro colpo alla reputazione dei prodotti del comparto della Difesa russo, quantomeno in campo navale. L’ex-nave sovietica, acquistata dall’India nel 2004 per il costo dei suoi lavori di ristrutturazione (800 milioni di dollari), è rimasta nei cantieri russi di Severodvinsk fino al 2012. Quando fu consegnata alla Marina indiana – dopo innumerevoli rinvii – nel novembre 2013, il suo costo era lievitato sino a superare i 2,3 miliardi di dollari.

Altro caso interessante è quello del sommergibile d’attacco nucleare Severodvinsk, impostato nel 1993 e consegnato alla flotta nel 2013 dopo aver accumulato un ritardo di ben 15 anni sulla data di consegna inizialmente prevista (1998) a causa del tracollo economico sovietico e del successivo dissesto finanziario del paese.  Analogo caso è quello delle fregate multiruolo classe Admiral Gorshkov, pensate per rimpiazzare le unità d’epoca sovietica e costituire la nuova spina dorsale delle forze navali russe; i lavori della prima della classe furono iniziati nel 2006, con  ultimazione nel  2009, e di arrivare a 20 navi nel 2015.

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il Project 22350, fregata Admiral Gorshkov, è l’evoluzione della classe Krivak. Diversamente dai loro predecessori dell’era sovietica, le nuove navi sono specificamente multiruolo, per effettuare attacchi a lungo raggio, condurre lotta antisommergibile e missioni di scorta. Le navi hanno una stazza considerevolmente maggiore delle Krivak. L’armamento di artiglieria è composto da un cannone da 130 mm, due CIWS Kashtan e quattro mitragliere da 14,5 mm; completano la dotazione i tubi lanciasiluri da 324mm per siluri leggeri antisommergibile. Inoltre, due lanciatori UKSK VLS ad otto celle equipaggiati con missili Oniks (SS-N-26) e/o Kalibr (SS-N-27)

In realtà i ritardi sulla prima fregata hanno costretto la Marina russa a rivedere i propri progetti. La crisi in Ucraina rischia di ritardare ulteriormente la consegna delle fregate, equipaggiate con le turbine a gas del costruttore ucraino Zorya-Mashproekt su cui è calato il divieto di esportazione di prodotti militari in Russia. Sul piano delle infrastrutture, l’indipendenza dell’Ucraina ha sottratto l’uso  dei cantieri e dei bacini di carenaggio di Mykolaiv sul Mar Nero dove, in guerra fredda, vennero realizzate le grandi navi della flotta sovietica, dalle portaelicotteri classe Moskva negli anni Sessanta alle portaerei classe Kiev negli anni Ottanta.

La cantieristica navale russa sta pagando un forte ritardo rispetto ai paesi occidentali nel campo delle tecniche di costruzione modulari e nella realizzazione delle unità di superficie maggiori. Proprio per colmare questo gap infrastrutturale ed ospitare la realizzazione della terza e quarta Mistral “russa”, la Marina ha progettato l’espansione dei cantieri dell’Ammiragliato di San Pietroburgo sull’isola di Kotlin. Acquistare le Mistral dalla Francia avrebbe così costituito un espediente con cui aggirare le debolezze del proprio sistema industriale, dotarsi in tempi ragionevoli di unità moderne e assicurare  al sistema cantieristico russo la conoscenza della tecnologia per colmare il ritardo dai partner occidentali più avanzati.

testo in parte estratto dall’articolo di Alberto de Sanctis  a cui si rimanda per una lettura completa – copyright Limesonline – 

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