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La guerra navale di secessione americana, le prime torpedini

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: STATI UNITI
parole chiave: Guerra di Secessione americana, David

Una guerra fratricida
La Guerra Civile americana (1861-1865) favorì lo sviluppo di nuove armi; non essendo i Confederati in possesso di una vera Marina da Guerra, il Presidente Davis dovette ricorrere a privateers per ostacolare le navi nordiste che cercavano di bloccare l’accesso ai porti del Sud. Tutto ebbe inizio all’indomani della battaglia di Bullrun (21 luglio 1861) quando gli Unionisti, duramente sconfitti dalle forze del Sud furono dispersi. Il Presidente Abramo Lincoln comprese che bloccandone i porti e le vie di comunicazione avrebbe potuto piegare la resistenza Confederata. In quegli anni la Marina dell’Unione era cresciuta numericamente, convertendo ed armando molte navi mercantili, ed aveva condotto campagne di supporto dell’Esercito conquistando molti porti e riaprendo il Mississippi.

Le forze terrestri confederate erano divise geograficamente ed i “privateers”, che rappresentavano la Marina del Sud, non avevano mezzi idonei per rompere il blocco navale. In una situazione di evidente squilibrio alle forze sudiste non rimase che ricorrere su larga scala alle mine navali. Sotto l’impulso dell’energico Segretario alla Marina, Stephen Mallory, venne dato il via ad un eccezionale potenziamento del settore, istituendo un apposito Ufficio, affidato alla direzione del capitano Matthew Fontaine Maury, un eclettico scienziato, astronomo e geografo di fama internazionale.

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Keg “Torpedo” mine used by the Confederates during the Civil War, 1861-65. Extracted from J. Thomas Scharf’s History of the U.S. Navy. NHHC Photograph Collection – autore NH58008 – National Museum  of the U.S. NavyFile:NH 50088 (17242409942).jpg – Wikimedia Commons

Maury aveva ideato, nel 1861, il primo sistema elettrico per comandare a distanza le mine, che consentì al capitano Beverly Kennon di effettuare il minamento del fiume Potomac e di creare la prima difesa sistematica costiera lungo il Mississippi. Kennon sviluppò le prime tattiche di minamento difensivo prevedendo il supporto reciproco di campi minati e di batterie costiere. Per incentivare la ricerca, il Governo Confederato emanò una legge che concedeva a tutti coloro inventassero nuovi ordigni in grado di affondare un vascello nemico il 50 % del valore dello stesso e del suo armamento. Considerando il valore di un’unità navale la proposta fu decisamente allettante e innumerevoli modelli, costruiti spesso artigianalmente furono impiegati. L’uso di pagare “per nave affondata” fa comprendere quanto la Marina ufficiale, specialmente quella dell’Unione, osservasse con comprensibile sospetto questi sviluppi.

Non passò molto e i campi minati cominciarono a diventare un vero incubo per le navi nordiste: 123 mine furono posate nella sola rada di Charleston. Durante la guerra civile circa 27 navi maggiori federali furono affondate da quelle che venivano definite all’epoca le “infernal machines”. La prima nave nella storia affondata da una mina fu la U.S.S. Cairo, appartenente alla classe Ironclad. La U.S.S. Cairo, in pattugliamento sul Mississippi, preceduta da alcuni battelli avvista-mine, il dodici dicembre 1862, saltò su una mina attivata da una stazione confederata posta sulla sponda vicina. La mina consisteva in un cilindro da cinque galloni di polvere nera ancorato sul fondo del fiume Yazoo il cui detonatore era collegato tramite dei cavi elettrici ad una stazione di controllo a terra. La Marina dell’Unione inizialmente non prese sul serio la minaccia e continuò a dedicarsi allo sviluppo delle nuove unità Ironclad, ovvero di navi, pesantemente armate, con lo scafo in legno protetto da corazzature in ferro, precorritrici delle corazzate.

Damn the Torpedoes
Un episodio curioso, passato alla storia della Marina americana, fu l’ordine dato dall’ammiraglio David Farragut direttamente al comandante della nave comando, il 5 agosto 1864, durante la battaglia navale della Baia di Mobile (Alabama), di procedere non curandosi dei campi minati, che avevano appena affondato il Monitore Tecumseh. Al di là dell’esito favorevole della manovra che consentì di forzare il campo e penetrare all’interno la baia, il  “… Damn the torpedoes! Captain Drayton go ahead ”  è rimasto nella storia come un esempio di limitata visione … operativa. La fortuna di Farragut fu che la maggior parte delle mine confederate erano al momento non pericolose, sia a causa dell’escursione della marea, che le aveva portate a profondità maggiori del pescaggio delle unità in transito, evitando così urti disastrosi che avrebbero capovolto l’esito della battaglia, sia per la corrosione dei cavi elettrici di controllo delle mine che le avevano rese non utilizzabili.

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L’ammiraglio David Farragut; foto ricavata da un negativo su lastra di vetro – Library of Congress CALL NUMBER: LC-BH82- 4054 , [P&P]
 
File:Admiral Farragut2.jpg – Wikimedia Commons

Morris afferma che Farragut nei giorni precedenti avesse fatto monitorizzare le aree minate per cui nel suo attacco si mosse oculatamente attraverso le barriere minate; inoltre ritiene che l’incidente del USS Tecumseh fu semplicemente dovuto ad un errore di navigazione del Monitore e non ad un’azione frettolosa e spavalda. Analizzando tecnicamente la sua azione, la decisione di Farragut, anche se basata su dati di intelligence, è discutibile. L’esatta conoscenza della posizione dei campi lo avrebbe favorito nel transito solo qualora fosse stato in possesso di un adeguata capacità di navigazione di precisione per evitarli (cosa all’epoca non disponibile). Considerando che i sistemi di navigazione dell’epoca, per lo più basati sulla bussola e su triangolazioni ottiche di punti noti sulla costa (tra l’altro molto piatta e con scarsi riferimenti), non consentivano grandi precisioni, specialmente in acque ristrette l’ordine fu avventato. Dalle fonti storiche le mine, controllate o ad urtanti, furono posate su tre sbarramenti ed avevano caratteristiche (quota della cassa e batimetria) differenti per cui l’ipotesi giustificativa di informazioni intelligence accurate è anch’essa da scartare. Anche se Farragut fosse stato in possesso dei piani di minamento confederati, il procedere a tutta forza in acque ristrette ed in prossimità di un campo di mine ormeggiate sarebbe stato comunque discutibile.

Inoltre, lo stato di efficienza, o meglio di deficienza, del campo minato non poteva essere dato per scontato. L’azione di Farragut ebbe però successo e la flotta dell’Unione riuscì a penetrare nella baia ed a catturare la nave confederata C.S.S. Tennessee. In seguito, Farragut scrisse: “ … I have always deemed it unworthy of a chivalrous nation, but it does not do to give your enemy such a decided superiority over you …”. Era un riconoscimento del cambiamento in atto; le mine erano divenute un’arma strategica e tattica che poteva dare una pericolosa superiorità anche a fazioni meno capaci militarmente. I tentativi di individuare le torpedini e di distruggerle causarono molte vittime fra i nordisti che dovettero rivedere i loro piani prendendo coscienza che questa  nuova insidiosa minaccia avrebbe cambiato radicalmente il modo di condurre le guerre in mare. Ma quella che io chiamo “la sindrome di Farragut”, non abbandonò gli Stato Maggiori, preoccupati di avere flotte più possenti che di acquisire armi efficaci. La situazione non sembra essere tanto diversa nemmeno nei nostri giorni quando giganti del mare sono bloccate da armi relativamente primitive  ma con alto valore strategico.

Dal David all’Hunley
Nello stesso periodo apparvero anche nuove unità navali di attacco, con gran parte dell’opera morta sommersa, denominate “David”.  Il loro nome gli fu dato dal suo inventore, il capitano Francis D. Lee, riferendosi al Davide biblico che con una fionda aveva ucciso il gigante Golia.


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I David erano dotati di cariche esplosive da 134 libbre posizionate alle estremità di lunghi pali prodieri che impiegavano per speronare le navi nemiche  portando così  le cariche a contatto con lo scafo avversario. Le cariche avrebbero dovuto esplodere momento dell’urto. Nonostante l’idea fosse originale, i David non collezionarono successi fino al 1863 quando furono ulteriormente sviluppati dal consorzio di Horace Hunley con la costruzione del semi sommergibile Hunley.

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disegno del sommergibile H. L. Hunley – da articolo “Air blast injuries killed the crew of the submarine H.L. Hunley” autori:  Rachel M. Lance , Lucas Stalcup, Brad Wojtylak, Cameron R. Bass, pubblicato sulla rivistaPLOS ONEFile:Journal.pone.0182244.g001.png – Wikimedia Commons 

Questo innovativo mezzo, battezzato, H.L Hunley, non fu molto fortunato ed affondò tre volte. Durante la prima missione, quando ancora ormeggiato al molo, la scia ondosa di una nave di passaggio lo sommerse e i cavi  di ormeggio lo trascinarono sott’acqua. In seguito,  recuperato e riallestito, durante un uscita di prova, un membro dell’equipaggio dimenticò una valvola aperta e il battello affondò uccidendo tutta l’equipaggio di otto uomini. Tuttavia, la Marina confederata continuò i suoi sforzi ed il mezzo fu ritrovato, modificata e rimesso in servizio per una missione reale. Era il febbraio 1864, quando l’Hunley affondò l’U.S.S. Housatonic.  L’azione ebbe successo ma in realtà il battello affondò per cause sconosciute. I suoi resti furono ritrovati nel 1995, quando una squadra di cacciatori di relitti lo riscoprì con ancora i resti dei membri dell’equipaggio al suo interno. Nel 2000, il relitto fu recuperato, tuttavia, ancora oggi non è chiaro che cosa avvenne. L’Hunley rimase forse solidale con l’Housatonic al momento dell’esplosione condividendo l’affondamento o fu soltanto danneggiato dall’esplosione, sprofondando poi sul fondo del fiume?

Per capire la sua azione bisogna parlare della sua arma, denominata spar-torpedo che, storicamente,  rappresentò il primo tentativo di utilizzare dinamicamente una carica. L’Hunley era infatti destinato ad attaccare usando una carica esplosiva rimorchiata. Il battello doveva avvicinarsi alla nave nemica in superficie, quindi immergersi sotto di lei e colpirla a contatto con la carica galleggiante. Il piano fu scartato perché troppo pericoloso, per cui fu realizzato una specie di siluro, un cilindro di rame contenente 61 chilogrammi di polvere nera attaccato ad un’asta di legno lunga 6,7 m. da posizionare sotto gli scafi nemici tramite una lancia. Una volta giunti sotto la nave bersaglio, l’ordigno si sarebbe dovuto incastrare al di sotto dello scafo e quindi fatto detonare tramite un grilletto meccanico mentre il mezzo si allontanava dal bersaglio. Nella configurazione usata nell’attacco all’U.S.S. Housatonic, sembra che l’ordigno portato dall’Hunley fu progettato per esplodere a contatto mentre veniva spinto contro la nave nemica a distanza ravvicinata, una missione suicida o i cui effetti erano stati mal calcolati. Dopo la morte di Horace Hunley, il generale Beauregard ordinò che il sottomarino non fosse più usato per attaccare sott’acqua ma gli studi di questa torpedine “mobile” furono continuati. Non a caso, nella Prima Guerra Mondiale, con il termine torpedini (in inglese torpedo) vennero chiamati i siluri (definiti “torpedini auto propulse”) mentre le cariche statiche assunsero il nome attuale di mine navali.

Andrea Mucedola

in anteprima: CSS David:  disegno a penna e inchiostro che raffigura il profilo fuoribordo del David con il siluro. Foto del centro storico navale americano #: NH 95242 – disegno inferiore, sempre a penna e inchiostro, mostra la disposizione interna del mezzo; per gentile concessione del Dr. William J. Morgan – U.S. Naval Historical Center Fotografia #: NH 59420 Source: http://www.history.navy.mil/photos/sh-us-cs/csa-sh/csash-ag/david.htm CSS David drawing.jpg – Wikimedia Commons

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