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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Ischia, Napoli
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Che cos’è Ischia?
Un pugno in mezzo al mare blu, un’isola che guarda Napoli, da innamorata ma ad una certa distanza. Colorata dal verde dei suoi pini e della vegetazione folta dell’Epomeo ma anche con i colori della terra degli orti e delle pendici montagnose, l’ocra chiara dei calanchi argillosi della costa vulcanica verso Serrara, ma anche i grigiori brillanti dei ciottoli e delle ghiaie affioranti dalle acque marine e termali. E tutto intorno il mare e sopra il cielo: azzurro, blu cobalto, grigio plumbeo in inverno, biancore spumeggiante delle mareggiate e delle nuvole. E’ un’isola. Grande abbastanza per perdersi, ma piccola quanto basta per girarla a piedi. Ad Ischia ti puoi perdere nei meandri delle stradine strettissime della costa montagnosa, ti puoi perdere fra le forre invase dalle piante, ti puoi perdere negli occhi mediterranei delle donne ischitane dense e floride come le donne napoletane ma mai volgari, rivestite di una regalità particolare. Ad esse la nobiltà del Castello Aragonese ha donato una altezzosità dolce, gentile e raffinata. Gli uomini ti guardano dritto negli occhi, ti pesano con le mani callose di contadini-pescatori, ti offrono con orgoglio i gialli limoni dei loro terrazzamenti con la buccia rugosa come le loro mani. Sette gradi più a destra guardando l’isola.
Ma Ischia è duplice
Isola e comune, città. Allora hai difficoltà ad identificare la funzione di tale nome. La proposta di un Comune unico sotto il nome di Ischia non ha avuto successo. Eppure ai numerosi turisti che giungono tutto è “ischitano”, soprattutto se sono stranieri e non hanno dimestichezza con le astrusità e le sottigliezze bizantine.
Il Castello aragonese e la vicina spiaggia della Mandra, nel comune di Ischia, sono due siti di emissione spontanea di anidride carbonica. Dai rispettivi fondali, tra l’altro a basse profondità (0 -3 mt. il Castello; 3 -6 mt. la spiaggia della Mandra), l’anidride carbonica risale dando luogo al suggestivo fenomeno delle “bollicine”, o come lo chiamano gli ischitani che ci convivono da sempre, “a vullutura”, tradotto la bollitura – da Ischia e il mare del futuro.
E tutto intorno ribollono le acque, il mare, la terra. Fumi che salgono dalla terra e dal mare. La “vullutura”, bollitura che sale dalle profondità saline con una miriade di bollicine di anidride carbonica, che si fa strada fra le fenditure della roccia intorno al Castello e alimenta le vaste Posidonie. Strade che salgono strette sulle coste della montagna e che mettono paura quando incontri un’auto che procede al contrario. Non sai come fare a passare, eppure passi. Strade che ti portano in luoghi nascosti fra il verde delle piante, come la fonte di Nitrodi, immersa nel boscoso crinale di Barano che scende verso Sant’Angelo. Ischia è gelosa dei suoi posti più belli, li nasconde a chi non la ama. La devi frequentare a lungo, la devi girare come in un valzer. Devi salire e scendere come nelle montagne russe. Ti deve girare la testa, far male lo stomaco, sentirti ubriaco del Bianco Ischia DOC o del Per’e Palummo. Come quando vedi le splendide ragazze ischitane. Le fiere e nobili donne di Ischia hanno i fianchi robusti ma non volgari, lo sguardo alto, la folta capigliatura nera a coprire le spalle larghe e dritte, i solidi bianchi denti appena affioranti tra le labbra carnose. Le loro mani sanno tirare le reti e le barche a secco ma conoscono anche tutti i segreti dell’ago sottile e della tela. Nelle loro vene scorre il sangue di Vittoria Colonna, la poetessa che dai Colli di Marino andò sposa a Ferrante d’Avalos, poderoso Signore di Ischia, vincitore di Francesco I. Fra le mura possenti del Castello e le profondità azzurre del mare tutto intorno, essa creò una meravigliosa corte di poeti, letterati e artisti.
Vittoria Colonna in un ritratto immaginario di Jules Lefebvre – Jules Lefèvre Vittoria Colonna – Vittoria Colonna – Wikipedia
Tra di essi, Michelangelo Buonarroti, alloggiato nella Torre Guevara, Ludovico Ariosto, Iacopo Sannazzaro, il Tasso, Giovanni Pontano, Annibal Caro, l’Aretino e altri abitarono le solide case del Castello, al riparo dai pirati musulmani che fin dai primi anni del secolo IX attaccavano le coste europee provocando stragi e catturando migliaia di schiavi, uomini, donne e bambini, fino alla tremenda invasione dell’isola da parte del Barbarossa nel giugno del 1544 in cui furono catturati dalle 2.500 alle 4.000 persone vendute poi come schiavi dai turchi. E mentre quelli distruggevano il Bel Paese, questi creavano altra cultura e Arte (con la A maiuscola). Il sangue degli Ischitani e le lacrime delle loro donne e dei figli si mischiò allora all’acqua salsa del mare e al fuoco delle bocche del vulcano, si riversò sulla terra e da essa nacquero le spinose aloe e il limone acre come il dolore.
Tutti conoscono Ischia Porto, Ischia Ponte, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Citara, ma questi posti non bastano a conoscere l’isola. Devi anche andare a Barano, a Sant’Angelo, a Serrara Fontana, a Panza, e scoprire i giardini, i Parchi termali, i sentieri del Monte Epomeo, salire a Punta Imperatore, scendere ai Maronti, girare intorno al Monte Vico, salire le strette stradine che salgono verso la montagna e inerpicarti per i sentieri verso Serrara Fontana o scendere la scale che portano alle spiagge.
Ma chi sono gli abitanti di quest’isola?
Ischitani: marinai, naviganti, seminati dal loro navigare in tutto il mondo, come tutti gli abitanti della costa della Campania; pescatori, e commercianti, e artigiani dalle mani abili, eredi di quei Greci che si insediarono qui; ma anche legati alla terra, contadini, dunque, come i Romani che certamente seguirono il loro Imperatore nella vicina Capri e risiedettero per comodità nella più grande Ischia; guerrieri che lottano da sempre contro il mare che li circonda e li fa volontari prigionieri nella loro terra infuocata.
Ad Ischia, l’Isola, perché il nome Ischia deriva proprio dalla parola Isola, Iscla, gli elementi di Aristotele li trovi tutti, in un meraviglioso ordinato caos primordiale: l’Acqua, quella del mare e delle sorgenti termali, che sgorga e si riunisce con il moto dell’eternità con il Fuoco che spinge da dentro e cerca un abbraccio liberatorio, con l’Aria sopra tutti gli elementi, e la Terra che contiene ed è contenuta. Ogni elemento aristotelico lo trovi con una progressione di ordine caotico: dovunque ti giri i calanchi, le fumarole, le sorgenti termali, il verde della vegetazione, i sentieri bruniti sui fianchi della montagna, le piccole baie azzurre, il cielo terso e il vento marino, tutto si sussegue e si accende negli occhi meravigliati e storditi dei turisti. E’ la scoperta dell’origine del Mondo, dell’Universo, che dal suo Caos primordiale prende forma e colore e vigore e vita al sospiro onnipotente di un Dio Creatore.
Questa è Ischia, un paradiso da scoprire.
Francesco Brecciaroli
in anteprima il castello aragonese – opera autorizzata in Creative commons licenses BY SA 4.0 File:Castello Aragonese dell’isola di Ischia.jpg – Wikimedia Commons
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