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La signora che sussurra agli squali: Cristina Zenato

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: PROTAGONISTI DELLA SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: REPORTAGE
parole chiave: Cristina Zenato, Bahamas, squali, grotte
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Oggi parliamo con Cristina Zenato di squali e del suo amore per queste splendide creature.

Cristina, tutti associano il tuo nome alle immagini degli squali. Come è nato l’amore per queste splendide creature?
La mia passione per gli squali è nata da bambina, con un film dove un uomo era in grado di comunicare e vivere con gli squali e che usava tutto quello che era in suo potere per proteggerli, un film del 1978 che stonava con il recente, all’epoca, tema del film Jaw (Lo Squalo). Attraverso l’insegnamento dei miei genitori che mi hanno sempre detto che i mostri non esistono se non quelli che creiamo nel nostro immaginario, compresi gli squali che sono animali come tanti altri che incontriamo nelle nostre escursioni negli Oceani.

Io ho imparato a vedere gli squali per quello che sono: creature designate dalla natura a vivere, con un ruolo ben preciso e necessario, ed una vulnerabilità creata principalmente dalla nostra presenza su questo pianeta. Quando per la prima volta ho visto gli squali sott’acqua alle Bahamas, è stato un amore a prima vista; da loro ho imparato a vivere nel momento, adesso, senza pensare al passato, senza programmare il futuro. È un privilegio essere in grado di concentrarsi al presente, sul momento istantaneo. È una lezione imparata e portata anche in superficie che mi ha permesso di vedere la vita in modo diverso e di non partecipare alla corsa verso un qualcosa che sembra la nostra società stia cercando. Per me gli squali sono creature semplici, dirette, senza malignità e molto vulnerabili. Sono facili da capire e da starci assieme. Gli squali sono elementi essenziali per la vita negli oceani, trascinati sulla via dell’estinzione dall’insensatezza umana e da una paura fondata sulla nostra ignoranza e rifiuto di volere cambiare, imparare, evolvere nelle nostre convinzioni.

Cristina Zenato – photo credit Marcio Lisa

Con l’ignoranza si bruciarono le streghe al rogo… è la frase che uso per descrivere la reazione che abbiamo come essere umani al semplice suono della parola squalo. La differenza tra il “sentito dire” e la “vera esperienza” può diventare la differenza tra la vita e la morte del soggetto in questione. Gli squali soffrono di una pubblicità negativa, alimentata da storie, leggende, idee e molti sentito dire”. Io interagisco con gli squali, ricevendo molte volte una critica, che ho notato viene da coloro che non hanno mai provato un’interazione direttamente con loro. Critiche e commenti cliché che sono stati dimostrati falsi dalla ripetizione di una relazione che dura da quasi trent’anni iniziata, come avevo detto, con Ben Rose. La prima cosa che cerco di far capire è il significato della parola “squali” una parola che include oltre 500 specie di squali dal più piccolo al mondo, della misura di una penna, al più grande della misura di un autobus. Nel mezzo, troviamo specie così diverse, così uniche che se mostrassi le loro immagini molte persone non potrebbero neanche identificarli come squali.

Il lavoro che conduco è nato per avvicinare i subacquei agli squali, ed ha negli anni dimostrato che l’interazione aiuta a separare i miti dalla realtà, la verità dalle leggende, per entrare nel loro mondo reale.
Con certe specie ci vuole cautela, indosso la maglia di ferro quando gli do da mangiare, ma quando non ho cibo vado a fare immersioni con loro come un subacqueo qualunque indossano una muta, senza protezione.
Per me la maglia di ferro è come la cintura che s’indossa quando si guida una macchina, il casco che abbiamo quando andiamo a scalare una parete in montagna; è per evitare eventuali incidenti causati dall’attività in cui siamo coinvolti, ma basta fermarsi per dieci secondi a guardare uno dei video dove interagisco con gli squali per vedere come nuotano attorno senza cercare di mordere tutti i momenti. La maglia di ferro è una precauzione, dettata dal mio rispetto per gli squali in quel momento (quando gli sto dando da mangiare) e per la mia conoscenza. Ma come una cintura di sicurezza non è l’unica cosa che serve, perché la cintura non ci può salvare se non sappiamo come guidare una macchina ed in che senso si muove il traffico. Così con gli squali aggiungo tempo, ore ed ore passate sott’acqua a fare immersioni con loro, sembrano tante, più di 10,000 ore, eppure così poche in confronto alla loro vita. Tempo passato ad immergermi con tante specie di squali, in tante parti del mondo, per vedere, capire come ognuno vive ed interagisce differentemente. Non esiste una taglia unica con gli squali e non esistono “gli squali”.

Quale è stata l’emozione più grande che hai avuto durante un’immersione con loro?
La prima volta che uno squalo mi si è adagiato in grembo e sono riuscita ad accarezzarla per oltre venti minuti. Era una femmina di quasi due metri, il peso sulle mie gambe, la sensazione di sentirla “respirare” (gli squali non respirano nel vero senso della parola, ma filtrano acqua e ne ricavano l’ossigeno). Contrariamente a quanto si racconta (è un falso mito molto diffuso) solo pochissime specie di squali devono continuare a nuotare per poter ventilare. In realtà la maggior parte degli squali ha un secondo sistema chiamato pompaggio buccale (delle guance) che permette di passare l’acqua attraverso i tagli branchiali grazie ad un movimento della mandibola; quel movimento è una delle sensazioni più belle da provare, insieme al corpo dello squalo che lentamente e gentilmente si abbandona al tocco e diventa sempre più pesante.

Cristina con Grand Ma

Ogni volta un’esperienza unica, un privilegio, un dono speciale che mai cambierà anche dopo migliaia di volte che mi è successo. Sono 26 anni che interagisco con loro e che provo queste sensazioni, eppure ogni volta è come la prima volta. È un mistero, una magia ed un privilegio. È una relazione che si crea con entrambe le parti coinvolte. Non tutti i miei squali si fanno accarezzare in questo modo e non sempre si vogliono far accarezzare, ed io lo rispetto. C’è un sistema di fiducia tra quello squalo e me; in quel momento lo squalo abbandona ogni comportamento che possiamo considerare naturale per lasciarsi andare. Uno dei ricordi più belli che ho è con Foggy Eye.

insieme ai miei studenti – Kewin Lorenzen

Foggy Eye era una femmina che frequentava da due anni il luogo di immersione; pur avvicinandosi non era una di quelle che si voleva fare accarezzare. Un giorno si presentò con un amo in bocca, che io rimossi prontamente mentre mi nuotava di fianco. Due giorni dopo si ripresentò con un altro amo dentro alla bocca. Non potevo vedere l’amo ma vedevo il filo di ferro che usciva dalla bocca. Dopo 40 minuti di lavoro, per cercare di vedere dove l’amo si era incastrato, decisi di rimuoverlo infilando quasi tutto il mio braccio nella bocca e alla fine riuscii a rimuoverlo. Ovviamente Foggy Eye scappò via dopo un’intrusione del genere, lasciandomi in un bagno di bolle, ma dopo due minuti ritornò. Da quel giorno in poi Foggy Eye si presentava a tutte le mie immersioni e veniva direttamente in grembo, si adagiava contro il mio corpo e si lasciava accarezzare, non c’era immersione dove non si presentasse senza farsi “coccolare”. Uno dei ricordi più belli, uno degli squali che ha lasciato un grande vuoto nel mio cuore. Purtroppo Foggy Eye oggi non c’è più. Un paio di anni fa ha cominciato a mostrare una crescita simile ad un broccolo alla base della prima pinna dorsale, una crescita tumorale, che si è sparsa sulla pinna. Foggy Eye negli ultimi mesi era dimagrita tantissimo e non importava quanto le dessi da mangiare. Poi un giorno non si è più vista ed all’inizio ho contato i mesi, ora gli anni.

La parte più dolorosa della mia relazione con loro è che non ho mai una chiusura, quando un individuo con cui ho una relazione sparisce, per età o per malattia o semplicemente per altri motivi, non ho mai una chiusura, una certezza. 

Cristina raccoglie gli ami che toglie agli squali … la foto si commenta da sola

 

Bellissima testimonianza. Forse leggendo queste sue parole e guardando queste foto vi renderete conto come esistano tanti pregiudizi che non hanno ragione di esistere. Continueremo presto con la missione di Cristina Zenato nelle grotte delle Bahamas.

 

foto di copertina: ritratto di Steph – photo credit Cristina Zenato

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
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1 commento

  1. 13/08/2020    

    Meraviglioso quello che fai. Ti invidio moltissimo. Questo mondo ti deve tanto e, se non lo comprende del tutto adesso, lo comprenderà a pieno in un probabile futuro.
    Amo gli squali, trovo che siano degli esseri fantastici, e per certi misteriosi versi assomigliano ai gatti, a cui ho dedicato la parte finale della mia vita, quella che sto vivendo ormai da vent’anni, fino all’ultimo respiro.
    Ti abbraccio con affetto e grandissima stima, continua così, Cara.
    Salvatore Maresca Serra

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