.
ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: CORONAVIRUS
parole chiave: emergenza CoVid 19, norme di igiene
Stiamo vivendo tutti con una certa apprensione l’epidemia causata dal nCoV-2019 (Covid 19) che può causare gravi infezioni del tratto respiratorio degli esseri umani. Sebbene ci siano continue valutazioni in merito, le trasmissioni da Uomo a Uomo sono state descritte con tempi di incubazione tra i 2 ai 14 giorni, attraverso le goccioline emesse della respirazione (colpi di tosse e starnuti), depositate sulle mani o su superfici che ne restano contaminate.
Un recentissimo studio pubblicato dal The Journal of Hospital Infection, ha esaminato tutte le informazioni disponibili sulla persistenza dei coronavirus umani e veterinari su superfici di oggetti di comune uso, nonché sulle strategie di inattivazione con agenti biocidi comunemente utilizzati per la sanificazione delle strutture sanitarie ma anche casalinghe.
L’analisi di ben ventidue studi ha rivelato che i coronavirus umani (come quello della SARS, del MERS o quelli endemici, HCoV) possono persistere su superfici come metallo, vetro o plastica fino a nove giorni, ma possono essere anche inattivati in modo efficiente mediante procedure di disinfezione delle superfici con etanolo al 62–71% (ALCOOL alle percentuali citate), perossido di idrogeno allo 0,5% (ACQUA OSSIGENATA allo 0,5%) o ipoclorito di sodio allo 0,1% (AMUCHINA 0,1 %) entro un minuto dall’applicazione. Lo studio ha rivelato che altri agenti biocidi, come il cloruro di benzalconio 0,05-0,2% (come il BIALCOL) e il clorexidina digluconato 0,02% (come il CURASEPTIC) sono risultati meno efficaci.
L’importanza dell’applicazione delle norme di igiene
Non essendo disponibili terapie specifiche per questi terribili virus il contenimento precoce e la prevenzione di un’ulteriore diffusione sono azioni cruciali per fermare l’epidemia in corso. Anche per il CoVid 19 è stata ipotizzata la trasmissione anche da superfici asciutte accidentalmente contaminate.
Lo scopo dello studio citato è quello di riassumere tutti i dati disponibili sulla persistenza dei coronavirus (inclusi SARS-CoV e MERS-CoV emergenti, nonché quelli veterinari come il virus della gastroenterite trasmissibile (TGEV), il virus dell’epatite del topo (MHV) e il coronavirus canino (CCV)) su diversi tipi di superfici e sull’efficacia dei prodotti comunemente usati come disinfettanti contro i coronavirus.
In estrema sintesi è emerso che il ceppo endemico di coronavirus umano (HCoV-) 229E, uno dei sette ceppi comunemente diffusi che possono provocare dal comune raffreddore a esiti ad alta morbilità come polmonite e bronchiolite, può rimanere contagioso da due ore a nove giorni sulle superfici. Sebbene una temperatura più elevata (dai 30 °C ai 40 °C) riduca la durata della persistenza di MERS-CoV, TGEV e MHV, in caso di basse temperature (4 °C) la persistenza dei coronavirus veterinari TGEV e MHV può essere aumentata fino a ≥ 28 giorni. Per quanto sopra hanno stimato che i coronavirus che affliggono l’Uomo possono rimanere infettivi su superfici a temperatura ambiente per un massimo di nove giorni. Per fortuna ad una temperatura di 30 °C la durata della loro persistenza è più breve.
Toccando con le mani una superficie si può quindi ipotizzare una contaminazione virale. Nello studio si riporta che bastano solo cinque secondi per trasferire il 31,6% della carica virale del virus dell’influenza A alle mani. Una cosa che colpisce è che tutti, anche senza razionalizzare, tendiamo a toccarci il viso con le proprie mani in media ventitré volte all’ora, con contatto con la pelle (56%), la bocca (36%), il naso (31%) e gli occhi (31%). Premesso quanto sopra, sembra opportuno cercare di ridurre la carica virale sulle superfici mediante un’opportuna disinfezione, in particolare delle superfici che possono essere frequentemente toccate.
L’OMS raccomanda “di garantire che le procedure di pulizia e disinfezione ambientale siano seguite in modo coerente e corretto”. La pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente e l’applicazione di disinfettanti comunemente usati a livello ospedaliero ma anche casalingo (come l’ipoclorito di sodio) sono procedure efficaci e sufficienti. Un uso tipico della comune candeggina è una diluizione di 0,01% di ipoclorito di sodio al 5% con conseguente concentrazione finale dello 0,05%.
La tabella III dello studio suggerisce che una concentrazione dello 0,1% sia efficace per almeno un minuto. Per la disinfezione di piccole superfici sembra che l’etanolo (62–71%) abbia rivelato un’efficacia simile all’ipoclorito contro il coronavirus. Una concentrazione dell’etanolo al 70% è anche raccomandata dall’OMS per disinfettare piccole superfici.
Queste valutazioni sono confermate anche da un secondo studio, pubblicato dal New England Journal of Medicine, che ha rivelato che ricercatori dei National Institutes of Health, dei CDC statunitensi, dell’Università della California di Los Angeles e della Princeton University hanno simulato le modalità con le quali un virus espulso con tosse e starnuti (o disseminato attraverso mani sporche) si possa depositare sulle superfici attorno a noi. Hanno così scoperto che il coronavirus SARS-CoV-2 può resistere fino a tre giorni su plastica e acciaio inossidabile, anche se la sua carica infettiva su questi materiali si dimezza rispettivamente già dopo 7 e 6 ore.
Come mostrato nella tabella A, il titolo di virus vitale aerosol è espresso in dose infettiva di coltura tissutale del 50% (TCID50) per litro di aria. I virus sono stati applicati su rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica mantenuti a 21-23 ° C e umidità relativa del 40% per 7 giorni. Nei Pannelli B e C abbiamo il previsto decadimento del titolo del virus e la rappresentazione della emivita dei due coronavirus citati su diversi materiali (aerosol, rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica)
Questo comporta che il rischio di contrarre il nCoV-2019, toccando queste superfici, diminuisce con il passare del tempo, ma si azzera definitivamente solo dopo qualche giorno.
E’ quindi assolutamente necessario lavarsi spesso le mani, evitando di toccarsi il viso, gli occhi e le orecchie, ed igienizzare le superfici tendenzialmente più sporche di casa (le maniglie, i sanitari, i ripiani dove si mangia o si cucina). Lo studio mostra che esistono materiali che consentono una sopravvivenza maggiore come il rame (4 ore) e carta e cartone (24 ore) sui quali però il virus dimezza la sua carica infettiva rispettivamente dopo 2 e 5 ore. Si consiglia quindi di prestare la massima cura nell’igiene personale, non ci sono scuse perché il futuro come sempre ce lo costruiamo noi. Non esiste fortuna o sfortuna, falsi miti che gli antichi ritenevano si avvicendassero nei destini degli uomini, distribuendo ciecamente benessere e ricchezza oppure infelicità e sventura. Il destino ce lo costruiamo giorno per giorno con l’impegno e la dedizione che mettiamo nella nostra vita. Seguire le norme igieniche ci preserva e preserva coloro che ci sono vicini. Solo così potremo fermare l’epidemia.
In sintesi è importante sottolineare che i coronavirus umani possono rimanere infettivi sulle superfici per un massimo di nove giorni. La disinfezione delle superfici con ipoclorito di sodio allo 0,1% o etanolo al 62–71% riducono significativamente l’infettività del coronavirus sulle superfici entro un minuto di esposizione.
in anteprima micrografia elettronica a scansione colorata di una cellula apoptotica (verde) fortemente infettata da particelle di virus SARS-COV-2 (arancione), isolata da un campione di paziente – Fonte NIAID
SARS-COV-2.jpg – Wikimedia Commons
Fonti
Persistenza di coronavirus su superfici inanimate e loro inattivazione con agenti biocidi di G. Kampfa et alii https://doi.org/10.1016/j.jhin.2020.01.022
Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1 di Neeltje van Doremalen et alii https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMc2004973
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Grazie davvero, molto interessante