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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: aviazione di marina
La trasformazione del ROMA e dell’AUGUSTUS
Nel settembre del 1942 nei Cantieri Ansaldo di Genova ebbero inizio i lavori trasformazione in portaerei dei due transatlantici ROMA e AUGUSTUS. Inizialmente si prevedeva di trasformarle entrambe in portaerei di squadra da chiamarsi AQUILA e FALCO, la seconda con una linea di volo di 98 caccia ad ali ripiegabili. Di fatto l’impossibilità per la Germania di fornire catapulte e cavi d’arresto, obbligò ad intraprendere la conversione del FALCO in una portaerei di scorta che assunse poi il nome di SPARVIERO.
Nella sua versione finale la portaerei AQUILA avrebbe dovuto dislocare 27.800 tonnellate (a pieno carico), con 232 metri di lunghezza, trenta di larghezza e 7,3 di altezza. La nave sarebbe stata dotata di 4 turboriduttori Belluzzo con 8 caldaie «Rm» capaci di sviluppare una potenza totale di 151.000 cavalli e di imprimere allo scafo la ragguardevole velocità massima di 30 nodi con un’autonomia di 5.500 miglia a 18 nodi e di 1.580 a 29 nodi. L’armamento difensivo sarebbe stato decisamente adeguato e composto da 8 pezzi da 135/45 (non è chiaro se a doppio scopo), dodici nuovissimi pezzi antiaerei a tiro rapido da 65/54 e ben 132 mitragliere pesanti, anch’esse antiaeree, da 20/65. La nave avrebbe avuto in dotazione due elevatori e due catapulte e sarebbe stata equipaggiata con 51 caccia bombardieri monomotori Reggiane Re 2001 (elevabile a 66 se dotati di ali ripiegabili).
Reggiane Re 2001
L’equipaggio sarebbe stato composto da 1.420 tra ufficiali, marinai, avieri e piloti che di fatto non divennero mai disponibili.
L’espediente di trasformare navi passeggeri è più che comprensibile, tecnicamente parlando: la velocità e la capacità di carico erano sufficienti, e la nave presentava un abbondante bordo libero (l’altezza sopra la linea di galleggiamento). Di contro era sempre una nave passeggeri di costruzione leggera, con standard mercantili e non nata per resistere a danni in combattimento. |
Ovviamente anche la protezione era tutta da costruire: vennero installate controcarene e posizionate protezioni leggere e piastre di cemento armato per risparmiare l’acciaio della cintura. La nave che ne venne fuori era simile esteticamente alla HMS Ark Royal, ma non aveva sufficienti protezioni per i depositi ed i motori. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’AQUILA era pronta al 90% per lo scafo ed il motore ed al 70% per l’allestimento. Tutto avvenne almeno 6, forse 12 mesi prima che potesse entrare in servizio.
disegno costruttivo dello Sparviero
La SPARVIERO era una nave molto più modesta e a più bassa priorità, e nonostante si trattasse di un progetto meno impegnativo, era in maggior ritardo. La trasformazione del transatlantico “AUGUSTUS” riprendeva il progetto semplificato del 1935, prima “FALCO” e poi “SPARVIERO“. Alla fin fine si sarebbe dovuto ricavare una portaerei di scorta, dotata di un solo hangar con due ascensori e chiuso al di sopra con un ponte di volo Per il lancio degli aerei erano previste almeno due catapulte. La dotazione aerea prevista era di 34 caccia oppure 16 caccia e 9 bombardieri/siluranti.
Non si conoscono nel dettaglio le modifiche al progetto originale del 1936 ma si ha ragione di ritenere che il ponte di volo avrebbe raggiunto l’estrema prua; sarebbe stata creata una piccola struttura ad isola sulla dritta nella zona centro-prodiera e modificata non solo la disposizione ma anche il numero e il calibro delle armi anti nave ed antiaeree imbarcate. Da alcuni documenti del gennaio 1943 risulta, infatti, che l’armamento avrebbe dovuto articolarsi su otto impianti singoli da 135/45 mm, dodici da 65/64 mm a.a. e ventidue mitragliere da 20 mm.
I lavori di conversione iniziarono a Genova nei cantieri Ansaldo nel settembre 1942, ma poiché erano stati portati avanti molto a rilento, al momento dell’armistizio gli unici segni visibili erano la rimozione delle vecchie sovrastrutture e l’istallazione dell’isola. L’apparato motore sarebbe rimasto quello originale, in grado di spingere l’unità ad una velocità di circa 18/20 nodi. Nel corso dei lavori di trasformazione vennero asportate le sovrastrutture, il cassero, i ponti e le cabine superiori. Le fiancate vennero dotate di corazza in lamiera d’acciaio e venne realizzato un ponte di volo in acciaio ad alto spessore per il decollo e l’atterraggio degli aerei.
Progetto RN BOLZANO
Nel dicembre 1942, si pensò di ricostruire radicalmente il Bolzano, che era stato pesantemente danneggiato durante la battaglia di mezz’agosto, demolendo e sostituendo le sovrastrutture, eliminando i cannoni del calibro principale e trasformando l’incrociatore in “nave lancia-aerei”.
Il “nuovo” Bolzano avrebbe avuto un ponte di volo che si estendeva da prora estrema fino al fumaiolo poppiero, con due catapulte Heinkel ai lati della sua estremità prodiera; la sovrastruttura prodiera con la plancia sarebbe stata rimossa, così come il fumaiolo prodiero, che sarebbe stato sostituito da due fumaioli gemelli, posti a lati del ponte di volo.
Due caldaie sarebbero state eliminate, e la disposizione delle altre otto modificata in modo tale da ricavare spazio per quattro stive di carico. L’armamento, interamente sistemato a poppa, sarebbe consistito in dieci cannoni contraerei da 90/50 mm e venti mitragliere binate da 37 mm (o 20/65 mm). Il dislocamento sarebbe divenuto di 9000 tonnellate standard e 11.000 a pieno carico.
lancio di un Reggiane 2000 da un’unità di squadra
Essendo una nave “lancia-aerei” (non si sarebbe trattato di una portaerei propriamente detta) gli aerei non avrebbero potuto atterrare a bordo. Il ponte di volo sarebbe stato utilizzato solamente per far decollare gli aerei (di qui il termine “lancia-aerei”), che, dopo aver portato a termine la loro missione, sarebbero dovuti atterrare in una base aerea a terra. Non era previsto un hangar; gli aerei sarebbero stati sistemati sul ponte di volo, pronti al lancio. Per quanto sopra, il Bolzano sarebbe stato impiegato per fornire un minimo di copertura aerea alla squadra da battaglia ed ai convogli, nonché in missioni veloci di trasporto verso il Nord Africa, per trasportare e lanciare aerei da trasferire in Africa Settentrionale. La dotazione di aerei sarebbe consistita in dodici caccia Reggiane Re 2001 di tipo “ultra alleggerito” OR (ma si pensò anche ai Fiat G50 Bis OR ed ai Fiat G50B). Ma non se ne fece nulla: il progetto di trasformazione venne scartato nel febbraio 1943.
L’incrociatore francese Foch si autoaffondò per non finire in mano ai Tedeschi. Lo scafo fu in seguito riportato a galla dalle truppe italiane il 16 aprile 1943, ma le pessime condizioni ne sconsigliarono un ripristino come unità combattente e il relitto fu immediatamente inviato alla demolizione
Progetto FOCH
Nel gennaio 1943 era stato messo allo studio anche un progetto per la trasformazione in portaerei, probabilmente sulle linee della RN Bolzano in versione lancia aerei, dell’incrociatore pesante francese Foch, catturato a Tolone nel novembre 1942, ma non ebbe seguito per la cattive condizioni dell’unità, che fu inviata alla demolizione non ritenendo utile la riparazione nemmeno per un impiego come incrociatore.
fine parte IV – continua
Gianluca Bertozzi
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si ringrazia l’ufficio storico della Marina Militare e gli autori delle collezioni per il materiale fotografico
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
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PARTE I PARTE II PARTE III PARTE IV PARTE V.
FONTI
Le portaerei italiane di Michele Cosentino
La Portaerei italiana di Achille Rastelli
Tempesta sul Ponte di volo di Carlo de Risio
Le navi di linea italiane – Ufficio storico della marina militare
Mussolini e i suoi generali di John Gooch
La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943 di Giorgio Giorgerini
Storia dell’aviazione navale in Italia – Ufficio storico della marina militare
Il generale del Genio Navale Filippo Bonfiglietti di Michele Cosentino
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