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livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: BRASILE
parole chiave: miniere
I mass media di tutto il mondo hanno recentemente mostrato delle immagini sconvolgenti della marea marrone tossica che sta affliggendo il Brasile. Sebbene le informazioni siano ancora frammentarie, di fatto lo scorso 5 novembre, nella regione mineraria di Minas Gerais, gli argini di due dighe hanno ceduto, riversando nel Rio Doce circa 60 milioni di metri cubi di sostanze inquinanti altamente tossiche.
Si tratterebbe di fanghi ferrosi contaminati da metalli pesanti come l’arsenico, mercurio, cromo derivanti dai residui di lavorazioni industriali minerarie della zona. I fanghi hanno letteralmente invaso la città di Mariana, continuando la loro corsa per oltre seicento chilometri e, trasportati dalle acque del fiume, il quinto del Brasile, sono giunti fino alla foce riversandosi nell’Oceano Atlantico. Acqua e terreni circostanti, foreste, aree protette, campi agricoli ed habitat sensibili sono attualmente ricoperti dal fango tossico con danni incalcolabili per l’ambiente.
La compagnia responsabile dell’incidente e’ la Samarco Mineracao Sa, controllata dalla anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, entrambi colossi delle miniere. Dalle notizie pervenute, sembrerebbe che il cedimento degli argini sia stato dovuto ai recenti lavori di ampliamento del canale; al momento del crollo, il personale della ditta era all’opera per allargarlo in modo da poter trasportare una quantità maggiore degli scarti di lavorazione provenienti dalle miniere locali.
La regione dell’accaduto, Minas Gerais, è infatti ricchissima di minerali, estratti in un area un tempo appartenente alla foresta amazzonica ed ora disboscata causando già di partenza un danno ecologico per tutta la regione. In quest’area di importanza economica per il Brasile viene prodotto il 10% del ferro di tutto il Brasile. Il bilancio attuale è di 11 morti, 15 dispersi, 600 sfollati, 250.000 persone senza acqua potabile (l’acqua e’ altamente tossica). La Samarco è stata obbligata dal governo brasiliano a pagare 250 milioni di dollari di risarcimento; una cifra considerata irrisoria a fronte di un danno stimato ad oltre 25 miliardi di dollari che, tra l’altro, non tiene conto delle conseguenze collaterali che riguarderanno l’oceano.
Si ritiene che la grande biodiversità del fiume Doce sia stata completamente distrutta e diverse specie animali e vegetali, incluse alcune indigene, siano ormai considerate estinte; ora la preoccupazione del mondo è rivolta all’impatto che la marea tossica avrà sugli ecosistemi dell’Oceano Atlantico. La foto mostra un pesce agonizzante nei liquami del Rio Doce. Si parla di milioni di pesci morti per asfissia, un tempo principale risorsa delle tribù indios lungo il fiume.
El Pais riferisce che Kleber Terra, direttore delle operazioni ed infrastrutture della Samarco, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “A gente teve um evento trágico. A Samarco também está envolvida e estamos muito solidários e muito sofridos com tudo que aconteceu. Não acho que seja o caso de desculpa, acho que é o caso de verificar claramente o que aconteceu”.„ La Samarco non sembra voglia assumersi colpe ma cerchi di far passare la tesi di una fatalità legata ad un evento non ben precisato (la situazione e’ confusa sui media era apparsa la notizia di un terremoto); questo approccio di scarico di responsabilità preoccupa molto l’opinione pubblica in quanto sembrerebbe che alcuni dei politici chiamati a far luce sull’incidente siano stati in passato finanziati dalla stessa compagnia mineraria (Fonte: UOL Notícias – Deputados que vão apurar tragédia em Mariana receberam R$ 2 milhões da Vale) e che solo nel 2014 la Samarco /Vale fu coinvolta nel finanziamento di campagne politiche per una somma di 80 milioni di real. Una situazione confusa che potrebbe nascondere negligenze da parte della società.
Tra le principali vittime ci sono gli indios Krenak che da sempre vivono sulle rive del Rio Doce e ora, per sopravvivere, devono fare affidamento su acqua potabile e cibo offerto dai soccorritori. “Il fiume era tutto per noi, non ci forniva solo acqua e pesce, era per noi una fonte di cultura”, ha detto il capo tribù Leomir Cecilio de Souza. “Il fiume ha mantenuto la nostra gente fin dai tempi degli antenati, era sacro. Ma ora è morto”. Di fatto sulla rete si parla di Rio Morte. Gli scienziati e gli ecologisti temono che l’onda tossica, trasportata dai venti e dalle correnti, potrebbe interessare l’Abrolhos National Marine Park che racchiude un arcipelago di isole e barriere coralline dove sono presenti specie marine protette, tartarughe, delfini e balene.
Fortunatamente gli addetti del parco stanno operando per scongiurare la possibile moria di uova di tartaruga, tra l’altro deposte il mese scorso, ed hanno incominciato a rimuoverle portandole al sicuro. I soccorsi hanno dato il via all’Operazione, detta Arca di Noè e sono state avviate numerose azioni per arginare il pericolo ambientale, compresa una campagna per cercare i fondi necessari a salvare ambiente e le popolazioni. Chiunque abbia maggiori informazioni può commentare per far luce su questo evento che e’ stato definito uno dei maggiori disastri ecologici del Brasile.
in anteprima il grave inquinamento marino in Brasile – dal sito Tragico disastro ambientale in Brasile: la situazione è gravissima – Bioradar
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