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La Marina Militare Toscana nel Risorgimento – Parte I

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII – XIX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO

parole chiave: Marina toscana 
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Quando, nella seconda metà del ‘700, il Granduca Pietro Leopoldo vendette le sue navi da guerra al Re di Napoli, decretò praticamente la fine della Marina toscana e, in quanto strettamente legate ad essa,  la fine delle imprese navali dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, che pur vantavano tradizioni antiche e prestigiose e marinai di grande levatura,   primo fra tutti Jacopo Inghirami vissuto fra il XVI e XVII secolo.

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il Granduca Pietro Leopoldo – lavoro di Jean-Marc Nattier – Public domain Kaiser Leopold II in Feldmarschallsuniform c1790.jpg – Wikimedia Commons

Da allora, sia prima che dopo la bufera napoleonica, il Granducato di Toscana tenne sul mare soltanto poche unità minori, prive di un significativo valore bellico anche se dal punto di  vista strutturale la Marina continuò a conservare una sua specifica individualità ed organizzazione nell’ambito delle forze militari dello Stato. D’altra parte l’appoggio dell’Austria e il tradizionale atteggiamento neutralistico della Casa Granducale  facevano ritenere che una flotta fosse uno strumento tanto costoso quanto di limitata utilità. Per la Toscana erano ormai tramontati i tempi in cui … la sua marina era nel Mediterraneo la più esercitata e la più formidabile per la pirateria contro i levantini e contro tutti gli africani (1).

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bandiera navale del Granducato da Vlaggen van alle Natiën, opgedragen aan zijne Koninklijke Hoogheid Prins Hendrik der Nederlanden / Pavillons de toutes les Nations, dédiés à son Altesse Royale le Prince Henri des Pays-Bas / Flags of all Nations, dedicated to his Royal Highness Prince Henry of the Netehrlands – autore Steenbergen – Mark Sensen, 30 Jun 2001

I risultati di questa politica rinunciataria in un primo tempo si fecero sentire negativamente perché restava irrisolto il problema di come contrastare le scorrerie degli Stati Barbareschi dell’Africa settentrionale ma, nonostante le limitate forze navali disponibili, si riuscì ad ottenere in questo campo qualche risultato.


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Se nel solo mese di giugno 1815 non fu possibile evitare la cattura di  ben quattro unità toscane (tre poco al largo di Livorno ed una a Piombino) ad ottobre si riuscì ad impadronire di due navi corsare (2), e l’anno successivo il Comandante della Marina Falchi e il Capitano Taddei (3) svolsero con successo una delicata missione diplomatica a Tunisi riscattando 21 schiavi toscani e riconducendoli in patria. Tuttavia, dopo che vennero stipulati vari trattati con gli stati nordafricani, anche questo pericolo venne a cessare e da allora, per oltre trent’anni, la Real Marina militare fu qualcosa di evanescente: era una presenza costante nei documenti e nelle voci di bilancio, ma di fatto era quasi impossibile  vederla sul mare. Uno dei pochi elementi prestigiosi che dettero lustro alla Marina di quel periodo fu il tenente di fregata e costruttore regio Luigi Mancini (1770-1848) – che tra l’altro, per un certo periodo, ne fu anche il comandante in seconda – che compensava le poche commissioni (e di conseguenza anche i pochi emolumenti) che riceveva dal governo, costruendo nel  cantiere di sua proprietà buone navi per l’estero fra cui vanno ricordati  due vascelli e due corvette per il Viceré d’Egitto (4).

Ufficiali e marinai
La Marina militare toscana dipendeva dalla seconda sezione del Ministero della Guerra per il materiale e dalla terza sezione per il personale. Nella prima metà del XIX secolo erano in organico soltanto otto ufficiali ripartiti nei seguenti gradi (5):
– Comandante Supremo: carica ricoperta di diritto dal Governatore Civile e Militare di Livorno;
– Comandante: incarico che spettava al Capitano del Porto di Livorno ai sensi del motu proprio granducale del 17 agosto 1838. Tuttavia, pur riunite al vertice in un’unica persona, la Marina e l’amministrazione marittima e portuale restavano due entità completamente separate.
–  tre Tenenti di fregata;
–  un Sottotenente di fregata;
–  due Primi Piloti.
Come in tutte le marine dell’epoca i Piloti, pur essendo considerati ufficiali, avevano un rango inferiore rispetto a quelli di Stato Maggiore e, infatti, in Toscana erano equiparati ad Alfieri di fregata (anche se  con quel grado non figurava in organico nessuna unità). Completavano il personale un Primo Scrivano, un Primo Chirurgo, un Cappellano e un professore di matematica e nautica per l’addestramento degli ufficiali.

Per quanto riguardava la parte amministrativa e logistica vi provvedeva, in comune con l’Esercito, il Commissariato di Guerra e Marina. Verso il 1850 (6)  risultavano in servizio 13 ufficiali e 134 uomini.
A quell’epoca gli ufficiali erano ripartiti in:

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oltre ad un capitano di fregata e ad un alfiere di fregata a riposo.

La truppa comprendeva 31 Piloti Scrivani (probabilmente sono conteggiati fra questi anche i sottufficiali) e 103 tra artistimarinari e mozzi. In quel periodo figurava peraltro iscritto come Comandante, ma non facente parte dei ruoli, un general maggiore onorario, inquadrato fra gli ufficiali dello Stato Maggiore dell’esercito: si trattava di Corradino Chigi del quale parleremo in seguito più diffusamente.

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l’importante porto di Livorno nell’800 – Antiche mappe di Livorno e dintorni – tuttatoscana

Più tardi, negli ultimi tempi del governo granducale, fu chiamato al comando della Marina il Capitano di fregata Carlo Martellini che aveva alle sue dipendenze due Tenenti di vascello in prima, due Tenenti di vascello in seconda, tre Aspiranti di prima classe, un Medico chirurgo, un Magazziniere e un Contabile (7).
Al Censimento della popolazione del 1861, peraltro effettuato già sotto il Regno d’Italia, a Livorno fu registrata la presenza di 81 marinai militari.
Nel 1766, quando la Marina toscana era ancora una delle prime della penisola, era stato creato al Bagno Vecchio (8) un Istituto per le Guardie Marine,  per avviare ogni anno alla carriera navale 12 giovani delle famiglie più in vista. Dopo la Restaurazione la scuola fu riaperta, ma cessò quasi subito di funzionare e, successivamente, mentre i futuri ufficiali dell’esercito potevano valersi del Liceo militare Arciduca Ferdinando di Firenze, non c’era più nessun percorso di formazione per chi volesse iniziare la carriera sul mare: gli aspiranti seguivano i normali corsi di istruzione presso le loro famiglie, venendo poi a Livorno solo per completarli sommariamente con le materie professionali. Peraltro coloro che intendevano seguire seriamente questa carriera frequentavano l’intero ciclo di studi presso una marina estera e spesso vi prestavano anche servizio, come nel caso del più illustre degli ufficiali dell’epoca, Corradino Chigi, che frequentò la Scuola di Marina di Genova fra il 1818 e il 1821 e che fece una curiosissima e contemporanea carriera nella Marina Sarda, nell’Esercito e nella Marina toscana ed infine nella Regia Marina e del quale tratteremo a parte.

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il Bagno vecchio, dove un tempo venivano detenuti i prigionieri turchi e barbareschi, come si presentava nel 1907 

A Livorno la piccola Marina disponeva di alcuni edifici, fra cui una moderna caserma allo sbocco del Fosso Reale e a Portoferraio esisteva una Divisione di Marina che disponeva di una spronara a 18 remi con 3 cannoni e 16 fucili al comando di un Alfiere di Fregata, con  l’equipaggio di 24 uomini e un pilota. Giustamente, al proposito della forza navale,  si ironizzava sul fatto che … se manca a Livorno tanto più ne scarseggia l’Elba ” (9).

fine parte I  – continua

Guglielmo Evangelista

articolo pubblicato originariamente su La voce del marinaio

 

Note
1) Emanuele Repetti: Compendio storico della città di Firenze. Pag. 174. Tofani, Firenze 1849.

2) Michele Rosi: l’Italia Odierna vol. I, pag. 968 nota 23. Unione Tipografico-Editrice Torinese. Torino, 1918.

3) Forse quest’ultimo è da identificarsi con un Taddei tenente di porto presente a Livorno in epoca napoleonica.

4) Una lapide del 1828 collocata in occasione dell’ampliamento del cantiere lo qualifica Architectus navalis regius et subnavarcus. V. Giuseppe Vivoli: Annali di Livorno. Tomo III pag. 332. Sardi, Livorno 1844.

5) Attilio Zuccagni-Orlandini: Corografia fisica storica statistica dell’Italia e delle sue isole. Pag. 481 Vol IX. Ed. in proprio, Firenze 1842.

6) Attilio Zuccagni-Orlandini: Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana. Tomo II. Pagg.402 e ss.gg. Firenze, Tofani 1850.

7) Sante Romiti: Le marine militari italiane nel risorgimento (1748-1861) .Pag. 250 nota 1. Italgraf, Roma 1950. Carlo Martellini aveva alle spalle un lungo passato nella marina mercantile e militare: nel 1842 era stato comandante del Lombardo (la stessa nave che, nel 1860, avrebbe trasportato in Sicilia i Mille di Garibaldi) all’epoca adibito al servizio sulla linea Livorno-Genova-Marsiglia e nel 1847 era comandante del Giglio. Quando nel dicembre di quell’anno il Granduca, diretto in Piemonte, volle che la nave fosse comandata dal Capitano del Porto di Livorno Bargagli anziché da lui, aveva dato le dimissioni. Ritornò poi in servizio, dato che dopo il 1850 è documentata la sua presenza nuovamente al comando del Giglio impiegato con una compagnia di Cacciatori in un’operazione di polizia all’isola di Montecristo.

8) Il Bagno Vecchio o Bagno dei Forzati  in origine era un edificio dove un tempo venivano detenuti i prigionieri turchi e barbareschi. Si trovava fra il porto e l’attuale Piazza Grande e venne demolito prima della seconda guerra mondiale.

9) Attilio Zuccagni-Orlandini: Corografia fisica…cit. Vol. IX pag. 52.

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