livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Toschi, Tesei, fisiologia subacquea, prototipo
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Ma c’è ancora molto da risolvere, ad esempio la bussola, che Tesei ricerca inutilmente a Firenze ed a Milano. Intanto Belloni consegna un nuovo respiratore ad ossigeno che va già molto meglio del precedente, anche se non dà ancora un sufficiente affidamento. In realtà la regia marina aveva assegnato la progettazione e lo sviluppo del respiratore ad ossigeno alla ditta I.A.C. (Industria Articoli Caucciù) di Tivoli, che fu poi acquistata nel 1938 dalla Pirelli, dando la supervisione della realizzazione a Belloni.
modello 49 dal libro “I mezzi d’assalto” – 1992
Il primo modello, il 49, durante le prove in acqua a Porto Santo Stefano (Argentario) raggiunse un’autonomia di ben 3 ore. Il 49 fu in seguito sostituito dal più efficiente 49/bis. Rimaneva però il problema del freddo che lasciava senza forze gli operatori subacquei, facendogli “battere i denti in modo inarrestabile“.
test sulle prime tute Belloni
Oggigiorno con i materiali disponibili proteggersi dal freddo sembra tutto più facile, ma all’epoca era un problema tangibile e fortemente limitante. Le tute in gomma non erano propriamente stagne e l’acqua che entrava bagnava le lane dei sotto muta comportava una perdita di calorie insopportabile.
il vestito Belloni modificato era una muta stagna in due pezzi senza valvole con un cappuccio separato, manicotti conici di gomma al collo e ai polsi ed un speciale cinto in vita (canguro). Il materiale utilizzato era una “foglia” di gomma da 2 mm. La tenuta tra giacca e pantaloni era garantita arrotolando l’una sull’altra le loro parti terminali e stringendole con l’apposito cinto – modello 1939 con respiratore Mod. 49/bis ad uso degli assaltatori
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In estrema sintesi, ancora tanti problemi da risolvere che Tesei e Toschi si suddividono per cercare di arrivare prima possibile ad una risoluzione. Tesei si occuperà dei materiali di dotazione e dell’equipaggiamento degli operatori, Toschi della messa a punto del mezzo. Ci sono da risolvere ancora problemi con le infiltrazioni e con il motore, le eliche ed i timoni. Tra i vari problemi quelli del controllo della velocità; Tesei e Toschi vorrebbero arrivare a tre miglia e mezzo ma, per ragioni prudenziali gli viene imposto una velocità massima di due miglia e mezzo. Sembra una cosa trascurabile ma questo comportava trasferimenti più lenti e di conseguenza una permanenza degli uomini in acqua notevolmente più lunga.
Un male antico: gerarchia e burocrazia
Ma se le problematiche tecniche si stanno risolvendo ne sorgono di nuove, che riguardano direttamente Toschi e Tesei. Ce lo racconta Toschi, non senza un velo di amarezza: “Tesei ed io siamo nell’ufficio del comandante della flottiglia: egli ci legge una lettera riservatissima giunta da poco da Roma. Parole di elogio, riconoscimento del diritto di priorità dell’invenzione” ma “Non si può riconoscere ai richiedenti il diritto di usare per primi l’S.C.L. in guerra perché questo è considerato una unità navale e come tale deve essere condotta, a termini di regolamento, solo da ufficiali del corpo di vascello mentre essi sono del genio navale ».
Bisciani è costernato, li conosce bene e sa che non molleranno facilmente. Toschi scrive “Siamo sull’attenti davanti a lui. Vedo la mascella di Teseo contrarsi duramente. Più impulsivo di lui, quasi senza pensarci, per istinto, dico: « Da questo momento rassegno le mie dimissioni da ufficiale ». Tesei quasi pietrificato, si limita a confermare: « Anch’io ». Ormai la battaglia, la solita battaglia fra italiani, è ingaggiata. Durerà mesi con alterne fortune. Respinte le dimissioni, da noi però sempre confermate, passiamo agli arresti di rigore volontari. Tesei resta chiuso in camera sua per oltre quaranta giorni. Esposti, contro esposti, ricorsi. Infine la voce del buon senso: riconoscimento del diritto d’andare per primi, indipendentemente da quanto dice il regolamento, vecchio d’un secolo. Ha vinto la tradizione dell’ideale su quella dell’egoismo.”
il bacino dell’Arsenale di La Spezia, a secco, notare le taccate di cui Toschi parla nel suo racconto
E’ arrivato il momento
È il 3 gennaio del 1936, una giornata fredda, battuta da un vento gelido che soffia implacabile dalle alture coperte di neve intorno a Spezia. Toschi e Tesei indossano le loro tute di gomma, intirizziti dal freddo.
Toschi racconta “Il primo esemplare del nostro apparecchio è ormeggiato sul bordo della scalea di pietra che s’affonda nelle acque scure del bacino di carenaggio Nord, il più grande di tutti. La porta del bacino è chiusa: per estrema misura di sicurezza è stato disposto che la prima navigazione subacquea dell’S.L.C. avvenga in acque chiuse.« Così sarà più facile ripescare i corpi », scherza macabramente il capo dei palombari. Noi avremmo invece preferito fare la prova in acque aperte e chiare per vedere e … non avere troppi ostacoli a poca distanza. “
l’ammiraglio di divisione Mario Falangola, romano corso di accademia 1899. per la sua attività al comando di sommergibili durante la Grande Guerra, Falangola ricevette tre Medaglie d’Argento al Valor Militare e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare, oltre a due promozioni per merito di guerra. Fu quindi nominato ispettore delle nuove costruzioni e, dall’11 febbraio 1935, comandante della flotta subacquea; nell’ottobre di quello stesso anno, a La Spezia, presenziò il collaudo dei primi due Siluri a Lenta Corsa. Falangola ne fu talmente entusiasta da commissionarne la costruzione di altri due SLC.
Mentre si concludono gli ultimi preparativi, con la prova dei respiratori e delle maschere, arrivò l’ammiraglio Falangola, comandante generale dei sommergibili, da solo, senza accompagnamento per motivi di sicurezza. Toschi e Tesei scendono le scalette di pietra, immergendosi fino al petto in quell’acqua che, in confronto al vento che soffia gelido, sembra tiepida. Salgono a cavallo dell’apparecchio: Toschi piloterà per primo e Tesei si preoccuperà dei controlli posteriori, poi si alterneranno alla guida. Incominciano le prove in superficie ed il siluro risponde dolcemente alle manovre impostate. Incominciano a scendere nelle acque scurissime con una visibilità praticamente nulla. Solo gli strumenti fosforescenti appaiono chiaramente sul fondo del quadro trasparente. Scendendo arrivano a otto metri, a circa tre metri dalle taccate disposte sul fondo. Tirano dolcemente la cloche e ricominciano a salire, fino ad urtare contro la sponda del bacino. Intanto risalgono gli ultimi metri ed emergono salutati dal minuto gruppo degli spettatori che accorrono nella loro direzione “alzando le braccia ed i berretti in segno di saluto”. L’eccitazione porta Toschi a strafare, ed aumenta la velocità fino al massimo, salendo e scendendo e accostando come se stesse guidando un aereo. Pensa “Forse la sensazione di libertà dalla gravità, di leggerezza, di correre verso l’ignoto che proveranno gli astronauti del domani, è la stessa che stiamo provando noi”.
Si scambiano i comandi con Tesei, invertendo la posizione sul mezzo, e pragmaticamente ripetono le manovre già fatte, cercando di affinare i movimenti. Quando tutto finisce scendono in banchina e si rendono conto che le loro tute di gomma sono pesantissime e piene d’acqua, e cominciano ad avere un freddo incontenibile. L’ammiraglio Falangola li accoglie sorridente ed incomincia a parlare dell’avvenire con parole piene di fiducia. Toschi scrive “noi ascoltiamo con difficoltà tanto è forte il tremito che ci scuote. Ci togliamo le maschere: appena egli vede i nostri visi stravolti dal freddo e sente il battito dei nostri denti, si rende conto che il colloquio, per il momento finisce lì. Corriamo verso il vicino capannone dove potremo cambiarci e finalmente rivestirci con abiti asciutti. Entriamo seguiti da una ultima folata di nevischio che ci sbatte dietro la porta”. Un presagio di un anno tempestoso.
Fine IV parte – continua
Andrea Mucedola
@ copyright del testo dell’autore andrea mucedola
@immagini, se non diversamente attribuite, gentilmente concesse dall’Ufficio storico della Marina Militare italiana
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Bibliografia
Beppe Pegolotti, Uomini contro navi, Vallecchi, 1959
Elios Toschi, Tesei e i Cavalieri subacquei, Giovanni Volpe Editore, 1967, Roma
Elios Toschi, In Fuga oltre l’Himalaia, Edizione EDIF, 1968
Ghetti, Storia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, De Vecchi Editore, 1968
Luis de la Sierra, Gli assaltatori del mare, Mursia, 1971
Alfredo Brauzzi, I mezzi di assalto della Marina Militare, supplemento alla Rivista Marittima, 1991
Junio Valerio Borghese, Sea Devils, Italian Commandos in WWII, Naval Institute Press, Annapolis, Maryland 1995
Alessandro Turrini, Una breve storia dei siluri a lenta corsa e della X MAS, Supplemento alla Rivista Marittima, 2000
Carlo De Risio, Ufficio storico della Marina Militare, La marina italiana nella seconda guerra mondiale Volume XIV / I mezzi di assalto
Documenti ed immagini Ufficio Storico della Marina Militare
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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