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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: PERSONAGGI
parole chiave: Regia Marina italiana, economia
Non sono molti gli ufficiali di marina che, durante o dopo il loro servizio attivo, abbiano lasciato un’impronta nel mondo civile. Ancora più rari sono coloro che si sono fatti strada nell’ambiente accademico. Uno di questi fu Epicarmo Corbino.
Si tratta di un nome che è notissimo agli economisti ed ai politici e che viene tuttora ricordato frequentemente in molti testi, ma proprio questa notorietà ha fatto dimenticare che fu per parecchi anni un ufficiale di marina con un’eccezionale stato di servizio. Il periodo trascorso in divisa fu infatti una palestra fondamentale per la sua formazione culturale e un trampolino di lancio per la sua successiva carriera. Egli nacque ad Augusta, in provincia di Siracusa, nel 1890, in una famiglia numerosa e modesta anche se non povera, che possedeva un piccolo pastificio artigianale. Il poco comune nome di battesimo è quello di un poeta e commediografo greco di Siracusa vissuto fra il quarto e quinto secolo a.C.
Conseguì a Catania il diploma di ragioneria e, dopo un breve periodo presso un’azienda armatoriale e commerciale che gli fece conoscere il settore della navigazione e l’avvicinò alle sue problematiche, a seguito di un concorso pubblico fu nominato, il 23 aprile 1911, Applicato di terza classe nel Corpo delle Capitanerie di porto (1). Questo dopo aver superato la visita medica per il rotto della cuffia, a causa della bassa statura, ed essersi classificato agli esami ottavo su tredici concorrenti; dopo aver frequentato il corso di istruzione tecnico-marinaresco presso la Capitaneria di Genova, la sua prima destinazione operativa fu la Capitaneria di porto di Bari .
La guerra di Libia, cui peraltro non partecipò direttamente, lo fece però mettere in luce a Roma grazie ad alcune valide proposte sulla normativa di mobilitazione che elaborò e inviò al Ministero senza nessuna soggezione per il suo basso grado e i pochi mesi di servizio. Fu inviato poi a Genova e quindi a Catania dove nel 1914 pubblicò il suo primo studio avente come soggetto l’emigrazione ad Augusta; da quell’anno iniziò la sua collaborazione ad un numero sempre maggiore di riviste specializzate. Durante e subito dopo la prima guerra mondiale fu destinato a La Spezia e poi a Sebenico e a Lesina in Dalmazia: tutta questa serie di trasferimenti gli permise di fare esperienza dal vivo dei più svariati aspetti logistici ed economici del traffico marittimo, delle normative e, a Genova, anche del funzionamento del Consorzio del porto.
Grazie alla sua attività pubblicistica e ai suoi interventi nell’ambito dell’amministrazione marittima, talvolta critici ma sempre appropriati e dallo stile vivace e chiaro, fu in breve considerato un esperto del settore e gli valsero perfino l’attenzione di Luigi Einaudi e di Benedetto Croce con cui strinse poi profondi legami.
Nel 1918, ormai militarizzato, fu promosso al grado di Capitano di Porto. Dedicò al servizio in modo incondizionato tutte le sue energie tanto che dovette prendersi una pausa per motivi di salute. Una volta ristabilitosi, grazie all’interessamento del Tenente generale di Porto Francesco Mazzinghi (2), che come Presidente del Governo Marittimo di Trieste aveva potuto apprezzare le sue doti durante la sua permanenza in Dalmazia e alle premure del fratello Orso Mario (3), frequentò gli ambienti Ministeriali di Roma dove, nonostante la giovane età, fu membro di varie commissioni e comitati. Nel 1923 si congedò suscitando il rammarico del generale Policastro, all’epoca Capo del Corpo, che asserì che la marina perdeva così una delle menti più brillanti.
Se avesse voluto, già ben noto ed apprezzato in alto loco, forse con già in tasca i galloni di generale quando era ancora capitano, la sua futura carriera non sarebbe stata incompatibile con i suoi studi, le sue relazioni e la sua attività pubblicistica, ma forse riteneva che le responsabilità che gli sarebbero derivate dai futuri comandi e l’inevitabile rigidità degli impegni militari gli avrebbero impedito di dedicarsi a fondo a entrambe le cose: il suo carattere era troppo rigoroso per scendere a compromessi che non lo avrebbero soddisfatto.
Non si può neppure escludere che per il credito maturato al Ministero e per la sua incipiente celebrità avesse rilevato qualche malumore, invidia e forse ostruzionismo fra i pari grado e i suoi superiori immediati. Il suo medagliere comprende la medaglia commemorativa della guerra 1915-18, con il riconoscimento delle campagne 1915 e 1916 per il suo servizio prestato a La Spezia, la Croce di Cavaliere della Corona d’Italia e di Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e la medaglia ricordo dell’Unità d’Italia.(4) Lasciò così la divisa dedicandosi alla carriera universitaria che iniziò come professore di politica commerciale e legislazione doganale presso l’Istituto Superiore di scienze economiche di Napoli e collaborò a lungo con il Giornale degli economisti e gli Annali dell’economia italiana.
Fu estraneo al fascismo, dal quale ebbe saltuari problemi, ma conservò una posizione defilata e non aderì a nessun movimento di opposizione tanto che gli fu concesso il mantenimento della cattedra nonostante la mancata adesione al regime. Dopo l’8 settembre 1943 si iscrisse al Partito Liberale iniziando quasi subito una brillante carriera politica che lo portò ad essere Sottosegretario all’industria nel primo governo Badoglio e per un breve periodo Ministro dell’Industria e Commercio. Fu poi Ministro del tesoro nel 1945 e, l’anno successivo, fu eletto deputato all’assemblea costituente sedendo successivamente e per molti anni nel Parlamento.
Fu molto ammirato da De Gasperi e perfino da Togliatti, nonostante la rivalità politica, e a lui va riconosciuto un ruolo fondamentale nella ricostruzione economica del dopoguerra. Nel frattempo, a latere, fece carriera come ufficiale di complemento: nel 1930 fu promosso Maggiore di porto e nel 1951 Tenente colonnello per meriti eccezionali. Dopo il congedo, nel 1934, era stato anche insignito della medaglia d‘argento di prima classe riservata a coloro che avevano svolto invenzioni e lavori utili e scientifici a profitto della marina. (5)
Se la Marina non si dimenticò di lui, neppure lui si dimenticò della Marina e in più occasioni riconobbe quanto la permanenza nell’Arma si era dimostrata importante per la sua formazione spirituale e professionale e nella sua autobiografia del 1972 ne ricordò ancora con gratitudine gli insegnamenti.
Fra la sua sterminata pubblicistica ricordiamo la “Marina mercantile italiana”, raccolta di articoli del 1919, le “Tasse di ancoraggio” articolo pubblicato su “La Marina italiana” del 1922, “Protezionismo marittimo in Italia” del 1922 e “La battaglia dello Jutland vista da un’economista” del 1935 dove dimostra la sua approfondita conoscenza del mondo marittimo. La sua avventura politica proseguì fino al 1954 seguita da qualche successiva candidatura nelle file della Democrazia Cristiana come indipendente, ma poi si dedicò esclusivamente all’insegnamento e alla pubblicistica e fu anche Presidente del Banco di Napoli. Nel 1961, al momento del pensionamento, gli fu conferita la laurea ad honorem, un titolo che non aveva mai conseguito ma la cui mancanza non gli fu mai di impedimento durante tutto il corso della sua brillantissima attività. Si spense a Napoli nel 1984.
Guglielmo Evangelista
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Note
- Le qualifiche degli ufficiali di porto che fino alla militarizzazione avvenuta in occasione della prima guerra mondiale erano considerati impiegati civili, avevano denominazioni diverse da quelle della Regia Marina pur essendo a queste equiparate. Gli ufficiali erano suddivisi in Applicati di porto e Ufficiali di porto di 1^, 2^ e 3^ classe (Corrispondenti ai gradi da guardiamarina a tenente di vascello), Capitani di porto di 1^, 2^ e 3^ classe (Da capitano di corvetta a capitano di vascello) e Capitano di porto Ispettore (Contrammiraglio).
- In generale Mazzinghi propose anche che Corbino fosse promosso al grado superiore pur non avendo maturato i requisiti minimi di legge a causa dell’età.
- Orso Mario Corbino (1876-1937), laureato in fisica, fu uno studioso e accademico non meno celebre del fratello.
Dedicatosi anche alla carriera politica fu più volte ministro sia nei governi Mussolini che in quelli precedenti. Ebbe grandi benemerenze nello sviluppo dell’istituto di fisica di via Panisperna e fu fra i primi a studiare le tecniche televisive.
- La medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia fu distribuita, indipendentemente da altre decorazioni e dallo stato di servizio, a tutti coloro che avevano partecipato alla prima guerra mondiale che si volle ritenere come ultimo atto e completamento del Risorgimento.
- Questo riconoscimento, istituito nel 1924, non era “portabile” in quanto non prevedeva un nastrino e quindi non poteva figurare sull’uniforme. Fu un privilegio concesso, molto raramente, agli inventori e agli autori di rilevanti lavori tecnici o scientifici. Curiosamente non lo ricevette mai Guglielmo Marconi che pure fu nominato colonnello delle armi Navali della riserva.
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nasce a Broni (PV) nel 1951. Laureato in giurisprudenza è stato ufficiale delle Capitanerie di Porto e successivamente funzionario di un Ente Pubblico. Ha al suo attivo nove libri fra cui “Storia delle Capitanerie di porto” , “Duemila anni di navigazione padana” e “Le ancore e la tiara – La Marina Pontificia fra Restaurazione e Risorgimento” ed oltre 400 articoli che riguardano storia, economia e trasporti. Collabora con numerosi periodici specializzati fra cui la Rivista Marittima”.
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