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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Blomfield, cannoni, La Spezia
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Un interessante articolo di Aldo Antonicelli sui cannoni esposti sul mare lungo la passeggiata Costantino Morin, sulla banchina intitolata al grande ammiraglio italiano Paolo Thaon di Revel (Torino, 10 giugno 1859 – Roma, 24 marzo 1948), ammiraglio e politico italiano.
Nota della redazione Fotografia del 1879 di Paolo di Thaon di Revel con il grado di tenente di vascello quando, dal 1886 al 1895, rivestì l’incarico di ufficiale d’ordinanza del principe Eugenio di Savoia-Carignano Il 1º gennaio 1900 fu promosso capitano di fregata e designato comandante della torpediniera avviso Sparviero, dove si distinse come brillante manovratore e severo educatore. Grazie a queste sue caratteristiche gli fu in seguito assegnato il comando della Scuola macchinisti di Venezia e della Regia Accademia Navale di Livorno (1900-1907). Promosso capitano di vascello nel 1904, dal 1907-1909 comandò la corazzata veloce RN Vittorio Emanuele. Nel 1908, a seguito del terremoto che colpì Messina, Thaon schierò la corazzata e le altre navi della squadra per il primo intervento di protezione civile del regno di Italia. Nel 1910, Thaon fu nominato e presidente di una commissione ministeriale incaricata del riordino degli studi negli istituti d’istruzione della Regia Marina. Grazie alla sua non comune visione venne varata la riforma dei corsi dell’Accademia navale necessaria per formare gli ufficiali della futura marina italiana. Sebbene di facile penna nell’epistolario privato e di servizio, si mantenne a debita distanza dai giornali e dalla storiografia contemporanea, nella convinzione che “chi fa la storia non deve scriverla” e che “la storia in fondo è quella che si crede“. Un esempio per tanti uomini politici e militari dei giorni nostri. A lui è intitolata una delle navi più moderne della marina militare italiana, consegnata nel 2022, ed un futuristico ponte, inaugurato il 2 luglio 2013, che si affaccia lungo la passeggiata Morin di La Spezia. Dopo questa disgressione, torniamo ora all’articolo di Aldo Antonicelli sui cannoni che molti di voi hanno visto lungo la passeggiata Morin. |
Sull’orecchione sinistro di uno degli esemplari è ben visibile il nome della fonderia scozzese di Carron e l’anno di fusione, 1812, sovrastati dal numero di serie del pezzo. Sull’orecchione destro dei quattro pezzi è visibile, anche se alquanto deteriorata, l’indicazione del calibro del pezzo: 18 P, abbreviazione di “18 Pounder” (ossia cannone da 18 libbre).
I cannoni portano sulla volata le armi del re Giorgio III. Tutti i pezzi presentano la predisposizione per il fissaggio dell’acciarino a pietra focaia per l’innesco della carica di lancio, consistente in un incavo praticato nella piattabanda di culatta e in due fori sul lato verticale del campo del focone.
I cannoni modello Blomfield furono in dotazione alla Marina britannica, e anche all’artiglieria terrestre da assedio, da fortezza e da costa, a partire dal 1787 fino ad oltre la seconda metà dell’800; furono realizzati in numerosi calibri e, a parità di calibro, in differenti versioni di lunghezza, diametri e pesi diversi. In particolare, il cannone da 18 lb fu realizzato in tre versioni lunghe rispettivamente 9, 8 e 6 piedi.
E’ problematico stabilire la provenienza dei quattro cannoni di La Spezia, in quanto il Regno di Sardegna acquistò in Gran Bretagna molti pezzi di questo modello sia per la Marina, prima nel 1819 e poi nel 1826-28, sia per l’esercito nel triennio 1832-34. Qualora si trattasse di pezzi della Marina è però possibile ipotizzare con un certo grado di precisione a quale nave potrebbero essere appartenuti, grazie all’esame dei documenti conservati nel fondo Marina dell’Archivio di Stato di Torino. Nel 1819, per armare la fregata di secondo ordine Cristina che era stata varata in quell’anno, la Marina acquistò in Gran Bretagna dal Board of Ordnance (Ufficio di Artiglieria) ventisei cannoni da 18 libbre del peso ciascuno di circa 1.912 kg. Si trattava di pezzi prelevati dalle scorte e quindi certamente portavano le armi di Giorgio III. Una tabella non datata ma probabilmente coeva all’acquisto dei pezzi riporta alcune dimensioni dei cannoni da 18 libbre “Venus d’Angleterre pour l’Armament de la fregate La Cristine”.
Esse sono uguali a quelle dei cannoni del lungomare. In seguito, sempre in Gran Bretagna furono acquistati altri cannoni da 18 lb ma erano di versioni differenti sia in peso che in lunghezza; in totale nel 1851 la Marina possedeva 72 cannoni da 18 lb di quattro modelli differenti, di cui però solo 26 avevano le dimensioni di quelli del lungomare, fatte salve minime differenze, come nel caso del peso. Tali differenze erano del tutto normali e facevano parte delle tolleranze previste nella fusione dei pezzi.
Qualora fossero esatte le ipotesi che i cannoni del lungomare siano appartenuti alla Marina e siano stati imbarcati su una nave, questa potrebbe quindi quasi certamente essere stata la fregata Cristina.
Gli affusti non sono originali ma, come mi è stato comunicato dal contrammiraglio del Genio Navale (ris) Piero Carpani, che mi ha anche indicato l’esistenza di questi pezzi, sono copie realizzate sotto la sua direzione nell’Arsenale della Marina e riproducono molto fedelmente i tipici affusti navali. L’armamento completo della Cristina era composto da 26 cannoni da 18 lb collocati sul ponte di batteria e da dodici carronate da 18 lb e 2 cannoni di bronzo da 8 collocati in coperta (è del tutto errato e smentito dai documenti dell’Archivio di Stato di Torino l’armamento della Cristina riportato da L. Radogna in “Cronistoria delle unità da guerra delle Marine preunitarie”, Roma, 1981, p. 395, che secondo l’autore consisteva in 26 cannoni da 24 lb, 20 carronate da 18 lb e 2 obici da 60 lb, dato che poi è stato ripetuto anche da altri storici).
Aldo Antonicelli
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