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9 settembre, giornata della Memoria dei Marinai scomparsi in mare

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: MARINA MILITARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MARINA MILITARE ITALIANA
parole chiave: Giornata della memoria dei Marinai scomparsi in mare

 

A seguito dell’editoriale, scritto da Giuseppina Greco sul sito ufficiale della marina militare italiana, a ricordo di tutti i marinai che, nell’adempimento del loro servizio sono scomparsi in mare, colgo l’occasione per ricordare la data del 9 settembre, in cui è annualmente commemorata la Giornata della memoria dei Marinai scomparsi in mare.

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Voglio sottolineare che il 9 settembre è una data particolarmente significativa per la Marina Militare italiana in cui si vuole ricordare il sacrificio dei tanti marinai militari e civili che scomparvero in mare nell’adempimento del loro servizio per la nostra Patria.

Perchè il 9 settembre?
La “Giornata della memoria dei Marinai scomparsi in mare“, istituita con la Legge 31 luglio 2002, n. 186, è considerata una solennità civile e viene commemorata ogni anno presso il Monumento Nazionale al “Marinaio d’Italia” di Brindisi, città che ha svolto un ruolo importante nella storia navale e marittima italiana, non ultimo quello di base navale del Basso Adriatico per la Regia Marina italiana. 

La scelta della data del 9 settembre ha un preciso significato storico. Un giorno che vuol essere un simbolo del sacrificio di tanti marinai ed è stato legato ad uno degli eventi più drammatici della nostra Marina, l’affondamento della corazzata Roma, affondata, il giorno dopo l’armistizio, nelle acque dell’Asinara colpita da un aereo tedesco.

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nave da battaglia Roma in ingresso in rada con l’ancora appennellata – Fonte Ansa – autore sconosciuto File:Battleship Roma.jpg – Wikimedia Commons

L’affondamento della corazzata Roma
Dopo l’armistizio dell’8 settembre alla Regia Nave Roma venne ordinato di raggiungere l’isola della Maddalena insieme ad altre unità militari. Il 9 settembre la squadra navale italiana, mentre era in transito verso l’arcipelago, venne attaccata da ventotto bombardieri tedeschi. Le vicende della corazzata Roma furono forse le più drammatiche; alle 15:42 la nave ammiraglia fu colpita da una prima bomba teleguidata Ruhrstahl SD 1400, tristemente conosciuta dagli Alleati con il nome di Fritz X. La bomba colpì la corazzata fra la quinta e la sesta torre antiaerea da 90 mm di dritta e, attraversando lo scafo, esplose sott’acqua aprendo una falla. Una seconda bomba, alle 15:50, centrò la nave verso prua, sul lato sinistro fra la plancia comando e la torre sopraelevata (armata con cannoni da 381 mm e da 152 mm).

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affondamento del Roma – Ufficio Storico della Marina

A prua si allagarono le caldaie, causando l’arresto nella nave, e i depositi di munizioni deflagrarono; di seguito cessò l’erogazione dell’energia elettrica e la torre numero 2 (quella coi cannoni da 381 mm) saltò in aria con tutta la sua massa di 1.500 tonnellate, cadendo in mare; la plancia corazzata di comando, investita dalla vampata, fu deformata dal calore, fatta a pezzi e proiettata in alto in mezzo a due enormi colonne di fumo.  La foto in alto ricorda quel terribile momento. Infine, la nave, intorno alle 16:11, si capovolse e in pochi minuti, spezzata in due tronconi, affondò con il suo equipaggio. Pochissimi si salvarono. Quel tragico 9 settembre il mare inghiottì 1393 marinai insieme al comandante della nave, capitano di vascello Adone Del Cima, e al comandante delle Forze Navali da Battaglia della Regia Marina italiana, l’ammiraglio Carlo Bergamini. Sempre nello stesso giorno, nelle acque dell’arcipelago della Maddalena, due cacciatorpedinieri, il Da Noli ed il  Vivaldi, venivano colpiti e affondati, causando 270 vittime.

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relitto della corazzata Roma, foto di proprietà Guido Gay

La Regia Nave Roma, uno dei più importati sacrari della Marina Militare, dopo anni di ricerca, è stata identificata il 17 giugno del 2012 (dall’ingegner Guido Gay). Parte del relitto si trova adagiato ad oltre mille metri di profondità tra ammassi rocciosi ed avvallamenti da cui spuntano dal fango enormi colonne di basalto vulcanico, a circa 16 miglia dalla costa sarda del Golfo dell’Asinara.

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relitto della corazzata Roma, foto di proprietà Guido Gay

Nel 2018 sono state effettuate delle esplorazioni sul relitto con i nuovi mezzi filoguidati in dotazione al cacciamine Vieste.

La ricerca del relitto della Roma era un’attività doverosa per onorare i tanti marinai che quel giorno avevano perso la loro vita al servizio della Patria. Purtroppo non sono gli unici … i mari del mondo conservano sacrari di marinai, giovani vite il cui ricordo è sempre una fiamma ardente nei cuori della Marina.

Un’ultima parola sul Monumento Nazionale al “Marinaio d’Italia, costruito nel 1933 per iniziativa della Lega Navale italiana in occasione del conferimento dell’onorificenza della Croce di guerra alla città pugliese. Il grande monumento, realizzato in pietra di carparo di Trani, richiama la forma di un gigantesco timone di nave, che si erge di 54 metri dal piazzale superiore su cui sorge. Sulla porta d’accesso è posta una lapide che ricorda il sacrificio dei marinai italiani caduti. 

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Ai lati del Monumento, nel Piazzale superiore, si trovano due ancore appartenute alle corazzate austriache Viribus Unitis e Tegetthoff e due cannoni provenienti da altrettanti sommergibili austriaci. Alla base si apre l’accesso ad una cripta votiva ad arcate ogivali, con una navata centrale ed otto nicchie. Sull’altare si erge una statua in bronzo della Madonna Stella Maris. Nell’interno sono scolpiti i nomi dei 5.922 nomi dei marinai caduti durante la prima guerra mondiale e, numericamente quelli della seconda guerra mondiale (33.900) e delle unità militari e mercantili affondate (rispettivamente 870 e 2.274). Lungo le pareti della cripta sono ricordati i nomi dei marinai insigniti di Medaglia d’Oro nel corso della Prima Guerra mondiale (8) e della Seconda (118). Il monumento conserva anche la campana della corazzata Benedetto Brin, affondata in porto la mattina del 27 settembre 1915 a seguito dell’esplosione della santabarbara. Il cimelio fu ritrovato nel 1968, durante i lavori di dragaggio dell’avamporto brindisino, ed il Comando Marina di Brindisi decise che fosse collocata e conservata a Brindisi nel sacrario del Monumento.

 

 

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