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Videofotografia: il tempo di posa e l’ISO

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: VIDEOFOTOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: iso
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Il tempo di posa 
Sono fondamentalmente tre i parametri che concorrono a esporre correttamente un’immagine: il tempo di posa, l’apertura del diaframma e la sensibilità ISO, con la possibilità di variare ognuno di essi al fine di ottenere l’esposizione corretta. Il tempo di posa è anche uno dei parametri fondamentali che caratterizzano la registrazione di riprese video attraverso le fotocamere DSLR; la comprensione e l’utilizzo corretto di quest’importantissimo fattore permetterà di espandere e migliorare notevolmente le possibilità di ripresa cinematografica. Ma come spesso accade, la scelta del tempo di posa corretto deve rispettare le regole di base della cinematografia; il concetto di tempo di posa è un tema per certi versi simile ai temi fotografici ma molto differente per altri aspetti prettamente video legati a come la vista e la mente “registrano” e percepiscono i movimenti nelle scene riprese. L’occhio, infatti, percepisce una sequenza veloce di fotogrammi singoli come movimento continuo grazie alla persistenza della visione. La “persistenza della visione” a livello della retina, identifica la maniera in cui il cervello umano è in grado di visualizzare una serie d’immagini fisse e di percepirle come in movimento. L’occhio umano comincia a percepire un “movimento fluido” a circa 18 fotogrammi al secondo; tuttavia, il movimento inizia ad essere realmente scorrevole a una frequenza di 24 fotogrammi al secondo o superiori, ossia proprio a partire dal frame rate utilizzato per le produzioni cinematografiche. Nella fotografia il valore del tempo di posa determina la quantità di luce da far passare nell’unità di tempo attraverso l’obbiettivo della fotocamera per determinarne l’esposizione, ma ha allo stesso tempo responsabilità sul mosso o congelamento della scena.

L’ISO, questo sconosciuto
Molti concetti come il tempo di esposizione o il diaframma hanno resistito al passaggio dal mondo analogico a quello digitale. Uno però ha dovuto radicalmente cambiare il proprio significato: la sensibilità della pellicola. Nell’universo analogico le pellicole fotografiche si differenziavano a seconda della loro sensibilità alla radiazione luminosa. Pellicole sensibili venivano dette “veloci” altrimenti si parlava di pellicole “lente”.

mauro -5

schermata impostazione ISO sulla DSLR

Questa definizione dipendeva dal fatto che a parità di luce raccolta le pellicole sensibili avevano bisogno di un minore tempo di esposizione e quindi erano per l’appunto più “veloci”. Lo standard ISO 5800 del 1987 definì due scale per misurare la velocità delle pellicole. Una lineare detta ASA o ISO mentre una seconda logaritmica detta scala DIN (oggi non più in uso).

L’avvento del mondo digitale ha introdotto un nuovo concetto: l’amplificazione
Un segnale generato da un foto-elemento può e deve venire amplificato. Come il volume per un lettore MP3, amplificando maggiormente il segnale di un foto-elemento sarà possibile raccogliere le sfumature più deboli e “vedere” quei pochi fotoni che hanno raggiunto il nostro sensore. Il massimo valore di ISO di una DSLR sta aumentando sempre più anche se una piccola nota è ancora necessaria. Infatti a parità di ISO due fotocamere digitali possono comportarsi in modo completamente differente. Infatti il rumore elettrico non dipende solo dal fattore di amplificazione ma anche dalla qualità del foto-elemento e dell’amplificatore stesso. Ecco quindi come una posa a 400 ISO effettuata con una Canon EOS 100D può avere qualità maggiore di una stessa effettuata con una Canon EOS 700D. Inoltre ricordiamo che amplificatori di buona qualità permettono la regolazione fine del fattore di amplificatore che si traduce in una maggiore disponibilità di valori di ISO. Essendo il rumore elettrico legato anche al rumore termico del foto-elemento, ovvero al suo surriscaldamento, tempi di esposizione lunghi possono portare ad una diminuzione della qualità dell’immagine. Per una buona ripresa è quindi necessario utilizzare ISO bassi e tempi di esposizione corti.

Una curiosità ma una caratteristica molto utile: vi siete mai chiesti cosa sia la sensibilità ISO nativa o base della vostra reflex digitale?
Probabilmente no, perché si tratta di un argomento che spesso non viene considerato. Come regola generale e come abbiamo già visto, all’aumentare la sensibilità ISO aumenta il rumore presente nella foto o nell’immagine in movimento. Più si amplifica, da leggersi come più si sale con gli ISO, e più si amplificano anche i rumori che diventano sempre più visibili. Tutti i sensori hanno un ISO di base che è il livello in cui il rumore risulta il più basso in assoluto. Questo risultato si ottiene perché all’impostazione ISO nativa tutti i fotodiodi si caricano di fotoni fino ad essere praticamente pieni. In questo caso il rumore complessivo dell’immagine finale è molto basso perché il segnale del sensore è molto “forte” rispetto al rumore introdotto dalla relativa lettura. Con una reflex Canon, registrando video, magari ve ne sarete già accorti o lo avrete sentito in giro che è meglio utilizzare un’impostazione degli ISO che sia multipla di 160. Da prove che potete fare da soli o trovare online è chiaro come ISO 640 abbiamo meno rumore persino di ISO 100 quando si tratta di registrare video. Per contro sembra che i multipli di 125 siano parecchio rumorosi. Questi dati sono il risultato della sensibilità nativa del sensore.

mauro4La scala sembra essere questa:
160, 320, 640, 100, 200, 400, 800, 1250, 125, 250, 500, 1000, 1600, 2500, 2000, 3200, 4000, 5000, 6400.

Quindi se avete luce a disposizione cercate di rimanere su ISO 160.

Mauro Francesconi

 

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1 commento

  1. 04/05/2016    

    Mauro è sempre Mauro…competente, meticoloso e…sorprendente.

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