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Gli uomini della Marina siciliana – parte I

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Marina siciliana

 

La Marina Siciliana Garibaldina, conosciuta anche sotto il nome di Marina Dittatoriale Siciliana, si costituì all’indomani dell’occupazione di Palermo da parte di Garibaldi.

La sua attività fu molto intensa anche se sostanzialmente si concretizzò soltanto in trasporti di personale e materiale per conto dell’esercito, né d’altra parte poteva fare molto di più in quanto la flotta era composta solo da un assortimento di navi mercantili di diverse età, dimensioni ed efficienza: l’unica eccezione era rappresentata  dalla fregata Tukery,  già napoletana Veloce, che il comandante Amilcare Anguissola consegnò  a Garibaldi il 5 luglio 1860 ed alla quale si devono le poche vere azioni belliche che furono compiute dalla Marina quali l’attacco alla fortezza di Milazzo il 20 luglio e, nell’agosto, il fallito tentativo di impossessarsi del vascello Monarca nell’Arsenale di Castellammare (1).

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Pirofregata Tukery

Non parleremo però di navi, delle quali per completezza diamo un sommario elenco in calce a questo lavoro, ma degli uomini che entrarono a far parte della Marina Siciliana, spesso tanto modesti nella professionalità quanto ricchi di ardore patriottico, ripercorrendo le loro vicende che, a dire il vero, ebbero più ombre che luci.

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Attacco al vascello Monarca il 13 agosto 1860 (Tempera di Carlo Bossoli)

L’Organizzazione della Marina siciliana
Il Corpo fu regolamentato dal Decreto del 5 luglio 1860 venendo composto da uno Stato Maggiore Generale, dal Corpo Equipaggi, dal Reggimento Marina, dalla Scuola di Marina e dal Corpo Sanitario. La Scuola di Marina era stata istituita presso il Collegio Nautico di Palermo, scuola antica e di grandi tradizioni considerando che nei momenti di bisogno per la patria molti giovani della classe delle guardie di Marina furono assunti in servizio benché non ancora forniti dell’istruzione necessaria alle attribuzioni della marina militare.

L’insufficiente preparazione degli ufficiali di marina siciliani rappresentò un notevole problema che si sarebbe presentato al momento della loro incorporazione nella Marina Militare italiana, di cui si parlerà più avanti.

 Al 20 ottobre 1860 il Corpo comprendeva:

1 Capitano di vascello
Capitani di fregata
28 Tenenti di vascello
53 Sottotenenti di vascello
56 Guardiamarina
15 Piloti
24 Ufficiali di maggiorità (2)
13 Medici
5 Cappellani
4 Costruttori navali
38 Ufficiali di Fanteria di Marina
9 Ufficiali di porto
2 Meccanici (3)

L’intera struttura adottava i regolamenti e le uniformi della Marina italiana (così il testo del Decreto, in realtà ancora piemontese) anche se si erano rese necessarie alcune semplificazioni in relazione alla quasi totale mancanza di personale tecnico. Va però notato che la mancanza del grado di capitano di corvetta si rifaceva alla Marina napoletana, dove non esisteva, e non a quella sarda dove sarebbe stato mantenuto, benché per poco, fino al 1° gennaio 1861. Peraltro con il passare dei mesi questi dati furono presto sorpassati e secondo le informazioni presentate in Parlamento nella tornata del 4 febbraio 1862, presumibilmente più recenti, risultavano in servizio, tra gli altri, 11 capitani di corvetta e un contrammiraglio. Gli ufficiali di porto erano divisi in Capitani di porto, Luogotenenti di porto e Piloti di porto ripartiti in più classi di anzianità e stipendiali.

Non figura nell’elenco il corpo di Commissariato benché già nell’autunno 1860 risulta esistente un Commissariato Generale della Marina con 4 Commissari, 17 Sottocommissari e 7 Scrivani, anche in questo caso divisi in più classi. Con il Decreto del 17 settembre esso venne ristrutturato come “Corpo Amministrativo della Marina” e fu infine affiancato dal Corpo delle Segreterie Militari (4).

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Garibaldi a Messina raffigurato in una delle ricercatissime serie di figurine Liebig di inizio ‘900. La nave a sinistra potrebbe essere il Plebiscito anche se raramente le immagini pubblicitarie si ispiravano alla realtà

Il momento delle scelte 
Le unità navali della marina garibaldina diventarono ben presto una vera manna piovuta dal cielo per la Marina sardo-italiana che necessitava di unità da trasporto per gli innumerevoli e continui movimenti di materiali da un capo all’altro della penisola in dipendenza dell’unificazione o della costruzione dell’Arsenale di Spezia. Lo stesso non si può dire del personale.

Una volta proclamata l’Unità d’Italia ci si trovò di fronte a un gran numero di ufficiali e sottufficiali che avevano combattuto con Garibaldi e di cui bisognava valutare l’attitudine ad essere incorporali nelle forze armate regolari cosa che, in fondo, molti si erano ben meritati ed era anche una necessità politica per fondere ed equilibrare le forze costituzionali con quelle rivoluzionarie. Con vari Decreti del novembre-dicembre 1860 vennero costituite delle speciali commissioni  d’esame dei titoli che nel loro lavoro incontrarono  non poche difficoltà, pressioni e resistenze. Coloro che avevano seguito Garibaldi nella sua fortunata avventura lo avevano fatto quasi tutti spinti da idee repubblicane se non addirittura di stampo socialista e ovviamente suscitavano la diffidenza tanto degli ufficiali del vecchio Piemonte quanto di quelli già borbonici che vedevano entrambi con sfavore l’assimilazione nelle forze armate di elementi sospetti.

L’esercito meridionale comprendeva circa 3600 ufficiali e molti appartenevano a gradi intermedi o elevati, frutto di promozioni fatte da Garibaldi con troppa superficialità. Si rilevava come gran parte di questi fossero “giovani colti” ma avere una buona cultura generale non significa essere professionalmente preparati per la carriera militare e, in particolare, questo vale ancora di più in marina dove vengono richieste   peculiari esperienze e conoscenze. Buona parte degli ufficiali di marina garibaldini erano capitani marittimi e, specialmente i più anziani, gente di grande esperienza, ma un conto è doppiare brillantemente Capo Horn e un conto è saper adoperare le artiglierie di grosso calibro, compiere le evoluzioni all’interno di una squadra navale e conoscere il servizio di bordo. Tra l’altro nessuno era stato sotto al fuoco perché impegnato solo nei trasporti e non pochi, in quei mesi, non avevano mai messo piede a bordo. A questi si aggiungeva una congerie di personaggi che sulle ali dell’entusiasmo avevano abbandonato i loro impieghi e con altrettanto entusiasmo Garibaldi li aveva arruolati: benché digiuni delle cose di mare avevano ottenuto i loro bravi galloni che non avrebbero voluto abbandonare a nessun costo di fronte al prestigio e agli stipendi che offriva la prospettiva di una, pur modesta, carriera militare.

Un grande vantaggio per il lavoro delle Commissioni venne dai congedi spontanei che interessarono più della metà degli ufficiali. I “giovani colti” rientrarono alle proprie case per proseguire l’università, i professionisti rientrarono ai loro studi e ai loro ospedali, gli aristocratici tornarono ai loro palazzi ad amministrare le loro proprietà. Con gli altri, raramente i migliori, per quanto riguarda la Marina ci si regolò fondamentalmente in due modi. In primo luogo qualche risultato si ottenne scoraggiandoli con l’assegnazione di gradi molto inferiori a quelli garibaldini a chi era privo obiettivamente di requisiti personali, così che si ebbero volontarie – forse sdegnate – rinunce, mentre la maggior parte di coloro che aspiravano ad essere mantenuti in servizio vennero dirottati verso i vari corpi amministrativi e i Consolati di Marina (5) conferendo loro i gradi iniziali. Tuttavia, molti di coloro che accettarono questa diminutio si congedarono nel volgere di pochi anni, presumibilmente delusi del nuovo ambiente che scoprirono non corrispondere alle loro aspettative.  Altri si accontentarono di queste buone “sistemazioni”: si portava la divisa e, anche se all’epoca non si trattava corpi militari veri e propri, fra l’essere un Applicato di porto di terza classe o un Sottocommissario soprannumerario, rispetto alla vita riservata a un maestro elementare o a un bottegaio la differenza c’era.

Ma non c’era solo l’opportunismo: nel nuovo ordinamento alcuni ufficiali intelligenti e preparati si fecero onore. Ricordiamo Antonio Sandri, di origine veneta e capitano di fregata garibaldino, declassato nel 1861 a tenente di vascello; più tardi fu promosso nuovamente al vecchio grado e comandò la flottiglia delle cannoniere alla battaglia di Lissa; poi Antonio Miloro che divenne comandante in seconda della corazzata Maria Pia nel 1866 e capitano di fregata nel 1870; infine  l’avvocato Mario Corrao, a lungo comandante del porto di Palermo che nel 1881 che dopo il congedo per limiti di età  divenne Presidente della locale Cassa di Previdenza Marinara e collaborò attivamente con il Ministero alla stesura dell’Inchiesta parlamentare sulla marina mercantile.

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Sbarco in Calabria (L’Illustration, 1° settembre 1860)

Altre volte, invece, nonostante la selezione accurata, le persone non furono all’altezza del riconoscimento concesso. Lo dimostrano le proporzionalmente numerose sospensioni e destituzioni per mancanze contro la disciplina, per negligenza in servizio o per condanne penali che vengono regolarmente riportate dal Giornale Militare o dalla Gazzetta Ufficiale. Probabilmente non tutti questi ufficiali riuscirono ad adattarsi alla routine della vita militare, di per sé rigida, ma ancora più rigida in quanto improntata al sistema piemontese forse fin troppo  esigente e certamente ben lontano dallo stile di vita che ha dato origine al modo di dire “alla garibaldina” al quale erano abituati.

D’altra parte, qualcosa che preoccupasse il Ministero sotto il profilo disciplinare si rileva dalla Circolare 2065 del 13 luglio 1861 nella quale si stigmatizza l fatto che parecchi ufficiali, nell’esporre le loro ragioni e reclami scrivessero direttamente al Ministero senza rispettare le normali vie gerarchiche. Molti inviarono anche petizioni al Parlamento che le prese attentamente in esame, ma che non ebbe ripensamenti nel metro di giudizio adottato dalle Commissioni.

Da una ricerca svolta sulla pagine dei Giornale Militare per la Marina del 1861 sono stati individuati 92 passaggi dalla Marina Siciliana a quella Sardo-italiana. L’elenco è certamente non esaustivo perché gli ufficiali incorporati risultano oltre 200, ma è emblematico della varietà e disparità delle soluzioni che vennero adottate:

N. di ufficiali Grado nella Marina Siciliana Grado riconosciuto
5 Capitano di fregata Tenente di vascello di 1^ cl.,
2 Capitano di fregata Tenente di vascello nello stato Maggiore dei porti
3 Capitano di corvetta Tenente di vascello di 2^ cl.
3 Capitano di corvetta Tenente di vascello nello Stato Maggiore dei Porti
3  Capitano di corvetta Sottotenente di vascello nello Stato Maggiore dei porti
2 Tenente di vascello di 1^ cl Pilota di 3^ cl. Nello Stato Maggiore dei porti
8 Sottotenente di vascello Sottotenente di vascello
1 Sottotenente di vascello Pilota di 3^ cl.
6 Guardiamarina Guardiamarina
1 Guardiamarina Sottotenente di maggiorità
1 Guardiamarina Sottotenente di fanteria di marina
1 Guardiamarina Sottotenente dell’Amministrazione dei Bagni
1 Medico Medico aggiunto
1 Ufficiale di porto Sottotenente di vascello nello Stato Maggiore dei porti
6 Luogotenente di porto Pilota di 3 cl. nello Stato Maggiore dei porti
2 Sottocommissario di 2^cl. Sottocommissario Aggiunto
6 Sottocommissario Aiuto contabili di 3 ^cl o guarda magazzini
3 Sottocommisario aggiunto Scrivano
5 Scrivano di Commissariato Scrivano
1 Scrivano di Commissariato Applicato di Sanità Marittima
1 Capitano di maggiorità Sottosegretario nelle segreterie militari
1 Tenente di maggiorità Sottotenente dell’Amministrazione dei Bagni (6)
1 Sottotenente di maggiorità Sottotenente dell’Amministrazione dei Bagni
2 Sottotenente di maggiorità Sottotenente di arsenale (7)
1 Ten Col. Fanteria di Marina Maggiore Fanteria di Marina
2 Maggiori Fanteria di Marina Capitano di 2cl. Fanteria di Marina
1 Capitano Fanteria di Marina Tenente Fanteria di Marina
2 Capitano Fanteria di Marina Sottotenente Fanteria di Marina
18 Tenente Fanteria di Marina Sottotenente Fanteria di Marina
1 Maggiore dell’esercito meridionale. Maggiore dell’Amministrazione dei Bagni
1 Sottotenente dell’esercito meridionale. Sottotenente dell’Amministrazione dei Bagni

Fine parte I – continua

Guglielmo Evangelista

 

NOTE
(1) Il vascello napoletano Monarca, costruito nel 1846, si trovava nell’arsenale di Castellammare praticamente al termine di vari lavori concernenti soprattutto l’installazione dell’apparato motore. Nella notte sul 13 agosto 1860 il Tukery, al comando del capitano di fregata Giuseppe Piola-Caselli, un ufficiale piemontese che era stato fatto dimettere  temporaneamente da Cavour dalla Marina sarda perché si infiltrasse nel movimento garibaldino e  ne riferisse, tentò di impossessarsi del vascello che il comandante Giovanni Vacca, in base ad accordi presi con i piemontesi, era pronto a consegnare. Ma il Tukery fu presto scoperto e una serie di disguidi, errori ed avarie resero impossibile proseguire l’azione, così che dovette ritornare a Palermo. Lascia peraltro perplessi pensare quale uso futuro avrebbe potuto avere il grande vascello se fosse caduto in possesso della Marina siciliana, che brillava per gli ufficiali inesperti e per gli equipaggi in numero insufficiente. 

(2) Corpo addetto alle segreterie dei comandi e all’amministrazione degli ospedali militari.

(3) Dovrebbe trattarsi dei due ufficiali definiti in atti successivi Sottotenenti di maestranza.

(4) Il personale delle Segreterie aveva in ruolo 55 individui fra Capi Sezione, Ufficiali  e ufficiali soprannumerari, distribuiti fra tutte le installazioni a terra,  la Capitaneria di porto di Napoli , il cantiere di Castellammare, gli ospedali navali e l’orfanatrofio di Marina.

(5) Fino al 1865, secondo il modello piemontese, l’amministrazione portuale era divisa fra i Consolati di Marina per gli affari civili e lo Stato Maggiore dei porti per quanto riguardava la polizia marittima. Nel 1865 i due corpi si fusero dando vita al Corpo delle Capitanerie di Porto.

(6) I Bagni Penali erano di competenza della Marina Militare che vi destinava il proprio personale, specialmente quello non idoneo all’imbarco. Nel 1867 l’amministrazione fu trasferita al Ministero dell’Interno.

(7) Gli ufficiali d’arsenale erano in genere scelti fra i sottufficiali. Nel 1877 furono sostituiti dai ruoli civili dei capi tecnici.

 

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