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L’ossessione alessandrina che portò ad Azio – Parte III

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: I SECOLO a.C.
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Ottaviano, Marco Agrippa, Nauloco, Cleopatra

 

Dopo la vittoria navale di Agrippa a Nauloco, l’avvenuta destituzione di Lepido aveva lasciato al vertice dello Stato i soli due triumviri Ottaviano ed Antonio. Gli storici di tutte le epoche hanno interpretato quanto avvenne a partire da quel momento e fino all’annessione dell’Egitto come l’inevitabile lotta senza esclusione di colpi fra i due contendenti all’impero di Roma. Questa visione, grossolanamente veritiera, non deve tuttavia oscurare l’altro aspetto del problema: quello delle relazioni esterne fra Roma, le province, i regni tributari e gli altri regni del mondo ellenistico: un aspetto imprescindibile nelle valutazioni di ordine strategico.

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denario commemorativo di Ottaviano per la battaglia di Nauloco

Riferendoci dunque alle predette relazioni ed alle diverse sensibilità delle varie popolazioni, si può vedere come la cerimonia trionfale impropriamente organizzata da Antonio ad Alessandria, con donazioni di regni e province a Cleopatra e figli, non sia solo stata una comprensibile causa di irritazione e preoccupazione per i cittadini dell’Urbe, ma abbia nel contempo ravvivato il latente sogno orientale della rinascita dell’impero di Alessandro Magno sotto l’egida di un sovrano ellenistico. Avevano già provato a far leva su quel sogno, in successione, Filippo V, re di Macedonia, Antioco III il Grande, re di Siria, Perseo, anch’egli re di Macedonia, e Mitridate VI Eupatore, re del Ponto. Ora la stessa occasione, l’ultima occasione, si presentava a Cleopatra, la regina della città cui il grande Macedone aveva dato il proprio nome [25]. L’irresistibile richiamo del sogno alessandrino contribuì evidentemente al successo della chiamata alle armi di Antonio e Cleopatra, che riuscirono a costituire una vasta coalizione contro Roma, raccogliendo perfino le adesioni di popoli e sovrani alquanto lontani dal Mediterraneo, come gli Arabi dell’Arabia Felice, il re di Media ed il re indiano della Battriana [26].

I timori percepiti a Roma [27] si acuirono all’assembrarsi ad Efeso di una forza navale immane, costituita da 700 navi da guerra (di cui 200 proprie di Cleopatra) e 300 onerarie. Imbarcato l’esercito (primavera 32 a.C.), le navi salparono per Samo ed Atene. Da lì la forza navale riprese il mare in autunno ed entrò nello Ionio. Dopo avervi distaccato delle navi a protezione dei porti greci, proseguì verso il canale d’Otranto, come per sbarcare in Italia.

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Grazi L., Battaglia di Azio, post 1936, Palazzo di Brera, Milano (Italia)

Bellum actiacum
Non possiamo essere certi che i due coniugi avessero realmente intenzione di sbarcare subito in Italia per cogliere Ottaviano di sorpresa, come riferisce Cassio Dione (50, 9). Questi precisa che essi rinunciarono a continuare oltre Corfù, essendovi delle navi (evidentemente di Agrippa) in pattugliamento nel canale d’Otranto. Invertirono quindi la rotta e decisero di far svernare le navi ad Azio, senza sospettare l’arcano ruolo di quelle acque fatali [28]. Questa fu, in ogni caso, la situazione iniziale della guerra Aziaca, che Agrippa affrontò con la più lineare delle strategie, ponendola in atto in modo sistematico ed implacabile: sottoporre al blocco navale il porto del nemico, recidendo nel contempo tutte le sue linee di rifornimento, in modo da trasformare il golfo di Ambracia in una trappola mortale o comunque nel punto terminale della spedizione e dei sogni della coalizione orientale. Egli iniziò ad operare con la sua flotta nello Ionio fin da quando le condizioni meteo lo resero possibile, probabilmente nel marzo 31 a.C., utilizzando come base navale avanzata la baia di Comaro (attigua ad Azio, ma poco protetta [29] in caso di burrasca). Oltre a controllare l’imboccatura del golfo di Ambracia, egli operò anche più a sud ed intercettò tutto il traffico mercantile che trasportava viveri ed armi provenienti dall’Egitto e dalla Siria.

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Con incursioni navali di sorpresa, si impadronì progressivamente di tutti i punti chiave presidiati da forze navali e terrestri della coalizione orientale: Metone, difesa dal deposto re Bogud di Mauretania e base ottimale per il controllo del traffico navale in ingresso nello Ionio; Corfù, il cui possesso consentì ad Ottaviano di trasferire in sicurezza la sua flotta con le legioni da Brindisi all’Epiro; l’isola di Leucade, che fornì un ancoraggio più protetto proprio davanti ad Azio; Patrasso e poi Corinto, per privare il nemico di ogni residua possibilità di ricevere viveri dall’Oriente.

Nel contempo egli sconfisse due volte in battaglia navale delle formazioni navali nemiche: la prima era stata schierata in difesa di Patrasso e dell’ingresso nel golfo di Corinto; la seconda era stata l’unica a tentare di violare il blocco navale. La sconfitta di quest’ultima, avvenuta nella seconda metà di agosto, fece ulteriormente deprimere il morale delle forze orientali, già decimate dalla fame e dalla malaria, e sconfortate da quell’estremo disagio che provocava continue diserzioni ed anche crescenti defezioni di personaggi di alto rango.

Domenico Carro

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Note

[25] La lotta che stava per incominciare non era il duello decisivo per la conquista del potere monarchico in Roma, come hanno detto tutti gli storici, ma la guerra di fondazione e consolidazione del nuovo impero egiziano; non era la guerra di Ottaviano contro Antonio, ma la guerra di Cleopatra contro Roma, l’ultimo e disperato tentativo della unica dinastia superstite tra i discendenti di Alessandro per riacquistare la potenza rovinata in due secoli dall’espandersi della forza fatale di Roma nel mondo. (E. Ferrero, cit., p. 499)

[26] Per gli Arabi: A.P. Caussin de Perceval, Essai sur l’histoire des arabes avant l’islamisme…, Tome 1, Paris, Firmin Didot frères, 1847, p. 70 ; per la Battriana: J.T. Reinaud, Relations politiques et commerciales de l’empire romain avec l’Asie orientale…, Paris, Impr. impériale, 1863, pp. 51-3.

[27] Cleopatra è vista non solo come regina d’Egitto, ma ben di più come simbolo di tutto l’Oriente coalizzato contro Roma (G. Zecchini, Il Carmen de bello Actiaco – Storiografia e lotta politica in età augustea, Stuttgart, F. Steiner Verlag Wiesbaden, 1987, pp. 22-3).

[28] How did it happen that, in two great contests between the powers of the East and of the West in the Mediterranean, … the opposing fleets met on spots so near each other as Actium and Lepanto? Was this a mere coincidence, or was it due to conditions that recurred, and may recur again? (A.T. Mahan, The Influence of Sea Power upon History, 1660-1783, Boston, Little, Brown and Company, 1890, p. 13).

[29] C’est en partie pour remédier à cet inconvénient et pour assurer quelque sécurité à ses navires, qu’Agrippa fait rapidement construire un môle de protection dont il est possible de retrouver la trace aujourd’hui. (J.M. Roddaz, cit., p. 162).

 

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