livello medio
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ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: COSMOGRAFIA
parole chiave: Longitudine, Vespucci
Quando le buone intenzioni non bastano
Digitando su Google “specola vaticana Vespucci”, si ritrova un riferimento all’ “Esame critico intorno alla scoperta di Vespucci circa la determinazione delle longitudini in mare mediante le distanze lunari” di J. W. Stein, direttore della Specola Vaticana di Castel Gandolfo, del novembre 1950, che critica la veracità dei calcoli fatti da Amerigo Vespucci. L’esame critico fu eseguito seguendo, alla lettera, il testo della seconda lettera di Vespucci come trascritta dal Vaglienti e con riferimenti al Baldini e al Canovai. Il risultato che ne derivò fu chiaro: i numeri non tornavano e quindi la descrizione era stata inventata e non aveva valenza scientifica.
ritratto di Amerigo Vespucci – Galleria degli Uffizi File:Portrait of Amerigo Vespucci.jpg – Wikimedia Commons
Partendo dal presupposto che tutti gli antichi storici, che avevano letto e trascritto i testi delle lettere originali, avevano avuto tra le mani dei documenti in cui era già intervenuto il primo copista, nel fare la copia della lettera indirizzata a Lorenzo di Pier Francesco de’Medici egli si era premurato di esplicitare quello che era sottinteso tra i due corrispondenti e, purtroppo, aveva inventato delle spiegazioni di fatto errate (nel passato gli errori trovati sono stati chiamati aggiunte dell’editore). La soluzione, che secondo Stein nega ad Amerigo Vespucci la determinazione della longitudine col metodo delle distanze lunari, di fatto introduce una domanda: chi a Firenze, agli inizi del 1500, aveva le conoscenze per inventare e sbagliare questo tipo di calcolo? Non sembra un ragionamento condivisibile anzi, quello che non convince nell’esame di Stein è il fatto che nella sua analisi egli prese alla lettera lo scritto.
Cercherò ora di trarre spunto dalle incongruenze per interpretarle, in modo che abbiano un senso e arrivare ad una possibile diversa soluzione. Con riferimento a detta nota si osserva che l’almanacco di Giovanni da Monte Reggio fu composto al meridiano della Città di Ferrara … Prendendo i dati da Wikipedia e digitando i nomi delle città, si trova che la longitudine di Norimberga è 11°04’39’’ Est, quella di Ferrara 11°37’14,5’’ Est mentre quella di Firenze 11°15’15’’ Est.
Pare possibile che nella corrispondenza tra due fiorentini si faccia riferimento a un meridiano che passa vicino a Ferrara quando lo stesso meridiano passa più vicino a Firenze? È probabile che, essendo uguale il numero delle cifre che compongono il nome delle due città, una scrittura da “medico”, giustifichi l’errore di trascrizione. Amerigo Vespucci possedeva una copia dell’opera di Regiomontano, “Ephemerides quas vulgo vocant Almanach ad 32 annos futuros”, pubblicata a Venezia nel 1482, che copriva gli anni dal 1475 al 1506.
Passiamo alla città di Chalisi (Cadice). Il riferimento al meridiano del luogo di partenza del viaggio è una logica deduzione ma non ha senso per due fiorentini che hanno sottinteso il meridiano di riferimento e per loro Firenze era al centro di tutto. Cadice era la spiegazione che diede il copista (probabilmente non era fiorentino, anche se lavorava a Firenze).
“essendo a dì 23 d’aghosto 1499 che fu una congiunzione della luna (con Marte), la quale sechondo l’almanach aveva a esser a mezanotte o meza ora prima, trovai che quando la luna fu a l’orizonte nostro, che fu un’ora e ½ di poi diposto il sole, aveva passato el pianeta da la parte di orizonte dicho che lla luna stava più orientale che Marte circa d’un grado e alchuno minuto più e alla mezza notte stava più all’oriente 51 gradi e ½, pocho più o meno;
Considerando che:
– in quel tempo si credeva che le orbite dei pianeti e del Sole fossero circolari intorno alla Terra (geocentrismo) e che le osservazioni stellari si effettuavano ad occhio nudo perché non esistevano i cannocchiali;
– la mezzanotte non corrispondeva alle nostre ore 24,00 ma alla metà della notte, notte che cominciava subito dopo il tramonto e durava fino all’alba, variando l’ora del suo inizio e la sua durata col susseguirsi delle stagioni.
Sappiamo che la Luna sorge a Est solo quando è piena, per sorgere 1+1/2 ore dopo il tramonto del Sole la Luna doveva essere calante (sorgerà verso mezzanotte all’ultimo quarto, col Sole a Luna nuova e un pò più a levante di mezzogiorno al primo quarto).
Se la Luna, al suo sorgere sull’orizzonte, fosse stata più ad oriente di Marte, di un grado e poco più, vorrebbe dire che Marte era già sorto e, a mezzanotte, la Luna, dopo aver raggiunto Marte ed essere entrata in congiunzione con lui (stesso allineamento), lo aveva sorpassato e Marte (va inserito) si sarebbe trovato più a oriente della Luna di più o meno 5 gradi e ½ .
Sulla lettera originale potrebbe essere stato riportato il simbolo di Marte, non inteso e perciò trascurato dal copista. In quel caso la frase avrebbe un senso compiuto e Vespucci avrebbe rilevato la differenza in gradi tra la Luna e Marte alla congiunzione (0°) e la posizione raggiunta dalla Luna a metà della notte con la nuova posizione di Marte. La proporzione 24h/360° uguale a 5 ½ h : X si risolve con X=82° e questo significa che, riferito al meridiano di Firenze (e non di Cadice), Vespucci si trovava nel golfo del Venezuela, proprio nel luogo in cui lo pone il racconto della lettera.
Non ho potuto consultare l’almanacco di Regiomontano e neppure la Cronologia di Neugebauer, a cui fa riferimento Stein, ma in internet ci sono soluzioni alternative. Dal Calendario Perpetuo ho dedotto che nell’anno 1499 la Luna era piena il 21 agosto e all’ultimo quarto il 28 agosto; consultando le Effemeridi, sempre sullo stesso sito, cambiando l’anno (da 2022 a 1499), il mese (da quello corrente a agosto) e la località (da Fiesole a Firenze) compare la tabella dei dati dell’astro prescelto.
Dalla stessa leggiamo che il giorno 23 agosto il Sole era tramontato alle 18h 53m, la Luna sorta alle 20h 28m e tramontata alle 07h 57m mentre Marte era sorto alle 20h 21m e tramontato alle 08h 38m.
Questi valori mi sembrano abbastanza in linea con le affermazioni di Vespucci (sempre ammesso che i numeri sulla lettera siano corretti). Il Sole era tramontato verso le 19h, Marte sorto circa 1h 15m dopo il tramonto del Sole e la Luna 7 minuti dopo Marte e quindi si trovava più a oriente di circa un grado. La Luna, poi, aveva sorpassato Marte ed era tramontata 41 minuti prima di lui. Il percorso di Marte, nel cielo notturno, sorgendo più a Nord (88°) di dove sorgerà la Luna (92°) e dovendo arrivare a un’altezza di 46°, intersecherà quello della Luna che arriverà a culminare a 42° in quanto Marte tramontava più a Ovest (272°) della Luna (266°).
Questo vale per Firenze ma cosa aveva osservato Vespucci nel posto dove si trovava?
Aveva osservato la Luna e Marte, circa un’ora e mezzo dopo il tramonto del Sole, e la Luna aveva sorpassato Marte di un grado e qualche minuto (distanza angolare), Vespucci aveva notato che questa distanza cresceva di poco più di un grado ogni ora e che a mezzanotte era arrivata a cinque gradi e mezzo. Di conseguenza la congiunzione era avvenuta (stesso allineamento ha una distanza angolare nulla ovvero uguale a 0) cinque ore e mezzo prima di metà notte e dunque c’erano circa cinque e mezzo fusi orari di differenza tra Firenze e la sua posizione di quel giorno. Non essendo ancora noti i fusi orari, Vespucci dovette calcolare i gradi di differenza di longitudine dal meridiano di riferimento o, per il suo corrispondente, da Firenze.
“La ragione perché io do a ongni grado 16 leghe e ½, mi truovo di lungi dalla città di Chalisi 1366 leghe e ½, che sono 5466 miglia e 2/3. La ragione perché io do a ongni grado 16 leghe e 2/3 si è perché secondo Tolomeo e Alfagrano la terra volge 24 mila miglia, che sono 6000 leghe, che partendole per 360 gradi viene a ciaschuno 16 leghe e 2/3, e questa ragione la certificai molte volte chol punto di piloti sulla charta, la trovai vera e buona.”
Amerigo Vespucci sta sempre parlando della longitudine e dunque ha trasformato la differenza oraria di 82° in distanza (82×16,666=1366,666) cioè moltiplicandola per 16 leghe e 2/3 (non ½, come riportato inizialmente nel testo) e quindi la distanza calcolata diviene quella tra i rispettivi meridiani all’equatore, e “Lorenzo l’avrebbe capito“. Questa precisazione la si trova esplicitata nel “Frammento Ridolfi”, uno scritto di Vespucci ritrovato nel 1937 e pubblicato dal Ridolfi. Naturalmente, se l’equatore è di 24 mila miglia, la Terra di Vespucci sarebbe più piccola del reale ma questo, i navigatori di quei tempi, non lo sapevano.
Anche la frase: “Non meno compromettente è l’asserzione che la Luna in 4 ½ ore si sarebbe spostata di circa 4 ½ verso l’oriente, dunque 1° per ora” non è corretta; non tanto per la misura dello spostamento (perché questo è quello relativo allo spostamento riferito a Marte) e per il valore assoluto (la Luna sorge ogni giorno 50m. dopo l’ora in cui è sorta il giorno precedente e si sposta un pò più velocemente di quanto lo facciano i pianeti) ma per la direzione infatti si sposta verso occidente dal sorgere al tramontare.
In conclusione, il lavoro di Stein, che si proponeva di far luce su un passo incompreso e perciò contestato utilizzando metodi per allora moderni, pur non riuscendo a chiarire il problema, ha il pregio di richiamare l’attenzione su un dettaglio importante che può essere risolto cercando il senso compiuto di una trascrizione approssimata perché non compresa.
firma di Amerigo Vespucci, pilota mayor, Appletons’ Cyclopædia of American Biography, 1900, v. 1, p. 63Appletons’ Amerigo Vespucci signature.jpg – Wikimedia Commons
Amerigo Vespucci, infatti, andava e tornava attraverso l’oceano atlantico ed era tanto stimato per la qualità dei suoi calcoli che, quando fu creato l’incarico di Pilota Mayor del regno di Spagna, fu scelto come il migliore tra tutti, per dirigerlo. Inoltre, per concludere, voglio ricordare che lo zio d’Amerigo, Bartolomeo Vespucci, medico, matematico e cosmografo (ritratto in ginocchio sotto la Madonna della misericordia nella Cappella di famiglia), pubblicherà a Venezia qualche anno più avanti, nel 1508, le “Annotationes nonnullae in Sphaeram Sacroboschi” e che il nipote d’Amerigo, Giovanni Vespucci (figlio del fratello di Amerigo, Antonio), dopo aver esercitato l’incarico di pilota e cartografo nella Casa de Contratatión a Siviglia, ne diverrà Piloto Mayor nel 1523.
Piero Carpani
in anteprima Amerigo Vespucci observing the Southern Cross with an Astrolabium, by Jan Collaert II. Museum Plantin-Moretus, Antwerp, Belgium
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L’ammiraglio Genio Navale Piero Carpani, nato a Roma nel 1945, ha frequentato l’Accademia Navale di Livorno e si è laureato in Ingegneria Navale e Meccanica presso l’Università di Trieste. Tra i suoi numerosi incarichi professionali è stato capo servizio Genio Navale a bordo dell’Amerigo Vespucci e su Nave Sagittario, oltre a essere stato imbarcato sull’Incrociatore Andrea Doria e sul Cacciatorpediniere Audace. La passione per la vela lo ha portato a partecipare alle attività della Sezione Velica di La Spezia di cui è stato vice presidente. Gli è stata affidata Artica II, l’imbarcazione storica della Marina Militare, che ha curato e portato in regata per dodici anni partecipando a numerose edizioni dei raduni di Porto Cervo, Imperia, Porto Santo Stefano, Napoli e alle regate delle Tall Ships del 1996 e 2000. Partecipa alle attività di avvicinamento dei giovani alla vela collaborando con la STA Italia (Sail Training Association) come skipper di un’imbarcazione privata. Ha pubblicato numerosi saggi tra cui “Giornale di bordo” (Istituto Idrografico della Marina – 2006 Genova) e “La più bella del Mondo – Nave Scuola Amerigo Vespucci” (Grafiche Amadeo – C.S.O. 2008 Imperia).