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livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA DELLE ACQUE
PERIODO: ODIERNO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: attrezzature per l’archeologia subacquea, cantiere, scavo
Lavorare in un cantiere archeologico subacqueo comporta una serie di distinte esigenze nel modo di stare in acqua e di gestire galleggiabilità e assetto. In particolare, nascono necessità del tutto diverse da quelle che normalmente si pongono i subacquei ricreativi o tecnici. Mentre il subacqueo ricreativo ricerca la galleggiabilità neutra ed un assetto il più possibile orizzontale e l’operatore tecnico subacqueo deve compensare le sue pesanti attrezzature con una minore zavorra invece l’archeologo, lavorando in un cantiere subacqueo, deve evitare con la massima attenzione il contatto con lo strato su cui sta lavorando ovvero il fondo (tecnicamente con l’unità stratigrafica).
Non alterare in alcun modo il sito di giacitura, evitando il contatto accidentale non voluto con un fondo costellato di reperti, è la principale preoccupazione che ogni buon archeologo subacqueo dovrebbe avere. Per ottenere questi scopi egli può cambiare le sue configurazioni e attrezzature con diverse soluzioni che modificano il modo di andare in immersione e l’assetto in acqua. Si può quindi utilizzare una semplice configurazione ricreativa con gav, monobombola, octopus o doppio erogatore (in situazioni di lavoro normali entro i 25/30 metri di profondità) o è possibile utilizzare un semplice schienalino con monobombola ed erogatore con manometro nel caso operi in fondali bassissimi fino ai 7/8 metri di profondità. Unica accortezza disporre la zavorra in modo che l’assetto del subacqueo in immersione sia naturalmente a testa in basso e pinne verso l’alto, proprio per evitare contatti accidentali con il sito da indagare. Ogni diversa configurazione comporta necessariamente la ricalibratura dell’insieme subacqueo-attrezzatura.
Immaginiamo diversi compiti con diverse esigenze. Per una prospezione in basso fondale fino a 5/7 metri, con l’obiettivo di delimitare l’areale di dispersione dei materiali pertinenti ad un singolo contesto, si potrà procedere con schienalino in plastica e singolo erogatore dotato di manometro.
Quando si affrontano queste situazioni in immersione, il compagno distante alcuni metri, non può costituire l’elemento di base per la propria sicurezza. La scarsa profondità consentirà al subacqueo, in estrema difficoltà, una risalita verso la superficie senza particolari problemi. Spesso l’archeologo lavora con sagolini, cimette, boette che servono per segnare in superficie punti cospicui su cui lavorare successivamente. Queste attrezzature potrebbero di fatto costituire un pericolo che è bene gestire attraverso l’eventuale utilizzo del coltello ben affilato ed efficiente. Quando le prospezioni si effettuano a maggiori profondità, oltre i 10 e fino ai 40 metri, allora diventa necessario ristabilire il principio del buddy system. Meglio sarebbe effettuare le prospezioni trainati da un veicolo di superficie, come una barca a moto lentissimo o anche da un trascinatore subacqueo. Diminuire lo sforzo fisico durante la prospezione, comporta la possibilità di disporre di una maggior riserva di miscela respiratoria (aria o nitrox che sia) a parità di contenitore e quindi una maggior autonomia sul tempo trascorso sul fondo, oltre che consentire ai tessuti corporei di assorbire meno gas inerte, con l’ovvio beneficio che ne consegue.
Restano tuttavia i problemi legati al rispetto delle tabelle decompressive utilizzate e i sistemi di sicurezza da adottare con il compagno di immersione che costituiscono sempre l’argomento principale di una corretta pianificazione, come nella subacquea ricreativa, l’elemento cardine a cui affidare la propria incolumità. Una corretta programmazione e condivisione del piano delle emergenze potrà completare la preparazione all’immersione. Quando le prospezioni lasciano il passo al lavoro subacqueo in un cantiere archeologico assistito da un pontone di superficie o da una barca, fino a profondità intorno ai 20 metri si possono adottare diverse configurazioni, a seconda delle disponibilità in cantiere. Il lavoro in questi casi sarà circoscritto ad uno spazio limitato e quindi le necessità di muoversi sul fondo saranno minime. La più comoda configurazione in questi casi è quella del narghilè con una frusta lunga proveniente dalla superficie (come gli ombelicali utilizzati dagli OTS) a cui sia collegato un normalissimo secondo stadio. In questo caso la sicurezza è garantita dalla presenza di uno o più gruppi di bombole assemblati con erogatori in pressione e dotati di imbrago. In alternativa al sistema precedente, un sacco tutto dietro con lo schienalino e imbrago tecnico possono sostituire il narghilè, ma non le bombole spare air che dovranno comunque essere presenti, di adeguate dimensioni, considerando le obbligatorie tappe decompressive stabilite dal piano della sicurezza.
Nel 2012, all’EUDI SHOW 2012, si sono affacciati con prepotenza i sistemi sidemount. Nati per la speleologia subacquea, dove erano stati concepiti circa 50 anni fa, sono attualmente riscoperti come configurazione alternativa al classico ARA per l’uso in open water. In effetti la comodità di utilizzo, la semplicità e pulizia della configurazione, la praticità con cui ci si immerge con questa configurazione, ne fanno un’ottima alternativa al classico back Mount. Anche nell’archeologia subacquea i vantaggi indiscussi del sidemount lo pongono come una configurazione di estremo interesse che sicuramente sarà adottata da molti addetti ai lavori, nel prossimo futuro.
Vediamo nel dettaglio quali sono i vantaggi concreti nell’uso di questa configurazione nel lavoro dei ricercatori subacquei. Non solo archeologi quindi ma anche biologi, geologi, naturalisti e quanti vanno sott’acqua non solo per diletto, non per lavoro metalmeccanico (così è definito il contratto di lavoro degli OTS) ma per scopi scientifici di studio o di documentazione. Parliamo innanzi tutto dell’assetto: posizionare le due bombole, di 7 o 10 litri cadauna sui fianchi, consente anche a chi ha poca esperienza in acqua, di assumere immediatamente una posizione orizzontale. Questo è dovuto alla necessità di ricercare una galleggiabilità neutra assoluta, senza l’influenza del peso delle bombole. Il consueto errore di molti neofiti, quello di utilizzare molta zavorra, spesso incoraggiati in questo da istruttori frettolosi, (tanto con il gav posso compensare la galleggiabilità! Sic!!) fa si che spesso assistiamo divertiti alle imprese di subacquei, annaspare rantolando in progressioni faticosissime con cinture di zavorra per le quali sarebbe necessario l’utilizzo di una gru, per il normale spostamento dal molo alla barca. Ovviamente questi subacquei non potranno arrivare mai ad un corretto controllo dell’assetto, senza prima imparare a gestire la loro galleggiabilità. Con il sidemount questo errore non è possibile. La prima cosa che si impara nei corsi per questo tipo di apparecchiatura è proprio quella di dover essere sempre neutri senza le bombole addosso. Il montaggio laterale delle due bombole fa il resto. Nel sistema sidemount esse sono preferibilmente in alluminio. Questa scelta consente un brandeggio delle bombole molto più facile e meno faticoso ma genera una notevole spinta positiva quando sono scariche di cui bisogna tenere conto nella pianificazione del lavoro.
Un altro vantaggio che il sistema consente, grazie alla ridondanza delle attrezzature (due bombole, due erogatori separati, due manometri ecc.), è una maggior tranquillità e il rispetto delle condizioni dettate dai piani della sicurezza. Tutto è sotto i propri occhi: manometri, erogatori, rubinetterie. Se l’esigenza di uno speleologo, soddisfatta dal sistema sidemount, è quella di poter penetrare in ambienti ristretti, quella del subacqueo scientifico, che spesso, per l’attenzione prestata al suo lavoro, si distrae dal controllo del compagno, diventa quella di poter contare su un sistema che gli consenta di intervenire rapidamente su una perdita di gas da una bombola e di avere a disposizione una riserva sufficiente di gas respiratori, con la ridondanza delle attrezzature a garanzia della sua incolumità. Chi ha lavorato sott’acqua con scopi scientifici, può tranquillamente affermare che il controllo del compagno è sempre aleatorio e privo di una concreta attenzione da parte dei partecipanti all’immersione. La passione e l’impegno di svolgere un incarico per cui si è studiato molti anni, porta a scordarsi completamente della presenza di un altro subacqueo che dovrebbe essere tutelato e dovrebbe tutelare la propria incolumità.
Con il sistema sidemount si possono gestire profili decompressivi accelerati o che comportino minori sforzi fisici, data la possibilità di poter disporre di due miscele respiratorie diverse. Si può staccare una bombola, posandola sul fondo, per assumere una posizione particolare per un determinato intervento o per una foto con una particolare angolatura. In un cantiere dove la profondità non genera problemi decompressivi si possono portare diverse bombole ed effettuare il cambio sott’acqua direttamente alla profondità operativa, prolungando così i tempi di lavoro senza la faticosa incombenza di dover risalire per effettuare un cambio di attrezzatura con altre bombole cariche. Altro vantaggio, non ultimo in ordine di importanza, è il minor sforzo fisico contrapposto a quello di gestire pesanti bi-bombole, che produce, nel subacqueo esposto a lunghe permanenze in acqua, fastidi e dolori articolari e della schiena.
Nel complesso una serie di vantaggi e pochi lati oscuri che consentono di proclamare il sidemount il sistema del futuro. La storia come sempre stabilirà se siamo stati profeti sinceri.
Ivan Lucherini
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archeologo subacqueo, appassionato ai temi della valorizzazione, della diffusione dei contenuti storici dei nostri Beni Culturali è iscritto all’elenco nazionale del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo come esperto abilitato alla redazione degli elaborati sulla VIARCH (valutazione di impatto archeologico). Si occupa di valorizzazione scrivendo progetti che rendano fruibili e contestualizzati gli apporti di ogni conoscenza materiale, e progettando percorsi multimediali provenienti dallo studio di siti di rilevanza storica. La sua attenzione si concentra soprattutto sugli ambienti costieri e marini, con approfondimenti sui temi del commercio e della navigazione antica. Laureato in Archeologia, curriculum tardo antico e medievale, all’Università di Sassari con una tesi dal titolo: “L’Archeologia subacquea di alto fondale, evoluzione delle metodologie di indagine e nuove prospettive nell’archeologia subacquea oltre i 50 metri di profondità” con una votazione di 110/110 e lode. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia alla scuola di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo dell’Università di Sassari con una tesi dal titolo: “Evoluzione del paesaggio costiero nella Sardegna nord occidentale: Bosa e il suo fiume. Metodi avanzati di indagine.” Inoltre Lucherini è iscritto all’elenco regionale RAS delle guide turistiche e Course Director PSS (Valutatore nei corsi per istruttori subacquei) e OTS (Operatore Tecnico Subacqueo).