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La storia delle mine navali, dalle origini ai giorni nostri – parte II

tempo di lettura: 12 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE

PERIODO: XVIII – XX SECOLO
AREA: GUERRA DI MINE
parole chiave: mine, ordnance, American Turtle, Bushnell, Colt, cow catcher, Farragut, Fulton
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La Guerra di Indipendenza Americana
Negli anni che seguirono, gli studi per ottenere ordigni sempre più stabili e facilmente impiegabili portarono alla costruzione della prima mina navale. Il suo inventore fu l’americano David Bushnell, uno studente presso l’Università di Yale che scoprì che la polvere da sparo, quando attivata, poteva esplodere anche sott’acqua. Inoltre, Bushnell notò che un’esplosione subacquea aveva, a parità di carica esplosiva, effetti maggiori sugli scafi che in superficie..

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è STORIA-NAVALE-USA-640px-Turtle_submarine_1776.jpg

L'”american turtle” di David Bushnell – autore William Oliver Stevens – Fonte “A History of Sea Power” By William Oliver Stevens, Allan Westcott, Allan Ferguson Westcott Published by G. H. Doran company, 1920, pg. 294 [1] Originally uploaded to EN Wikipedia as en:File:Turtle submarine 1776.jpg by en: User: Swampyank 06:37, 20 February 2009 (UTC)
Turtle submarine 1776.jpg – Wikimedia Commons

Le deduzioni del giovane e ingegnoso studente portarono all’ideazione di due tra le maggiori invenzioni nella storia navale: l’American Turtle, il primo sistema indipendente semi-sommerso di attacco contro le navi, ed i Bushnell‘Kegs, barilotti esplosivi antesignani delle mine navali alla deriva. Tali invenzioni anticiparono l’impiego dei mezzi insidiosi subacquei e delle mine moderne.

Il 7 settembre 1776, l’American Turtle tentò di agganciare una carica allo scafo della fregata inglese “Eagle”. Il mezzo possedeva un trapano verticale dotato di una punta particolare che gli permetteva, dopo aver forato lo scafo, di sfilare la parte interna lasciando l’esterna inserita nel fasciame. La carica da 150 libbre di polvere da sparo era collegata al perno ed un sistema ad orologeria, dopo circa 30 minuti, avrebbe dovuto far scattare un martelletto per farla scoppiare per percussione. Le difficoltà di governo del Turtle, causate dal forte moto ondoso, e la presenza, all’interno dello scafo della “Eagle“, di un’ignota corazzatura di rinforzo in rame impedirono la penetrazione del perno ed il conseguente aggancio della carica allo scafo. Il pilota del mezzo, stremato dopo due tentativi falliti, dovette emergere e fu scoperto dalle sentinelle. Il giorno di Natale del 1776, il Generale George Washington diede l’autorizzazione al rilascio nel Delaware River di alcuni barilotti carichi di polvere nera, poi chiamati i “Bushnell’Kegs”. Il sistema di attivazione della carica era basato sulla pressione di una leva che, agendo su un sistema a molla, doveva causare la percussione del dispositivo di accensione. I barili erano sostenuti in superficie da un galleggiante che li rendeva però facilmente visibili alle vedette. L’attacco fu tentato il 7 gennaio 1778 ma la presenza di ghiaccio ostacolò il loro cammino ed essi arrivarono presso la flotta inglese durante le ore diurne e furono scoperti. L’attacco così, ancora una volta, non ebbe successo e l’unico danno riportato fu l’esplosione di una scialuppa che, avvicinatasi troppo, nel tentativo di intercettare un barile lo aveva toccato [18]. Gli inglesi fecero saltare il resto dei barili sparandogli man mano che si avvicinavano [19]. La fantasia dei marinai inventò strane ed ironiche congetture, descritte facetamente in un sonetto di Francis Hopkinson [20], con storie di barili contenenti piccoli ribelli armati di baionette per bucare gli scafi.

Robert Fulton e Samuel Colt, gli innovatori
Nella storia della guerra di mine vanno ricordati altri due famosi inventori americani dell’epoca: Robert Fulton e Samuel Colt. Robert Fulton, nacque a Little Britain (oggi Fulton) in Pennsylvania nel 1765; dotato di una forte personalità unita ad un’innata curiosità, decise di trasferirsi in Gran Bretagna per approfondire gli studi di ingegneria. Sebbene maggiormente noto come l’ideatore della propulsione navale a vapore, fu l’ideatore dei primi battelli subacquei concepiti per essere usati appositamente come arma subacquea.

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il Nautilus di Fulton, disegno 19° secolo – autore sconosciuto – user World Imaging
Fulton Nautilus.jpg – Wikimedia Commons

Nel 1797, entusiasta del clima rivoluzionario politico e sociale della Repubblica francese, si recò in Francia, dove mise a disposizione il suo ingegno per creare una nuova arma da impiegare contro la flotta inglese. Nonostante non fosse un militare e tanto meno un analista di problemi strategici [21], aveva una concezione molto moderna del potere marittimo: “la liberté de la mer fera le bonheur de la terre[22].

Aveva compreso che il dominio sul traffico marittimo avrebbe permesso di indebolire lo strapotere inglese sui mari ma per farlo doveva contrastarne la predominanza. Nonostante le vittorie terrestri degli eserciti di Napoleone, la flotta francese era stata duramente battuta e si trovava in condizioni di netta inferiorità rispetto a quella britannica. Si rendeva quindi necessario sviluppare un’arma insidiosa e rivoluzionaria per cambiare il corso degli eventi. Fulton, memore dell’esperimento di Bushnell, realizzò un nuovo battello subacqueo basato sull’idea dell’American Turtle, che fu denominato Nautilus. Scrisse quindi una lettera al Direttorio di Francia in cui si propose, dietro il pagamento di un premio per ogni nave affondata, di combattere la Marina britannica fino alla sua resa.

Per quanto tale richiesta possa sembrare frutto di un ingegno mirato al lucro, essa poteva essere giustificata dal fatto che Fulton, per poter realizzare le proprie idee, aveva bisogno di denaro. Nella sua lettera, si preoccupò anche di richiedere per l’equipaggio una sorta di salvacondotto affinché, in caso di cattura, i suoi membri fossero considerati non alla stregua di pirati, per cui poteva essere prevista la pena di morte, ma come prigionieri di guerra. Il battello, lungo circa sei metri, aveva una forma ellissoidale ed era dotato di un doppio sistema di propulsione: a vela per la navigazione in superficie e meccanico per quella in immersione. Sebbene taluni storici, ipotizzino che Fulton avesse studiato un sistema di propulsione a vapore per il suo Nautilus non se ne hanno prove certe e comunque non fu mai utilizzata. Il concetto della doppia propulsione è rimasto valido fino ai giorni nostri per tutti i battelli subacquei convenzionali che ancor oggi sfruttano la propulsione diesel in superficie e quella elettrica in immersione. Per poter fornire un’adeguata letalità alla sua invenzione, Fulton giunse alla conclusione che l’arma migliore per questo tipo di battello era lo sviluppo del Barilotto di Bushnell, utilizzando cariche, poi denominate torpedini, da applicare contro gli scafi o da rilasciare alle imboccature dei porti per effettuarne il blocco.

Per questo scopo, sembra che nel progetto il Nautilus fosse stato sviluppato in modo da poter trasportare fino a trenta torpedini. Il piano di Fulton era di bloccare la flotta britannica, minandone i porti ed impedendo di fatto la capacità di uscire in mare; in tale modo avrebbe danneggiato l’economia inglese, dipendente principalmente dai traffici mercantili. Come il Turrini [23] descrive “… era l’idea del sommergibile posamine che tanto successo ottenne soprattutto durante la prima guerra mondiale”. Nonostante le premesse ed i notevoli finanziamenti ricevuti, il Nautilus non raccolse i successi che Fulton si immaginava, soprattutto a causa della mancanza di adeguate tecnologie non ancora disponibili all’epoca. Nel dicembre 1797, fu effettuato un primo esperimento nella Senna e nel 1801 Fulton tentò di attaccare alcune navi inglesi al largo di Brest senza ottenere alcun successo pratico. Nello stesso periodo sviluppò un primo prototipo di mina ormeggiata, costituito da un cilindro in rame contenente cento chili di polvere nera. Al di sopra della cassa era situato un sistema di fuoco molto simile ad un grilletto di un moschetto che, qualora urtato da una nave, avrebbe dovuto sparare sulle polveri provocando la detonazione della carica principale. Al di sotto della cassa era posta una seconda cassa, colma di sughero, per assicurarne l’assetto positivo. A seguito degli scarsi successi e dell’ostilità della Marina francese, l’inventore fu messo da parte e dietro invito del vecchio amico Lord Stanhope si recò in Inghilterra per esporre il suo progetto.

La commissione inglese lo reputò non attuabile ma fu molto interessata all’idea delle torpedini al punto di finanziare una spedizione contro la flotta francese a Boulogne sur mer. Anche questo tentativo non ebbe successo e le mine scoppiarono lontano dagli scafi senza creare alcun danno. Va osservato quanto, in entrambe le situazioni i maggiori antagonisti di Fulton continuarono ad essere gli Stati Maggiori della Marina Francese e Britannica che, nonostante le curiosità iniziali, non vedevano di buon occhio lo sviluppo di armi che non fornissero ai loro bersagli possibilità uguali di difendersi. Nel 1806 Fulton, dopo diciannove anni di assenza, rientrò negli Stati Uniti dove fu finanziato con un premio di 5.000 dollari per sviluppare le sue “torpedini”. Nel 1813 ricevette un riconoscimento per “Several Improvements in Maritime Warfare, and Means for injuring and destroying Ships and Vessels of War by igniting Gunpowder under Water.[24].

Samuel Colt

Passiamo ora ad un  altro innovatore, passato alla storia per il celebre revolver. Nel 1842, il Colonnello Samuel Colt, propose al Governo degli Stati Uniti un progetto per far detonare le mine a distanza tramite un segnale elettrico inviato da un osservatore a terra. In pratica consisteva in un cavo elettrico, spellato alla sua estremità ed inserito nella polvere nera. Una volta chiuso il circuito, il calore prodotto dal riscaldamento del cavo causava l’accensione della polvere e quindi la successiva detonazione. Colt dimostrò l’efficacia di tale sistema al Presidente confederato Tyler affondando, nel 1842, un brigantino da 500 tonnellate in navigazione sul fiume Potomac, attraverso l’attivazione elettrica comandata da 5 miglia di distanza. Inoltre, Colt approfondì anche la catena dei ritardi per poter rendere più efficace l’effetto dell’esplosione [25] [26] contro gli scafi. La riservatezza con cui Colt trattò la materia gli causò non pochi problemi ed il Governo, nonostante fosse molto impressionato dai risultati, sospese i finanziamenti nel 1844. A fattor comune, è interessante notare che nessuno degli inventori era un ufficiale di marina e gli Stati Maggiori, con i quali si confrontarono tutta la vita, cercarono sempre di ostacolarli trattando con sufficienza o sospetto le loro attività. Nulla è cambiato sotto il sole.

L’invenzione del corno chimico
Dal 1854 al 1856, durante la guerra di Crimea, i Russi impiegarono le mine navali per proteggere i porti di Sebastopoli, Sveaborg e Kronstadt. Le mine erano dotate di un nuovo sistema di attivazione a contatto, detto “corno chimico” la cui invenzione fu attribuita al Professor Jacobi.

In realtà si pensa che il sistema fosse stato inventato dal padre di Alfred Nobel, poi inventore della dinamite [27]. Esso consisteva in un cilindro di piombo contenente acido solforico con all’interno una capsula di vetro con potassio e zucchero. L’urto contro uno scafo causava la rottura della fiala interna che, mescolandosi con gli altri elementi, generava una reazione chimica ad alta temperatura innescante l’esplosivo sottostante.  Durante la guerra i Russi sperimentarono anche l’uso di mine controllate ma senza successo; il problema irrisolto era il controllo remoto delle armi sia per attivarle, in caso di offesa, sia nel caso contrario, per disattivarle al passaggio del traffico navale amico.

Dalla sperimentazione all’impiego
La Guerra Civile americana (1861-1865) favorì lo sviluppo di queste armi; non essendo i Confederati in possesso di una vera Marina da Guerra, il Presidente confederato Davis dovette ricorrere a privateer per ostacolare le navi nordiste che cercavano di bloccare l’accesso ai porti del Sud (vedi figura 7) [28]. Tutto ebbe inizio all’indomani della battaglia di Bull run (21 luglio 1861) quando gli Unionisti, duramente sconfitti dalle forze del Sud, furono dispersi. Il Presidente Abramo Lincoln comprese quindi che bloccandone i porti e le vie di comunicazione avrebbe potuto piegare la resistenza Confederata. In quegli anni la Marina dell’Unione era cresciuta numericamente, convertendo ed armando molte navi mercantili, ed aveva condotto campagne di supporto dell’Esercito conquistando molti porti e riaprendo il Mississippi. Le forze terrestri confederate erano divise geograficamente ed i “privateers”, che rappresentavano la Marina del Sud, non avevano mezzi idonei per rompere il blocco navale. In una situazione di evidente squilibrio alle forze sudiste non rimase che ricorrere su larga scala alle mine navali. Sotto l’impulso dell’energico Segretario alla Marina, Stephen Mallory, venne dato il via ad un eccezionale potenziamento del settore, istituendo un apposito Ufficio, affidato alla direzione del capitano Matthew Fontaine Maury, un eclettico scienziato, astronomo e geografo di fama internazionale.

Maury aveva ideato, nel 1861, il primo sistema elettrico per comandare a distanza le mine, che consentì al capitano Beverly Kennon di effettuare il minamento del fiume Potomac e di creare la prima difesa sistematica costiera lungo il Mississippi. Kennon sviluppò le prime tattiche di minamento difensivo prevedendo il supporto reciproco di campi minati e di batterie costiere. Per incentivare la ricerca, il Governo Confederato emanò una legge che concedeva a tutti coloro inventassero nuovi ordigni in grado di affondare un vascello nemico il 50 % del valore dello stesso e del suo armamento. Considerando il valore di un’unità navale la proposta fu decisamente allettante e innumerevoli modelli, costruiti spesso artigianalmente furono impiegati. L’uso di pagare “per nave affondata” fa comprendere quanto la marina ufficiale, specialmente quella dell’Unione, osservasse con comprensibile sospetto questi sviluppi. Non passò molto e i campi minati cominciarono a diventare un vero incubo per le navi nordiste: 123 mine furono posate nella sola rada di Charleston. Durante la guerra civile circa 27 navi maggiori federali furono affondate da quelle che venivano definite all’epoca le “infernal machines”. La prima nave nella storia, affondata da una mina, fu la U.S.S. Cairo, appartenente alla classe Ironclad.

La U.S.S. Cairo, in pattugliamento sul Mississippi, preceduta da alcuni battelli avvista-mine [29], il dodici dicembre 1862, saltò su una mina attivata da una stazione confederata posta sulla sponda vicina[30]. La mina consisteva in un cilindro da cinque galloni di polvere nera ancorato sul fondo del fiume Yazoo il cui detonatore era collegato tramite dei cavi elettrici ad una stazione di controllo a terra. La Marina dell’Unione inizialmente non prese sul serio la minaccia e continuò a dedicarsi allo sviluppo delle nuove unità Iron-clad, ovvero di navi, pesantemente armate, con lo scafo in legno protetto da corazzature in ferro, precorritrici delle corazzate. Un episodio curioso, passato alla storia nella Marina americana, avvenne a bordo della nave comando, quando l’ammiraglio David Farragut ordinò al comandante della nave, Captain Drayton, di procedere alla massima velocità, non curandosi dei campi minati che avevano appena affondato il Monitore Tecumseh. Era il 5 agosto 1864, durante la battaglia navale della Baia di Mobile (Alabama), l’Ammiraglio Farragut, infastidito di quello che era avvenuto, ordinò di procedere alla massima velocità incurante del rischio per la sua nave. La fortuna a volte aiuta … i poco oculati … e  la manovra ebbe esito favorevole consentendo di forzare il campo e penetrare all’interno la baia;  il  “Damn the torpedoes! Captain Drayton go ahead..[31] rimase nella storia non come esempio di audacia ma di limitata visione operativa.

Valutazione 
Morris
[34] affermò che Farragut nei giorni precedenti avesse fatto monitorizzare le aree minate per cui nel suo attacco si mosse oculatamente attraverso le barriere minate [35]; inoltre ritenne che l’incidente del USS Tecumseh fu semplicemente dovuto ad un errore di navigazione del Monitore e non ad un’azione frettolosa e spavalda. Di fatto la sua fortuna fu che la maggior parte delle mine confederate erano al momento non pericolose a causa dell’escursione della marea, che le aveva portate a profondità maggiori del pescaggio delle unità in transito, evitando così urti disastrosi che avrebbero capovolto l’esito della battaglia [32]
Inoltre, la corrosione dei cavi elettrici di controllo delle mine le aveva rese non utilizzabili [33]. Analizzando tecnicamente la sua azione, la decisione di Farragut, anche se basata su dati di intelligence, fu discutibile. L’esatta conoscenza della posizione dei campi lo avrebbe favorito nel transito solo qualora fosse stato in possesso di un adeguata capacità di navigazione di precisione per evitarli [36]. Inoltre, lo stato di efficienza, o meglio di deficienza, del campo minato non poteva essere dato per scontato. 

Farragut ebbe però successo (la fortuna è talvolta cieca) e la flotta dell’Unione riuscì a penetrare nella baia ed a catturare la nave confederata CSS Tennessee. In seguito scrisse: “I have always deemed it unworthy of a chivalrous nation, but it does not do to give your enemy such a decided superiority over you..”. Era un riconoscimento del cambiamento in atto; le mine erano divenute un’arma strategica e tattica che poteva dare una pericolosa superiorità anche a fazioni meno capaci militarmente. I tentativi di individuare le mine e di distruggerle causarono molte vittime fra i nordisti che dovettero rivedere i loro piani prendendo coscienza che la nuova minaccia avrebbe cambiato radicalmente il modo di condurre le guerre in mare.

fine parte II – continua
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PAGINA PRINCIPALE
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PARTE I PARTE II PARTE III

PARTE IV PARTE V PARTE VI

PARTE VII PARTE VIII

 

Note
[18] Robert Ian Salit

[19] Gregory K. Hartmann, Scott C. Truver, “Weapons that wait: Mine Warfare in the U.S. Navy”, Annapolis , Naval Institute Press, 1979, pag. 19

[20] Cowie J.S. , “Mines, mine layers and mine laying” , Oxford University Press, London 1848 pag. 10

[21]  In realtà Fulton aveva una sua visione mirata ad ottenere un generale disarmo eliminando tutte le fonti di possibile predominio sui mari. Il Nautilus doveva togliere alle unità di superficie l’illusione di essere invincibili. Jules Verne, che doveva avere una profonda ammirazione per Fulton, nel suo libro “Ventimila leghe sotto i mari” cerca di far adempiere tale missione al Capitano Nemo, comandante ancora una volta di un sommergibile chiamato Nautilus.

[22]  Alessandro Turrini,”La conquista degli abissi – Storia del battello subacqueo da Aristotele al sottomarino  nucleare”, Vittorelli, Gorizia, 1996 pag. 12

[23]  Turrini, opera citata, 1996 pag. 14

[24] Elementi sulla vita avventurosa di Fulton posono essere ricavati da Robert H. Thurston, Robert Fulton: His Life and its Results New York: Dodd, Mead, and Company, 1891 e dal H.W. Dickinson, Robert Fulton: Engineer and Artist, London, 1913.

[25] Gregory K. Hartmann e Scott C. Truver, Weapons that Wait, Naval Institute Press, Annapolis, 1991 pag. 32-41

[26] Tamara Moser Melia, “Damn the Torpedoes”: A Short History of U.S. Naval Mine Countermeasures, 1777-1991, Naval Historical Center Washington DC, 1991, pag. 5-27

[27] Cowie, opera citata, 1948, pag. 17

[28] Cowie, opera citata,1948, pag.18

[29] I battelli avvista-mine erano barche leggere inviate in avanscoperta di fronte alle navi principali allo scopo di allertare la presenza di mine sul percorso.

[30] da www.nps.gov

[31] da www.history.navy.mil e su Low, A.M. Mine and countermine, New York, Sheridan House, 1940.

[32] Mucedola Andrea , “EGUERMIN: una scuola moderna contro una minaccia antica”, Rivista Marittima, Roma, 1995

[33] Cowie, opera citata, 1948, pag. 20

[34] Morris David, The Mine Warfare Cycle: History, Indications, and future, CSC 1997 pag. 3

[35]Le mine posate, risultate in seguito di tre differenti tipi, avevano un sistema per impedire l’attivazione involontaria dell’ordigno secondo un principio, all’epoca innovativo, che ne impediva l’esplosione involontaria. Ciò era ottenuto tramite delle sicurezze di maneggio meccaniche non del tutto dissimili da quelle impiegate nei giorni nostri. Un’altra novità riscontrata fu l’inserimento di un sistema anti rimozione, per evitarne il dragaggio, ottenuto tramite un cavo a strappo che, nel caso qualcuno avesse cercato di agganciare e recuperare la mina, avrebbe causato l’esplosione di un’altra carica posata sul fondo ed usata come ancoraggio.

[36] Con il termine navigazione di precisione si intendono quelle tecniche atte a far procedere una nave in mare con precisione metrica. All’epoca poteva essere effettuata solo attraverso misurazioni ottiche in presenza di punti cospicui sulla costa. Vista l’area di operazione ciò non era tecnicamente possibile.

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