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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO INDIANO
parole chiave: petroliere, choke point, Hormuz, USA, Iran
Ci risiamo, dopo meno di un mese dai precedenti danneggiamenti al traffico mercantile nei pressi di Fujaira, dopo la recente scoperta di mine navali artigianali in possesso degli Houthis filo iraniani ad Aden, ecco un nuovo grave incidente nello stretto più importante del mondo: Hormuz. Ieri mattina il United Kingdom Maritime Trade Operations center (UKMTO), gestito dalla Royal Navy britannica, ha dato il primo allarme, raccolto anche dalla V flotta statunitense in Bahrain.
La situazione di tensione nello stretto di Hormuz sta peggiorando. Avevamo parlato giorni fa dei danneggiamenti a quattro unità in transito. Sembrava tutto sopito ma stamattina si sono verificati una serie di esplosioni ed incendi a bordo di altre unità in transito. Il governo britannico ha immediatamente denunciato l’alto rischio per il transito giudicando assolutamente inaccettabili i presunti attacchi alle due petroliere nel Golfo di Oman. Gli eventi marittimi sembra siano avvenuti a circa 25 miglia dalla costa iraniana.
Le reazioni sono state discordanti: da un lato le accuse di Stati Uniti e Arabia Saudita che accusano l’Iran e dall’altra la Russia che ha ammonito la comunità internazionale a non accusare senza prove l’Iran, ribadendo che questi tragici eventi non dovrebbero essere usati per aggravare ulteriormente la situazione. In attesa di una nuova riunione del consiglio di sicurezza dell’ONU, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che il mondo non può permettersi un nuovo scontro nella regione del Golfo Persico ed ha condannato fermamente qualsiasi attacco contro il traffico mercantile. Si è mossa anche l’Unione Europea che ha chiesto la “massima restrizione” per evitare un’escalation regionale. I mercati non si sono fatti attendere ed il greggio Brent ha guadagnato quasi il quattro per cento dopo l’attacco con un valore di oltre 62 dollari al barile, secondo i primi dati di mercato.
Ma cosa sta succedendo?
Le notizie sono ancora confuse e limitate. Sembrerebbe che la V flotta USA abbia ricevuto due allarmi distinti, uno alle 6.12 e un altro alle 07 del mattino del giorno 13 giugno 2019. Le due navi in transito nello stretto di Hormuz verso l’Oceano Indiano per ragioni non chiare hanno subito delle esplosioni ed hanno preso fuoco.
La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha detto “il governo degli Stati Uniti sta fornendo assistenza e continuerà ad occuparsi della situazione“. La confusione è tale che non è ancora nemmeno chiaro chi abbia salvato i quarantaquattro marinai. Le uniche cose certe sono le immagini drammatiche degli incendi scoppiati sul MT Front Altair giovedì mattina (13 giugno 2019).
Le cause sono sconosciute ma la compagnia petrolifera che ha noleggiato la Front Altair, che batte bandiera delle Isole Marshall, ha riferito che si sospetta che la nave sia stata colpita da un siluro. I rapporti riferiscono che la nave, che era in transito dal Qatar a Taiwan con un carico di 75.000 tonnellate di nafta del valore di 30 milioni di dollari USA, ha subito tre esplosioni ed ha poi preso fuoco dopo un “attacco di superficie”. Questo termine è molto grave per cui se fosse confermato si tratterebbe di un’azione condotta da una imbarcazione o un mezzo aereo che ha deliberatamente sparato contro la nave. Il suo equipaggio, di 23 persone, composto da undici russi, un georgiano e undici filippini, è stato prelevato da una nave in transito, la Hyundai Dubai e forse trasbordato sul USS Bainbridge della Quinta flotta americana di base in Bahrein. Ma l’incertezza rimane, almeno fino a quando non sarà rilasciato un comunicato ufficiale.
La seconda nave, il Kokuka Courageous, che batte bandiera panamense, sembra abbia subito un’esplosione dopo un “attacco esterno”… un broker commerciale ha comunicato che potrebbe essere stata causata da una mina magnetica riportando “danni allo scafo al di sopra della linea di galleggiamento della nave sul lato di dritta“.
Danni al di sopra della linea di galleggiamento non fanno pensare all’impiego di una mina navale, che avrebbe verosimilmente danneggiato lungo o sotto la linea di galleggiamento. Lo stesso si può dire per un siluro … se quanto affermato fosse vero, un danno al di sopra della linea di galleggiamento potrebbe essere stato causato solo da un razzo. Forse sarà possibile avere qualche informazione maggiore dai ventuno membri dell’equipaggio del Kokuka Corageous che sono stati poi prelevati da una nave costiera, l’Ace.
Conseguenze
Dopo l’incidente di oggi e gli attacchi di sabotaggio contro altre petroliere lo scorso mese, l’agenzia marittima Frontline di Oslo ha ordinato alle navi norvegesi nella regione di aumentare i livelli di allerta e mantenersi informati sugli sviluppi della situazione. Anche se non è ancora chiaro che cosa abbia causato l’esplosione di oggi a bordo della Front Altair, l’agenzia ha consigliato alle navi norvegesi di evitare le acque iraniane. Intanto, questi sospetti attacchi alle porte dello stretto di Hormuz – da cui ricordo passa quasi un terzo del petrolio commerciato via mare – hanno fatto schizzare il prezzo del greggio, con aumenti sopra il 3,5%.
Cui prodest?
Sicuramente a chi non vuole trovare una soluzione politica al nucleare di Teheran oppure vuole creare instabilità nel choke point più importante del mondo. Appare sicuramente strano che sia conciso nel giorno in cui il ministro del commercio giapponese Hiroshige Seko è in visita in Iran per discutere sulle esportazioni di petrolio. Ma anche nel giorno in cui Shintzu Abe è in Iran per cercare una soluzione ad un problema che va a danneggiare soprattutto il Giappone. Non dobbiamo dimenticare che il Paese del Sol Levante, nonostante la crisi internazionale, mantiene ancora buone relazioni bilaterali con l’Iran, da cui prima delle sanzioni importava il 5% del suo petrolio.
Chi può averlo fatto?
Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha accusato l’Iran di un attacco alle due petroliere, sulla base di non chiare valutazioni intelligence.
“La valutazione del Governo degli Stati Uniti è che la Repubblica islamica dell’Iran è responsabile degli attacchi che si sono verificati nel Golfo di Oman oggi”, ha detto Pompeo ai giornalisti del Dipartimento di Stato americano, sottolineando che “Questa valutazione si basa sull’intelligence, sulle armi utilizzate, sul livello di esperienza necessario per eseguire l’operazione, sui recenti attacchi iraniani simili alle spedizioni e sul fatto che nessun gruppo che opera nell’area ha le risorse e la competenza per agire con tale alto grado di sofisticazione. ” Naturalmente il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif ha immediatamente negato ogni coinvolgimento nell’accaduto.
Gioco politico di pressione o nuovi venti di guerra nel Golfo?
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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