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SEISMOFAULTS 2017: esplorazione delle faglie geologiche nelle profondità del mar Ionio

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO

AREA: MAR MEDITERRANEO – MAR IONIO
parole chiave: Faglie geologiche, mar Ionio

 

In periodi storici recenti e lontani, il Mar Ionio Occidentale e le regioni circostanti (Italia meridionale) sono stati teatro di terremoti distruttivi e di tsunami violenti. Sebbene tali eventi siano stati studiati da molti autori per il grande impatto che hanno prodotto, la loro origine (meccanismo di zona e di generazione) è ancora pesantemente discussa sia per i terremoti che per i tsunami.

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In altre parole, i difetti che hanno generato tali terremoti non sono ancora conosciuti in quanto non si sa se i tsunami associati siano stati generati direttamente dai terremoti o indirettamente da scivolamenti del fondale sottomarino scatenati sismicamente. Purtroppo la mancanza di un’adeguata rete di stazioni sismiche in fondo al Mar Ionio e di una continua acquisizione di parametri geofisici e geochimici a medio e lungo termine impedisce la piena comprensione dei fenomeni tettonici, sismologici e geomorfologici del Mar Ionio Occidentale. E’ in itinere una nuova ricerca che verrà svolta in maniera multi-disciplinare nello Ionio, certamente uno dei mari più affascinanti del nostro Paese, che nei secoli ha subito nelle sue profondità catastrofi devastanti.

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mappa del terribile terremoto del 1908

L’ultima, in termini cronologici, fu quella che di Messina e Reggio Calabria del 1908 quando un terremoto sottomarino di magnitudo 7.1, con un epicentro localizzato nello Stretto di Messina, generò un violentissimo maremoto che rase al suolo  gran parte delle due città costiere, provocando oltre 80 mila vittime. Il sisma, che si verificò alle ore 5:21:42 (ora locale) del 28 dicembre 1908 danneggiò gravemente le due grandi città costiere in soli 37 secondi. Metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese persero la vita. L’ultimo di una serie di eventi sismici con epicentro sempre nello Stretto di Messina che si perdono nella notte dei tempi. Andando indietro nel tempo, il primo terremoto di cui si ha notizia, avvenne nel 362 (Mw 6,6) d.C.. In seguito, ricordo quelli  del 1783 (Mw 6.9), 1693 (Mw 7.4), e del 1169 (Mw 6.6)  che causarono ingenti devastazioni e morte in tutta l’area dello Ionio occidentale.

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Questo ambizioso  progetto si propone di fare luce sulle cause che li hanno generati. Grazie alla collaborazione scientifica tra CNR-IGAG (Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche), CNR-ISMAR (Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche), l’INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia), l’Università la Sapienza di Roma e dieci nuove stazioni di misurazione fornite dall’INGV, saranno installati 8 OBS / H (sismometri da fondo oceanico con idrofono) e due sensori geochimici.

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visione tridimensionale della batimetria degli abissi del Mar Ionio ottenuta con un sistema multibeam ad alta risoluzione durante SEISMOFAULTS 2017 con valutazione cartografica GIS EMODNET Digital Elevation Model

I movimenti  che hanno generato tali sismi non sono ancora conosciuti in quanto non si sa se i maremoti siano stati generati direttamente da terremoti locali o indirettamente da scivolamenti del fondo sottomarino scatenati da eventi sismici. La mancanza di un’adeguata rete di stazioni sismiche in fondo al Mar Ionio e di una continua acquisizione di parametri geofisici e geochimici a medio e lungo termine impedisce la piena comprensione dei fenomeni tettonici, sismologici e geomorfologici del Mar Ionio Occidentale. Negli ultimi anni, tuttavia, l’acquisizione di dati multicanale grazie a riflettenti sismici e nuclei di gravità prelevati dal fondo marino insieme al contributo di una nuova stazione di monitoraggio permanente hanno consentito la definizione di un nuovo quadro tettonico del Mar Ionio che ha potuto generare terremoti distruttivi e maremoti, recentemente identificati e mappati più compiutamente.

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È pertanto necessario continuare a monitorare queste faglie e determinare se siano sismicamente attive e, in caso di attività sismica, valutare se i movimenti lungo queste faglie potrebbero essere accompagnati da possibili eventi precursori, quali processi di degasaggio e/o sfogo fluido da strutture come dei vulcani di fango. Inoltre, e’ altrettanto importante stabilire se movimenti gravitazionali, come ad esempio frane lungo i margini siciliani-calabresi, possano essere scatenate da eventi sismici a bassa intensità.

Un progetto ambizioso ma assolutamente importante per poter: 

  • definire, mediante l’analisi dei dati sismici, l’attività tettonica e la sismicità di alcune faglie importanti nel Mar Ionio Occidentale;
  • definire la presenza di fenomeni gravitazionali (frane sottomarine) e la loro relazione temporale con i fenomeni sismici;
  • caratterizzare  i possibili processi di sfogo di gas  (CH4, CO2 e O) provenienti da alcuni vulcani di fango o siti di sfiato (venting) individuati nel Mar Ionio Occidentale, al fine di comprendere se questi processi di di emissione di gas sono attivati ​​da faglie e se possano essere considerati come fenomeni precursori di eventi sismici. L’approccio scientifico ai temi sopra menzionati è multidisciplinare e impiegherà metodi sismologici, geochimici, geomorfologici e geologici.

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Geochem: modulo di fondo mare con sensori geochimici che registrano gas disciolti in mare provenienti da esalazioni sottomarine. Questi moduli sono stati installati in punti chiave per registrare eventi sismici precursori di tipo geochimico

In sintesi, gli obiettivi che gli scienziati si sono posti sono:

  • approfondire la conoscenza dell’attività tettonica e sismica di alcuni errori di lunghezza multi-chilometrica recentemente individuati nel mar Ionio occidentale mediante sismici di riflessione (Polonia et al., 2016a e riferimenti in esso). Per raggiungere questo obiettivo, 8 OBS / H saranno distribuiti per circa 12 mesi sul fondo dello Ionio. Il principale risultato atteso è il miglioramento della localizzazione degli eventi sismici che si verificano nel Mar Ionio per l’individuazione delle strutture tettoniche locali. In altre parole, si prevede di poter elaborare una nuova mappa dei fenomeni sismici dell’area di ionica. Per quanto riguarda la capacità di rilevazione dei sismometri in termini di magnitudo, la magnitudine minima registrabile è M = 0.4 (Sgroi et al., 2007);
  • capire se i vulcani o le strutture di sfiato individuate in prossimità delle faglie  sopra menzionate (Panieri et al., 2013; Polonia et al., 2016a) costituiscono attualmente strutture attive di degassaggio e se questo degassamento è correlato (causa-effetto rapporto) con l’attività tettonico-sismica delle faglie investigate.
    In particolare, definire possibili precursori geochimici di eventi sismici. Per raggiungere questo obiettivo, due moduli geochimici saranno impiegati per tutta la durata del progetto (12 mesi), collocati in modo appropriato nei pressi delle faglie esaminate. I moduli registreranno le emissioni di CH4, CO2 e O ed i dati ottenuti verranno temporaneamente e spazialmente confrontati e correlati ai segnali sismici registrati dagli otto OBS / H. Verranno inoltre confrontati i dati registrati dai moduli geochimici situati in fondo al mare con i dati registrati dalla rosetta CTD lungo la colonna d’acqua;
  • capire se i margini continentali della Sicilia orientale e della Calabria meridionale siano soggetti a movimenti di gravità sottomarini e se tali movimenti possono essere in un rapporto causa-effetto con i terremoti di bassa intensità.

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preparazione di un OBS sulla nave Minerva ONE

Per raggiungere questo obiettivo saranno analizzati i segnali sismici degli otto OBS/H. Da questi dati sarà possibile rilevare sia i terremoti che i segnali sismici associati alle frane sotterranee sottomarine e alle loro posizioni. La successione temporale degli eventi sismici e franosi e la loro posizione forniranno contributi per comprendere le relazioni cause-effetto tra i terremoti e le frane. Infine, l’analisi dei dati mareografici del Mar Ionio fornirà informazioni sull’eventuale sviluppo di tsunami (anche piccoli) generati da terremoti, frane o entrambi. L’intersezione di tali dati potrà pertanto migliorare significativamente la conoscenza dei rapporti causa-effetto tra terremoti, frane e tsunami nell’area ionica.

 

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