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Subacquei e plastica mono uso: ecco perchè dobbiamo smettere (subito) di usarla di Filippo Bargelli

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XX-XXI SECOLO
AREA: OVUNQUE
parole chiave: plastiche
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Dieci consigli facili per superare i luoghi comuni e fare pace con il mare
Ultimamente si fa un gran parlare del problema della plastica e dei disastri che provoca ogni giorno nel nostro amato mare. Un tema che sta particolarmente cuore a noi subacquei, che della bellezza dei fondali marini e della biodiversità abbiamo fatto una passione e uno stile di vita. Molti diving, tra cui Argentario Divers di Porto Ercole (Toscana), hanno infatti già da tempo eliminato completamente la plastica usa e getta dalle imbarcazioni, sostituendola con stoviglie e bicchieri riutilizzabili.

Ma ci sono due malintesi di fondo che rischiano di trarci in inganno e vanificare l’impegno di tanti volenterosi. Una volta chiariti i malintesi, vediamo dieci consigli facili per smettere di usarla e fare pace col mare.

Il primo malinteso 
La plastica finisce in mare a causa dei maleducati che la abbandonano in spiaggia. Io invece la smaltisco correttamente”.
Sarebbe bello se fosse vero ma purtroppo non è solo così. Nel mare ci sono anche bicchieri e posate usa e getta del nostro compleanno, festeggiato a chilometri di distanza dalla costa, e magari pure gettando tutto negli appositi cestini dietro casa. Per capire come sia possibile dobbiamo andare per ordine e conoscere alcuni dati. Ogni anno vengono prodotti 300 milioni di tonnellate di plastica nel mondo. Da quando è iniziata la produzione di massa della plastica, appena 60 anni fa, ne sono state prodotte oltre 8,3 miliardi di tonnellate, finite in gran parte nelle discariche o disperse nell’ambiente. Solo l’8% è stato riciclato, ma per produrre altra plastica. Dato che la plastica impiega centinaia di anni per degradare, tutta quella finora prodotta è ancora esistente, in qualche forma. Se continuiamo a questi ritmi, entro 25 anni ci saranno 12 miliardi di tonnellate di plastica nelle discariche, un peso pari a 35 mila grattaceli come l’Empire State Building!

La formula “usa è getta” contiene un inganno. Non c’è alcun “getta”, c’è solo “usa e sposta”. Ma c’è spazio, sulla terra, per questa enorme quantità di plastica in continuo aumento? La risposta è no, lo spazio è finito. L’Italia, ad esempio, esporta ogni anno 197 mila tonnellate di rifiuti in plastica che non sa come smaltire, perdendone completamente le tracce. Fino al 2017 le esportazioni erano in gran parte verso la Cina, che di recente però ha detto basta. La verità è che stiamo producendo una quantità enorme di plastica usa e getta che non siamo assolutamente in grado di gestire e che è tecnicamente impossibile smaltire. E dove deve andare a finire la plastica, se sulla terraferma non c’è spazio?

La risposta ce la danno di nuovo i dati: ogni anno almeno otto milioni di tonnellate di plastica finiscono nel mare! Una quantità decisamente incompatibile con i semplici “maleducati che abbandonano rifiuti in spiaggia”. Nemmeno se ciascun abitante della terra abbandonasse un chilo di plastica direttamente in mare arriveremmo a quella cifra. Fatto sta che l’85% dei rifiuti marini è costituito da plastica che ogni giorno uccide migliaia di animali acquatici e uccelli, minacciandone l’estinzione compromettendo gli ecosistemi.
E non stiamo parlando solo della plastica che vediamo galleggiare, che pure ha formato una specie di isola gigante: la quantità maggiore è sicuramente sui fondali e recentemente è stata rinvenuta in grandi quantità anche nelle fosse oceaniche. Secondo le previsioni, entro pochissimi anni negli oceani ci sarà più plastica che pesci. L’unica soluzione possibile? Smettere subito di usarla.

Il secondo malinteso
Evitare di usare la plastica è impossibile, o comunque richiede uno stile di vita estremo”. Nulla di più falso. Il fatto è che nessuno ha detto di smettere di usare “la plastica” tout court. La plastica di cui stiamo parlando è quella USA E GETTA: bicchieri, posate, bottiglie, imballaggi inutili, buste, vaschette in polistirolo.
La plastica in sé non ha nulla che non va. È un materiale eccezionale ma semplicemente inadatto all’usa e getta. Come il talco, che è ottimo per le nostre mute ma non per fare dolci o per condire la pasta. L’Italia invece è il maggior consumatore di bottiglie di acqua minerale in Europa e il secondo al mondo dopo il Messico. Questo comporta un consumo annuale di 11 miliardi di bottiglie di plastica. Se allineate formerebbero un serpentone di circa 4 milioni di km, pari a dieci volte la distanza che separa la terra dalla luna. Ogni anno! Ma dove vogliamo andare?

Per non parlare dei bicchieri di plastica monouso: solo in Italia ne gettiamo ogni giorno tra 16 e 20 milioni, per un totale di circa 6-7 miliardi di bicchieri gettati ogni anno nella spazzatura. E via ancora con affettati in vaschette di plastica, formaggi incellofanati, carne venduta nel polistirolo. E ancora: dentifrici contenenti palline di plastica (!), coppette per gelati in plastica, due cannucce per ogni bicchiere e così via.

Una ricerca recente ha scoperto che il 90% del sale da cucina è contaminato da microplastica costituita da Polietilene, Polipropilene e Polietilene Tereftalato (PET), ovvero le tipologie di plastica più diffuse nell’usa e getta. Le microplastiche sono già entrate nella nostra catena alimentare: ci stiamo mangiando i nostri rifiuti.

Vi piace l’idea?
È evidente che si tratta di un sistema insostenibile e incompatibile con la vita animale e umana su questo Pianeta. Non è quindi una questione di ambientalismo o responsabilità sociale, ma di pura e semplice conservazione della specie: la nostra.

Dieci consigli pratici  
Se siete arrivati fin qui a leggere significa che siete pronti a iniziare il vostro personale “sciopero della plastica”. E già perché, rifiutando la plastica usa e getta, non solo contribuirete a diminuire la quantità di plastica che finisce in mare, ma spingerete le grandi industrie e il mercato a smettere di produrla. La buona notizia è che smettere è facile! Ecco dieci consigli pratici per iniziare subito.

1- Dotatevi di una borraccia e bevete dal rubinetto
Meglio ancora se ne comprate almeno un paio: una piccola, da 350 o 500 ml da portare sempre con voi e usare al posto delle famigerate bottigliette oppure come bicchiere portatile. Una seconda più grande da portare negli spostamenti più lunghi, in treno, in spiaggia o in gita. I costi saranno ammortizzati con i primi dieci riempimenti (ma veramente pagate un euro per mezzo litro d’acqua? Più della benzina!).
Se sceglierete l’acciaio scoprirete anche il piacere di bere acqua sempre fresca invece di quella brodaglia indegna che siete abituati a trovare nelle bottiglie di plastica dopo nemmeno mezz’ora dall’acquisto.

PS: Nel 99% dei centri abitati italiani l’acqua del rubinetto è di altissima qualità: bevete quella, invece di caricarvi quintali di bottiglie inutili su per le scale. Farete bene anche alla vostra schiena.

2- Basta caffè alla macchinetta. Andate al bar di fronte all’ufficio: farete una vera pausa, incontrerete meno colleghi, berrete meno caffè al giorno e smetterete di produrre bicchierini e palette di polistirene, uno dei polimeri più dannosi.

3- Niente più piatti e bicchieri di plastica in casa. Qui è richiesto un minimo sforzo, è vero. Però diciamoci la verità: lo sforzo lo farà la lavastoviglie, non voi… E se proprio vi sembra uno smacco dover lavare le vostre stoviglie, almeno comprate quelle 100% compostabili in cartone o bioplastica.

4- Basta cannucce nel cocktail. Presto saranno fuori moda, nel frattempo ricordatevi di chiedere “un mojito senza cannuccia, grazie”.

5- Rifiutate gli imballaggi irrazionali. Parliamoci chiaro: nessuna persona di buon senso può accettare che cinque fette di salame vengano vendute all’interno di una vaschetta in plastica dura che ha un tempo di smaltimento di qualche migliaio di anni. Bene, non le comprate. Compratevi invece un salame intero e fatelo a fette quando vi va. Rifiutate la carne nel polistirolo e avvolta nel cellophane: è sufficiente andare dal macellaio invece che al supermercato.
Prediligete gli alimenti sfusi e rifiutate le verdure incellophanate: ma che vi ha fatto di male quella zucchina? Infine, per conservare gli alimenti in frigo non vi servono quei duecento metri di pellicola: prendetevi dei contenitori con tappo, ce ne sono di tutte le forme e dimensioni.

6- A parità di prodotto scegliete quello in contenitori di latta o cartone. Ad esempio il latte, viene venduto sia in bottiglie di plastica che in cartone: scegliete queste ultime. Stessa cosa per i succhi di frutta. Il cibo per cani e gatti è venduto sia in lattine che in buste di plastica: meglio la lattina! Ah, e cercate le uova in cartone invece che in plastica (sono proprio lì accanto, di solito).

7- Dotatevi di una posata pieghevole da campeggio. Con una spesa di 10 euro avrete sempre con voi delle vere posate in acciaio, da sfoderare con orgoglio dicendo “ce l’ho già, grazie”, quando all’aperitivo o a una festa di compleanno vi serviranno quelle antiquate, fragili e antipatiche forchette di plastica.

8- Dotatevi di una busta di stoffa. Così potrete rifiutare le buste in plastica dei negozi. Se la piegate occupa pochissimo spazio ed entra facilmente in borsa. Se proprio vi capita una busta in plastica, riutilizzatela finché potete.

9- Locali, street food o ristoranti: evitate quelli che usano plastica usa e getta, oppure rifiutatela e usate la vostra borraccia/posata/busta riutilizzabile. Evitate il take away se non usa materiali compostabili!

10- Cercate di scegliere abiti in fibre naturali (cotone, lino, lana): evitate nylon e fibre sintetiche, che ad ogni lavaggio si frammentano e scivolano direttamente in mare. Non comprate cosmetici o dentifrici con “micro bolle”: sono solo microplastiche, inutili e dannose, anche loro vanno direttamente in mare dal vostro lavandino.

Seguendo questi consigli ridurrete i rifiuti in plastica quasi a zero. Bene, quel poco che resta ricordate di gettarlo nella raccolta differenziata. Se veramente siete arrivati fin qui a leggere, allora c’è un’ultima cosa che potete fare: sensibilizzare i vostri amici!

 

Filippo Bargelli
Giornalista di professione e subacqueo per passione, è nato e vive nell’unica regione peninsulare senza mare. All’Argentario ha quindi trovato la sua “seconda casa”, grazie alla grande famiglia di Argentario Divers (Porto Ercole) con cui si immerge dal 2010 nelle splendide acque delle isole di Giannutri e del Giglio

da Argentario Divers

Indirizzo: Lungomare Andrea Doria, 103 – 58018 Porto Ercole (GR)
Telefono: 339 1376411

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

 

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