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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX-XX SECOLO
AREA: UNITA’ NAVALI
parole chiave: corazzate pluri-calibro, monocalibro, dreadnought
Dalle corazzate pluricalibro alle monocalibro
Non è possibile stabilire con precisione quando finì l’epoca della navi corazzate in quanto navi provviste di corazza continuarono ad essere utilizzate anche durante la prima guerra mondiale. Alla fine del XIX secolo le navi corazzate iniziarono ad essere soppiantate da un nuovo tipo di navi da battaglia, le corazzate pluricalibro, a volte identificate nei testi di storia navale come pre-dreadnought. Esse erano caratterizzate principalmente dall’armamento dell’artiglieria principale, posto in postazioni rotanti lungo l’asse centrale della nave, con una batteria principale di pezzi di grosso calibro (generalmente quattro cannoni divisi in due torrette binate, una prodiera e l’altra poppiera) ed una o due batterie di pezzi di calibro medio e leggero sistemate lungo il bordo dello scafo in torrette corazzate; questa compresenza di calibri diversi diede l’origine al termine “corazzata pluricalibro“.
HMS Hood, unità corazzata pluricalibro – Fonte United States Library of Congress’s Prints and Photographs division under the digital ID ggbain.16922 – autore George Grantham Bain Collection
HMS Hood (1891) LOC 16922u.jpg – Wikimedia Commons
Queste corazzate furono le prime unità realizzate prevalentemente, se non interamente, in acciaio, con l’abbandono della propulsione velica a favore di motori a vapore a tripla espansione. Il successo delle corazzate pluricalibro portò ad una generale standardizzazione nel campo bellico navale che venne adottata da tutte le principali marine militari mondiali.
principio di funzionamento dei motori a triplice espansione da Wikipedia
Lo scontro di Tsushima (1905) fu la battaglia navale maggiore in cui queste unità furono protagoniste. In seguito, in molti testi di storia navale il termine “nave corazzata” fu progressivamente sostituito da “nave da battaglia” e “incrociatore corazzato“. La sempre maggiore dinamicità negli scontri in mare fece intuire agli Stato Maggiore delle Marine la necessità di realizzare unità navali più veloci, con adeguata corazzatura e utilizzanti un unico calibro. Vedremo oggi che la capostipite di queste nuove unità fu l’HMS Dreadnought, una classe di successo che diventò sinonimo della nuova tipologia navale.
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Le ricadute del Trattato di Washington
La maggior parte delle corazzate furono smantellate a partire dagli anni 1920 per effetto delle disposizioni del Trattato Navale di Washington del 1922. Il Trattato limitava la costruzione di navi da battaglia per cui le Marine si concentrarono sulla realizzazione di cacciatorpediniere e incrociatori. Di fatto il termine corazzata cadde in disuso, nonostante le navi costruite fino alla fine della seconda guerra mondiale (come caccia e incrociatori), continuarono a ricalcarne le caratteristiche di base.
HMS Dreadnought visto di prora – Fonte Naval History and Heritage Command Photo Archives NH 61006 NH 61006 HMS Dreadnought For a MEDIUM RESOLUTION IMAGE, click the thumbnail. (navy.mil)
Come abbiamo premesso, la prima unità della serie fu la HMS Dreadnought. Questa nave impiegava un motore a turbina Parsons, capace di portare le sue 22.000 tonnellate di stazza alla velocità di 21 nodi ovvero superiore a tre nodi delle più veloci unità delle altre Marine. Scontri in mare come la battaglia dello Jutland (1916) dimostrarono in termini di flessibilità di impiego la validità di queste nuove unità monocalibro rispetto alle vecchie signore del mare. Ma facciamo un passo indietro … come nacque il concetto delle unità tipo Dreadnought?
Vittorio Cuniberti, un visionario
La visione di un’unità tipo Dreadnought fu dovuta al genio di un ingegnere navale italiano, Vittorio Cuniberti, di fatto tra i migliori ingegneri progettisti navali del suo tempo. Fu sua l’idea di costruire navi corazzate in grado di operare più velocemente, utilizzando artiglierie monocalibro in sostituzione delle lente corazzate precedenti.
Vittorio Cuniberti, ufficiale della Regia Marina del Corpo del Genio Navale, fu un ingegnere decisamente eclettico che si interessò di progettazione navale a tutto tondo: dal design architetturale degli scafi all’impiego della combustione a nafta nelle caldaie a vapore, dal perfezionamento del siluro, alla difesa passiva subacquea. Non ultimo concepì l’idea di unificare il calibro dell’armamento principale delle navi da battaglia. Sollecitato dal Ministro della Marina, Ammiraglio Giovanni Bettòlo di Camogli, nel 1893 Cuniberti iniziò a lavorare su un progetto rivoluzionario: un’unità dotata di una corazzatura principale da 305 mm, pezzi da 203 mm e macchine a turbina che l’avrebbero resa in grado di raggiungere la velocità di 23 nodi con un’autonomia di 15.000 miglia a velocità di crociera. Purtroppo questo progetto, per quanto intrigante, non si poté realizzare ma alcuni dei concetti vennero comunque considerati nella realizzazione di quattro corazzate veloci della classe Regina Elena (Regina Elena, Vittorio Emanuele, Roma e Napoli).
Questa classe, in servizio tra il 1907 ed il 1926, trovò impiego durante la guerra di Libia e la prima guerra mondiale. La prima due unità della classe Regina Elena vennero impostate nel 1901 e varate nel 1904. Avevano un caratteristico castello di prua, prolungato alla mezzeria della nave sino a congiungersi con la sovrastruttura centrale. In origine erano dotate di due alberi ma, a seguito di un ammodernamento avvenuto intorno al 1912, fu deciso di eliminarne uno. Le navi di questa classe erano considerate eccellenti unità dalle caratteristiche ben equilibrate, tra le necessità di avere navi di tonnellaggio limitato ma provviste della massima protezione e di un armamento di adeguata potenza. Forse il loro punto di forza maggiore era la velocità … risultarono comunque navi da 12.700 tonnellate, ben protette. Se vogliamo, una pecca era la limitatezza dell’armamento principale, ritenuto insufficiente per sostenere scontri prolungati a causa della presenza di due soli cannoni da 305 mm.
RN Regina Elena – Public domain https://free-images.com/display/regina_elena_class_diagrams.html
Nella sindrome di competizione franco-piemontese, esse erano in realtà state realizzate come risposta ai nuovi incrociatori corazzati francesi e, di fatto, risultavano più veloci delle equivalenti inglesi e francesi dell’epoca, e nel contempo più armate degli incrociatori. Queste unità possono essere considerate le antesignane delle nuove corazzate monocalibro che furono poi adottate da tutte le marine.
Il genio di Cuniberti non fu apprezzato solo in Italia. Oltre alla HMS Dreadnought, progettò corazzate anche per la Marina Imperiale Russa realizzando la corazzata Gangut da 23.000 tonnellate, prima di quattro navi da battaglia, che poteva raggiungere una velocità di ben 23 nodi. In realtà, a causa dell’allungarsi dei tempi di costruzione, al momento dell’entrata in servizio nel novembre 1914 dell’unità capoclasse, il Gangut, queste navi risultavano già tecnicamente superate rispetto ad altre sue coeve, come la britannica HMS Queen Elisabeth che era stata varata nel 1913.
La nave da battaglia Gangut. Sebbene dotata di un armamento tra i migliori, la sua protezione era piuttosto leggera se confrontato con le navi del suo tempo. Notare la forma della prua adattata alle condizioni del Mar Baltico, ghiacciato per buona parte dell’anno
Gangut battleship.jpg – Wikimedia Commons
Lo sviluppo delle corazzate monocalibro
Le navi da battaglia costruite tra l’Ottocento ed il Novecento erano dotate di cannoni principali di grosso calibro (di solito da 305 mm) e cannoni secondari (di solito da 233 mm) più maneggevoli che andavano utilizzati per inquadrare il bersaglio e trovare così la giusta mira per poter facilitare i grossi calibri. I pezzi secondari erano in realtà poco efficaci contro le unità da battaglia maggiori in quanto incapaci di perforare le corazze avversarie. Le idee di una nuova classe di unità, più veloce grazie all’impiego di turbine a nafta, corazzate ed armate con un monocalibro adeguato, fu l’uovo di Colombo. La storia gli avrebbe dato ragione con la battaglia di Tsushima ( 27 – 28 maggio 1905 ). Nel 1903 Cuniberti pubblicò sulla famosa rivista Jane’s Fighting Ships, un articolo dal titolo An ideal Battleship for The British Navy, ottenendo un enorme interesse in Gran Bretagna per lo sviluppo delle future corazzate della Royal Navy.
disegno del HMS Dreadnought Waffen & Technik (sragg.de)
Nonostante gli infuocati dibattiti tra conservatori e progressisti, con il varo, avvenuto nel 1905, della corazzata britannica HMS Dreadnought tutte le navi da battaglia del mondo divennero di fatto dei ferri vecchi, che il Primo Lord dell’Ammiragliato, Sir Winston Churchill, definì “five minute ships“, cioè navi che in caso di contrasto balistico sarebbero durate al massimo cinque minuti.
La HMS Dreadnought, armata con dieci cannoni brandeggiabili da 305 mm, aprì una nuova stagione, quella delle corazzate monocalibro che avrebbero accompagnato, con i successivi miglioramenti tecnici, le pesanti navi da battaglia fino ai loro ultimi giorni, il 30 maggio 1916, con la battaglia dello Jutland.
HMS Dreadnought – Collezione Symonds e Co. – Fonte British Battleships of the First World War;HMS Dreadnought Q38705.jpg – Wikimedia Commons
Questi incrociatori da battaglia spinsero la Germania a costruire quattro corazzate ispirate al modello “Dreadnought” che entrarono in servizio nel 1910 armati con dodici cannoni da 280 mm. Punto di forza della marina tedesca fu l’efficienza del munizionamento. Nonostante una portata minore di quella degli incrociatori britannici, quelli tedeschi potevano contare su un munizionamento molto più efficiente, cosa che fu comprovata nella battaglia navale dello Jutland dove le perdite britanniche furono di gran lunga superiori a quelle sofferte dalla Hochseeflotte. La guerra in mare stava cambiando.
Andrea Mucedola
in anteprima batteria binata da 12 pollici del HMS Dreadnought. Notare due cannoni anti-siluro QF 12 pounder 18 cwt montati sul tetto della torretta – foto scattata tra il 1907 ed il 1922 – Fonte Collezione Bain della Biblioteca del Congresso
HMS Dreadnought gunsLOCBain17494.jpg – Wikimedia Commons
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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