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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR TIRRENO MERIDIONALE
parole chiave: relitto
L’ultimo viaggio della Valfiorita
A fine giugno del 1943 La Valfiorita terminò le sue prove in mare mentre gli Alleati erano in procinto di sbarcare in Italia: i servizi segreti italiani erano certi che l’invasione sarebbe partita dalla Sicilia e per questo si stava rinforzando la difesa dell’isola. Il secondo viaggio della Valfiorita doveva proprio contribuire a questo trasportando a Palermo, con uno scalo intermedio a Messina, un importante carico bellico. Il 27 giugno, pochi giorni prima della partenza, il Comandante civile della Valfiorita, Giovanni Salata, richiese all’ufficio tecnico del Genio Navale l’invio con urgenza del materiale mancante: il successivo 2 luglio sollecitò in particolare, l’invio delle 55 bombole di anidride carbonica di dotazione del sistema antincendio della nave sbarcate per il loro ripristino e mai riconsegnate. Il 7 luglio, il nuovo comandante militare della Valfiorita, il Tenente di Vascello Giuseppe Strafforello, inviò un fonogramma allo Stato Maggiore segnalando che erano state consegnate alla nave solo 10 bombole di anidride carbonica che peraltro non si adattavano affatto all’impianto di bordo rendendole praticamente inutilizzabili. Il destino della Nave sarebbe stato segnato da questa circostanza per la quale l’impianto antincendio era di fatto inutilizzabile.
Il fonogramma del Comandante militare della Valfiorita, T.V. Strafforello, in cui denuncia l’inadeguatezza del rifornimento delle bombole dell’impianto antincendio, inviato il 7 luglio 1943
Alle 21:17 dello stesso giorno, la Valfiorita lasciò comunque Taranto per Messina dove giunse alle 14:35 dell’ 8 luglio. Alle 21:00 la nave partì dal porto di Messina con destinazione Palermo sotto la scorta della sola torpediniera Ardimentoso quando alle 22:44, a circa 8 miglia per 240 ° da Capo Milazzo, venne centrata da due dei quattro siluri lanciati dal sommergibile britannico HMS Ultor (P53) comandato dal Tenente di Vascello George Hunt: il primo siluro colpì la nave in corrispondenza dei locali macchine e il secondo subito dopo in corrispondenza della stiva numero 4; sul lato sinistro entrambi i siluri generarono immediatamente un violentissimo incendio che divampava rapidamente appiccando il fuoco alle sovrastrutture di coperta e investendo le riservette delle munizioni del cassero centrale nonché il ponte di comando e tendeva propagarsi verso poppa. Il fuoco fu impossibile da domare anche per l’assenza delle bombole di anidride carbonica necessarie al funzionamento dell’impianto antincendio. L’Ardimentoso di scorta lanciò fino a 30 cariche di profondità ma non avendo localizzato con precisione il sommergibile, andarono fuori bersaglio. Alle 23 circa, visto che l’incendio aveva assunto vaste porzioni a causa della rapida combustione delle circa 450 tonnellate di gasolio che facevano parte del carico, il comandante militare Tenente di Vascello Strafforello, sentito anche il parere del Comandante civile della nave Capitano di Lungo Corso Salata, da l’ordine di abbandono della nave che avvenne in modo ordinato mettendo il mare le lance numero 1 e numero 3 nonché cinque zattere di salvataggio e tutti gli zatterini distribuiti in coperta; le lance 2 e 4 erano state distrutte dalle esplosioni. I due Comandanti abbandonarono la nave alle 23:20 circa per ultimi dopo aver distrutto l’archivio segreto e dopo aver constatato che a bordo non mi fosse alcuna persona dell’equipaggio.
Alle 23 25 da Messina partirono anche le Corvette Camoscio e Gabbiano per dare la caccia al mezzo britannico, mentre l’Ardimentoso intanto aveva iniziato a raccogliere i naufraghi senza potersi avvicinare molto alla nave in fiamme per via delle esplosioni delle munizioni a bordo. La Valfiorita intanto derivava verso la costa mentre l’Ardimentoso richiese l’accensione del faro di Capo Rasocolmo come riferimento ottico. Alle 00:45 da Messina si richiese l’invio di due dragamine della 24esima squadriglia di Milazzo, trovandosi la nave ancora in galleggiamento pur continuando a bruciare. L’Ardimentoso alle 02:00 segnalava che la torpediniera sarebbe rimasta in zona per assistere i superstiti, operazione che si concluse solo alle 05:35. Il rimorchiatore Littorio raggiunse l’area delle operazioni per un eventuale traino, ma ormai per la motonave non c’era più nulla da fare: a mezzogiorno circa del 9 luglio, la Valfiorita colò a picco con tutto il suo carico separandosi, in corrispondenza della stiva numero 4, in due tronconi ponendo fine alla sua agonia. Il comportamento del personale militare e civile di bordo, durante il naufragio fu lodevole ed esemplare sotto ogni aspetto: alla fine del rapporto dell’Ammiraglio Barone sul siluramento, si possono leggere i nomi degli uomini che, per il prodigarsi nelle operazioni di soccorso, per lo slancio, lo sprezzo del pericolo e per l’alto senso del dovere dimostrato in tale frangente, ricevettero una speciale menzione.
Dopo due giorni dal siluramento della Valfiorita, gli anglo americani invasero la Sicilia con l’operazione Husky.
Il sottomarino HMS Ultor P53 al rientro in patria il 29 agosto 1944 a Greenock– Admiralty collection
Il sommergibile Ultor
Due parole sul sommergibile che causò l’affondamento. L’HMS Ultor (P53) era un sottomarino di classe U della Royal Navy costruito da Vickers-Armstrong a Barrow-in-Furness nel 1942 e faceva parte del terzo gruppo della classe. Durante la seconda guerra mondiale, Ultor operò nel Mar Mediterraneo, dove affondò numerose navi inclusa la motonave Valfiorita. Il sommergibile ottenne, nel 1943, la percentuale più alta di centri ottenuti rispetto ai siluri lanciati ovvero 32 bersagli colpiti su 68 lanci (47%).
Estratto dal Patrol Report del comandante Lt George Hunt 22:29 hours – Sighted a large merchant ship escorted by a destroyer at a range of 8000 yards. Altered course to attack. Fonte ADM 199/1821- British National Archives , Kew – London |
Al momento dell’attacco alla Valfiorita il sommergibile era sotto il comando di George Hunt. Ultor sopravvisse alla guerra e fu messo a Briton Ferry, nel gennaio 1946. Dopo aver raccontato la storia della motonavee del suo drammatico destino, voglio mostravi una lettera del settembre 2007, scritta dal Comandante Hunt a Marco Errigo del team di Ecosfera, che per ile sue parole invita alla riflessione sul fatto che … abbiamo imparato poco da quei 6 anni di guerra visto che si continua a combattere nel mondo … Avremo mai la Pace?
Fine parte II – continua
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vive e lavora a Napoli occupandosi di pianificazione e controllo di gestione aziendale. Ha da sempre dedicato tutto il suo tempo libero al Mare di cui è amante appassionato, alla fotografia ed alla video ripresa amatoriale. Dopo aver visitato numerosi siti al di fuori del Mediterraneo, negli ultimi anni si divide tra il Golfo di Napoli e lo Stretto di Messina del quale si è profondamente innamorato. Ed è proprio nello Stretto che, grazie a Domenico Majolino, ha cominciato il percorso della subacquea tecnica per raccontare con le immagini le sue meraviglie sommerse sempre con maggiore consapevolezza e sicurezza. La partecipazione a progetti di studio, ricerca e documentazione sui relitti sommersi con il team di Ecosfera, rappresenta un ulteriore valore di arricchimento nel praticare questo splendido hobby
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