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Il Dipartimento di Scienze della Terra di UNIBA in Antartide: Il progetto italiano Disgeli

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: ANTARTIDE
parole chiave: DISGELI, Trattato Antartico, Antartide, UNIBA

 

Il primo dicembre del 1959 fu formalizzato a Washington il Trattato Antartico fra dodici dei Paesi partecipanti all’Anno Geofisico Internazionale (1957-58), che entrò in vigore il 23 giugno 1961.

Lo spirito del Trattato è quello di favorire gli usi pacifici di un continente con un territorio esteso più dell’Europa che per i suoi valori ecologici deve essere considerato oggetto di salvaguardia per tutta l’umanità. L’Antartide, con le aree artiche, rappresenta in qualche modo il frigorifero del pianeta Terra. I suoi ritmi e la sua dinamica glaciale producono l’energia che contribuisce ad alimentare, con altri processi, la circolazione delle masse oceaniche e la ridistribuzione di sostanze organiche e inorganiche alla base della catena trofica e delle risorse ittiche. È volontà del Trattato assicurare, nell’interesse dell’Umanità, la conservazione del sistema ecologico antartico, preservandolo quanto più possibile da ogni forma di sfruttamento e di inquinamento.

Ad oggi, i Paesi che aderiscono al Trattato Antartico sono 56 di cui 29 sono “Parti Consultive” e 27 “Parti Contraenti”. Le prime sono rappresentate da quei Paesi che hanno diritto di voto e potere decisionale vincolante per essere controllori dell’osservanza del Trattato; questi hanno diritto ad esserlo in quanto hanno sul territorio antartico almeno una base permanente e sono in grado di condurre ricerche scientifiche su quel territorio. Parti Contraenti sono invece quei Paesi che non svolgono direttamente alcuna attività in Antartide, ma riconoscono la necessità di regolare le presenze e le attività che lì si succedono.

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La N/R Laura Bassi attraversa una zona a pancake ice nella prima barriera di ghiaccio @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

Il Sistema del Trattato Antartico è un complesso di accordi multilaterali diretti a coordinare le attività di ricerca che si svolgono su di esso. Fra questi:

  • Convenzione sulla Protezione delle Foche (CCAS) del 1972
  • Convenzione per la Conservazione delle Risorse Marine (CCAMLR) del 1980;
  • Convenzione di Wellington del 1988 per la Gestione delle Attività Minerarie (non in pieno vigore);
  • Protocollo di Madrid del 1991 sulla Protezione Ambientale (in vigore dal ‘98)

In sostanza, il sistema di accordi sancisce che l’intero continente antartico è destinato ad essere una riserva naturale dedicata alla pace ed alla scienza per assicurare la conservazione, anche regimando la pesca ed istituendo aree di riserva integrale, proibendo qualunque forma di sfruttamento minerario. Per questo è realizzata una rete di scambi di conoscenze che dovrebbe essere alimentata da tutti i Paesi che realizzano in Antartide delle missioni scientifiche.

L’Italia ha aderito al Trattato Antartico il 18 marzo del 1981 e ne è divenuta Parte Consultiva il 5 ottobre 1987. Il PNRA, Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, di cui è garante il Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR), vi assicura le attività dal 1985. Il Programma ha il compito di promuovere e supportare la ricerca nazionale in Antartide, garantendo il mantenimento di adeguate infrastrutture per la ricerca e logistiche (in Antartide e in Italia) e il finanziamento di attività selezionate attraverso dei bandi competitivi.

Il PNRA è gestito da una Commissione scientifica nazionale per l’Antartide (CSNA) insediata preso il Ministero; le attività sono realizzate dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) per il coordinamento scientifico, dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) per la logistica e l’attuazione delle spedizioni, dall’Osservatorio Geofisico Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica della N/R Laura Bassi. Per le attività sul terreno sono state realizzate due basi che rappresentano lembi del territorio italiano: la Stazione Mario Zucchelli lungo la fascia costiera della Victoria Land e la Base Concordia gestita con la Francia, all’interno del Continente. Inoltre sono presenti due basi d’appoggio a Christchurch in Nuova Zelanda e a Hobart, Tasmania, in Australia.

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Icerberg e iceridge nella banchisa nella seconda barriera di ghiaccio @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

Il progetto DISGELI
Nell’ambito della 38a Spedizione Italiana in Antartide, è stato realizzato il progetto DISGELI – Drone-based acquISition and modelling of morpho-stratigraphic data alonG the TErra Nova Bay (Victoria Land, AntarctIca) coastline coordinato dal Dott. Gasperini del CNR ISMAR. Il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali (DISTEGEO) dell’Università degli Studi di Bari (UNIBARI) ha costituito una delle quattro unità operative del progetto insieme al CNR ISMAR di Bologna, dell’ENEA – Università di Bologna e dell’Università di Pisa. Tutte hanno fornito personale specializzato (ricercatrici e ricercatori, tecnici e tecnologi) per realizzare i rilievi in mare e a terra e, nelle sedi di appartenenza, per la preparazione della spedizione e per la successiva elaborazione dei dati.

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Pinguini di Adelia presso Adelie Cove @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

La 38a Spedizione Italiana in Antartide comprendeva anche progetti nel campo della Oceanografia fisica, della Geodinamica, della Fisica dell’atmosfera, della Biologia e dell’Ecologia e della Medicina.  

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LA N/R Laura Bassi in navigazione nel Gërlische Inlet della Baia di Terra Nova @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

Il progetto DISGELI è stato realizzato fra il 2021 e il 2023 grazie a due distinte campagne nel Mare di Ross e nella Terra Victoria. La presenza in Antartide è possibile per il periodo compreso fra ottobre e febbraio, periodo corrispondente all’estate australe, durante la quale le temperature e il clima, nonché le ore di luce permettono il lavoro sul terreno in parte privo di coperture nevose. Il  progetto DISGELI è stato realizzato fra il mese di dicembre e il mese di febbraio 2023 in due distinte fasi: la prima a bordo della N/R Laura Bassi, in navigazione nel Mare di Ross e nella Baia di Terra Nova, e la seconda a terra presso la base Italiana in Antartide, la Stazione Mario Zucchelli.

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La stazione Mario Zucchelli con il vulcano Melbourne sullo sfondo @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

Sfruttando innovative tecnologie robotiche e con l’ausilio dell’analisi di immagini satellitari sono stati raccolti dati geofisici e geomorfologici dei fondali marini e della geomorfologia del Gerlasche Inlet e delle Thetys Bay e dell’Adelie Cove, tutte parti della più ampia Baia di Terra Nova.

Obiettivi del progetto sono quelli di ricostruire:
– le variazioni della grounding line, cioè della linea che segna la massima estensione dei ghiacciai continentali in mare, a contatto con il fondale marino;

– le variazioni del livello del mare e della linea di riva e della fronte dei ghiacciai dopo l’ultimo massimo glaciale di circa 20mila anni fa;

– i tempi della riduzione delle coperture glaciali in relazione al riscaldamento del pianeta nelle ultime migliaia di anni a causa delle variazioni climatiche oggi accelerate dall’impatto antropico.

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sopra e sotto, fasi di prelievo di microcarote di sedimento per effettuare datazioni OSL  sui sedimenti delle “spiagge sollevate” della Thetys Bay @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

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I dati geofisici e i carotaggi dei fondali, raccolti durante le attività offshore svolte dalla R/V Laura Bassi, sono stati integrati con i rilievi morfo batimetrici della fascia costiera nell’intervallo di profondità 0-150 m realizzati da un Unmanned Surface Vehicle (USV) – sviluppato dal CNR ISMAR. Ancora essi sono stati integrati dai rilievi eseguiti su immagini satellitari presso i laboratori di DISTEGEO e con quelli derivanti da carotaggi realizzati onshore avendo come base la Stazione Mario Zucchelli.

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Una foca di Weddell nella Tethys Bay @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

I dati rilevati, in fase di elaborazione, saranno integrati in un Modello Digitale del Terreno al quale sarà dato significato morfologico e morfo evolutivo nel tempo dopo che saranno disponibili i risultati delle analisi condotte sui campioni raccolti grazie ai micro carotaggi ed ai campionamenti che realizzati sulle spiagge sollevate riconosciute lungo i litorali della Tethys bay e di Adelie Cove. La loro datazione, con metodi AMS e OSL,  permetterà di ricostruire i paleo-litorali e di individuare i relativi indicatori della posizione degli antichi ghiacciai e del livello del mare per fotografare, riconoscere e definire le relazioni tra le fasi di glaciazione del passato e le attuali fasi di riscaldamento locale e di tutto il pianeta.

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Fasi di approntamento della stazione di controllo dell’USV del CNR ISMAR in Adelie Cove @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra

Pur ancora in assenza di risultati definitivi della 38a Spedizione, l’essere riusciti a realizzare tutti i rilievi in mare e sul terreno previsti dal progetto DISGELI rappresenta già il successo di una attività complessa realizzata in un ambiente ostile grazie all’abnegazione di tutto l’equipaggio marinaresco e scientifico, logistico, tecnico ed amministrativo sia della N/R Laura Bassi che della Stazione Mario Zucchelli. Le attività sul terreno e in mare si sono avvalse del supporto tecnico di tutte le Forze Armate Italiane (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri) che con il personale civile di ENEA e con gli equipaggi degli elicotteri e del fantastico DC3 hanno costruito le condizioni perché tutte le attività fossero condotte in sicurezza per garantire il pieno successo di uno sforzo, quello della permanenza in Antartide, che è vanto di tutta l’Italia e avanguardia scientifica nel contesto internazionale.

Giuseppe Mastronuzzi

è vietata la riproduzione delle foto @PNRA – photo credit g.mastronuzzi@pnra
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