livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: ITALIA
parole chiave: Marina Militare italiana, Regia Marina italiana
La nascita della bandiera della Regia Marina
Tutto ebbe inizio con il proclama di Carlo Alberto di Savoia-Carignano del 23 marzo 1848, che istituiva la nuova Bandiera tricolore del Regno di Sardegna. Il decreto si riferiva alle bandiere per le nostre truppe quindi solo per l’Esercito ma non per la Marina Sarda, per la quale fu necessario provvedere con il Regio Decreto del 15 aprile 1848 che disponeva: “ omissis … volendo che la stessa bandiera che quale simbolo dell’unione italiana, sventola sulle schiere da Noi guidate a liberare il sacro suolo d’Italia, sia inalberata sulle Nostre Navi da guerra e della marineria mercantile, ordiniamo: Le Nostre Navi da guerra e della marineria mercantile inalbereranno, quale bandiera nazionale, la bandiera tricolore (verde, bianco e rosso ) con lo scudo di Savoia al centro. Lo scudo sarà sormontato da una corona per le navi da guerra. … omissis “.
Al momento della costituzione della Regia Marina Italiana, avvenuta il 17 marzo 1861, le navi inalberavano la bandiera nazionale, cioè il Tricolore verde, bianco, rosso, con lo scudo sabaudo con bordo azzurro, sormontato dalla corona reale. La bandiera di bompresso, nella forma rimasta in uso fino al 1946, fu istituita con il Regio decreto del 22 aprile 1879: “La bandiera di bompresso che le Regie Navi devono tenere stando all’ancora sarà di forma quadrata con croce bianca verticale in campo rosso, contornata d’azzurro … “.
Il 30 dicembre 1939, l’ammiraglio Domenico Cavagnari, in qualità di Sottosegretario di Stato per la Marina, chiese alla Regia Consulta Araldica del Ministero dell’Interno di riconoscere uno stemma alla Regia Marina costituito da elementi caratteristici della storia navale del nostro Paese, specificando che “l’emblema araldico della Marina sarà applicato allo scafo delle RR. Navi, sull’estrema prora, al posto della stella a cinque punte attualmente prescritta“. Il che non è mai avvenuto. Furono quindi presi come riferimento i simboli della antica marina romana, che assicurò il potere nel Mediterraneo per oltre cinque secoli, e delle quattro potenze marittime che governarono il mare per molto secoli, le Repubbliche marinare di Genova, Venezia, Pisa ed Amalfi. Lo stemma era sovrapposto da uno scudo sabaudo affiancato, nel particolare periodo storico, dai fasci littori, e sormontato da una corona turrita e rostrata (massima onorificenza navale romana che veniva concessa dal Senato romano ai propri comandanti navali).
La corona rostrata o corona navalis o corona classica (da classis cioè della flotta) fu assegnata per la prima volta a Marco Attilio Regolo nel 257 a.C. per la vittoria navale di Capo Ecnomo nella I guerra punica. In seguito la ricevette anche Marco Terenzio Varrone da Pompeo Magno a seguito degli straordinari risultati durante la guerra ai pirati.
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La richiesta di Cavagnari sfociò nel decreto del 20 settembre 1941 che istituiva ufficialmente il simbolo della Regia Marina italiana, che veniva così descritto: « Inquartato: al 1º (Marineria Veneta) di rosso al leone di San Marco con la spada e con il libro degli Evangeli chiuso, quale si usava in tempo di guerra; al 2º (Marineria Genovese) d’argento alla croce di rosso; al 3º (Marineria Amalfitana) d’azzurro alla croce biforcata d’argento; al 4º (Marineria Pisana) di rosso alla croce pisana d’argento; sul tutto l’insegna Sabauda affiancata da due fasci Littori d’oro. Lo scudo sarà contornato da un cavo torticcio d’oro e sormontato da una corona formata da un cerchio con motivi alternati di rostri e di ancore romane, cimato di quattro torri (tre visibili) merlate alla guelfa, fiancheggiato da due prore rostrate che sporgono lateralmente, il tutto d’oro. ».
In particolare il quarto di Venezia fu subito oggetto di numerosi contributi di riflessione, a partire dall’ottimo saggio dell’Ammiraglio Antonio Severi pubblicato sul numero di marzo 1991 del “Bollettino d’Archivio» dell’Ufficio Storico della Marina Militare.
Anche l’araldista Giorgio Aldrighetti, cui si devono diversi studi sul leone marciano, sollevò più volte la questione. Il Decreto non consentiva un’unicità di rappresentazione per cui il miniaturista del 1941 rappresentò molti elementi a gusto, per così dire personale. Ad esempio, nel quadrante (tecnicamente chiamato quarto) di Venezia, il leone poggia la zampa sul libro del vangelo poco definito e con le zampe posteriori poggianti sul vuoto, in contrasto con il leone del simbolo originale che la Repubblica di Venezia aveva voluto con le zampe saldamente poggiate sulla terraferma per ricordare i propri vasti domini. Inoltre la spada e il libro chiuso furono rappresentati dal disegnatore come simbolo di guerra.
Un noto araldista, Michele D’Andrea, in un suo studio dal titolo “Per uno stemma rinnovato della Marina Militare” descrive l’evoluzione del simbolo della Marina nei suoi diversi momenti storici. D’Andrea nel suo saggio sottolinea le difformità tra il quarto “di Venezia» della Marina e lo stemma della città di Venezia. Curiosamente, Genova, Pisa e Amalfi furono rappresentate nelle loro tradizionali vesti araldiche, ma questo non avvenne per la Repubblica marinara di Venezia, forse la più eminente, che perse nel disegno molte delle sue connotazioni. La scelta del fondo rosso, al posto dell’originale azzurro potrebbe essere spiegato con il fatto che l’azzurro avrebbe confuso il confine tra il simbolo di Venezia e quello di Amalfi (entrambi su fondo azzurro). D’altro canto non sarebbe stato possibile invertire l’ordine dei quarti, in quanto il principio gerarchico, stabilito nel 1942, prevedeva un ordine ben preciso ponendo Amalfi al terzo posto (verosimilmente perché più antica di Pisa). Di fatto, l’unica rappresentazione disponibile dello stemma della Regia Marina è l’immagine a tempera allegata al decreto del settembre 1941, a cui non seguirono però disposizioni esecutive per l’uso a bordo delle navi da guerra. Nel 1946 lo stemma, depurato dai fasci littori, incominciò ad essere impiegato nei diplomi di conferimento di onorificenze militari.
Lo stemma della Marina Militare repubblicana dal 1946 fino al 2012
La rimozione dello stemma sabaudo e dei fasci littori, necessaria con la nascita della Repubblica Italiana, avvenne nel giugno 1946, quasi in contemporanea con il cambio di nome della Regia Marina nell’attuale Marina Militare. Tutto fu sancito con il decreto legislativo n. 1305 del 9 novembre 1947, emanato dall’allora capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, che istituì anche la bandiera di forza armata:
«Per la Marina militare, la bandiera navale è costituita dal tricolore italiano, caricato, al centro della banda bianca, dall’emblema araldico della Marina militare, rappresentante in quattro parti gli stemmi delle Repubbliche marinare (Venezia, Pisa, Genova, Amalfi) e sormontata da una corona turrita e rostrata. »
In realtà il disegno delle bandiere della flotta continuò ad essere interpretato, a causa della vaghezza descrittiva del decreto legislativo che non specificava fogge e dimensioni. Col tempo, nelle pubblicazioni edite dallo Stato Maggiore della Marina apparvero differenti versioni della corona turrita e delle prue rostrate i suoi lati. Questa libertà artistica si notò anche sui crest di ottone delle unità navali. Basta recarsi in un qualsiasi circolo della Marina militare o in un Musei navale ed osservare le variazioni sul tema, alcune tra l’altro di pregevole gusto artistico.
Lo stemma della Marina fu rinnovato nel 2012
Finalmente nel 2012, per ovviare alle tante difformità, lo stemma della Marina Militare fu rivisto completamente, in particolar modo il quarto di Venezia, la croce pisana e la corona. Se ne occupò l’araldista Michele d’Andrea, autore, tra l’altro, del primo tentativo di modifica del leone di Venezia realizzato durante la realizzazione della bandiera del Battaglione San Marco. Essendo i decreti del 1941 e del 1947 molto approssimativi, gli interventi di modifica del nuovo stemma non necessitarono un nuovo decreto. Lo stemma rinnovato nella forma attuale fu ufficializzato con un foglio d’ordine della marina (FOM), il n. 52 del 16 dicembre 2012.
Che cosa è cambiato?
Nel nuovo stemma, si apprezza una nuova forma delle prue, simili alle prue bronzee che ornano il basamento delle aste portabandiera del Vittoriano. Le torri laterali mostrano una maggiore tridimensionalità e sono più simili al castelletto ligneo collocato nella porzione anteriore delle navi militari romane. L’ancora centrale è stata rimpicciolita e nel cerchio della corona sono scomparse le cordonate.
Il leone di san Marco è diventato più muscoloso e leonino, con una criniera più folta, zampe più possenti e una coda meno rigida. Il mare (cinque righe di onde) che lambisce una visibile terraferma dove è poggiato, sotto la zampa anteriore sinistra del leone, Anche il libro chiuso, rilegato in cuoio rosso, appare più definito. Il simbolo di Pisa è stato privato delle nervature interne ed i pomi non hanno più le linee di contorno, come se fossero saldati alla croce ora più dilatata. Infine, è stato ridotto lo spessore del cavo ritorto d’oro per far risaltare i simboli araldici.
Un nuovo stemma per la nostra Marina che si colloca tra le maggiori marine militari del mondo non solo per la sua moderna flotta, ormai in toto “made in Italy”, ma per la qualità del suo personale, non secondo ad altri per professionalità e comportamento.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Buongiorno a tutti. Dopo molto tempo dalla sua pubblicazione, ho riscontrato un grosso errore sul testo da me spedito a riguardo del nuovo stemma e bandiera entrati in vigore il 26 dicembre 2012. L’errore è imputabile ad un copia incolla veloce del testo, dove erroneamente è stato riportato il nome dell’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, al posto di quello dell’Ammiraglio di Squadra Luigi Binelli Mantelli,allora Capo di Stato Maggiore della Marina, vero artefice della “ufficializzazione” del nuovo stemma e relativa della bandiera. Orazio Mezzetti.
Grazie : ho provveduto alla correzione
Sono convinto che qualsiasi uomo legato o appartenente alla Marina Militare italiana, debba con orgoglio e determinazione difenderne la propria storia, la propria cultura, compresi quei simboli che ne ingrandiscono e accompagnano gli ideali. Mi riferisco ahimè, alla precedente bandiera della Marina Militare italiana, in uso fino al dicembre 2012, un drappo sacro, che ha avvolto ed accarezzato con il proprio battente molti nostri eroi, caduti nell’adempimento del loro dovere. Una bandiera da molti definita la più bella del mondo, la più invidiata in assoluto, esteticamente superba, ma che è stata praticamente violentata e offesa. Perché si è reso necessario cambiarla? Per i non addetti al mondo dell’araldica, la nuova bandiera potrebbe sembrare anche bella, o forse solo piacevole, di facile lettura. Invece dal profilo araldico e vessillologico (scienza delle bandiere) questo stemma si presenta come un’accozzaglia di scelte sbagliate, di brutti interventi, di imperdonabili errori, di inserimento di simboli che appartengono ad altre nazioni, di un stravolgimento categorico, mascherato da modesto restyling, come viene affermato dall’araldista Michele D’Andrea nel suo studio dal titolo “Per uno stemma rinnovato della Marina Militare”, intervento forse cercato e voluto dall’Ammiraglio Binelli Mantelli, con il supporto araldico-tecnico del su menzionato Michele D’Andrea. Le motivazioni per il “piccolo restyling” come è stato definito, sono legate, pare, alla scusa di una insufficiente e incerta blasonatura dello stemma in questione, soprattutto del quarto della marineria veneta, che è stato il più stravolto e “tagliato”. Nello stesso quarto sono state tolte le bellissime simbologie che erano inserite sotto il leone di San Marco, solo perché non se ne conosceva il giusto significato! E ancora il restyling della nuova corona navale che porta gravissimi errori di stile di storia e proporzioni, lo sfondo del quarto di Amalfi, che cozza contro le ferree leggi della vessillologia e del codice pantone ad essa legato, il sacrilego inserimento della nuova croce del quarto di Pisa, quella pomata e circolare, che tanto assomiglia al simbolo in uso francese e occitano. Ma sarebbe difficile approfondire in questo modesto spazio i vari argomenti annunciati, ma, se il Dott. Andrea Mucedola, curatore del sito, mi permetterà la pubblicazione in questo spazio della mia relazione su questo caso, sono disponibile a darne il consenso.
Orazio Mezzetti, CTU in araldica del Tribunale di Ferrara
Grazie dottor Mezzetti, commento molto interessante