.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVI SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: Amerigo Vespucci, Caraibi, Brasile, Colombia
.
Tutti conoscono l’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana nota come la nave più bella del mondo. Questo veliero, nursery di futuri comandanti, prese il nome da un grande navigatore fiorentino del sedicesimo secolo, le cui scoperte cambiarono le conoscenze nautiche della sua epoca.
.
l’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina militare italiana prese il nome dal celebre navigatore Amerigo Vespucci che, nel XVI secolo, scoprì numerose nuove terre tra cui il Brasile
Un secolo in cui, un altro grande Italiano, Cristoforo Colombo, scoprì il nuovo continente cambiando la storia del mondo. Il fiorentino Amerigo Vespucci, come vedremo, non gli fu da meno e con le sue scoperte ed osservazioni apri una nuova era nella navigazione astronomica.
Chi fu Amerigo Vespucci?
Amerigo Vespucci nacque a Firenze il 18 marzo 1454, terzo figlio di un notaio fiorentino, Nastagio o Anastasio Vespucci, e di una nobildonna di Montevarchi, Lisa (Elisabetta) Mini, in una famiglia quindi benestante e di nobili origini.
Amante delle arti e delle scienze, su incarico di un banchiere di Firenze, Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, si trasferì nel 1489 a Siviglia, in Spagna, dove affascinato dal contatto con la gente di mare sviluppò ancor di più il suo desiderio di viaggiare verso l’ignoto. In quel fecondo periodo incontrò anche un visionario genovese, chiamato Cristoforo Colombo, anche lui grande marinaio alla ricerca di sovvenzioni per i suoi viaggi di esplorazione. Un capitano che li a poco avrebbe scoperto oltre l’oceano l’isola di Guanhami, l’odierna Waitling nelle Bahamas, che lui battezzò San Salvador, aprendo l’era moderna. Fu a seguito di questa grande scoperta geografica, avvenuta il 12 ottobre 1492, che Amerigo Vespucci imbarcò come pilota di Alonso de Hojeda, incaricato di esplorare per conto della Corona di Spagna le coste meridionali del continente americano. Il primo viaggio avvenne tra il 1497 e il 1498, in compagnia di Juan de la Cosa (celebre cartografo e pilota cantabrico), sotto il comando di Juan Diaz de Solis. La spedizione, voluta dal re Ferdinando II di Aragona, aveva lo scopo di calcolare la distanza tra l’isola di Hispaniola (scoperta da Colombo) e la terraferma. Fu così che le navi approdarono nell’attuale Colombia, probabilmente nella penisola della Guajira.
Un navigatore ed esploratore eccezionale
I diari del Vespucci sono fonti incredibili di conoscenza antropologica in cui egli descrisse minuziosamente usi e costumi degli indigeni locali. Inizialmente la spedizione si diresse verso la laguna di Maracaibo che, ricordando a Vespucci la laguna di Venezia, viene chiamata Venezuela, ovvero piccola Venezia. Dopo aver costeggiato le coste del Centro America e navigato nei Caraibi, tra la Florida e l’isola di Cuba, la spedizione rientrò in Europa, portando con sé un patrimonio cartografico e etnologico importante.
.
Il secondo viaggio di Vespucci verso il continente americano avvenne tra il 1499 e il 1500, nel corso della spedizione diretta da Alonso de Hojeda: anche questa volta, è presente Juan de la Cosa. Arrivati nei pressi della Guyana, Vespucci si separò da de Hojeda e decise di proseguire in direzione sud, fino a giungere circa a 6 gradi Sud, alla foce del Rio delle Amazzoni scoprendone l’estuario. Parlerà del suo arrivo tra la bocca nord e la bocca sud (Parà) del fiume in una lettera inviata a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.
Anche di tale viaggio, Amerigo lascia in eredità numerose descrizioni relative alla fauna incontrata (a stupirlo fu la bellezza dei pappagalli) ed alle popolazioni locali. Fu proprio durante questo viaggio che individuò quel gruppo di stelle che in seguito verranno denominate “Croce del Sud“, una costellazione che indica la direzione del Sud geografico. La spedizione si concluse rientrando verso nord, passando nei pressi del fiume Orinoco e dell’isola di Trinidad prima del ritorno in Spagna.
.
Amerigo Vespucci intraprese quindi un terzo viaggio, questa volta al servizio del Portogallo, in una spedizione guidata da Gonzalo Coelho, fino alle isole di Capo Verde dove incontrò Pedro Alvares Cabral che con le sue navi era in procinto di rientrare dall’India verso il Portogallo. Nell’arcipelago africano, conobbe Gaspar da Gama, un esploratore ebreo che gli descrisse con cura la vegetazione, la fauna ed i popoli indiani.
Dalle reciproche conoscenze Vespucci comprese che i luoghi che aveva scoperto nei suoi viaggi precedenti non potevano far parte dell’Asia e doveva quindi trattarsi di un nuovo continente.
Insieme con Coelho, navigando verso Occidente, giunse nei pressi delle coste del Brasile e, il primo giorno dell’anno 1502, raggiunse una meravigliosa baia che fu battezzata Rio de Janeiro (Janeiro in portoghese è gennaio). Il viaggio avventuroso continuò verso sud, nella direzione del Rio de la Plata (nominato, inizialmente, Rio Jordan) per poi proseguire fino a 52 gradi Sud di latitudine, a poca distanza dallo stretto che, scoperto dal portoghese Ferdinando Magellano ben diciotto anni più tardi, ne prenderà il suo nome. Vespucci, forse frenato dalle basse temperature, non si spinse oltre la Patagonia. Nei suoi scritti descrisse, di fatto scoprendole, nuove stelle come Alfa Centauri e Beta Centauri, ai tempi invisibili alle latitudini mediterranee ma di cui si trovava traccia negli scritti antichi. Una scoperta straordinaria che solo in seguito fu compresa per la sua importanza.
Nel biennio 1503-1504, sempre agli ordini dei Portoghesi, intraprese un quarto viaggio che lo portò a scoprire prima un’isola in mezzo all’oceano, in seguito chiamata isola di Fernando de Noronha, e poi le coste brasiliane. Si trattò di un’esplorazione che non condusse a nuove scoperte particolarmente significative ma che gli permise di realizzare molte osservazioni stellari e dedurre un nuovo metodo per individuare, con la tecnica della distanza lunare, la longitudine.
Grazie alle sue non comuni competenze ed esperienze, Vespucci si adoperò ad insegnare ai futuri navigatori ad utilizzare l’astrolabio e il quadrante per le misure stellari, all’epoca unici strumenti per la navigazione di altura. Nel 1508 Amerigo Vespucci fu nominato dal re Ferdinando II di Aragona “Piloto Mayor de Castilla” responsabile dell’organizzazione dei viaggi verso le “terre nuove” e della formazione dei giovani cartografi e piloti.
Amerigo Vespucci morì a Siviglia il 22 febbraio 1512, indossando l’abito francescano, cosa che aveva fatto anche Colombo e, come espressamente richiesto, lasciò tutti i suoi beni alla moglie Maria Cerezo dalla quale non ebbe figli. Amerigo Vespucci è riconosciuto come uno degli esploratori più importanti del Nuovo Mondo che prese meritoriamente il suo nome (Amerigo – America). Anche questa storia merita di essere raccontata.
Un continente col suo nome
Sebbene alcuni pensino il contrario, fu il cartografo Martin Waldseemuller a rinominare il continente con il femminile del suo nome in latino (cioè Americus Vespucius) nella “Cosmographiae Introductio“. Il nome del grande navigatore fu inserito sul planisfero da lui disegnato nel 1507, seguito da tutti i cartografi di tutta l’Europa. Così al suo nome fu associato il Nuovo Continente. Dal punto di vista nautico, ciò che lo rese famoso non furono tanto i suoi viaggi transatlantici e le sue doti di marinaio ma le deduzioni di carattere teorico che seppe trarre durante le sue navigazioni. La sua importanza «resta legata alle sue competenze e alla capacità dimostrata nel comprendere e divulgare le novità di carattere cosmografico e geografico apportate dalla scoperta dell’America» (Luzzana Caraci).
Amerigo Vespucci era in possesso di una preparazione cosmografica e geografica che potremmo definire eccezionale per la sua epoca, unita all’abilità nell’uso di tutti gli strumenti nautici come il quadrante, l’astrolabio, la bussola (usata per la misura delle direzioni) ed il compasso per la misura delle distanze esistenti o percorse; questi strumenti erano utilizzati per orientarsi o per posizionarsi in mare aperto mediante precise misure, per quell’epoca, delle altezze degli astri celesti. Teniamo conto che all’epoca non esisteva ancora un metodo per misurare la longitudine mancando il cronometro, per cui la navigazione veniva ancora effettuata per latitudine. La longitudine veniva quindi stimata grazie alle conoscenze geografiche.
Ciò nonostante, il concetto era compreso e venivano fatti tentativi di stimarla come quello pensato da Vespucci. Il grande navigatore fiorentino ne ideò uno che descrisse in quattro lettere (inviate a Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, da Siviglia il 18 o 28 luglio 1500, da Capo Verde il 4 giugno 1501, da Lisbona alla fine luglio 1502, e un’altra, in un frammento, della fine del 1502).
La prima e la seconda lettera testimoniano i calcoli di longitudine effettuati mediante l’applicazione del suo innovativo e ingegnoso sistema ‘delle distanze lunari’ che sfruttava la differenza oraria in cui sarebbe stata osservata la congiunzione della Luna con Marte nel luogo in cui si trovava al momento dell’osservazione con quella prevista in Europa. Oggigiorno i sestanti moderni “fermano” la misura ai secondi di osservazione (non all’ora come Amerigo Vespucci) basandosi su uno strumento fondamentale per il calcolo che non esisteva all’epoca: il cronometro.
Molto ci sarebbe ancora da raccontare su Amerigo Vespucci, un gigante del mare le cui scoperte ed intuizioni tutti i marinai dovrebbero conoscere, ma ci torneremo con altri articoli.
.
Alcune delle foto presenti in questo blog sono prese dal web, pur rispettando la netiquette, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o chiedere di rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.