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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: V SECOLO a.C.
AREA: MAR EGEO – MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Persiani, Greci, Anatolia, Lade, Dionisio di Focea
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Dopo la resa delle colonie greche in Anatolia, Aristagora tiranno di Mileto, convinse Artaferne (satrapo della Lidia e fratello di Dario I) ad allestire una flotta e un esercito per attaccare le Cicladi, che avrebbero fatto da ponte per la conquista della Grecia. Nel 499 a.C. Aristagora, lanciò una spedizione congiunta con il satrapo persiano Artaferne per conquistare Nasso, che si era ribellata al potere persiano. La missione fallì e Aristagora, non essendo in grado di rimborsare Artaferne, avvertendo la sua imminente destituzione dal ruolo di tiranno di Mileto, decise di incitare tutta le città della Ionia a ribellarsi contro il re persiano Dario I, il Grande. Aristagora si pose al comando di una improvvisata ribellione contro i Persiani, in pratica facendo un’autoproclamazione di indipendenza, fatta durante una riunione religiosa annuale, chiamata Koinòn, che si svolgeva nel santuario dedicato a Poseidone nella città di Priene. Curiosamente, nonostante l’iniziale accordo, in tale occasione non venne eletto nessuno stratega militare per organizzare le truppe, un grave errore che ebbe il suo peso nella campagna militare seguente.
Nel 499 a.C. Aristagora, consapevole della debolezza e delle divisioni interne alle polis, chiese quindi aiuto alle città continentali della Grecia che nel 498 a.C. fornirono un contingente di 25 navi (20 navi da Atene, 5 da Eretria). Tra di esse Sparta, memore della sconfitta subita nel 526 a.C. nel tentativo di soverchiare il tiranno Policrate di Samo, non volle intervenire in una guerra che di fatto si sarebbe svolta oltre l’Egeo. Nel frattempo, la rivolta si estese alla Caria, alla Licia ed a Cipro.
Gli Ioni, che abitavano la regione costiera dell’Asia Minore sull’Egeo (comprendente anche alcune isole), insieme ai loro alleati greci, decisero di spingersi verso l’entroterra riuscendo a giungere, inaspettatamente, fino alla città persiana di Sardi, che venne conquistata e messa a ferro e fuoco. L’occupazione di Sardi risvegliò altre città che si unirono alla rivolta, tra esse anche quelle poste nell’isola di Cipro, che sarebbe stata in seguito teatro di notavoli scontri. I Persiani iniziarono subito i preparativi per vendicarsi di questo affronto e, dopo aver radunato un’armata in Cilicia, si imbarcarono dirigendosi verso l’isola di Cipro, considerata un isola strategica per il controllo del Mediterraneo orientale.
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Onesilo, re usurpatore di Salamina, era a capo della ribellione dell’isola e, saputo dei preparativi persiani, richiese l’aiuto dei Greci asiatici. La battaglia navale, avvenuta nel 497 a.C., fu vinta dai Greci, ma l’esercito persiano, ormai sbarcato, ebbe ragione dei rivoltosi e Cipro tornò sotto il controllo dei Persiani. Di fatto, nonostante la vittoria terrestre, i Persiani persero la componente più importante della loro flotta, cioè quella fenicia, cosa che comportò ben tre anni per poterla ricostituire. Nel frattempo, sul fronte terrestre, le cose continuarono a peggiorare per i Greci: persero la Troade e l’Ellesponto, e Mileto rischiò l’assedio. L’esercito persiano, invece di assediare subito Mileto, preferì attaccare l’esercito dei ribelli a Caria. Un’azione errata che fu sfavorevole ai Persiani, lasciando Artaferne senza soldati e con una flotta da ricostruire. La sua fortuna fu la disorganizzazione e la non lungimiranza dei Greci militare che non approfittarono dell’occasione dando ai Persiani un periodo di non belligeranza durante il quale poterono riorganizzarsi.
Arriviamo ora alla battaglia navale di Lade
Nel 494 a.C., i Persiani decisero di sferrare l’attacco decisivo alla potente città ribelle di Mileto. Partiti dalla Cilicia con una flotta imponente, composta da oltre 400 navi, attaccarono Rodi che resistette eroicamente fino alla sua resa nella speranza vana di ricevere rinforzi. Poco dopo gli Achemenidi concentrarono la loro flotta al largo della città, presso l’isoletta di Lade. Gli Ioni, dopo aver deciso di non organizzare una difesa terrestre, secondo Erodoto, organizzarono una nuova flotta di 353 triremi posta sotto il comando di Dionisio di Focea. Di lui non si sa molto. Fu un valente combattente in mare originario di Focea con una visione marittima superiore alla maggior parte degli altri possibili leader. Dionisio di Focea osservò che il morale dei suoi uomini era basso e gli equipaggi mancavano di disciplina e di sufficiente addestramento. Di fatto Dionisio si rese conto che gli equipaggi erano impreparati per l’imminente battaglia, e convocò un’assemblea generale.
Secondo Erodoto, Dionisio si rivolse agli equipaggi dicendo: “ La nostra situazione è certo posta sul filo di un rasoio, o Ioni, o esser liberi o esser schiavi, e per di più schiavi fuggitivi: ordunque, se voi siete disposti a sopportare disagi, per il momento avrete fatiche ma, una volta superati gli avversari, riuscirete a essere liberi. Se invece vi comporterete con mollezza e indisciplina, io non ho alcuna speranza che possiate evitare di essere puniti dal Gran Re per la rivolta … “. Dove il titolo “Gran Re” si riferiva a Dario I, a capo della dinastia degli Achemenidi, sovrano persiano che godeva di poteri assoluti sia in campo politico che spirituale.
Dionisio iniziò quindi ad imporre diverse ore di esercizi marziali al giorno, cosa che non piacque molto agli Ioni (forse più inclini all’ozio che alla guerra), iniziando a pianificare l’ordine e le tattiche di battaglia della flotta. In particolare, si adoperò ad istruire i rematori ed i soldati nel combattimento navale. Dopo una settimana, il dissenso cominciò però a manifestarsi tra i ranghi dei soldati di Samo, in particolare perché non contenti del fatto che Dionisio, che era arrivato con solo tre navi, esercitasse una così forte influenza sul resto della flotta. Questa mancanza di consenso comportò che, all’iniziò la battaglia, molte delle navi ioniche si rifiutarono di impegnarsi contro i Persiani ed alla fine quasi 120 delle 350 navi da guerra greche abbandonarono la battaglia, lasciando annientare le rimanenti navi greche.
In realtà, all’inizio della battaglia, la formazione di attacco ionica, che attaccava in linea di fila (usando la tattica del diekplous), si sfaldò perché gli equipaggi di alcune navi di Samo e Lesbo, tradirono dopo essersi accordati con il nemico. Questo comportò che 49 navi da guerra, provenienti da Samo, lasciarono lo schieramento con altre 70 imbarcazioni, provenienti dall’isola di Lesbo, provocando una reazione a catena che decimò il potenziale d’attacco.
Nonostante ciò, Dionisio di Focea continuò a combattere i Persiani affondandone tre navi da guerra prima di essere costretto a ritirarsi durante le ultime ore della battaglia. La rimanente flotta greca fu annientata e quindi la città di Mileto venne assediata sia per mare che per terra. Poco tempo dopo la città cadde e fu costretta ad arrendersi, i Milesi furono resi schiavi e deportati in Mesopotamia ed il porto distrutto. L’anno seguente, 493 a.C., furono sottomesse anche le ultime città ioniche ribelli.
Dionisio ritornò a Focea e, come spesso accadeva in quei tempi lontani, diventò un pirata, attaccando diverse navi mercantili e sequestrando il loro carico. Quindi si diresse verso la Sicilia dove, nei suoi ultimi anni, continuò ad esercitare la pirateria contro i mercanti cartaginesi e di Tirso. Aristagora, ormai caduto in disgrazia, si rifugiò in Tracia dove tentò di fondare una nuova colonia, ma venne ucciso dai Traci.
in anteprima dracma ionia di Mileto con testa di Aristagoras – catalogo Deppert-Lippitz 221
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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