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livello elementare
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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: SARDEGNA
parole chiave: immersioni, subacquea, fotografia
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L’arcipelago di Corona Niedda si trova in un meraviglioso tratto di costa che da Bosa Marina scende sino a Santa Caterina di Pittinuri, nel Comune di Tresnuraghes.
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Anche se è possibile raggiungere questi scogli da terra percorrendo un ripido sentiero, è preferibile raggiungerli dal mare. Se provenite da Oristano, prendete la provinciale 54 in direzione nord, mantenendo la destra al primo bivio per poi prendere la Strada Statale SS 292 in direzione Tresnuraghes, superare i paesi di Riola Sardo, Cuglieri e Sennariolo e per arrivare a Tresnuraghes. Da Tresnuraghes, preferibilmente in fuoristrada, prendete la strada per San Marco, svoltate a destra nella parte sud del paese. Dopo qualche chilometro svoltate di nuovo a destra nei pressi della torretta della forestale e proseguite nel sentiero sterrato (per i mezzi non fuoristrada fermarsi alla fine del tratto pianeggiante e proseguire a piedi) fino a trovare il ripido sentiero che porta alle calette (circa 20-30 minuti). Le calette di Corona Niedda, in pratica delle cale di piccole dimensioni, sono spesso deserte, ed il loro arenile è costituito da sabbia dorata e ciottoli di media dimensione. L’acqua è di un incredibile colore verde-blu, il fondale è roccioso e scende verso il largo. Se cercate le comodità di una spiaggia attrezzata, lasciate perdere. Ma se siete alla ricerca di un luogo incontaminato, questo posto fa per voi. Sarete inseriti in un ambiente puro, senza confort ma incredibilmente bello.
Inutile dire che il sistema migliore per raggiungerle è con il gommone
Noi ci siamo avvalsi dei servizi del Bosa diving di Vincenzo Piras che, oltre ad un impeccabile servizio, ci ha descritto con accuratezza l’ambiente geologico e biologico locale. Il tragitto da Bosa è breve (all’incirca 20 minuti di gommone) e consente di ammirare la costa a sud di Bosa caratterizzata da molte cale e torri di avvistamento. Gli scogli di Corona Niedda, dove abbiamo effettuato l’immersione, si stagliano all’orizzonte. Sono isolotti di pietra basaltica e lava che sovrastano la superficie di un mare di un azzurro intenso. L’insieme di questa costellazione di rocce dista poco lontano dalla costa ed è considerato dagli esperti un’oasi ecologica tra le più rare della Sardegna.
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Oggi parliamo delle immersioni che si possono effettuare oltre questi scogli, in prossimità della secca omonima (chiamata anche Su Puntillone). Dalla parte superiore della secca si dipartono numerosi canaloni che scendono dolcemente verso il fondo, a circa 38 metri di profondità. Sul cappello, intorno al 14 metri, troviamo un fondale sabbioso, ricco di posidonia e alghe, da cui si aprono lateralmente cigliate rocciose popolate da aragoste anche di notevoli dimensioni, dentici e anche qualche cernia.
Nel settore nord si raggiunge il fondo in corrispondenza di una ampia cavità passante conosciuta come Grotta di Corona Niedda. Si imbocca l’ingresso della cavità nel lato est, attraversandola tutta con la possibilità di fuoriuscire da un’apertura verticale creatasi a causa del collasso della struttura o da una opposta (verso ovest) ben illuminata. Un passaggio facile e ben illuminato che garantisce ottimi spunti fotografici anche se è presente molto particolato.
Raggiunta la parete nord-ovest si prosegue in un circuito in senso antiorario. Nel settore sud si individua una seconda cavità conosciuta come Grotta delle Cernie. Ai margini della parete sono posti grandi macigni con ampie tane. Su una piazzola di sabbia è visibile una grande ancora in ferro di una tonnara posta ad una profondità di circa ventotto metri, parzialmente insabbiata.
L’immersione prosegue esplorando il sommo della secca a -15 metri ricchissima di echinodermi di grandi dimensioni. Un secondo itinerario si sviluppa nel versante est in corrispondenza di alte pareti. Un tempo era meta di corallari ma ci dicono che il corallo rosso è ormai scomparso.
Cosa si può incontrare: saraghi, serrani, cernie, aragoste, gronghi, murene, salpe, organismi bentonici tra cui spugne coloratissime ed echinodermi di grandi dimensioni.
Fotografia: ambiente e macro
Le foto subacquee sono state effettuate con attrezzature EASYDIVE, Strobe INON Z 240 TYPE 4, fotocamera CANON, illuminatore SOLAS 800
@ photo credit andrea mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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