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Reportage: La secca principale del Banco di Santa Croce

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: ODIERNO
AREA: MAR MEDITERRANEO – CAMPANIA – NAPOLI
parole chiave: immersioni, banco Santa Croce

 

Salve a tutti, oggi vi porto sul meraviglioso Banco di Santa Croce. Il Banco, una zona di tutela biologica istituita nel 1993 nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, è costituito principalmente da cinque grandi pinnacoli rocciosi lungo le cui pareti, più o meno scoscese, può essere osservata una grande varietà di vita marina di una bellezza difficilmente immaginabile per un tratto di mare di fatto prospiciente la foce del fiume Sarno. 

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Immacolata Moccia

E’ proprio grazie  al suo apporto di nutrienti, che tendono a rendere torbide le acque superficiali, che si viene  a generare un ambiente perfetto per lo sviluppo di organismi sciafili. Questo sito di immersioni si trova nel tratto di mare di Vico Equense, facilmente raggiungibile dal porto di Castellammare di Stabia, ed è segnalato da una meda gialla in direzione del Vesuvio. Il Banco di Santa Croce, tra i più belli del Mediterraneo per la ricchezza di flora e fauna, è caratterizzato da una biodiversità notevole; da due anni a questa parte, nei periodi tra maggio e settembre, si è notato un aumento  qualitativo  e quantitativo delle specie presenti. Non mancano incontri con aquile di mare, grosse cernie brune già osservabili a dieci metri su alcuni dei cappelli, nonché banchi di alici, barracuda, dentici, e le onnipresenti castagnole. 

E’ composto da sette secche:

  • Secca Gerardia con un cappello a 35 mt che discende fino a 53 mt;
  • Secca Corallo con un cappello a 45 mt fino a 60 mt;
  • Secca Cernia da 32 mt fino a 45 mt;
  • Secca del Gronghi da 35 mt fino a 45 mt;
  • Secca di terra, tra i 23 ed i 26 mt fino a 45 mt;
  • Secca Cerianti dai 16 mt fino a 45 mt;
  • Secca Principale dai 10 mt fino a 40 mt.

A causa delle profondità, solitamente vengono effettuate immersioni ricreative solo sulle ultime tre delle sei secche mentre le altre sono invece consigliate solo ai subacquei più esperti con dotazioni tecniche.

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Cerianto – foto di Immacolata Moccia

Oggi vi descriverò la mia ultima immersione alla Secca Principale.

Questa secca occupa una posizione centrale rispetto alle altre ed è la più accessibile anche per i meno esperti con il suo “cappello” a soli dieci metri dalla superficie. Si discende lungo una cima dove effettueremo la sosta di sicurezza al ritorno; discendendo sulla sinistra è già visibile la secca ma continuiamo fino a trovare un primo pianoro, alla profondità di 18 metri. Qui è possibile scegliere vari percorsi; se si prosegue verso sinistra è possibile ammirare la Gerardia savaglia (corallo nero) e una distesa “infinita” di praterie di gorgonie rosse, oppure è possibile inoltrarsi in una grotta intorno ai 36 metri dove, a pochi metri dall’ingresso, è solito trovare una bellissima Musdea che non disdegna i subacquei e si lascia ammirare.

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paguro – foto di Immacolata Moccia

All’interno di questa grotta i giochi di luce, che filtrano dalle fenditure, ti fanno ammirare la bellezza di un mare blu profondo; ventagli di gorgonie rosse lasciano incantati con i loro polipi aperti e indicano l’uscita che da lì è breve. Ci si ritrova in mare aperto dove sono visibili massi di rocce e la parete della grande secca che alla tua destra ti attende per continuare a mostrarti la ricchissima fauna marina costituita da tante creature: spugne di ogni genere con platelminte e tanti briozoi sui quali sono immancabili piccoli nudibranchi.

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Murena helena – foto di Immacolata Moccia

Si continua a guardare nei tanti anfratti presenti e si incontrano le antenne inconfondibili di una bellissima aragosta; entrambe sprechiamo i primi minuti solo per guardarci; eh si, vedere un essere marino davanti ai miei occhi che interagisce con me mi incute sempre tanta emozione. Certa di regalare a me stessa questo ricordo non posso fare a meno di scattargli una foto. Rapita gli parlo con la mente, lei mi guarda e mi illudo che mi senta e capisca ma in fondo in fondo forse è cosi; d’altronde osservando queste creature tra gesti e comportamento riusciamo a comunicare, quindi perché non può essere il contrario? Gli sorrido, la mia felicità in quel momento è alle stelle; ormai gesticolo e con la mano la saluto; è soltanto un arrivederci so dov’è la sua tana e ci rivedremo presto alla prossima immersione.

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Parazoanthus – foto di Immacolata Moccia

Dove la secca tocca i 33-35 metri “tira aria” di gattucci. Guardo nelle strette fenditure della roccia ed eccone uno. Non e’ raro incontrarne più di uno perché  i gattucci spesso riposano vicini quindi se ne possono osservare anche due in un colpo solo. Risalendo tra i 10 e i 15 metri si scorge una parete che mi toglie sempre il fiato: un tappeto di Parazoanthus, le inconfondibili margherite che con il loro colore giallo–arancio danno un aspetto di fioritura subacquea. Con questa visione idilliaca vi lascio al prossimo racconto delle altre secche presenti su questo sito.

Immacolata Moccia

photo credit Immacolata Moccia

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

 

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