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La Pax Augusta e la costruzione dell’Impero – Parte I

tempo di lettura: 3 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE 
PERIODO: I SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: pax augusta, Ottaviano Augusto, geopolitica mondo romano, Romanae spatium est Urbis et orbis idem, Ovidio. fast. 2,684
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Sull’onda della vittoria navale di Azio, avendo stabilito la pace sulla terra e sul mare, Augusto poté progressivamente estendere il dominio di Roma – l’orbis Romanus – fino a lambire i limiti del mondo conosciuto – l’orbis terrarum – perlomeno per quanto concerneva le terre abitabili ed i mari navigabili.

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Ciò secondo le enunciazioni coeve, ovviamente basate sulle percezioni dell’orbe terracqueo tipiche dell’antichità classica. In quell’epoca, infatti, agli occhi delle popolazioni del Mediterraneo, assuefatte ai propri privilegi climatici, risulta-vano praticamente inabitabili sia le terre gelide settentrionali, sia quelle torride meridionali, corrispondenti alla fascia desertica sahariana, libico-nubiana ed arabica. Ad occidente, le province romane erano affacciate direttamente sull’Oceano, mentre ad oriente esse non si spingevano molto in profondità oltre la sponda siriaca del Mediterraneo; al di là, tuttavia, si estendeva un mondo troppo lontano, che era stato solo marginalmente penetrato dall’effimera invasione di Alessandro Magno, permanendo invece escluso da ogni ipotesi di conquista da parte dei Romani, bloccati in quella direzione dalla coriacea presenza dei Parti. Tralasciando pertanto l’inviolabile Oriente, l’ecumene non appariva molto più estesa dell’Impero romano, così come questo era stato concepito, assemblato ed ordinato da Augusto.
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ottaviano-augusto.jpgQuel risultato non era affatto già acquisito quando venne conclusa la guerra aziaca. Alla chiusura del tempio di Giano, infatti, l’Impero romano, pur avendo una considerevole estensione, era tutt’altro che geograficamente coeso e difendibile, poiché si era formato durante la Repubblica in seguito ad una serie di eventi occasionali, perlopiù in assenza di un deliberato e razionale disegno espansionistico. Esso risultava inoltre alquanto indebolito dalle guerre civili, soprattutto nel bacino orientale del Mediterraneo, le cui popolazioni avevano sostenuto per molti anni la causa della sedizione di Bruto e Cassio (impossessatisi arbitrariamente delle province balcaniche ed asiatiche) ed avevano poi aderito alla vasta coalizione levantina radunata da Antonio e Cleopatra in aperta ostilità contro la volontà del senato di Roma.

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L’Impero romano sotto Ottaviano Augusto allo scoppio della rivolta pannonica (6-9 d.C.) e prima del disastro di Teutoburgo in Germania (9 d.C.) – autore Cristiano64 Impero romano sotto Ottaviano Augusto 30aC – 6dC.jpg – Wikimedia Commons

In quella situazione di perdurante vulnerabilità alle minacce interne ed esterne, le esigenze di sicurezza richiedevano, da un lato, la pronta disponibilità di un apparato militare robusto ed efficiente e, dall’altro, una nutrita serie di importanti interventi idonei a rendere l’Impero sufficientemente sicuro. Per poter tempestivamente disporre dello strumento militare in caso di necessità, Augusto istituì le forze armate permanenti, per la prima volta nella storia di Roma, dopo oltre sette secoli di ininterrotte guerre combattute dai Romani con legioni e flotte costituite di volta in volta e dalla vita limitata alla specifica esigenza. Tale innovazione, lucidamente concepita proprio dopo aver solennemente stabilito la pace su tutta la terra e su tutti i mari, era destinata a rimanere in vigore per l’intera durata dell’Impero.

Torneremo ad occuparcene con qualche maggior dettaglio, limitatamente alle forze marittime, nelle prossime parti dei questa trattazione. Soffermiamoci, per ora, ad esaminare le principali misure adottate da Augusto per conferire all’Impero un miglior assetto territoriale. Il Mare nostrum, innanzi tutto, non poteva ancora essere considerato un bacino interno dell’Impero, anche se l’annessione dell’Egitto dopo il suicidio di Cleopatra aveva già fornito uno dei contributi di maggior pregio all’esigenza di dare continuità al dominio romano lungo tutte le sponde del Mediterraneo. A tal fine occorreva ancora sanare varie altre potenziali fratture, soprattutto in corrispondenza di quei regni cui era già stato riconosciuto lo status di amici populi Romani, ma in cui non vi era un sovrano nominato dall’imperatore.
Fine I parte – continua
Domenico Carro
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