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Vincenzo Martellotta, un eroe dimenticato

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: PROTAGONISTI DEL MARE
parole chiave: Martellotta

 

Tra i tanti personaggi ingiustamente dimenticati dalla follia iconoclasta del dopo guerra ricordiamo oggi Vincenzo Martellotta (1913-1973), un ufficiale delle Armi Navali che durante la 2^ guerra mondiale si distinse come operatore dei mezzi di assalto della 10a MAS e poi, nel dopoguerra, in un’azione eroica durante la bonifica del porto di Bari.

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allievo 1 classe corpo delle armi navali Vincenzo Martellotta

Nato a Taranto, Vincenzo Martellotta si diplomò al liceo classico Morea di Conversano (Bari), per poi iscriversi al 1º anno della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli. Nel 1931 effettuò il concorso di ammissione per la Regia Accademia navale di Livorno, entrando come allievo nel corpo delle Armi Navali (Corso Altair). Martellotta, dopo il corso normale, conseguì la laurea in Ingegneria industriale al Politecnico di Torino. Promosso tenente delle armi navali, nel 1937, fu inizialmente destinato nella base di Massaua, Eritrea, in qualità di ufficiale responsabile delle locali officine siluri e dell’artiglieria. Dopo aver trascorso due anni in Mar Rosso, fu richiamato in patria per ricoprire incarichi presso la direzione delle armi subacquee di La Spezia e, in seguito, presso il Reparto Collaudo Sommergibili e Armamenti della base navale di Taranto.
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Vincenzo_Martellotta_Impresa_di_Alessandria.jpgDopo la dichiarazione di guerra, nell’ottobre 1940, otteneva, a domanda, di essere destinato ai mezzi d’assalto subacquei della Marina presso la 1a flottiglia M.A.S. di La Spezia, divenendo un sommozzatore guastatore (Gamma). Abbiamo già parlato di quel periodo e di come, grazie alla visione di Tesei e Toschi, si sviluppò nell’ambito della Regia Marina quella componente di uomini straordinari. Martellotta non fu da meno e partecipò all’attacco contro Malta del 26 luglio 1941 e all’impresa di Alessandria d’Egitto nella notte fra il 18 e il 19 dicembre 1941. In prossimità della base navale inglese a bordo del sommergibile Scirè, si distaccò con il suo secondo operatore, il capo palombaro di 3ª classe Mario Marino, su un siluro a lenta corsa (S.L.C.) per attaccare la base navale inglese. Martellotta e Marino (nonostante quest’ultimo colpito da un malore) riuscirono a collocare le cariche esplosive sotto la petroliera Sagona che affondò a seguito dell’esplosione, danneggiando nell’azione anche il cacciatorpediniere inglese HMS Jervis

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Per tale azione Martellotta venne in seguito insignito della medaglia d’oro al valor militare. Al termine riuscirono a raggiungere la riva dove vennero però catturati insieme agli altri quattro operatori.  L’azione di Alessandria fu un successo indiscutibile che sollevò l’animo della Marina dopo il terribile evento di Matapan. Dopo l’armistizio tutti e sei gli operatori vennero rilasciati dai campi di prigionia alleati e tornarono in Italia, dove, ad eccezione di Emilio Bianchi, tutti aderirono alla Regia Marina cobelligerante italiana, venendo inseriti nel gruppo sommozzatori denominato Mariassalto.

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l’incendio di Bari, notare l’intenso fumo che per giorni avvolse la città

Dopo la guerra Martellotta partecipò alle straordinarie operazioni di sminamento e bonifica da mine magnetiche e da ordigni esplosivi dei porti di Genova, S. Remo, Oneglia e Porto Maurizio, e, unitamente al fratello dottor Diego, maggiore dei bersaglieri esperto in chimica di guerra, alla bonifica da ordigni ed aggressivi chimici dei porti di Brindisi, Bari, Barletta, Molfetta e Manfredonia. Fu un periodo incredibile, in cui in un’Italia in ginocchio, ferita dalla guerra, questi uomini si adoperarono per riportare i porti e le rotte di accesso libere da pericoli per tutti gli operatori del mare. Fra tutti i porti quello di Bari aveva subito un violentissimo bombardamento dei Tedeschi la sera del 2 dicembre 1943 che aveva colpito alcune navi tra cui la statunitense “John Harvey” che trasportava bombe d’aereo caricate ad iprite. Il terribile gas si mescolò alla nafta fuoriuscita da alcune petroliere, formando una micidiale miscela nella quale si trovarono immersi tutti coloro che finirono nelle acque del porto.

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Le operazioni di bonifica del 1947 condotte da Vincenzo Martellotta e dai suoi uomini (tra cui il famoso velista, anche lui ex nuotatore gamma della 10a MAS T.V. Agostino Straulino) consistevano nel recupero di tali ordigni dai fondali del porto e, successivamente, nel loro caricamento su zatteroni che ditte civili trasportavano a largo per poi procederne all’affondamento in zone dedicate. Di fatto una stima di quante bombe fossero ammassate sulle navi alleate e nei depositi a Bari non è stata mai chiarita dagli alleati. Alcune casse di esplosivi chimici affondarono mentre erano in transito in mare e dovettero essere bonificate al termine della guerra. Si trattò di un’operazione complessa e pericolosa durante la quale scoppiò un incendio in uno dei depositi di stoccaggio del munizionamento recuperato in cui erano state ammassate anche bombe caricate ad iprite. Il pronto intervento di Vincenzo Martellotta e della sua squadra evitò il pericolo di una vasta contaminazione da iprite sulla città di Bari che avrebbe decimato la popolazione.

Raccontiamo questa sua seconda azione, non meno umanamente eroica di quella di Alessandria

Era il 30 maggio 1947 ed il Maggiore Armi  Navali Martellotta ed i suoi uomini del nucleo sminamento porti di MARICENTROSUB Taranto arrivarono al magazzino dell’area portuale per prelevare il materiale necessario per la bonifica. Si racconta che Martellotta, percependo il caratteristico odore acre dell’iprite, si accorse che una bomba aveva perso una discreta quantità di liquido che si era riversato sul pavimento. Con lui era presente il T.V. Straulino che, indossando l’autorespiratore ad ossigeno, ordinò a tutto il personale di indossare immediatamente il vestiario di protezione, stivali e i guanti, per poter provvedere in sicurezza alla bonifica del locale, iniziando a spargere sul pavimento del cloruro di calcio. Nonostante tutto i vapori incominciarono a bruciare gli occhi e l’autorespiratore ad ossigeno si dimostrò non sufficiente a proteggerli; lo stesso Martellotta in primis rimase contaminato. Ciononostante continuò con i suoi uomini fino all’estremo per trasportare le bombe al di fuori, evitando un inquinamento che sarebbe stato difficilmente controllabile. Esausto alla fine dovette essere trasferito all’ospedale di Taranto dove venne ricoverato con diagnosi di gravi “lesioni da iprite” e gli ci vollero due settimane per poter essere dimesso. 
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Nave Martellotta (A5320), varata nel 1988, é stata consegnata alla Marina Militare nel dicembre del 1989. Si tratta di una nave multiuso, che supporta principalmente attività di sperimentazioni, test e valutazione operativa a favore del Centro Supporto Sperimentazioni Navali della M.M.

Vincenzo Martellotta non fu dimenticato e la Marina Militare diede il suo nome ad un’unità esperienze che, dagli anni 90, è ancora impiegata per test, sperimentazioni e valutazioni operative dei sistemi della marina militare.

Le motivazioni alle sue medaglie
Medaglia d’argento al valor militare

Assegnato alla flottiglia di mezzi speciali d’assalto dava ogni energia spirituale e materiale alla preparazione delle armi e degli uomini, che alla prova dimostravano la loro piena efficienza. Imbarcato su una unità d’appoggio ai mezzi d’attacco, prendeva parte ad una rischiosa e riuscita impresa contro una munitissima piazzaforte nemica che subiva gravi danni dall’azione organizzata con perizia, preparata con fiducia nel successo ed attuata con incomparabile audacia” (Acque di Malta, 26 Luglio 1941) (DVM n. 20 R.D. 12 gennaio 1942 determinazione del 23 agosto 1941).

Medaglia d’oro al valor militare

«Ufficiale di altissimo valore, dopo aver dedicato tutte le sue forze ad un pericoloso e logorante periodo di addestramento, prendeva parte ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini.
Dopo aver avanzato per più miglia sott’acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, disponeva la carica sotto una nave avversaria e, dopo aver distrutto l’apparecchio, prendeva terra sul suolo nemico dove veniva fatto prigioniero, non prima, però, di aver visto il pieno successo della sua azione. Luminoso esempio di cosciente eroismo e di alto spirito di sacrificio, si palesava degno in tutto delle gloriose tradizioni della Marina Italiana. Non pago di ciò, una volta restituito alla Marina dopo l’armistizio, offriva nuovamente se stesso per la preparazione e l’esecuzione di altre operazioni.» — Alessandria, 18 – 19 dicembre 1941

Medaglia d’argento al merito civile per il seguente atto di coraggio compiuto il 30 maggio 1947 a Bari

Accortosi che da un ordigno situato in un deposito di bombe recuperate si era determinata una fuoruscita di un potente aggressivo chimico, si adoperava prontamente per neutralizzare gli effetti nocivi; dopo aver domato un principio di incendio verificatosi nel locale, provvedeva, con l’aiuto dei suoi uomini cui era di esempio, al trasporto delle altre bombe in luogo lontano, scongiurando così il pericolosi gravi danni alla cittadinanza“. (Decreto Presidenziale del 27 Aprile 1949).

Andrea Mucedola
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