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Gli Houthi e la guerra al traffico mercantile

tempo di lettura: 4 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR ROSSO
parole chiave: guerra ibrida, armi, droni

 

In un recente articolo, un professore dell’US Naval War College, Kevin D. McCranie, ha paragonato l’azione degli Houthi nel Mar Rosso a “una riproposizione contemporanea delle teorie della Jeune École della Marine Nationale francese”, emerse alla fine del XIX secolo. Sull’onda dello sviluppo della torpediniera e del siluro, i teorici della Jeune École pensavano che l’importanza della “battaglia decisiva” tra flotte guidate dalle grandi corazzate sarebbe stata sorpassata concettualmente dalla guerra di corsa contro il traffico commerciale del nemico. Secondo Auguste Gouceard, un esponente di punta della Jeune École, “È, e sarà sempre, del tutto ridicolo rischiare 12-15 milioni, o anche di più, contro 200.000 o 300.000 franchi, e seicento uomini contro dodici“. La questione centrale era e resta il costo da pagare,  in termini di economia bruta, per soffocare una minaccia rappresentata allora dalle frequenti attività corsare sulle rotte commerciali. Questa ipotesi valeva tanto nel XIX secolo quanto nei due conflitti mondiali con le attività dei sommergibili lungo le rotte dei convogli e, di fatto, vale anche oggi, nel momento in cui per contrastare i droni commerciali degli Houthi del costo di poche migliaia di dollari si sono impiegati missili che possono arrivare a costare milioni di dollari. 

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L’obiettivo dichiarato dei teorici della Jeune École, così come quello odierno degli Houthi, era quello di rendere economicamente insostenibile il contrasto all’attività corsara e troppo rischiosa la navigazione per il traffico mercantile, colpendo nel cuore gli interessi economici degli avversari. Scriveva il giornalista e teorico navale francese Gabriel Charmes che “il premio assicurativo contro le perdite in mare sarebbe diventato così alto che la navigazione sarebbe stata impossibile” a fronte delle azioni di guerriglia condotte da piccole unità contro le grandi navi commerciali.

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Tra la fine di novembre e il 18 gennaio il costo per trasportare un container “tipico” da Shanghai a Genova è più che quadruplicato, passando da 1.400 a 6.300 dollari. È una conseguenza diretta del rischio che le navi commerciali che attraversano lo Stretto di Bab el-Mandeb, da o verso il Canale di Suez, diventino un bersaglio per gli attacchi dei ribelli Houthi in Yemen –  da Mar Rosso, i costi della crisi: cinque grafici per capire  | ISPI (ispionline.it)

Da quando la crisi del Mar Rosso è iniziata, una delle prime conseguenze economiche è stata l’aumento dei premi assicurativi per le navi che percorrono la rotta attraverso Bab al-Mandeb. Un obiettivo che è perfettamente allineato con quello teorizzato da Charmes. Quello che accomuna la Jeune École agli Houthi è che l’obiettivo non è quello di affondare un gran numero di navi mercantili, ma piuttosto ottenere l’interruzione dei commerci e l’aumento dei costi di trasporto. Ora, la storia dimostra che anche i tentativi di sabotaggio delle rotte marittime di questo tipo vengono “annichiliti” dalla resistenza economica e dalla capacità di contrasto delle potenze marittime in grado di schierare una flotta nell’area di tensione, e di sostenerne i costi. Una delle risposte a questa guerra ibrida è l’abbattimento dei costi per la difesa della libertà di navigazione: l’utilizzo dell’artiglieria convenzionale anziché dei missili è una delle alternative in quanto il suo impiego contro gli UAV è efficace e meno costosa dei missili. Inoltre, si tratta di una alternativa valida per aumentare i tempi di permanenza di un dispositivo navale-militare nel Mar Rosso che non può essere, anche per questioni economiche, sine die.

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Test di tiro di Nave Duilio con cannone super rapido Oto Melara 70/62mm – Fonte Marina militare italiana

La reazione di contrasto effettuata da Nave Caio Duilio della Marina Militare italiana e dalla fregata Alsace della Marine Nationale francese, che hanno abbattuto entrambe i droni lanciati dagli Houthi con il proprio cannone OTO Melara 76/62, ha avuto proprio questo effetto. Un esempio di impiego che dovrebbe essere considerato, in particolar modo da quei Paesi che non dispongono di risorse “illimitate” e che ambiscono, comunque, a ricoprire nei mari un ruolo di primo piano per il mantenimento della sicurezza collettiva e la tutela della libertà di navigazione.

Filippo Del Monte

 

articolo pubblicato originariamente su Gli Houthi e la guerra al traffico commerciale – Difesa Online

 

 

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