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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Villafranca marittima, Villefranche sur mer
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I Comandanti
Trasferitasi a Genova gran parte della marina e degli uffici amministrativi, pur nel ridimensionamento generale, a capo del Dipartimento fu tenuto un contrammiraglio. Il primo comandante fu Felice Costantin di Castelnuovo, un vecchio combattente delle guerre napoleoniche e reduce dall’esilio in Sardegna al seguito del sovrano, che ne resse le sorti per quasi vent’anni e che vi rimase anche dopo la promozione a Vice ammiraglio. Gli successe Andrea Alberti di Villanova e infine, dopo la nomina di quest’ultimo a Comandante Generale della marina, Augusto Martin d’Orfengo che vi passò gli ultimi anni prima della pensione. Questi personaggi, assai meno noti di quelli degli ammiragli piemontesi più celebri come il Des Geneys, l’Albini e il Persano, e la loro lunga permanenza nella destinazione, confermano come Villafranca fosse considerata quasi una sinecura, tanto che l’ammiraglio Constantin di Castelnuovo ebbe il tempo di dedicarsi alla ricerca dei non pochi cimeli del passato, alcuni risalenti al XIV secolo e alla battaglia di Lepanto, rintracciati pazientemente nei luoghi più disparati, che vennero identificati e trasferiti a Genova e infine portati a La Spezia dove costituirono il nucleo originario del futuro museo navale.
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Le non molte attività operative e contabili richiedevano uno staff limitato di altri ufficiali: il Regolamento del 1816, oltre al Comandante, prevedeva solo un capitano di fregata e un sottotenente di vascello; nessun ingegnere all’arsenale (ma solo un mastro d’ascia), un paio di Commissari e di chirurghi per gli altri servizi e, infine … solo sei fra sottufficiali e marinai. Dopo Martin d’Orfengo non si stimò necessario nominare alcun successore finché, riconoscendo lo stato di fatto, il Regio Decreto del 15 febbraio 1854 attribuì l’incarico di comandante del Dipartimento al comandante della Capitaneria di porto, all’epoca il Capitano di fregata dello Stato Maggiore dei porti Antonio Galleani. Dal punto di vista mercantile Villafranca era classificata come porto di seconda classe e vi aveva sede un vice Consolato di Marina (5).
Arrivo di Napoleone III a Villafranca nel 1860 (Musèe de la Marine, Paris)
Villafranca francese
Dopo la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia, avvenuta nel 1860, Villafranca Marittima, rinominata Villefranche-sur-mer, non scomparve come base navale. Certamente, se già era troppo piccola per la Marina Sarda, figuriamoci per quella francese e comunque, come Genova durante l’Impero napoleonico, si trovava troppo vicina a Tolone perché ci fosse bisogno di farne un duplicato anche se in scala ridotta, ma le sue strutture furono occupate dall’esercito e il piccolo porto si mostrò ideale per ospitare una stazione di torpediniere, mentre l’ottima rada divenne frequente meta delle grandi navi di tutte le marine del mondo. Come fu scritto, l’unica differenza fu il riposizionamento dei cannoni, che furono puntati verso l’Italia. Ben presto Villafranca ebbe la fortuna di trovarsi nel bel mezzo di una delle zone turistiche più importanti e in sviluppo del Mediterraneo, così che l’economia militare fu affiancata e presto surclassata da quella turistica.
Navi italiane in visita a Villafranca negli anni ’30 (da L’Italia marinara)
Durante l’effimera occupazione del 1940-1943 vi tornò la Marina italiana con un posto di comunicazione situato nel forte Montalbano e, forse, ci sarà stato qualche anziano che avrà rivisto le divise e i simboli di quando era bambino, ottant’anni prima. A Villafranca, per la sua limitata importanza sia dal punto di vista militare che mercantile, fu risparmiato il destino del porto di Genova dove lo sviluppo commerciale ha comportato il completo annientamento delle strutture antiche. Oggi è la norma imbattersi nelle vestigia del passato: moli e magazzini sono tutti intatti e funzionanti e in molti edifici sono stati installati centri di ricerca, uffici, musei e vi vengono organizzati eventi di vario genere.
Il bacino e l’arsenale (da Wikipedia Foto Broenberr)
La corderia ospita un centro nazionale di ricerca scientifica, l’ospedale è stazione marittima universitaria, nella cittadella si è insediato il municipio. Presso la darsena restano le antiche arcate sopra le quali, dopo la demolizione della caserma che vi sorgeva sopra avvenuta nel 1942, è stato costruito il bel giardino pensile Beaudouin.
L’ex Ospedale (da Wikipedia Foto Broenberr)
Soltanto il lazzaretto, chiuso nel 1885, è scomparso e ne resta solo una torre; gli edifici furono rimpiazzati in epoca francese dalle “caserme Rochambeau”, oggi trasformate in alloggi. Una guida moderna afferma che la maggior parte dei 5000 abitanti della cittadina è di origine italiana, e in questo c’è molto di vero perché si tratta dei discendenti di coloro che l’abitavano nel 1860 in quanto la popolazione era in buona parte composta dalle famiglie dei militari della marina e non pochi, “figli d’arte”, vi erano nati.
Il Palazzo della Marina, oggi trasformato in residence (da Wikimedia commons foto C. Gebhardt)
Provenendo soprattutto dalla Liguria e dalla Sardegna ma senza particolari radici con i luoghi di origine, preferirono rimanervi talvolta senza prendere la nuova nazionalità e mantenendo un ruolo importante nella società locale: ad esempio Guglielmo Garziglia, e Pietro Cogliolo, ufficiali di porto in pensione, nel 1873 furono i punti di riferimento per l’Istituto di Statistica nella compilazione del censimento degli italiani all’estero e nel 1876 erano ben 10 gli ufficiali e i sottufficiali che facevano parte della Società Geografica Italiana: fra questi il dottor Montolivo che trent’anni prima era il Medico Capo della Marina e, in pensione, rimase Direttore del lazzaretto fino alla sua soppressione.
Guglielmo Evangelista
Note
5. Oltre alla Capitaneria e al Consolato esisteva un Quartiere retto da un Commesso di Marina a Sant’Ospizio. Nel 1865 le due amministrazioni portuali si sarebbero fuse nel Corpo delle Capitanerie di Porto..
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nasce a Broni (PV) nel 1951. Laureato in giurisprudenza è stato ufficiale delle Capitanerie di Porto e successivamente funzionario di un Ente Pubblico. Ha al suo attivo nove libri fra cui “Storia delle Capitanerie di porto” , “Duemila anni di navigazione padana” e “Le ancore e la tiara – La Marina Pontificia fra Restaurazione e Risorgimento” ed oltre 400 articoli che riguardano storia, economia e trasporti. Collabora con numerosi periodici specializzati fra cui la Rivista Marittima”.
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