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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: RUSSIA
parole chiave: Flotta russa, strategia
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Conclusioni
Come abbiamo visto, il nuovo documento prevede una postura prevalentemente assertiva e solo parzialmente difensiva nei confronti dell’Occidente. Certamente è tramontata l’epoca della collaborazione, a favore di un prepotente (il termine non è a caso) ritorno al nazionalismo più estremista. Secondo Mosca, i rapporti di forza continueranno a influenzare in maniera significativa le relazioni internazionali e su tale base ha intenzione di dimensionare adeguatamente il proprio strumento navale, sia militare che mercantile. Una visione sicuramente innovativa dato che, come detto, da sempre le Marine sovietica prima e russa poi, sono state subordinate a una visione continentale della strategia nazionale. Ciò non vuol dire che la Russia stia abbandonando la strategia difensiva dei bastioni, anzi. Riprende quel concetto assegnando ai bastioni anche un ruolo di proiezione di potenza verso le aree marittime globali. Il documento lancia, quindi, una sfida all’Occidente per il controllo dei mari e degli oceani. L’intenzione di Putin è, infatti, rendere il “sistema” Russia capace di competere con i complessi portuali di altri Stati, a scopi sia economici sia militari.
le navi russe 825 e 855 nel mar Baltico
La domanda che molti analisti si pongono è, quindi, se l’attuale VMF sia realmente in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati (e, quindi, se rappresenti una minaccia per l’Occidente) o se la nuova strategia marittima russa sia oltremodo ambiziosa e i suoi obiettivi siano solamente propositi velleitari. In merito, va sottolineato che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Marina russa si è concentrata sulla componente subacquea, a svantaggio delle unità d’altura. Per tale motivo si ritiene che non sarà facile raggiungere nel breve termine i nuovi ambiziosi obiettivi prospettati nel documento, proprio perché oggi la VMF non è, come abbiamo visto, quantitativamente rilevante, essendo meno della metà di quello che era in epoca sovietica. Tuttavia, anche se le grandi unità d’altura sono abbastanza obsolete, la VMF appare ancora complessivamente temibile. In tale ambito, la presenza dei sottomarini strategici accresce significativamente il livello della minaccia complessiva. A ciò si aggiunge il fatto che, per compensare il deficit di piattaforme, Mosca sta puntando molto sullo sviluppo della tecnologia missilistica ipersonica. Tuttavia, stante l’attuale situazione economica e strategica, la nuova visione marittima appare oltremodo velleitaria laddove ipotizza la crescita della componente portaerei, indispensabili per una reale proiezione di potenza.
l’enclave Kaliningrad ha un’alta valenza strategica collocandosi tra due Paesi NATO
L’attuale documento è piuttosto chiaro sul fatto che l’Artico continuerà a essere una priorità assoluta, in vista di un suo futuro ruolo strategico ed economico, mentre per quanto riguarda gli interessi marittimi nazionali, Mosca mantiene una significativa attenzione sul Mar Mediterraneo e sul Mar Nero. La VMF, nonostante la guerra in corso in Ucraina, si è prontamente predisposta nella nuova postura, immediatamente percepita anche nel nostro bacino e tale che, come hanno riportato alcuni media presenti al Mare Global Forum di Genova (26 maggio 2023), ha portato l’ammiraglio Credendino, capo di stato maggiore della Marina, a sottolineare come le navi russe abbiano “…un atteggiamento provocatorio che non si era mai visto nel passato. … Oggi sono molto aggressivi, con atteggiamenti ostili…“. Ad ogni modo, la recente crisi israelo-palestinese, se da un lato ha fatto leggermente abbassare l’attenzione internazionale dalle vicende ucraine, dall’altro lato ha riportato gli USA nel bacino mediterraneo, con la presenza di due moderne portaerei statunitensi, USS Eisenhower e USS Ford, che incrociano nelle acque prospicenti Cipro con le rispettive unità di scorta. Si tratta di un forte segnale diretto a tutti gli attori della crisi mediorientale (ma anche verso Mosca) che Washington è presente in Mediterraneo, con tutto il peso della sua potenza navale e di quella degli Alleati.
lancio missilistico per esercitazione
Al di fuori del Mediterraneo allargato, l’area del Pacifico vedrà una presenza russa più marcata attorno alla penisola di Sachalin e nelle basi delle isole Curili (contese con il Giappone), mentre una più accentuata collaborazione con India, Iran, Iraq e Arabia Saudita dovrebbe permettere alle navi russe di essere presenti in Oceano Indiano e nel Golfo Persico, in contrapposizione agli USA e alleati. Per essere presente in maniera così capillare la Russia dovrebbe, però, costruire molte navi militari e commerciali ed è per tale motivo che Putin sottolinea l’importanza di ristrutturare in profondità il sistema dell’industria navale e quello delle infrastrutture arsenalizie, in modo che possano efficacemente servire le esigenze delle flotte. Un obiettivo non facile da realizzare nel breve-medio termine, visti i gravi problemi economici, derivanti dagli onerosi impegni bellici e dalle conseguenti sanzioni internazionali, che obbligano a realizzare con il contagocce i programmi di ammodernamento, estremamente onerosi, e ad avere tempi molto lunghi per la costruzione di nuove unità di superficie. A tutto ciò si aggiunge la vetustà e l’inadeguatezza delle esistenti installazioni portuali di manutenzione e la già citata corruzione endemica nel settore delle manutenzioni navali, che porta ad avere delle flotte d’altura obsolete, con efficienza limitata e non rimpiazzabili in tempi ragionevolmente brevi. Tutto ciò, sotto il profilo operativo, implica che il numero di unità d’altura efficienti è estremamente variabile nel tempo e, sotto una certa soglia, una efficiente permanenza in mare non può più essere garantita. In tale ambito, la ricostituzione di una flotta credibile in Mar Nero richiederà molto tempo e moltissimo denaro. Al momento, infatti, non esiste alcuna libertà di navigazione né in quel bacino ristretto né nelle sue vie di collegamento con il Mediterraneo, vale a dire attraverso i Dardanelli, il Mar di Marmara e il Bosforo. Una situazione che permarrà presumibilmente fino a che perdurerà la guerra in Ucraina. Per quanto attiene al Mediterraneo, la presenza russa in Cirenaica, a così poca distanza dalle nostre coste appare abbastanza preoccupante sia per via della postura aggressiva sia perché si tratta di un paese il cui armamento missilistico è in grado di minacciare il nostro territorio, e sia perché i russi sono potenzialmente molto pericolosi, in quanto in grado di esprimere una visione strategica di ampio respiro e di lungo termine. A ciò si aggiunge l’estremo attivismo dei russi nel fare accordi per l’impiego di basi lungo tutta la riva sud del bacino. Come afferma l’ammiraglio Fabio Caffio, è quindi necessario “…riservare attenzione all’arena marittima del Mediterraneo e del Mar Nero, teatro della vecchia Guerra Fredda sul mare e ora scenario di un conflitto ibrido e asimmetrico che coinvolge anche i traffici marittimi commerciali…”.
Oggi Putin si trova in un cul de sac dal quale non sembra riuscire a trovare un’onorevole via d’uscita. Le implicazioni sociali, economiche e politiche di una guerra d’aggressione, sanguinosa e costosa potrebbero pesare per molto tempo sulla futura posizione contrattuale di Mosca. Egli non vorrebbe diventare il valletto di Xi Jinping ma i fatti ci dicono che l’alleanza non è più tra pari, con la Russia che sta assumendo obtorto collo la posizione di junior partner. Putin è ormai giunto a un punto tale che non può permettersi di cedere, se non avendo qualcosa da mostrare come trofeo. E ciò, se mal consigliato, potrebbe portarlo a considerare ulteriori opzioni aggressive, ritenute idonee a recuperare visibilità e prestigio. La presenza di unità russe di superficie relativamente piccole ma potentemente armate, con missili in grado di colpire a grande distanza, e la spregiudicatezza con la quale Mosca si sta prepotentemente muovendo in Mediterraneo permette, infatti, ai russi di minacciare il territorio dell’Italia e della NATO, di consolidare le proprie alleanze nel bacino e di gettare le basi per una penetrazione strategica nel continente africano, ricco di risorse e materie prime. Di conseguenza esiste la necessità di rinforzare il nostro strumento aeronavale complessivo, in modo da aumentare la nostra capacità di proiettare forze nel Mediterraneo allargato, principalmente attraverso unità aeree, di superficie e subacquee in grado di fronteggiare efficacemente la minaccia, qualunque essa sia, con idonee regole di ingaggio (date dalla politica) per tutelare adeguatamente gli interessi e il prestigio nazionale.
la portaerei Kuznetov
Non solo, sarà importante anche valutare con occhi nuovi il sistema nazionale di infrastrutture arsenalizie, che dovrà essere in grado di rispondere prontamente e, in una certa misura indipendentemente dal settore industriale, alle esigenze di una Marina Militare cui sarà richiesta una crescente presenza ed efficienza in mare. Nell’attuale situazione di accesa concorrenza internazionale per lo sfruttamento delle risorse marine, sarà pertanto fondamentale avere occhi per vedere e orecchie per sentire, mantenendo una qualificata presenza navale nelle acque del Mediterraneo orientale e centrale, con navi che siano anche in grado di svolgere una efficace azione di deterrenza contro eventuali iniziative tese a comprimere la nostra libertà di uso del mare. Per un’economia come quella italiana, basata sull’importazione di materie prime, sulla loro trasformazione e sull’esportazione dei prodotti lavorati, gli interessi nazionali non si tutelano solo davanti alle spiagge di casa ma soprattutto sui mari lontani dalla penisola, laddove è necessario per salvaguardare la libertà di navigazione lungo le rotte commerciali marittime di interesse o le linee subacquee di comunicazione e di approvvigionamento energetico, al fine di garantire il benessere e il prestigio della nazione.
Un concetto tutto sommato semplice, che la storia ha insegnato a tutti i paesi marittimi e che gli studiosi del settore conoscono bene. Sta ai nostri politici tradurre questi insegnamenti in azioni concrete.
Renato Scarfi
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in anteprima equipaggi della marina russa schierati a Tartus
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Pubblicato originariamente su La nuova strategia marittima russa – Difesa Online
Foto: Ministry of Defence of the Russian Federation – wikimedia commons
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Note
i Dal 2013 l’Italia è presente nel Consiglio Artico in qualità di osservatore.
ii Con un attacco di missili SCALP/Storm Shadow, per esempio, il 13 settembre 2023 le Forze ucraine hanno duramente colpito la nave d’assalto anfibia Minsk (classe “Ropucha”) e il sottomarino convenzionale Rostov-on-Don (classe “Kilo”) mentre erano in porto a Sebastopopoli. Sia per effetto delle esplosioni che dei successivi incendi a bordo, si ritiene che le due unità siano da considerare non più operative.
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è un ufficiale pilota della Marina Militare della riserva. Ha frequentato il corso Normale dell’Accademia Navale e le scuole di volo della Marina Statunitense dove ha conseguito i brevetti di pilotaggio d’areo e d’elicottero. Ha ricoperto incarichi presso lo Stato Maggiore della Difesa, il Comando Operativo Interforze, lo Stato Maggiore della Marina, la Rappresentanza militare italiana presso la NATO a Bruxelles, dove si è occupato di strategia marittima e di terrorismo e, infine, al Gabinetto del Ministro della Difesa, come Capo sezione relazioni internazionali dell’ufficio del Consigliere diplomatico. E’ stato collaboratore della Rivista Marittima e della Rivista informazioni della Difesa, con articoli di politica internazionale e sul mondo arabo-islamico. È laureato in scienze marittime e navali presso l’Università di Pisa e in scienze internazionali e diplomatiche presso l’Università di Trieste e ha un Master in antiterrorismo internazionale. È autore dei saggi “Aspetti marittimi della Prima Guerra Mondiale” e “Il terrorismo jihadista”
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