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livello elementare
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ARGOMENTO: SCIENZE DEL MARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Vespucci, Marina Militare
Il Secondo Ufficiale Lightoller, scampato in extremis al disastro, scrisse un libro: “Titanic”, in cui narra quanto fosse stato macchinoso e complesso l’ammaino delle lance di salvataggio. In pratica furono ammainate una alla volta: occorrevano due marinai, uno al paranco di prora ed uno al paranco di poppa, ed una terza persona, in questo caso il Secondo Ufficiale, che desse gli ordini per far sì che la barca scendesse il più orizzontale possibile. Sulle navi moderne c’è un sistema di ammaino simultaneo, per cui basta una sola persona a far scendere l’imbarcazione perfettamente livellata. Non esisteva posto di abbandono nave, sia per i passeggeri che per l’equipaggio: l’unica discriminazione fu quella di permettere l’imbarco solo a donne e bambini.
Viene da domandarsi come vissero poi quelle donne e quei bambini senza capofamiglia. Fu una disposizione molto crudele che, purtroppo, Lightoller dovette far rispettare. A bordo delle lance c’erano soltanto i remi, mancavano l’acqua ed i viveri di sopravvivenza. Una permanenza prolungata in mare avrebbe rappresentato per i naufraghi la morte per inedia. Ma anche molti di coloro che erano caduti in mare, e quindi erano stati a contatto con l’acqua gelida, morirono assiderati a bordo delle lance, come il Primo Marconista John Phillips.
Lightoller si occupò personalmente dell’ammaino e dell’imbarco passeggeri su tutte le lance del lato sinistro della nave, il Primo Ufficiale Murdoch fece la stessa cosa sul lato dritto, ma purtroppo di quest’ultimo non abbiamo alcuna testimonianza, perché disgraziatamente perì nel naufragio. L’abbandono nave, iniziato oltre un’ora dopo la collisione, durò così a lungo che le ultime lance del tipo collassabile “Engelhardt boat”, con il bordo in tela olona estensibile, furono messe in mare quando ormai erano raggiunte dall’acqua e furono trascinate dall’onda di riflusso creata dalla nave che era in rapido affondamento. La lancia “B” si capovolse e la lancia “A” fu dapprima trascinata sott’acqua e poi, fortunatamente, riemerse. Intanto nel salone di Prima classe quattro accaniti giocatori di bridge, fra i quali il Maggiore Archie Butt, confidente del Presidente degli Stati Uniti William Howard Taft, rimasero imperterriti al tavolo da gioco. Invano il Presidente Taft chiese più tardi al Carpathia notizie del Maggiore Butt: la sua domanda non ebbe risposta.
La scialuppa di salvataggio pieghevole D del Titanic fotografata dal Carpathia il 15 aprile 1912 – Fonte
http://narademo.umiacs.umd.edu/cgi-bin/isadg/viewobject.pl?object=21605 –
https://www.archives.gov/publications/the_record/march_1998/titanic.html
Autore J.W. Barker (Carpathia passenger) credited in The Sphere (London, 4 May 1912), p. 91. Titanic lifeboat.jpg – Wikimedia Commons
Il multimiliardario Guggenheim, toltasi la cintura di salvataggio, andò in cabina ad indossare lo smoking dicendo: “Se devo morire voglio morire da gentiluomo”. Morì convinto che l’abito facesse il monaco.
Quando il Secondo Ufficiale Lightoller fu investito dall’ondata di riflusso, come finì in mare fu risucchiato verso il fondo da qualcosa che nel suo libro descrive molto dettagliatamente:
“The water was now pouring down the stoke-hold” – L’acqua stava precipitandosi giù nel cofano caldaie.
“On the boat deck, above our quarters, was a huge rectangular air shaft and ventilator with opening of twenty by fifteen feet.” – Sul ponte lance sopra i nostri alloggi c’era una condotta rettangolare di ventilazione con una apertura di sei metri per quattro e mezzo.
“On this opening was a light wire grating. This shaft led direct to N°3 stoke-hold. I suddenly found myself drawn by the sudden rush of the surface water pouring down this shaft.” – Su questa apertura c’era una rete metallica. Questa condotta andava direttamente nel cofano caldaie N°3. Io fui subito risucchiato dall’acqua di superficie che adesso si stava precipitando attraverso questa condotta
“The pressure of the water just glued me there whilst the ship sank slowly below the surface …when suddenly a terrific blast of hot air come up the shaft and blew me right away from the air shaft and up the surface”. – La pressione dell’acqua mi teneva incollato alla grata metallica, mentre la nave stava lentamente affondando….quando di colpo un terrificante soffio di aria calda mi spinse via dalla condotta verso la superficie.
“The water was now swirling round, and the ship sinking rapidly when once again i was caught and sucked down by an inrush of water…. but I eventually came to surface once again” – L’acqua stava facendo mulinello, e la nave stava affondando rapidamente, quando una volta ancora fui preso e trascinato giù da un flusso d’acqua…. ma io finalmente venni nuovamente in superficie.
È impressionante come quest’uomo avesse lottato disperatamente contro il torrente di acqua che si stava riversando dentro al cofano caldaia N°3, e questo dimostra che, effettivamente, il cofano rimase parzialmente o forse totalmente vuoto fino all’ultimo, cioè fino a che l’acqua non raggiunse l’altezza delle bocche di aspirazione.
Renato Cerutti
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in anteprima la Barca n. 6 del Titanic, la mattina del 15 aprile 1912. Nella parte posteriore, il quartiermastro Robert Hitchens tiene il timone, mentre il prodiere Frederick Fleet è a prora – Fonte “Evening News”, 1912 – Autore J.W. Barker (passeggero del Carpathia) citato in The Sphere (Londra, 4 maggio 1912), p. 91.
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Genovese, classe 1930, e successivamente anche veneto “per adozione”, dopo essersi diplomato all’Istituto Tecnico Nautico di Genova, sezione Costruttori Navali, svolge il servizio di leva come Ufficiale di Complemento del Genio Navale, con imbarco sulla Corvetta Baionetta. Successivamente, dopo un breve periodo passato all’Ansaldo a Genova, inizia una lunga carriera come ufficiale di macchina che lo porterà ad effettuare imbarchi su varie tipologie di navi mercantili e compagnie di navigazione quali, ad esempio, Home Lines, Costa e Texaco, ricomprendo incarichi di livello sempre più elevato, fino a quello di Direttore di Macchina di varie Unità. Continuerà con tale attività, intervallata da un paio di brevi esperienze a terra, fino alla pensione. Appassionato di materie tecnologiche, soprattutto (ma non solo) quelle attinenti alla propulsione navale, ha coltivato, oltre alla passione per la marineria, anche un entusiastico interesse per l’aeronautica, quale “mancato pilota” (per motivi contingenti transitori). Da pensionato ha collaborato con l’UNUCI e la Marina Militare Italiana tramite i sui scritti nautici, come quello qui proposto, pubblicato dalla Rivista Marittima nel 1998. Renato Cerutti ci ha purtroppo lasciato nel 2020, insieme a tanti altri, con la prima “ondata” del COVID.
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