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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIE DEL MARE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: GRAN BRETAGNA
parole chiave: Mary Willcocks/Baker
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Si sa che i marinai hanno sempre una grande fantasia che li porta ad ingigantire i dettagli delle cose al punto di stravolgerle. A volte questa capacità è fine a se stessa ed ha obiettivi molto meno nobili. Questo è il caso di una storia attualissima se non fosse avvenuta all’inizio del XIX secolo: la vita di una giovane e affascinante truffatrice che seppe costruirsi un mito con l’aiuto di un marinaio. Buona lettura … Raccontiamola.
Tutto iniziò il 3 aprile 1817 quando un calzolaio di Almondsbury, nel Gloucestershire, Inghilterra, incontrò per strada una giovane donna apparentemente disorientata che indossava abiti esotici e parlava una lingua incomprensibile. Il poveruomo la condusse cristianamente a casa dove la moglie, impietosita dalla poveretta la prese con sé e la portò dal locale sorvegliante dei Poveri, che a sua volta la affidò alle mani del magistrato della contea locale, Samuel Worrall.
dettaglio da A Fancy Head (Princess Caraboo of Javasu), autore Thomas Barker (1769–1847), The Holburne Museum
La donna, apparentemente confusa, continuava a farfugliare parole incomprensibili e Worrall e sua moglie Elizabeth, che era nata in America, riuscirono a comprendere solo che si chiamava Caraboo e mostrava un certo interesse verso delle immagini orientali. Alla locanda locale, la donna identificò il disegno di un ananas chiamandolo nanas, che significa ananas nelle lingue indonesiane. Portata a casa, sembrò rifiutare le comodità europee ostinandosi a dormire per terra. Alla fine Samuel Worrall si convinse che si trattasse di una mendicante e che avrebbe dovuto essere portata a Bristol dove sarebbe stata sicuramente processata per vagabondaggio.
Va premesso che il trattamento dei poveri in Gran Bretagna, ancor prima della più famigerata legge dell’età moderna, ovvero il Poor Law Amendment Act del 1834, dipendeva integralmente sulla carità. In pratica la classe media pagava una quota per i poveri della parrocchia e nominava responsabili locali per la sorveglianza sulla povertà. La crescente povertà dell’epoca era vista come una preoccupazione finanziaria e non esisteva un coinvolgimento sociale per mitigare le cause della povertà, ovvero malattie, scarsa istruzione, disabilità e disoccupazione. La scoperta di una giovane donna in difficoltà era quindi vista con un certo fastidio dalla classe media che preferiva liberarsene velocemente facendo condannare i poveri disperati per vagabondaggio.
Ma ecco che entrò in scena improvvisamente un marinaio portoghese di nome Manuel Eynesso che, incredibilmente, disse di parlare la lingua della giovane e di essere in grado quindi di comunicare con la sventurata. Eynesso dichiarò che la giovane proveniva dalla baia di Karabouh, sulla costa orientale del mar Caspio, nella misteriosa e lontana terra della Tartaria. Secondo il marinaio, si trattava della principessa Caraboo, originaria dell’isola di Javasu nell’Oceano Indiano, che, dopo essere stata catturata dai pirati era stata portata nella terra di Tartaria, venduta e poi trasportata via mare per qualche triste destino. La giovane era poi riuscita a fuggire gettandosi in mare nel Canale di Bristol, riuscendo a nuotare fino a riva. Una storia incredibile che si diffuse rapidamente portando alla notorietà la sventurata. La testimonianza tempestiva del marinaio portoghese fu fondamentale per creare i presupposti di questa storia incredibile. Naturalmente, come da copione, il marinaio, dopo le sue accurate dichiarazioni, scomparve e non si seppe mai se il suo contributo alla nascente popolarità della giovane e avvenente fanciulla fu casuale, disinteressato o parte di un astuto gioco mediatico. Su questo si potrebbe aprire un altro filone ma la storia che stava nascendo intorno alla principessa Caraboo è molto più interessante perché ci ricorda tanti falsi miti nati sui social moderni.
Illustrazione da Carraboo: the singular adventures of Mary Baker, alias princess of Javasu, who, under the disguises of a footman, and a wandering gipsey, proved herself to be a female, Bampfyielde Moore Carew. 1817. EC8.B1752.W817c, Houghton Library, Harvard University Houghton EC8.B1752.W817c – frontispiece.jpg – Wikimedia Commons
Con il senno del poi, anche all’epoca si trattava di una storia abbastanza inverosimile, almeno per chiunque avesse avuto conoscenze basilari di geografia, ma un pò per esotismo un pò per voglia di protagonismo delle persone coinvolte, molti vollero crederci creando il mito della principessa Caraboo … primi fra tutti i Worrall che decisero di adottare la giovane prendendosela in casa, soddisfando tutte le sue necessità.
Di fatto, la notizia si sparse nella comunità locale, e per dieci settimane fu la notizia principe; d’altronde non era da tutti ospitare una rappresentante di una famiglia reale che offriva alla comunità comportamenti poco usuali, usando con apparente maestria l’arco e le frecce, nuotando nei laghi completamente nuda e pregando un dio, che chiamava Allah-Talla, uno dei nomi formali di Dio nell’Islam. Tutti la invitavano ai ricevimenti mondani, invidiata dal sesso femminile per la sua differenza che la rendeva speciale e dagli uomini per la sua bellezza orientale. Si presentò anche un certo Dr. Wilkinson, che disse di aver identificato la lingua parlata da Caraboo utilizzando un enigmatico testo di alfabeti e scritture conosciute (la Pantographia di Edmund Fry)1 . Wilkinson affermò addirittura che alcuni segni sulla parte posteriore della sua testa erano chiaramente opera di chirurghi orientali.
Caraboo, d. i. Mary Backer (1795-1865): Eigenhändige Schriftprobe (1817) Carabo 2.jpg – Wikimedia Commons
In estrema sintesi, in breve tempo la sua fama divenne nazionale, trasformando la “principessa Caraboo” in un personaggio mediatico del tempo, l’ospite più ricercato negli avvenimenti mondani, almeno fino a quando un suo ritratto fu dipinto e riprodotto sui giornali locali.
La Principessa Caraboo (1817) – Fonte Exposition Galerie des Beaux-arts de Bordeaux 2021 – autore Edward Bird Edward Bird – La Princesse Caraboo (1817).jpg – Wikimedia Commons
Ma ora viene il bello
Il suo bel ritratto incominciò a girare sui giornali del tempo e apparve sulla scena una guardiana di una pensione, Mrs. Neale, che disse di conoscere la giovane “principessa”, o meglio la sedicente reale fanciulla. Si trattava di una certa Mary Willcocks, umile figlia di un calzolaio di Witheridge, nel Devon. Emerse che, dopo aver vagabondato in giro per l’Inghilterra, lavoracchiando come domestica, la giovane aveva ideato un astuto piano, inventando un improbabile linguaggio fittizio, che mescolava parole e suoni diversi per avvalorare una sua provenienza esotica e farsi spacciare per una nobile orientale. Con la complicità di un marinaio aveva quindi costruito tutta la sua celebrità, diventando una “influencer” dell’epoca, cosa che le avrebbe assicurato nel tempo un certo benessere. Niente di diverso dai tanti fasulli attuali che creano sui social un mito giocando sulle debolezze umane. D’altronde ci potremmo chiedere: siamo quello che siamo o quello che gli altri vorrebbero noi fossimo?
Di fatto Mary Willcocks seppe ingannare l’opinione pubblica di Bristol, ma non solo, al punto che anche dopo la sua scoperta molti ebbero pietà di lei e, pietosamente, nonostante fosse stato dimostrato chiaramente che fosse una truffatrice, fecero in modo che migrasse oltre oceano a Filadelfia, cosa che avvenne il 28 giugno 1817.
Mary Baker, Princess Caraboo, dal libro Devonshire characters and strange events by S. Baring-Gould (1908)File:Illustration facing page 44, Devonshire Characters and Strange Events.png – Wikimedia Commons
Il suo personaggio continuò ad essere però sfruttato dalla stampa del tempo al punto che fu pubblicata una lettera sul Bristol Journal in cui si sosteneva che, durante il viaggio verso Filadelfia, la nave della bella Caraboo era stata spinta vicino all’isola di Sant’Elena da una tempesta e, finita alla deriva su una piccola barca, aveva coraggiosamente remato fino a terra. Sull’isola aveva addirittura affascinato Napoleone Bonaparte che vi si trovava in esilio al punto che l’ex imperatore dei Francesi aveva scritto una lettera al Papa per avere una dispensa per sposarla. Una fake news dell’epoca che fa capire come la realtà sia sempre più noiosa della fantasia. D’altronde sarebbe stata un’occasione in più per denigrare il Corso ormai impossibilitato a difendersi nel mezzo dell’Atlantico.
Mary Willcocks cercò di sfruttare la sua improbabile storia anche oltreoceano, interpretando sul palco del Washington Hall di Filadelfia, il suo ruolo di “Princess Caraboo“, ma con scarso successo. Mantenne sempre i contatti con i Worrall (che comunque avevano ottenuto una certa notorietà locale grazie a lei), arrivando a lamentarsi della eccessiva notorietà ottenuta a Filadelfia che pesava sulla sua aspirazione di una vita normale; di fatto nel 1824 ritornò in Gran Bretagna, esibendosi per un breve periodo a New Bond Street, Londra, sempre nell’improbabile ruolo della principessa Caraboo ed ancora una volta senza successo.
Nel settembre 1828 si trasferì a Bedminster, nel Somerset, sotto il nome di Mary Burgess dove sposò Richard Baker e diede alla luce una figli. Della “principessa Caraboo”, influencer di successo del XIX secolo, si sa solo che nel 1839 vendeva sanguisughe al Bristol Infirmary Hospital e che morì, il 24 dicembre 1864, per una brutta caduta, lasciando alla figlia la sua umile attività.
Andrea Mucedola
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Nota
1 si seppe in seguito che gli strani segni sul suo capo erano frutto di un male eseguito intervento da lei subito precedentemente in Inghilterra.
Fonti
The Imposter Known as Princess Caraboo of Javasu – Historic Mysteries
Meet Princess Caraboo, The Legendary English Imposter (allthatsinteresting.com)
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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