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L’operazione Crossroads: test nucleari nel Pacifico durante la guerra fredda

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: Test nucleari
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L’argomento di oggi è sicuramente esplosivo e riguarda il primo test di armi nucleari contro delle navi da guerra che fu proposto il 16 agosto 1945 da Lewis Strauss, il futuro presidente della Commissione per l’Energia Atomica.

Con gli occhi di oggi il solo pensiero ci inorridisce ma, come sempre, bisogna inquadrare questi eventi con quelli del tempo in cui avvennero, ovvero all’inizio di quella guerra fredda che, visti gli eventi attuali, non è mai finita. Purtroppo gli Americani non furono i soli ad effettuare questi  esperimenti; tutte le potenze nucleari dell’epoca effettuarono test in mare con conseguenze che sono ancora riscontrabili nell’ambiente. Voglio ricordare Mururoa, uno degli atolli che formano l’arcipelago delle Tuamotu nella Polinesia francese, che subì dagli anni 1966 fino al 1996 numerosi e devastanti test nucleari da parte dei Francesi. Esperimenti in mare ma che si ripeterono anche sul territorio, con conseguenze non meno devastanti. Si pensi solo che l’Unione Sovietica,  dal 1949 al 1989, effettuò 456 test nucleari a Semipalatinsk, prestando poca attenzione ai loro effetti sulla popolazione locale e sull’ambiente, che sono venuti alla luce solo dopo la chiusura del sito nel 1991. Ultimi, si fa per dire, quelli effettuati con l’uso di droni sottomarini con capacità nucleare nelle acque al largo dell’estremità meridionale della penisola coreana da parte della Corea del Nord. Le informazioni non sono molte, ma il sistema impiegato trasporterebbe una testata nucleare in grado di creare uno “tsunami radioattivo” con effetti devastanti sull’ambiente. Purtroppo sembra che l’Umanità, dopo decenni di parole e condanne, non abbia ancora imparato la lezione sugli effetti che furono descritti da Cousteau nel documentario del 1988 “Tahiti: l’eau de feu“, dopo la visita all’atollo di Mururoa, allora sede principale del Centro di Sperimentazione Nucleare francese del Pacifico.

CROSSROADS: un evento cruciale della guerra fredda
Oggi racconteremo l’Operazione Crossroads, una serie di esperimenti con armi nucleari concepiti per dimostrare la capacità di sopravvivenza delle navi militari a queste devastanti esplosioni. Questi test, effettuati sull’atollo di Bikini a metà del 1946, furono i primi dopo il test Trinity del 16 luglio 1945 avvenuto nel deserto della Jornada del Muerto, nell’USAAF Alamogordo Bombing and Gunnery Range, che aveva preceduto il terribile bombardamento atomico di Nagasaki il 9 agosto 1945.

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Unità bersaglio radunate a Pearl harbor, Honolulu, febbraio 1946

Le premesse e l’evacuazione di Bikini

Tutto iniziò nell’agosto 1945 quando il senatore James O’Brien McMahon propose di effettuare un test per dimostrare la vulnerabilità, piuttosto che la sopravvivenza, di navi militari in una zona interessata da un attacco nucleare. Il 27 ottobre, il comandante in capo della flotta degli Stati Uniti, l’ammiraglio Ernest King, dichiarò in una conferenza stampa l’intenzione di coinvolgere nell’esperimento circa 90 navi bersaglio, la maggior parte scelte tra quelle in eccedenza nella flotta degli Stati Uniti. Al termine del successivo Joint Chief of Staff meeting, i Capi di Stato Maggiore decisero che il test avrebbe dovuto essere guidato da un ufficiale della marina, dato che la Marina stava contribuendo con la maggior parte degli uomini e dei materiali e l’11 gennaio 1946 il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman nominò l’ammiraglio Blandy a capo della Joint Task Force One (JTF-1) (Joint perché composta da Esercito e Marina), creata per condurre i test dell’Operazione Crossroads.

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L’ammiraglio William H.P. Blandy e sua moglie tagliano una torta a forma di fungo nucleare  dell’Operazione Crossroads, mentre l’ammiraglio Frank J. Lowry osserva divertito – Fonte fotografia scattata il 7 novembre 1946 (ovvero al termine dell’operazione Crossroads), fu pubblicata per la prima volta a p. 18 del Washington Post (8 novembre 1946), Time Magazine, Bollettino degli scienziati atomici – Autore Harris & Ewing Studio Admiral Blandy Mushroom Cloud Cake.jpg – Wikimedia Commons

Le dichiarazioni pubbliche di questi nuovi test nucleari suscitarono immediatamente violenti reazioni da parte di scienziati e diplomatici che ne ravvisarono i pericoli. Anche gli scienziati del Progetto Manhattan, che erano stati estromessi dai test, sostennero che ulteriori esperimenti nucleari non erano necessari e sarebbero stati pericolosi per l’ambiente. il celebre scienziato J. Robert Oppenheimer, declinando l’invito a partecipare all’esecuzione dell’esperimento, scrisse al presidente Truman, sostenendo che qualsiasi dato raccolto da questi test avrebbe potuto essere ottenuto in modo più accurato ed economico in un laboratorio. In particolare, gli scienziati sottolinearono che i test avrebbero potuto solo dimostrare la sopravvivenza delle navi ma non avrebbero potuto valutare gli effetti delle radiazioni sui marinai. A questa obiezione Blandy rispose ordinando di aggiungere alcuni animali sacrificali1 su alcune navi, cosa che generò numerose proteste da parte degli animalisti. Furono anche evidenziate obiezioni di natura economica, sul valore delle navi bersaglio (circa 450 milioni di dollari) ma Blandy rispose che il loro vero costo era il valore dei rottami, pari a 10 dollari per tonnellata, ovvero una perdita per l’amministrazione di solo di “solo” 3,7 milioni di dollari.

Blandy ordinò quindi una survey oceanografica sull’area per valutare le prevedibili condizioni meteorologiche locali nel periodo prescelto al fine di evitare che occasionali tempeste potessero diffondere il materiale radioattivo sul personale della task force. Furono anche considerati possibili effetti secondari, legati alle correnti oceaniche che avrebbero potuto diffondere materiali radioattivi nelle aree di pesca limitrofe. Il 24 gennaio, Blandy ufficializzò alla stampa la notizia che era stata prescelto l’atollo di Bikini per i test Able e Baker mentre il test subacqueo profondo, Charlie, previsto all’inizio del 1947, sarebbe stato effettuato ad ovest di Bikini.

Perché l’atollo di Bikini?

L’atollo offriva il vantaggio di essere sufficientemente remoto, con un ampio ancoraggio protetto, ed una popolazione molto limitata e quindi facilmente spostabile. Il 6 febbraio, la nave da ricognizione idrografica USS Sumner (AGS 5) iniziò a scavare aperture di accesso attraverso la barriera corallina per facilitare l’ingresso nella laguna interna. Ai 167 residenti locali non fu spiegato chiaramente il motivo del loro trasferimento e, la domenica del 10 febbraio, il commodoro Ben H. Wyatt, governatore militare degli Stati Uniti nelle Isole Marshall, li informò laconicamente su quanto era stato deciso, paragonandoli ai «figli d’Israele che il Signore salvò dal nemico e condusse nella Terra Promessa», Wyatt disse che il loro trasferimento era “per il bene dell’umanità e per porre fine a tutte le guerre mondiali“. Non si sa quanto fu convincente ma il capo del villaggio, Juda, dichiarò alla stampa “Siamo disposti ad andare. Tutto è nelle mani di Dio“. Fu così che il giorno successivo, l’LST-861 trasferì i 167 locali e i loro miseri averi 128 miglia ad est, nell’atollo disabitato di Rongerik, dove ignavi iniziarono quello che sarebbe diventato un esilio permanente. Sembrerebbe che nel 1974 tre famiglie tornarono a Bikini ma furono evacuate nuovamente nel 1978 a causa degli alti livelli di radioattività nei loro corpi assunti dopo aver mangiato cibo contaminato in solo quattro anni. Di fatto le esplosioni nucleari resero l’atollo di Bikini inadatto all’agricoltura e alla pesca a causa della contaminazione radioattiva e l’atollo rimase disabitato. Recentemente, dal 2017, per gli amanti del rischio, può essere visitato da turisti e subacquei sportivi ma solo per brevi periodi essendo i livelli di radiazioni ancora troppo elevati.

Gli esperimenti

Fu così che una flotta fantasma di 93 navi fu trasferita nella laguna di Bikini; un insieme di navi ormeggiate con una densità da tre a cinque volte maggiore di quanto previsto dalla dottrina militare navale2. Se da un lato questa estrema vicinanza delle navi fra loro non aveva significato per la US NAVY, per accontentare la USAF, fu dichiarato che l’obiettivo era quello di misurare il danno in funzione della distanza dal centro dell’esplosione fino alla massima distanza possibile. Nella preparazione dei test, sulle navi vennero imbarcate piccole quantità di carburante e munizioni, oltre a strumenti scientifici per misurare la pressione atmosferica, il movimento della nave a seguito dell’onda d’urto ed i livelli di radiazioni.

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Mappa dell’atollo di Bikini, con l’area per l’esecuzione dei test nucleari evidenziata come Area Target Bikini Atoll Operation Crossroads.svg – Wikimedia Commons

Prima del primo test, tutto il personale tecnico della marina e dell’esercito fu evacuato dalle unità della flotta bersaglio3 e dall’atollo di Bikini per essere imbarcato sulle navi di supporto, dislocate a circa dieci miglia nautiche ad est dell’atollo.

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Il primo test effettuato fu denominato Able e la bomba nucleare Mk III, chiamata Gilda (in onore del personaggio interpretato da Rita Hayworth nell’omonimo film), fu sganciata da un bombardiere B-29 Superfortress del 509th Bombardment Group il 1° luglio 1946. L’ordigno nucleare esplose 158 metri sopra la flotta bersaglio ma mancò il bersaglio di circa 650 metri, causando danni alle navi inferiori al previsto.

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In alto lo schermo delle navi bersaglio nella Laguna di Bikini per il test Able. Le cinque X rosse indicano le cinque navi che affondarono. Il cerchio, con un raggio di 1.000 metri dal punto di detonazione, delinea l’area di maggiori danni. Il bersaglio previsto per la bomba atomica era la nave n. 32, la corazzata Nevada, che fu dipinta di rosso per aiutare il bombardiere. La bomba cadde più vicino alla nave n. 5, il trasporto d’attacco USS Gilliam. In basso il dislocamento navale per il test Baker avvenuto il 25 luglio 1946. Le dieci X rosse indicano le dieci navi che affondarono. Il cerchio nero, con un raggio di 1.000 metri dal punto di detonazione, delinea l’area della nave maggiormente danneggiata. Il cerchio blu, di raggio 330 iarde, segna il bordo del cratere sottomarino creato dall’esplosione, così come la circonferenza della colonna d’acqua cava che rovesciò l’USS Arkansas  Fonte Delgado, James P., et al., The Archaeology of the Atomic Bomb, National Park Service, Santa Fe, New Mexico, 1991. La mappa Able è a pagina 16, la mappa Baker a pagina 17, e l’elenco dei danni alle navi e distanze alle pp 86-136. 
Able   Crossroads Able Target Ship Map.png – Wikimedia Commons
Baker Cossroads Baker Target Ship Map.png – Wikimedia Commons

Il secondo test del 25 luglio 1946, denominato Baker, utilizzò ancora una bomba nucleare Mk III (chiamata Helen of Bikini) questa volta fatta esplodere alla profondità di circa 27 metri. Gli effetti furono devastanti e l’aerosol radioattivo generatosi a livello del mare causò un’ampia contaminazione della zona contigua al punto che il chimico Glenn T. Seaborg, il presidente più longevo della Commissione per l’energia atomica, dichiarò che Baker fuil primo disastro nucleare al mondo

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Detonazione del test Baker durante l’operazione Crossroads avvenuta il 25 luglio1946 – Fonte filmato estratto da https://www.youtube.com/watch?v=H5fUbz0AU4A – Autore Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti – Biblioteca del Congresso
Crossroads Baker.gif – Wikimedia Commons

Era stato previsto anche un terzo test in acque profonde, chiamato Charlie, inizialmente pianificato per il 1947, che venne però annullato a causa della riscontrata incapacità della Marina degli Stati Uniti di decontaminare le navi che erano state utilizzate come bersaglio dopo il test Baker. Possiamo immaginarci la quantità di radiazioni subite inconsapevolmente dai marinai durante i lavaggi dei ponti delle navi in un “inutile” tentativo di decontaminazione.

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il 25 luglio 1946. marinai lavano il ponte dell’incrociatore tedesco Prinz Eugen, nel futile tentativo di rimuovere la contaminazione radioattiva – Fonte James P. Delgado, Ghost Fleet: the Sunken Ships of Bikini Atoll, Honolulu, 1996, p 82. Crossroads Baker Scrubdown.jpg – Wikimedia Commons

Fattore non previsto che comportò che solo nove navi bersaglio poterono essere in seguito recuperate e demolite mentre le altre furono affondate. Il test Charlie non fu quindi eseguito e riprogrammato come Operazione Wigwam, un test in acque profonde che, come ricorderete da un precedente articolo, fu condotto nel 1955 al largo delle coste del Messico (Baja California). L’operazione Wigwam viene ancor oggi ricordata per gli effetti disastrosi subiti dagli equipaggi presenti al test che, nonostante le procedure di protezione per ridurre l’esposizione alle radiazioni del personale, in gran parte maturate dopo i test dell’Operazione Crossroads, rimasero seriamente contaminati. 

Per conoscere i reali impatti, si dovette arrivare al 26 luglio 2016 quando il National Security Archive declassificò e pubblicò l’intero stock di filmati girati dagli aerei di sorveglianza che sorvolarono il sito del test nucleare pochi minuti dopo l’esplosione della bomba, rendendo disponibili i rapporti dell’operazione prima segretati. Furono esperimenti necessari? Probabilmente no, ma furono una logica conseguenza della follia di quegli anni in cui il bipolarismo tra Occidente ed il mondo sovietico raggiunse il suo apice. In momenti in cui si prospetta, con relativa noncuranza, l’impiego di armi nucleari tattiche sarebbe meglio ricordare queste pagine oscure della nostra civiltà, se non altro come monito per eventuali pazzie future.

Andrea Mucedola
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in anteprima la spaventosa nuvola di condensazione provocata dalla detonazione nucleare sottomarina Baker (23 chilotoni) che avvenne il 25 luglio 1946 nell’ambito dell’Operation Crossroads, una serie di test nucleari condotti dalle forze armate statunitensi sull’atollo di Bikini, nelle Isole Marshall – Fonte United States Department of Defense Operation Crossroads Baker Edit.jpg – Wikimedia Commons

Note

1 Gli animali vivi (200 maiali, 60 porcellini d’India, 204 capre) furono trasportati dalla nave appoggio USS Burleson su alcune delle navi bersaglio.

2 Al centro del gruppo di obiettivi, la densità era di circa venti navi per miglio quadrato, una densità non credibile in uno scenario bellico navale.

3. La flotta bersaglio comprendeva quattro velivoli statunitensi obsoleti. corazzate, due portaerei, due incrociatori, tredici cacciatorpediniere, otto sottomarini, quaranta navi da sbarco, 18 navi da trasporto, due petroliere, un bacino di carenaggio galleggiante e tre navi dell’Asse arrese, l’incrociatore giapponese Sakawa, la corazzata Nagato e l’incrociatore tedesco Prinz Eugen.

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