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Reportage: il Cantiere della Memoria di Le Grazie di Portovenere, viaggio negli antichi mestieri della carpenteria navale

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: MUSEI DEL MARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MARITTIMITA’
parole chiave: Cantiere della Memoria, carpentieri navali, Portovenere
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Venti metri quadrati per un viaggio nel tempo alla scoperta della “divina Arte” dei maestri d’ascia, come li definiva Dante Alighieri, e delle grandi imprese sul mare. La superficie è quella del Cantiere della Memoria, un piccolo spazio espositivo nel porto antico delle Grazie di Porto Venere vocato (con ordinanza comunale adottata 20 anni fa) all’ormeggio delle barche storiche.

Computer, video e sensori innescano voci, luci e suoni per raccontare attrezzi e lavoro dei carpentieri navali; così la visita emozionale nel micro museo inaugurato il 26 giugno del 2016, in un fondo di mia proprietà; fu, quello della nascita del Cantiere della Memoria, un atto di amore e ribellione, compiuto insieme a mia moglie, Iole Rosa: amore nei confronti dell’arte delle costruzioni navali, ribellione per l’inerzia del Comune di Porto Venere a custodire e perpetuare il ricordo della stessa pur avendo per anni coltivato un progetto, poi evaporato in un mare di illusioni. Otto anni fa l’esposizione si risolveva nella rassegna ‘danzante’ di utensili, allestita dall’amico Gigi Roveda (un ‘artigenio’ per la genialità che pervade la sua produzione di installazioni artistiche in metallo per parchi e dimore esclusive). Allora l’obiettivo prevalente era quello di suscitare emozioni. Ora queste si risolvono anche in conoscenza attraverso l’allestimento interattivo, multimediale e partecipato dell’esposizione permanente, a cui fanno da cornice le mostre temporanee a tema, tutte visitabili sulla nostra pagina Youtube.

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Gli attrezzi in vetrina sono solo una piccola parte di una collezione più grande raccolta nel tempo da Pietro Ricci, figlio di un attrezzista navale e nipote di un maestro d’ascia, da cui aveva editato la passione e i segreti della manipolazione del legno per costruire le barche. Pietro Ricci, scomparso nel 2020 all’età di 94 anni, per salvare la memoria degli antichi lavori del mare aveva raccolto più di 2.000 attrezzi: dalle asce ai trapani a mano, alle seghe, agli scortecciatori, ai magli, ai ferri. Ogni attrezzo, ora come allora, è un pezzo unico perché ogni maestro d’ascia costruiva o adattava gli strumenti che gli servivano per lavorare. Questi attrezzi sono i testimoni di un passato (non troppo lontano) in cui le barche in legno venivano tutte costruite a mano da artigiani-artisti che si tramandavano i saperi del loro lavoro di padre in figlio, o da maestro ad apprendista: ne fa fede un manoscritto redatto, a partire dal 1876, da Giuseppe Rosa (mio bisnonno) quando era appena adolescente: anche questo è esposto. I cantieri navali e le baracche dei maestri d’ascia erano allora il polmone della comunità marinara; lì si costruivano le barche per la pesca e per il trasporto delle merci, lavori che davano da vivere alle famiglie. Elementi identitari che, nella globalizzazione del turismo mordi e fuggi, vogliamo proporre, col suo carico di valori, antichi ma anche attuali, ora incarnati dalle barche d’epoca all’ormeggio nel porto antico, dedicato al compianto assessore comunale Armando Esperti: un belvedere che si che si fa economia (per effetto dei bisogni manutentivi fronteggiabili a chilometro zero grazie al Cantiere Valdettaro), richiamo e location ideale per i raduni di imbarcazioni storiche; ciò avviene  nel ‘concerto’ delle azioni organizzative sviluppate dalla Sezione velica della Marina Militare con Cantiere Valdettaro, Aive, Vele Storiche Viareggio, Vela tradizionale, Sezione velica della Forza e coraggio, classe 5.5, Pro Loco e la società comunale Porto Venere Sviluppo  che gestisce il porto antico col patrocinio dell’ente locale; durante i raduni,  insieme alle mostre ospitate nel Cantiere della Memoria  tese a celebrare barche o marinai storici, con l’apporto del modellista Ornello Ferraresi, diamo vita a laboratori didattici sull’antico processo costruttivo delle barche fondato sulla preliminare realizzazione, a colpi di sgorbia, dei mezzi scafi.

Ma torniamo alla esposizione
La conoscenza degli antichi attrezzi, al Cantiere della memoria è questione di ‘tocchi’, quelli compiuti dalle mani sui pannelli sui quali danzano gli utensili, che diventano così … parlanti; ma c’è anche uno schermo touch screen sul quale possono essere scelti e visionati un’ottantina di filmati, montati per lo più dal videomaker Roberto Celi, presidente dell’associazione Obiettivo Spezia, relativi alle mostre temporanee ospitate nel Museo dall’inaugurazione ad oggi e alle ricerche che ho curato direttamente o coinvolgendo esperti. Sono onorato, ad esempio, di aver coinvolto in un’iniziativa di sensibilizzazione al problema delle microplastiche in mare l’ammiraglio Andrea Mucedola, promotore e direttore della redazione di Ocean4future e, ancor prima, originario delle Grazie: una risorsa per la comunità, da riscoprire, ‘azzerando’ idealmente le distanze con Roma dove vive. 

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I video prodotti dal Cantiere della Memoria sono inanellati nel nostro canale YouTube dedicato e nell’omonima pagina Facebook che quotidianamente si risolve in vetrina delle attività e delle ricerche, attuando la ‘dinamica’ del progetto culturale, in continuo movimento come in un cantiere navale. Si va dalle storie del territorio, legale al microcosmo del borgo, alle grandi imprese sui mari: giri del mondo in solitario, esplorazioni in ambienti ostili, lotta all’inquinamento, costruzione e vicissitudini di barche storiche e marinai. Ora è di scena la storia dell’ammiraglio Agostino Straulino, ammiraglio, sommozzatore della Regia Marina, eroe di guerra e campione olimpionico di vela.

Il salto di qualità del Cantiere della Memoria è recente, risale all’inizio di quest’anno, ed è costituito dal nuovo allestimento che dimostra come in poco spazio, con passione, idee e cogliendo le opportunità dei bandi del Ministero della Cultura per i piccoli musei possono essere realizzate grandi cose. Il nuovo corso è frutto del progetto promosso dall’associazione la Nave di Carta (di cui il Cantiere della Memoria è diventato braccio culturale), fondata nel 1998, anche col mio concorso, per la divulgazione della cultura del mare; ne è presidente Marco Tibiletti. Il progetto è stato elaborato da Lorenza Sala e lo abbiamo realizzato con Giorgio Pagani di SFELAB, società di progettazione e realizzazione di allestimenti museali, interaction design e visual design con la partecipazione degli studenti e delle studentesse dell’Istituto di Istruzione Superiore Capellini-Sauro della Spezia che hanno interagito nella realizzazione del nuovo allestimento.

Gli studenti hanno realizzato l’audioguida agli attrezzi, alle barche tipiche della Liguria, alle storie di maestri d’ascia e calafati, fino ad elaborare il file della visita virtuale al Cantiere della Memoria: tutto fruibile con QR code sul portale di izitravel; i ragazzi hanno anche collaborato alla messa in opera della parte informatica del sistema fondato sui sensori che fanno scattare le narrazioni con la voce di Iole Rosa: poesia pura. I ragazzi sono stati grandiosi. Non finiremo mai di ringraziarli, al pari dei loro insegnanti e del preside Antonio Fini. Per il nuovo allestimento, su impulso di Lorenza, abbiamo lavorato insieme sull’idea che le memorie sono il filo conduttore che unisce le generazioni e che è fondamentale il processo partecipativo dei giovani per capire l’importanza di salvaguardare il nostro patrimonio marittimo, materiale e immateriale, un percorso che abbiamo iniziato con gli allievi della scuola professionale di Confindustria, il CISITA, per il restauro di piccole barche storiche. Per sviluppare il percorso conoscitivo, gli studenti e le studentesse del corso Costruttori navali del Nautico, del Liceo sperimentale e dei corsi di informatica e elettrotecnica, e i loro docenti, hanno incontrato maestri d’ascia di ieri e di oggi, visitato il cantiere navale Valdettaro; sono andati a presentare il frutto del loro lavoro agli esperti museali riuniti al Museo della Marineria di Cesenatico. Il fine ultimo era far capire ai giovani che i musei sono luoghi vivi e che la memoria è un patrimonio che appartiene a tutti. Insomma, un bel percorso di ricerca e restituzione della stessa, destinato a lasciare il segno nella vita dei ragazzi e ad orientarli al futuro professionale.

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Due bei frutti di questo approccio sono stati anche il restauro museale della barca da Palio con cui il borgo di Le Grazie di Portovenere vinse la disfida remiera tra le borgate del Golfo della Spezia nel 1933 e di una lancetta di due metri costruita novant’anni fa; i lavori sono stati portati a termine da un ragazzo: Gabriele Bernasco, allievo del corso Operatori del legno del CISITA e pronipote del maestro d’ascia Sandro Valdettaro, da tempo scomparso. Non è casuale il disegno realizzato dall’artista Giovanni Medusei per celebrare il nuovo corso: l’ossatura in legno di uno scafo con vecchio carpentiere e allievo al lavoro all’insegna del travaso di conoscenze, che non è mai a senso unico… Non è casuale che a settembre Gabriele sarà assunto dal Cantiere Valdettaro, teatro degli stage pratici guidati dall’ebanista Daniele Pollastro  e dal maestro d’ascia Mimmo Tripodi ad epilogo delle lezioni svolte in aula nell’Arsenale della Marina Militare di La Spezia, condotte dal maestro d’ascia Francesco Buttà.

Il Cantiere della Memoria è aperto continuativamente nella bella stagione e su appuntamento durante l’inverno (telefonare al 3405579811 o al 3357350293 o scrivere a cantieredellamemoria@gmail.com). Gli accessi sono gratuiti. L’unica richiesta ai visitatori è quella di lasciare una dedica scritta nel libro degli ospiti e, se desiderano, registrarsi e lasciare la mail per essere aggiornati sulle iniziative: ricerche, mostre, conferenze, concerti, spettacoli e proiezioni nel porto delle vele d’epoca, già da solo un museo galleggiante a cielo aperto che, per l’occasione, si fa palcoscenico. La prossima esibizione sarà la presentazione di un libro sull’isola del Tino, realizzato dall’associazione Amici dell’isola del Tino, perla del golfo della Spezia, presidio della Marina Militare per la sicurezza in mare col faro gestito da MARIFARI, palestra formativa per le esercitazioni degli Incursori della Marina Militare e, ancor prima,, culla del culto di San Venerio, patrono del Golfo della Spezia.

a presto
Corrado Ricci

 

foto di Celi – fornite dall’autore
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