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Le navi della marina popolare cinese rispondono alla loro dottrina di impiego?

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINE MILITARI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: PLAN

Se vogliamo fare un confronto tra la marina militare cinese (PLAN) e la U.S. Navy non va fatto l’errore di confrontarle quantitativamente ma sugli anni di evoluzione, tecnologica e dottrinale tra le due marine. Oltre alle tre unità citate, la Cina nel 2022 ha immesso in servizio otto unità di superficie e una sola subacquea:

  • tre incrociatori della classe Type 055/Renhai;

  • quattro caccia lanciamissili della classe Type 052D/Luyang III;

  • una fregata della classe Type 054A/Jiangkai II;

  • un sottomarino a propulsione AIP della classe Type 039C/Yuan1.

Numeri importanti, se considerati in termini di tonnellate annue a livello globale, dell’ordine di quanto registrato almeno nell’ultimo quinquennio, con previsioni per il 2023 superiori a quelle del 2022, ma ci possiamo domandare se l’ambizioso programma sia coerente in termini di innovazione, efficienza e di realizzazione di una struttura bilanciata. Esiste una reale strategia da parte della marina del Dragone, oltre la difesa degli stretti (analoga a quella del Giappone a fine anni ‘30) che sia diversa dallo “show the flag” nei confronti dei paesi minori? Paesi di fatto assoggettati con la vincente “strategia del debito”, ben diversa da quella ormai evidente della “geometria variabile”.

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cacciatorpediniere lanciamissili classe Luyang III, intercettata dalla marina giapponese tra l’isola principale di Okinawa e l’isola di Miyako, verso il Mar Cinese Orientale, aprile 2020 – Fonte https://www.mod.go.jp/js/Press/press2020/press_pdf/p20200428_04.pdf Autore Ministero della Difesa giapponese, Ufficio di stato maggiore congiunto

Se esaminiamo il mix di consegne delle unità navali qualche dubbio dovrebbe sorgere sulla rispondenza e congruità di proiezione nelle “Blue waters” in competizione diretta con la U.S. Navy, mentre si potrebbe dedurre che gli obiettivi a medio termine (10/20 anni) della PLAN siano ancora quelli della dottrina che privilegia il numero delle navi e la frammentazione di gruppi e dislocazioni (da qui la definizione di “geometria variabile”) rispetto alla qualità ed innovazione dei sistemi imbarcati. In quanto a “numeri” i cantieri cinesi hanno ripreso la produzione in serie di una classe di unità di superficie per la quale si sarebbe dovuto pensare ad un’evoluzione, i caccia della classe Type 052D/Luyang III, dei quali venticinque già in servizio: cinque ulteriori unità risultano in costruzione presso il cantiere navale di Dalian, ed almeno un’altra presso il Jiangnan Changxing Shipyard di Shanghai, un cantiere che da solo offre una capacita (teorica) superiore al totale di tutti i sette cantieri USA; un impegno tecnologico ed economico notevole per risultati non certo all’avanguardia né realmente consistenti. Ci possiamo domandare la ragione di tanta esibizione di potenza solo per i numeri?

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Type-039C Yuan Class Fonte H I Sutton H I Sutton – Covert Shores

I sottomarini

La PLAN dovrebbe colmare il divario con la forza sottomarina della Marina statunitense, ma in questo caso i numeri non aiutano. Certamente queste costruzioni rientrano tra le priorità ma siamo appena oltre l’approntamento di infrastrutture adeguate: sono operativi degli scali coperti presso il cantiere navale Bohai di Huludao, l’unico impianto destinato alla costruzione di sottomarini nucleari per la PLAN che dovrebbero consentire la costruzione contemporanea di quattro o cinque sottomarini nucleari, dai sottomarini lanciamissili balistici (SSBN) ai sottomarini d’attacco (SSN).

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il cantiere navale Bohai di Huludao – Fonte google Earth

A ottobre 2022 sono state fatte filtrare foto di nuovi e più grandi scafi, attribuibili tanto al nuovo Type 095 (SSN) come al Type 096 (SSBN), che dovrebbero essere più grandi, più silenziosi e più capaci degli attuali sottomarini della PLAN. L’attività a Huludao, osservata nel maggio 2022, ha mostrato un sottomarino in bacino di carenaggio che incorpora quello che si ritiene essere un sistema di lancio verticale. Le immagini non mostrano chiaramente se si tratta di un refit di un SSN esistente o del primo della nuova classe, ma entrambe le possibilità segnalano una capacità preoccupante, anche se ancora limitata.

Come già osservato, al di là del “prestigio” delle portaerei, la vera minaccia/deterrenza della PLAN, il suo livello di credibilità, almeno per il prossimo decennio, dovrebbe essere la capacità di attacco dei suoi sottomarini ma – anche in questo caso – si dovrebbe andare oltre la propaganda e le strumentalizzazioni. La differenza numerica è abissale, parliamo di decine contro oltre un centinaio, di battelli entrati in servizio dopo un periodo di sviluppo durato decenni e minato da un’infinita serie di battute d’arresto e disastri progettuali; neppure una forsennata e teorica produzione di 5/6 battelli contemporanei, e gli inevitabili tempi di procurement e costruzione, riuscirebbe a colmare il divario ancora per molti decenni (e non c’è sintomo di decrescita da parte avversaria, anzi il recente accordo AUKUS rafforza la posizione di contrasto).

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immagine di propaganda di un test del missile balistico (SLBM) JL-3 (Ju Lang 3 – Onda Gigante) – da confermare

Nel confronto tra potenziali avversari valgono considerazioni simili a quelle delle portaerei: non conta il numero ma l’operatività, in questo caso ancor più dipendente dal personale: con alle spalle decenni di esperienza, un diverso background tecnologico, una consistente flotta si sottomarini nucleari e la pratica del doppio equipaggio, la U.S. Navy ha una relativa facilità di attingere personale esperto in servizio attivo per formare i quadri dell’equipaggio di nuove unità. La PLAN, pur con un’esperienza maggiore in tempi e numeri rispetto alle “portaeromobili” (non siamo ancora alle “portaerei”) ed un maggior numero di unità in servizio, si sta ancora confrontando con la carenza e problemi di auto generazione simili, ma più gravi, di quelli delle portaerei. Qualche maggiore incognita sulle armi e la loro efficacia: a novembre 2022, il comandante della flotta statunitense del Pacifico, l’ammiraglio Samuel Paparo, aveva ammesso che la PLAN aveva cominciato a imbarcare il missile balistico (SLBM) JL-3 (Ju Lang 3 – Onda Gigante) sui suoi sei SSBN operativi della classe Jin. Il suo predecessore, il JL-2, aveva un raggio d’azione di circa 7.200 chilometri (4.464 miglia), ed obbligherebbe gli SSBN della PLAN ad operare a est delle Hawaii per colpire la costa orientale degli Stati Uniti. Se il JL-3 SLBM risultasse efficiente diventerebbe l’arma standard e, con una gittata stimata di 10.000 chilometri (6.200 miglia), consentirebbe ai boomers della PLAN di colpire tutti gli Stati Uniti continentali operando dai bastioni nel Mar Cinese Meridionale. Un bel problema.

Fine III parte – continua
Giancarlo Poddighe
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