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La Marina sul lago di Garda – parte II

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: ITALIA
parole chiave: Lago di Garda
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Viene da domandarsi come mai la Regia Marina si sia apparentemente disinteressata di questo teatro operativo (ricordiamo che all’epoca confinava con l’impero austro ungarico N.d.R.), se non altro in base al logico principio che impone di schierare contro un qualsiasi nemico una forza proporzionata ad affrontarlo. I risultati si videro nel 1866 e non servì a molto l’invio da parte del Ministero della Marina di un ufficiale del Genio Navale, Luigi Borghi, che si industriò nell’approntamento di zattere blindate che, rimorchiate dalle unità disponibili, se non altro poterono rifornire di viveri e materiali le truppe che si erano addentrate nelle vicine vallate delle Giudicarie. Poiché l’intero settore era affidato ai volontari al comando del generale Avezzana, anche la flottiglia, che pose la sua base a Salò, passò sotto il controllo dell’esercito ed erano volontari anche i comandanti delle unità: si trattava dei fratelli Andrea e Jacopo Sgarallino, Carlo Burattini e Augusto Elia, tutti con una pregressa esperienza di navigazione e fedelissimi seguaci di Garibaldi nelle sue imprese; gli ultimi due erano anche capitani di lungo corso. Giuseppe Garibaldi, Comandante Generale dei volontari, era conscio dell’importanza che queste navi avrebbero potuto avere per la condotta delle operazioni nella zona, ma l’impressione che ebbe delle unità fu pessima e già all’inizio della campagna aveva notato che, per una ragione o per un’altra, erano tutte praticamente inutilizzabili. Le fece rapidamente rimettere in efficienza e non mancò di occuparsi spesso delle loro condizioni e della condotta della guerra sul lago.

Scriveva: “…vogliate dunque approfittarne per mettere in istato d’azione ogni elemento ai vostri ordini, in particolar modo tutte le cannoniere e il signor Borghi mi parla di zattere corazzate ed io credo essenziale di costruirle (3)” …” Lo stato della flottiglia è assolutamente inferiore alla sua missione sul lago… Se vi fosse tempo per avere un Ariete o un Monitor il difetto sarebbe rimediato (4)” … “Trovandoci inferiori con la nostra flottiglia alla flottiglia austriaca, io avevo comunicato al sig. Borghi, Ufficiale intelligente in cose di marina, la costruzione di un Ariete capace di attaccare il nemico da solo (5)”… ”La colpa pesa sui due ministeri di Guerra e Marina….Capisco io oggi perché trovai sul lago di Garda 6 (sic) cannoniere una sola delle quali servibile mente gli Austriaci ne avevano 8 portando 36 cannoni (6).
Con queste premesse non stupisce se Desenzano, Gragnano e Bogliaco siano state impunemente bombardate, il piroscafo Benaco (7) catturato ed un barcone carico di viveri affondato.

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Il piroscafo Benaco catturato dagli austriaci nel 1866 (Foto dell’epoca)

Come è noto a seguito del conflitto l’Italia ottenne il Veneto con la conseguenza che all’Austria rimase solo il brevissimo tratto trentino di Riva e la sua flottiglia fu integralmente trasferita alla Regia Marina assieme al Marine Arsenal di Peschiera. Si trattava di sei cannoniere e di due piroscafi che furono classificati avvisi. Le cannoniere furono ribattezzate: Malghera, Borgoforte, Caprera, Garda, Mestre, Mincio. Erano navi da 240 tonnellate, quindi più del doppio rispetto alle 90 delle nostre, più veloci e meglio armate. Gli avvisi, entrambi a ruote, avevano dimensioni analoghe a quelle delle cannoniere e potevano essere impiegati come navi comando o pattugliatori. Erano stati progettati una quindicina di anni prima come mercantili venendo acquistati e trasformati quando erano ancora sullo scalo. Erano il Franz Joseph, e l’Hess, ribattezzati San Marco e Principe Oddone.
Il passaggio di consegne si svolse il 13 ottobre 1866 fra il Capitano di corvetta Monfroni e il Tenente di vascello Mayer per l’Austria, e il Capitano di fregata Paolo Orengo e il Sotto ingegnere di 1^classe Felice Fasella per l’Italia.

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Cannoniera austriaca (Stampa dell’epoca)

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Il Principe Oddone in servizio passeggeri – da “La navigazione sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari

Con il Regio Decreto del 19 agosto 1866 le navi tornarono sotto il controllo della Marina e con il successivo Decreto n. 52 del 17 marzo 1867 fu istituito il Comando Militare locale del lago di Garda con sede a Peschiera e dipendente dal terzo Dipartimento Marittimo di Ancona che dieci giorni dopo sarebbe stato trasferito a Venezia. Ne era comandante un capitano di fregata alle cui dipendenze si trovavano un tenente di vascello, due sottotenenti di vascello, un ufficiale del Genio Navale, un commissario, un medico e 122 fra sottufficiali e marinai. Era un organico insufficiente per armare tutte le cannoniere e infatti era stabilito che le unità fossero tenute in disarmo meno due che avrebbero navigato a turno con equipaggio ridotto. Di fatto il comando dello stabilimento fu poi retto da ufficiali nel grado di tenenti di vascello; si succedettero, fra gli altri, Alfredo Altamura, Angelo Carnevali, Carlo Reynaudi ed Ernesto Persano, figlio del ben noto ammiraglio. Mentre l’Austria non introdusse nessuna unità da guerra nella breve porzione settentrionale del lago rimastagli, noi ci trovavamo adesso con un apparato militare esuberante per qualsiasi necessità e, prendendone atto, i due avvisi furono noleggiati alle Ferrovie dell’Alta Italia mentre le cannoniere vennero gradatamente radiate fra il 1867 e il 1870 (8).

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Specchio del materiale in servizio nel 1867

Tuttavia, anche dopo la radiazione delle cannoniere e senza alcuna nave, il Comando Marina rimase operativo e l’arsenale, benché definito inutile appendice di quello di Venezia, presumibilmente forniva appoggio alle imbarcazioni dell’esercito, a quelle doganali e forse anche ai due piroscafi noleggiati alle ferrovie. La presenza della Marina a Peschiera fu provvidenziale in occasione della terribile alluvione causata dal Po e dai suoi affluenti avvenuta nell’ottobre 1872 che richiese la mobilitazione di tutte le forze disponibili nella zona per soccorrere la popolazione. Il Comandante, Tenente di vascello Turi, inviò a Mantova con un treno speciale il Sottotenente di vascello La Corte con sei barche a remi, 22 marinai e 2 sottufficiali. Era tutto quel che poteva dare quel comando lillipuziano, tanto che furono presi accordi con l’esercito per assicurare almeno i turni di guardia alla base ormai sguarnita di buona parte dei suoi uomini. Il Marine Arsenal di cui eravamo entrati in possesso era un complesso moderno e particolarmente ampio la cui costruzione, partendo dal progetto del Direttore del Genio Julius Bolza era iniziata nel 1860 e ed era situato a nord est del centro storico su un terreno che fino ad allora era stato paludoso (10).
Nel 1876 le strutture a terra consistevano principalmente in:

– una caserma a un piano con muratura solida capace 208 uomini e con tre alloggi per ufficiali;

– un padiglione del comando: fabbricato elegante a un piano, con gli uffici e l’alloggio del Comandante;

– tre fabbricati per le officine dei fabbri, dei falegnami e per il magazzino generale;

– due tettoie usate come magazzino per il legname e dotazioni varie;

– due polveriere capaci complessivamente di 130 tonnellate di polvere;

– il magazzino del carbone;

– tre scali di alaggio;

– un molo con fanale.

Per un totale di superfici coperte di quasi 7.000 metri quadrati. Gli edifici abitati erano in ottime condizioni mentre le restanti strutture lasciavano a desiderare e qualcuna era in rovina.

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L’officina dei fabbri e il magazzino generale a inizio ‘900 – Cartolina dell’epoca, particolare – autore ignoto

Si andò avanti così ancora per qualche anno finché il Comando Marina, ormai già da tempo svuotato di ogni contenuto, fu soppresso a partire dal 1° luglio 1881, ma le strutture non furono abbandonate tanto che nel 1888 risultano ancora presidiate da due sottufficiali e in una discussione parlamentare su un progetto di legge dl 1894 sui porti interni risulta che … il miglior porto lacuale di questa provincia (Verona, N.d.A.) è quello militare della fortezza di Peschiera che è abbastanza profondo … esso è in regolare manutenzione del Genio Militare e trovasi quindi in buono stato.

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L’area dell’Arsenale vista dall’alto – Elaborazione dell’autore da Google maps

Oggi, a differenza di tante strutture militari dismesse, l’arsenale non è diventato un covo di spettri né è in attesa di una trasformazione in un museo di qualcosa di inutile o in un centro congressi che, nell’immaginario di qualche sognatore dovrebbe attirare frotte di turisti, ma ferve ancora di attività, addirittura la stessa di centocinquanta anni fa.

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Il fanale del molo (Da Google maps)

Anche se resa poco riconoscibile dalle trasformazioni, buona parte degli edifici e gli scali sono in perfetta efficienza perché, cessato l’uso militare, l’arsenale è diventato il cantiere delle aziende che si sono succedute nell’esercizio della navigazione sul lago, attualmente la Gestione Governativa Navigazione Laghi.

Guglielmo Evangelista

Note
3) Lettera a Giuseppe Avezzana del 27 luglio 1866

4) Lettera ad Agostino Depretis del 7 agosto 1866

5) Lettera ad Alfonso La Marmora del 14 agosto 1866

6) Lettera a Bettino Ricasoli del 14 agosto 1866

7) Si trattava del vecchio piroscafo Verbano trasferito dal lago Maggiore in sostituzione del primo Benaco affondato nel 1859.

8) Contrariamente ai dati ufficiali, in una lunga e documentata relazione sulla genesi delle ferrovie italiane elaborato ad uso degli amministratori delle Strade Ferrate dell’Alta Italia (Civelli, Milano 1876), si legge che cinque cannoniere… nel 1872 vennero distrutte perché fracide conservando sempre il Governo italiano quattro cannoniere che si trovano nell’Arsenale di Peschiera. Inoltre i due piroscafi risulterebbero aver prestato servizio militare fino al 1871. Furono comunque restituiti nel 1880 e subito radiati, benché demoliti oltre dieci anni dopo.

9) Fra le imbarcazioni minori dell’arsenale si trovava la baleniera a otto remi che nel 1866 trasportò Garibaldi da Peschiera a Salò prima della battaglia di Bezzecca; era religiosamente conservata e ad ogni festività era ripulita ed addobbata. Dopo la dismissione dell’arsenale fu venduta a privati ed è tuttora esistente.
10) In precedenza la base navale si trovava più a sud, lungo il tratto del Mincio che attraversa il centro abitato. Nella zona in cui fu costruito il nuovo arsenale esisteva un villaggio palafitticolo i cui resti furono ritrovati e studiati sommariamente durante gli scavi.

Bibliografia

– Aldo Antonicelli: “Le cannoniere francesi nella seconda guerra di indipendenza” Bollettino d’archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare. Settembre/dicembre 2019

– Guglielmo Evangelista: “Duemila anni di navigazione padana” Liberodiscrivere, Genova 2010.

– Giuseppe Garibaldi: “Epistolario Vol. XI” Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, Roma 2002

– Giuseppe Gonni: “La flottiglia delle cannoniere sul lago di Garda” In “La Rassegna Nazionale” n. 195 gennaio-febbraio 1914.

– Cesare Montagnoli, Guido Ercole: “Le cannoniere del Garda” Gruppo modellistico Trentino, Trento 2013

– Sara Negrelli: “Peschiera del Garda between history, landscape, culture, and tourism”. Tesi di laurea. Politecnico di Milano. AA 2017/2018

– Marco Pasa, Caterina Martinelli: “Peschiera nella cartografia veneta e asburgica”. Università degli studi di Verona- Dipartimento di Economie, Società e Istituzioni. S.d.

Carlo Randaccio: “Storia delle Marine Militari dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870” Forzani & C. Roma 1886.

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