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Meduse: armi letali

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: BIOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: meduse, cubo meduse
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Parliamo oggi della pericolosità di alcuni tipi di meduse. Come qualcuno ha sperimentato sulla propria pelle, questi meravigliosi animali marini possono essere talvolta pericolosi a causa dei loro tentacoli che ospitano delle cellule chiamate cnidociti. Queste cellule hanno una funzione sia difensiva che offensiva e, una volta utilizzate, si rigenerano. Quando veniamo a contatto con i tentacoli  esse si attivano grazie ad un meccanismo recettore (cnidociglio), ed estroflettono dei filamenti urticanti (cnidae). Questi filamenti possono essere di diverso tipo, nematocisti o spirocisti, e sono collegati ad organuli chiamati cnidoblasti contenenti un liquido urticante che le cnidae inoculano paralizzando ed uccidendo la preda per shock anafilattico.

Il liquido urticante ha un’azione neurotossica ed è di solito costituito da una miscela di tre proteine che operano sinergicamente; fu il Premio Nobel Charles Robert Richet ad individuarle per primo, chiamandole ipnotossina, talassina e congestina. In particolare l’ipnotossina ha un effetto anestetico, quindi paralizzante, sulle prede, la talassina provoca una reazione allergenica che causa una risposta infiammatoria, mentre la congestina provoca la paralisi dell’apparato circolatorio e respiratorio della preda. Un cocktail che, come vedremo, in certi casi può essere mortale anche per l’Uomo.

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la letale medusa Chironex fleckeri (vespa di mare) – autore GFS – Chironex fleckeri (sea wasp).jpg – Wikimedia Commons

Premesso che non tutte le meduse sono urticanti, alcune cubo meduse, come la Chironex fleckeri (vespa di mare) sono particolarmente pericolose per l’Uomo e in taluni casi possono anche causarne la morte per shock anafilattico. Si è scoperto che  le vittime dopo il contatto subiscono un picco drammatico nei livelli di epinefrina che fa collassare il sistema cardiovascolare. In parole semplici, si formano dei pori nei globuli rossi attraverso i quali le cellule perdono potassio che si riversa nel flusso sanguigno, causando un iperpotassemia, condizione che altera la frequenza e la funzione cardiaca. Tra tutte le meduse la Chironex fleckeri è considerata la più letale medusa del mondo. Un esemplare adulto di vespa di mare può arrivare alle dimensioni di un pallone da basket, è quasi trasparente e possiede quattro ammassi di 15 tentacoli ciascuno (per un totale di 60 tentacoli). La pericolosità del suo raggio di azione è legata al fatto che, quando nuota, i suoi tentacoli, non facilmente visibili,  si contraggono ad una lunghezza di 15 cm, quando invece sta cacciando i tentacoli si assottigliano e si allungano fino a tre metri. Sono armi micidiali considerando che in ogni tentacolo è ricoperto da 5 miliardi di microscopiche nematocisti.

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Carybdea marsupialis nelle acque di Civitavecchia – autore Alessandro Sabucci
Carybdea marsupialis screenshot 2.png – Wikimedia Commons

Nelle acque mediterranee, l’unica specie nota di cubomeduse è la Carybdea marsupialis. Questa specie è dotata di un ombrella cubica, trasparente e quattro tentacoli trasparenti con anelli rossi, lunghi il doppio del suo corpo; sebbene sia stata avvistata anche nel Mediterraneo, in realtà è una specie di origine atlantica, e normalmente vive nella fascia batiale tra 500 e 1000 metri di profondità ma può, raramente, essere portata in acque superficiali dalle correnti. E’ anch’essa molto pericolosa.

Una “minaccia” cosmopolita

Le meduse sono un problema da non trascurare in quanto, secondo Fenner & Williamson, esistono regioni del mondo in cui questa minaccia è presente e significativa con casi mortali segnalati nelle aree del Sud-Est asiatico, dell’Oceania e nel Golfo del Messico. Sebbene non esistano statistiche ufficiali, si calcola che le meduse siano responsabili di decine di morti ogni anno – da 20 a 40 solo nelle Filippine, secondo le cifre riportate dalla National Science Foundation – con centinaia di altre vittime che soffrono di contatti tanto gravi da richiedere l’ospedalizzazione. Gli esperti dicono che il numero effettivo di vittime è probabilmente molte volte superiore, dato che i casi sono spesso erroneamente diagnosticati o attribuiti erroneamente ad altri fattori, il più delle volte ad un arresto cardiaco o annegamento.

E’ stato valutato che le 43 specie conosciute di cubomeduse, come la vespa di mare, causano più morti e ferite gravi degli attacchi totali di squali, serpenti marini e razze. Sebbene casi mortali siano stati segnalati nelle aree del Sud-Est asiatico, dell’Oceania e del Golfo del Messico, gravi incidenti sono occorsi anche nel Mar Mediterraneo e, con l’aumento delle temperature, a causa dell’invasione di queste specie aliene, questo pericolo tenderà ad aumentare.

Primo intervento in caso di contatto

La prima cosa da fare in caso di contatto con una medusa è:

– rimuovere eventuali tentacoli delle meduse (non con le mani) e quindi sciacquare abbondantemente con acqua di mare o una miscela di acqua di mare e bicarbonato;

– NON lavare con acqua dolce la parte colpita dai tentacoli della medusa, perché favorisce la produzione di neurotossine in grado di causare danni a livello del sistema nervoso centrale;

– evitare di grattare la parte interessata, perché ciò può riattivare il dolore, e graffiare i tessuti;

– in caso di contatto sul viso, non strofinate bocca e occhi e rivolgetevi subito ad un medico.

Successivamente è consigliabile applicare una pomata antistaminica il più rapidamente possibile o una pomata che contenga sia un antistaminico che un anestetico come la lidocaina per calmare il dolore. Qualora possibile rivolgersi sempre ad un centro medico. Nel caso di reazione allergica, che può essere caratterizzata da forti mal di testa, tachicardia, difficoltà di respirazione …) recatevi immediatamente ad un pronto soccorso.

Come sempre, fate attenzione e non sottovalutate le bellezze del mare.

Andrea Mucedola
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in anteprima una foto di Pelagia noctiluca, una medusa pelagica che nel periodo autunnale e primaverile si avvicina spesso alla costa. E’ molto comune nel Mediterraneo ma, purtroppo, i suoi tentacoli lasciano segni dolorosi – photo credit @andrea mucedola 

 

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