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La nascita della marina imperiale romana

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: I SECOLO d.C. 
AREA: DIDATTICA 
parole chiave: Augusto, Flotta romana
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Nell’intero periodo della Repubblica, sebbene per i Romani si sia trattato di cinque secoli di guerre pressoché ininterrotte, essi non hanno mai avuto delle forze armate permanenti. Per l’esercito, le legioni venivano reclutate man mano che servivano e poi congedate. Per la marina, le flotte erano costituite ogni volta che se ne verificava l’esigenza: si rimettevano in acqua le navi che erano state poste in disarmo ma accuratamente conservate nei navalia, si procedeva a nuove costruzioni navali e si arruolavano gli equipaggi necessari, inclusi i classici milites.

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a sinistra l’imperatore Augusto, a cui si deve lo sviluppo della flotta romana imperiale, a destra Traina che contribuì notevolmente al suo potenziamento adattandola ai diversi teatri operativi – foto Domenico Carro

Con l’avvento di Augusto cambiò tutto, perché il fondatore dell’Impero ebbe la perspicacia e la lungimiranza di mantenere in servizio la maggior parte delle legioni e delle flotte presenti sui territori e sulle acque soggette a Roma al momento della vittoria navale di Azio. Quelle forze ricevettero un nuovo ordinamento a carattere permanente e vennero schierate a tutela della pace e della sicurezza dell’impero.

Flotte imperiali nel Mediterraneo

Nel Mediterraneo vi era innanzi tutto la poderosa forza navale creata da Marco Agrippa nel Portus Iulius nel 37 a.C. e da lui stesso comandata nell’arco di sette anni per concludere vittoriosamente tre conflitti d’importanza vitale per la sicurezza marittima della nostra Penisola, essendo stati rispettivamente combattuti nel Tirreno, nell’Adriatico e nello Ionio. Quella forza navale, che comprendeva circa 400 navi combattenti (dalle quinqueremi alle liburne), venne suddivisa per costituire le due flotte imperiali maggiori, a protezione dei due versanti della nostra Penisola. Esse furono denominate flotta Misenense (classis Misenensis 1) e flotta Ravennate (classis Ravennas 2), essendo rispettivamente basate a Miseno e Ravenna.

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il dislocamento delle flotte imperiali romane – disegno Domenico Carro

Sempre nel Mediterraneo vi erano anche le unità che avevano combattuto da avversarie nelle acque di Azio e che non erano state affondate. Si trattava delle poliremi della flotta “orientale” di Marco Antonio, catturate durante la battaglia navale, e delle navi della flotta di Cleopatra che era fuggita ad Alessandria e i cui equipaggi si erano poi arresi all’arrivo di Ottaviano in quel porto. Le poliremi orientali in condizioni migliori furono trasferite a Forum Iulii (odierno Fréjus, sulla costa provenzale 3) ove costituirono una terza flotta chiamata flotta Forogiuliense (classis Foroiuliensis 3), a protezione del mar Ligure, mentre le navi catturate ad Alessandria costituirono una quarta flotta imperiale destinata a proteggere le acque e il traffico marittimo proveniente dall’Egitto e destinato a Roma (soprattutto per i rifornimenti di grano); essa venne chiama flotta Augusta Alessandrina (classis Augusta Alexandrina 4).

Molte altre flotte imperiali furono create in acque più periferiche, alcune già da Augusto, altre dai suoi successori. Esse sono tutte state denominate con riferimento alla provincia romana nei cui porti erano basate o nelle cui acque dovevano prevalentemente operare. Nelle estreme acque orientali e occidentali del Mediterraneo operarono altre due flotte imperiali: la flotta Siriaca (classis Syriaca 5), basata a Seleucia di Pieria – porto marittimo di Antiochia (odierna Antakya, in Turchia), collegata dal fiume Oronte –, e la flotta Mauretanica (classis Mauretanica 6), basata a Cesarea di Mauretania (odierna Cherchell, in Algeria). La prima era già presente in forma provvisoria fin dall’epoca di Tiberio, ma venne costituita ufficialmente solo più tardi, probabilmente da Traiano; essa era necessaria in funzione delle ricorrenti esigenze operative per mantenere sicuro il vicino confine con i popoli iranici (i Parti e poi i Persiani). La seconda è stata inizialmente creata come una vessillazione (l’equivalente romano dell’odierno concetto di “forza navale d’impiego” o task force) costituita da unità distaccate per lunghi periodi da altre flotte imperiali per ripristinare la sicurezza della Mauretania dopo l’annessione di questa provincia, decisa da Gaio Caligola, e anche per assicurare il controllo delle acque mediterranee e oceaniche della stessa provincia, subentrando a quanto veniva effettuato per conto dei Romani dal disciolto regno locale. La flotta Mauritanica, illustratasi nel contrasto di varie incursioni navali condotte dai Mauri, ricevette forse un assetto permanente sotto il principato di Marco Aurelio.

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Trireme romana rappresentata in un mosaico conservato al Museo del Bardo, Tunisi, Tunisia – immagine scattata da Maciej Szczepańczyk Romtrireme.jpg – Wikimedia Commons

Rimanendo nel nostro mare, vi furono infine altre due flotte minori istituite nel II secolo nelle acque nordafricane. La prima nacque durante il principato di Marco Aurelio, in seguito al verificarsi di una situazione di preoccupante carestia, che rese opportuna la creazione di una flotta Libica (classis nova Libyca 7), forse basata a Cirene e Paretonio (odierna Marsa Matruh), a protezione del transito di convogli mercantili con rifornimenti di emergenza, in navigazione da Alessandria verso Roma in un’epoca stagionale perturbata. Un analogo provvedimento venne assunto poco dopo da Commodo, che istituì una flotta Africana (classis Africana Commodiana Erculea 8), basata a Cartagine, per garantire i rifornimenti dell’Urbe anche da parte dell’Africa Proconsolare. L’assenza di altre notizie lascia suppone che entrambe le flotte imperiali nordafricane abbiano avuto una vita alquanto limitata nel tempo.

Fine I parte – continua
Domenico Carro
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estratto dal saggio Classiari di Domenico Carro – Supplemento alla Rivista marittima aprile-maggio 2024 – per gentile concessione della Rivista Marittima, dedicato alla memoria del figlio Marzio, corso Indomiti, informatico visionario e socio del Mensa, prematuramente scomparso
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