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Le basi minori della flotta romana

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: EPOCA IMPERIALE ROMANA
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Basi navali romane
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Oltre alle due basi navali principali di Miseno e Ravenna, le due flotte maggiori hanno utilizzato diversi altri porti come basi secondarie di gruppi navali distaccati, in alcuni casi con una presenza a carattere permanente o continuativa, negli altri casi a carattere occasionale. Quasi tutti questi schieramenti decentrati di unità navali, evidentemente finalizzati a ridurre i tempi di intervento nelle aree più sensibili, ci sono noti dalle epigrafi lasciate nei vari porti dai classiari imbarcati o dalle persone che hanno curato in loco il rito funebre di tali marinai. Entrambe le flotte mantennero una continuativa presenza di alcune proprie navi e di contingenti dei propri classiari a Roma che, con i suoi Navalia, era pur sempre la prima e più antica delle basi navali dei Romani, ad Ostia, per ovvi motivi di difesa, e, da Traiano in poi, anche a Centumcellae (Civitavecchia), il porto creato da tale imperatore e sede di una sua villa marittima particolarmente frequentata.

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Torre Astura, resti dell’area di itticoltura nell’area delle ville romane imperiali – photo credit andrea mucedola

Nel Tirreno, le navi misenensi sostarono frequentemente anche in altri porti del Lazio e della Campania, quali Anzio e Astura, ove sorgevano delle ville marittime imperiali, a Stabia, dove era presente un distaccamento permanente della flotta, ad Ischia, dove la frequentazione di ville marittime da parte di personaggi legati alla casa imperiale parrebbe aver giustificato la presenza di un piccolo distaccamento della flotta perlomeno in epoca giulio-claudia, e forse nella statio di Herculia (odierno San Marco di Castellabate a Punta Licosa), piccolo porto militare attiguo ad un castrum di classiari; esse stazionarono a lungo anche nei porti della Corsica (Aleria) e della Sardegna (Olbia e Cagliari, ove erano presenti dei cantieri).

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i resti del semisommerso porto greco-romano di Herculia a San Marco di Castellabate (Salerno)

Nello Ionio, vi è solo l’indizio di una probabile sosta navale di unità della flotta Misenense a Taranto, occasione durante la quale vi venne sepolto un classiario. In Adriatico, le navi della flotta Ravennate frequentarono anche i porti di Aquileia, che fu probabilmente sede di una statio (con una squadra ivi schierata permanentemente) perlomeno nella prima metà del I secolo d.C., nonché a Brindisi e a Salona, in Dalmazia. Al di fuori dei mari d’Italia, le due flotte maggiori hanno effettuato molti schieramenti protratti di proprie unità nei porti d’oltremare, evidentemente per condurre delle specifiche operazioni in acque remote o per poter fronteggiare meglio qualche situazione di crisi riducendo al minimo i tempi degli interventi eventualmente necessari. In particolare, nel Mediterraneo Occidentale delle unità della flotta Misenense sono state schierate nel porto di Cesarea di Mauretania, mentre nel Mediterraneo Orientale delle navi di entrambe le flotte sono state inviate sporadicamente al Pireo ed a Efeso, e molto più frequentemente (e in maggior numero) a Seleucia di Pieria, in Siria. Va notato che questi ultimi rischieramenti navali, motivati dalle reiterate crisi con l’impero dei Parti (e poi con quello dei Persiani), hanno riguardato perlopiù la flotta Misenense e solo in misura marginale quella Ravennate.

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La Liburnia integrata in una visione di insieme, in una carta della Norica, una provincia romana situata tra le Alpi Orientali e la riva destra del Danubio, che corrispondeva alla maggior parte dell’Austria e ad un lembo di terra slovena

La predetta constatazione rende del tutto chiaro che la presunta suddivisione del Mediterraneo in due distinte aree di operazioni delle due flotte (bacino occidentale per la flotta Misenense e bacino orientale per quella Ravennate), non corrisponde affatto alla realtà: entrambe le flotte potevano operare in qualsiasi area del Mare Nostrum, e anche al di fuori degli stretti quando necessario. Analogamente la presunta simmetria fra le due flotte che difendevano i due versanti della Penisola e che avevano sicuramente pari dignità (per l’elevato rango dei loro comandanti) non corrisponde ad una equivalenza della consistenza delle rispettive forze: tutti gli indizi lasciano infatti capire che la flotta Misenense fosse alquanto maggiore della Ravennate. Non solo, ma essa fu, di fatto, lo strumento navale di più immediato utilizzo da parte dell’imperatore e dei suoi stretti collaboratori, data la maggior vicinanza di Miseno a Roma e l’ancor più stretta sua contiguità con le lussuose ville marittime di quei personaggi nel Golfo di Napoli.
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Domenico Carro
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estratto dal saggio Classiarii di Domenico Carro – Supplemento alla Rivista marittima aprile-maggio 2024 – per gentile concessione della Rivista Marittima, dedicato alla memoria del figlio Marzio, corso Indomiti, informatico visionario e socio del Mensa, prematuramente scomparso
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