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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: EPOCA IMPERIALE
AREA: MARE NOSTRUM
parole chiave: ufficiali
Gli ufficiali superiori della flotta erano i navarchi e i trierarchi: i primi erano abilitati al comando di navi maggiori o di gruppi navali; i secondi potevano avere il comando di unità navali singole, di qualsiasi tipo, o in qualche caso anche di piccole formazioni di unità minori. Così come al di sopra del grado di trierarco (trierarchus) vi era quello di navarco (navarchus), al di sopra di quest’ultimo vi era il grado di principe della flotta (princeps classis, o navarchus princeps): grado assegnato, verosimilmente, a colui che veniva valutato, per il suo valore, il primo dei navarchi della flotta. I comandanti delle navi da guerra – navarchi e trierarchi – avevano anche il titolo di centurioni classiari (centuriones classiarii), perché ogni equipaggio navale, prescindendo dalla sua consistenza numerica, era equiparato ad una centuria. Risulta che tale usanza, forse risalente al primo secolo, sia stata ufficializzata con un provvedimento formale dell’imperatore Antonino Pio.
Statua del navarca romano in Sala Giulio Cesare a Roma – foto di Carlo Dani Navarca in sala Giulio Cesare.jpg – Wikimedia Commons
Lo si desume da un’epigrafe dall’interpretazione controversa, poiché non è chiaro se il titolo di centurione classiario corrispondesse ad una attribuzione del grado vero e proprio o dei soli suoi “ornamenti”, ovvero di quello che noi chiameremmo il “grado funzionale”. Questa seconda ipotesi sembra più ragionevole: tutti i trierarchi e navarchi venivano infatti chiamati centurioni (di una centuria che aveva lo stesso nome della nave che essi comandavano), ma solo gli ufficiali superiori più anziani, o comunque ritenuti più meritevoli, potevano effettivamente ricevere il vero e proprio grado gerarchico (e amministrativo) di centurione classiario. È dunque possibile che tale promozione coincidesse con quella del navarco nominato principe della flotta. La predetta promozione effettiva doveva già esistere nel primo secolo, poiché Tacito specifica che i due ufficiali che accompagnarono il comandante della flotta di Miseno alla villa di Agrippina erano un trierarco e un centurione classiario. Le due distinte denominazioni indicavano dunque due gradi diversi, prescindendo dal fatto che anche il trierarco era equiparato funzionalmente ad un centurione. Ciò sembra convalidare che il già citato provvedimento di Antonino Pio non aveva fatto altro che formalizzare un’usanza pregressa, presumibilmente già consolidata all’epoca dei primi Cesari.
Vi fu tuttavia una certa evoluzione a partire dal II secolo, con la tendenza ad uniformare ulteriormente i comandi navali a quelli delle legioni, in uno spirito che oggigiorno potremmo forse definire “interforze”. Conosciamo infatti, dall’epigrafia, alcune carriere di ufficiali transitati dalla flotta all’esercito e viceversa, talvolta anche in modo reiterato, come nel caso di Gaio Sulgio Ceciliano, optio peregrinorum nell’esercito, diventato navarco della flotta di Miseno, poi centurione assegnato a varie legioni, quindi tornato alla flotta Misenense come praepositus reliquationis, e infine rientrato nell’esercito come centurione primipilo. Fra le altre carriere “interforze” ricostruibili dall’epigrafia, furono di particolare successo quelle di alcuni personaggi che, avendo esercitato vari comandi militari terrestri ed uno navale, pervennero infine al massimo livello degli onori concessi alla loro epoca dai rispettivi imperatori. Con il trascorrere dei secoli, la denominazione di trierarco cadde in desuetudine, mentre rimase quella di navarco ad indicare tutti i comandanti navali.
Fine II parte – continua
Domenico Carro
estratto dal saggio Classiari di Domenico Carro – Supplemento alla Rivista marittima aprile-maggio 2024 – per gentile concessione della Rivista Marittima, dedicato alla memoria del figlio Marzio, corso Indomiti, informatico visionario e socio del Mensa, prematuramente scomparso
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ammiraglio di divisione della Riserva della Marina Militare Italiana, dal momento del suo ritiro dal servizio attivo, assecondando la propria natura di appassionato cultore della Civiltà Romana, ha potuto dedicarsi interamente all’approfondimento dei suoi studi storiografici, nell’ambito dei quali ha pubblicato numerosi libri e saggi, creato l’interessantissimo sito ROMA AETERNA ed il foro di discussione FORVM ROMAETERNA (2001-2013), poi sostituito dall’istituzione di pagine estratte da “Roma Aeterna” nelle maggiori reti sociali, quali Linkedin, Facebook, Twitter, Youtube, Flickr, etc. Non ultimo, l’ammiraglio Carro è relatore in importanti convegni, nazionali ed internazionali sui temi della storiografia romana e della salvaguardia della cultura marittima.
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