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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: Costruzioni navali
parole chiave: fregata Carlo Felice
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Con il Regio Viglietto del 22 dicembre 1824 venne approvato un ambizioso programma di ampliamento della Marina che prevedeva la costruzione, nel periodo 1825-1829, di:
“due fregate di primo ordine, di due altre fregate di 44 cannoni e di due corvette o brick (1) suscettibili all’uopo di essere armate a bombarda (2).“
Tale programma comportava un considerevole sforzo finanziario, che avrebbe però portato a un bilanciato raddoppio della forza attuale della piccola Marina sarda. Data la limitata capacità produttiva del cantiere della Foce di Genova e la scarsità di legname, le nuove costruzioni furono ripartite in due gruppi, il primo costituito dalle due fregate da 44 e dalla prima corvetta da 20 cannoni, e il secondo dalle due fregate di primo rango e dalla seconda corvetta. Le due fregate di primo rango ricevettero il nome di Carlo Felice e Regina mentre le due di secondo rango Beroldo e Haute Combe; (3) le due corvette furono invece battezzate Euridice e Aurora (4).
La corvetta Euridice nel suo primo viaggio in Sudamerica, in un dipinto del 1838 – Autore Thibaud – Fonte http://www.culturabarocca.com/serra.htm
Secondo la consuetudine, i nomi delle unità vennero proposti dal Comandante Generale della Marina e sottoposti all’approvazione del sovrano; nel comunicare l’approvazione del re, il ministro ne riportò l’espressa richiesta che i nomi previsti per le due fregate di primo rango fossero loro assegnati solo se esse fossero risultate di forza almeno uguale a quelle già in servizio, ossia il Commercio di Genova e la Maria Teresa (5). Varate a giugno e ottobre del 1829, il Carlo Felice e il Regina ebbero una brevissima vita operativa, venendo disarmato il primo già nel 1836, dopo solo sei anni dal completamento, e demolito nel 1844,(6) e il secondo nel 1841. La brevità della loro vita operativa contrasta notevolmente non solo con quella lunghissima del Beroldo e del Des Geneys, varati solo due anni prima, che prestarono servizio prima nella Marina sarda e poi in quella italiana venendo infine radiati rispettivamente nel 1861 (per incagliamento) e nel 1869, (7) ma anche con quella delle precedenti Commercio di Genova e Maria Teresa (disarmati rispettivamente nel 1836 e 1838).
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La fregata Des Geneys ormeggiata a Napoli
Che presentassero difetti di costruzione doveva però già essere evidente all’indomani della loro entrata in servizio, secondo quanto sembra di capire da una relazione presentata al sovrano nel 1831, nella quale si evidenziava, tra l’altro, che:
“si è ottenuto di operare le anzidette costruzioni (delle sei unità del programma) ad un costo quasi di un terzo minore di ciò che negli altri cantieri si sarebbe dovuto spendere, tuttavia non si è potuto non riconoscere che … maggiore [sarebbe stata] la perfezione dell’opera quando si fosse potuto avere pronti nei regi magazzini una sufficiente quantità di materiali stagionati [grassetto agg.] ed aver disponibili un certo numero di operai a soldo fisso … per cui il lavoro sarebbe stato migliore.(8).“
Anche se nella relazione si fa genericamente riferimento a tutte le sei unità, la differenza della durata delle loro vite fa ritenere che i problemi evidenziati nella relazione, sia pure in linguaggio notevolmente diplomatico, abbiano colpito particolarmente le due fregate di primo rango (9).
Sfortunatamente, i documenti conservati nel fondo Marina dell’Archivio di Stato di Torino relativi alle caratteristiche di queste unità sono molto scarsi, soprattutto per quanto riguarda la composizione del loro armamento; gli unici dati attualmente noti sono quelli riportati da Lamberto Radogna nella sua opera Cronistoria delle Unità da guerra delle Marine preunitarie,(10) che purtroppo sono vistosamente errati e che sono stati successivamente riportati acriticamente anche da altri autori.
Secondo Radogna infatti l’armamento del Carlo Felice sarebbe stato composto da cannoni da 18 lb in batteria e da carronate da 24 lb in coperta. Oltre a essere molto improbabile che fregate di primo rango fossero armate con un calibro così piccolo come il 18 lb, esso risulta inferiore a quello dichiarato dallo stesso Radogna per le due fregate di secondo rango che sarebbe stato costituito da cannoni da 24 lb, (11) e uguale invece a quello della fregata di 3° rango Euridice, cose entrambe ovviamente impossibili in quanto le unità dei differenti ranghi erano contraddistinte all’epoca oltre che dal diverso numero totale di pezzi imbarcati anche dal loro calibro, che era differente a seconda del rango. Anche in assenza di documenti che riportino il reale armamento di queste due unità esso può essere ricostruito grazie a una pubblicazione del Ministero di Guerra e Marina del 1841 intitolata Riordinamento della Regia Marina Militare in data 28 marzo 1840 (12) che contiene le tabelle relative alla forza prevista per gli equipaggi delle unità della flotta suddivise per tipo e rango con l’indicazione sommaria del loro armamento. Quello delle fregate era il seguente:
– 1° rango: “60 bocche da fuoco del calibro di 32 [libbre]”
– 2° rango: “50 bocche da fuoco del calibro da 24”
– 3° rango: “44 bocche: cannoni da 18 e carronate da 24”.
Nonostante le fregate di ogni rango sia della Marina sarda sia di quelle estere del periodo fossero armate sia di cannoni sia di carronate, il fatto che nelle tabelle vengano esplicitamente menzionati i cannoni e le carronate, e i loro rispettivi calibri solo nel caso di quelle di 3° rango, nelle quali questi ultimi sono diversi, ci fa ritenere che su quelle di 1° e 2° rango, dove invece si parla genericamente di “bocche da fuoco” i cannoni e le carronate fossero dello stesso calibro; cioè da 32 libbre per quelle di 1° rango come il Carlo Felice, e da 24 per quelle di 2° rango. (13)
Questa nostra ricostruzione trova una conferma in una lettera che il comandante provvisorio della marina De Viry indirizzò al Ministero di Guerra e Marina a gennaio del 1844; lettera nella quale proponeva di sospendere l’appena avviata demolizione del Carlo Felice per trasformarlo invece in una corvetta a batteria scoperta eliminando completamente il ponte di coperta e ridimensionandone in modo appropriato l’alberatura; secondo De Viry l’armamento della corvetta così ottenuta avrebbe dovuto consistere unicamente nei “… 30 cannoni lunghi da 32 che facevano la parte la più importante della sua artiglieria …”(14).
In base a queste considerazioni e all’esame del modello di Palazzo Reale l’armamento del Carlo Felice e della Regina può essere ipotizzato consistere in 30 cannoni da 32 libbre in batteria e 32 carronate dello stesso calibro (15) in coperta, tutti pezzi di provenienza britannica che erano stati acquistati dalla Marina negli anni 1826-1827(16). Questo armamento è perfettamente equivalente a quello di una fregata pari classe quale la francese Didon da 60 cannoni varata nel 1825, che era armata con 30 cannoni e 26 carronate da 30 libbre oltre a quattro cannoni da 18 libbre (17). Nella breve attività del Carlo Felice non si registrano episodi di rilievo: essendo con la Regina l’unità di maggiori dimensioni della squadra, spesso imbarcò i Reali. Nel 1830 fece parte insieme alle fregate Maria Teresa ed Euridice e alla corvetta Aurora della squadra inviata a Tripoli (18) per una dimostrazione di forza in occasione dell’insorgere di un contenzioso con quella reggenza, che venne però poi composto per via diplomatica.
Aldo Antonicelli
estratto da “Il modello di fregata a vela del Palazzo Reale di Torino” di Aldo Antonicelli
Bollettino d’Archivio settembre 2013 – il modello di fregata a vela del Palazzo Reale di Torino | Aldo Antonicelli – Academia.edu
Note
(1) La Marina sarda continuò a lungo ad utilizzare il termine francese brick al posto di brigantino.
(2) AST, mazzo 361, citato; relazione a S.M: n. 369 del 29/8/1826.
(3) Nei documenti della Marina il nome Haute Combe era talvolta italianizzato in Alta Comba; la fregata venne in seguito ribattezzata Des Geneys in onore del Comandante della Marina.
(4) AST, reg. 286 copialettere ministeriale 1826-1827; lettera n. 2894 del 9/9/1826.
(5) AST reg. 286 copialettere materiali anni 1826-1827; n. 2894 del 9/9/1826 a s.e. l’ammiraglio.
(6) AST, reg. 310, copialettere 1843, lettera n. 307 del 24/2/1844.
(7) Sia il Beroldo che il Des Geneys vennero impiegati dalla Marina come navi trasporto materiali (legnami, artiglierie, macchine per le nuove unità a vapore) a partire rispettivamente dal 1854 e dal 1858.
(8) AST mazzo 351 Registro relazioni a s.m. 1826-1831; relazione n. 593 del 16/6/1831.
(9) I problemi derivanti da una non eccellente qualità nel lavoro di costruzione e dalla scelta del legname utilizzato per queste due fregate divennero evidenti nel 1839 quando la Regina, impegnata in un viaggio di circumnavigazione del globo, dovette far ritorno nel porto brasiliano di Rio de Janeiro a causa dei danni subiti nel corso di un fortunale incontrato quando si trovava al largo delle “alture delle Malvine” (isole Falkland), secondo le parole del suo comandante Giuseppe Albini. Sebbene nelle fonti moderne sia riportato che furono questi danni a costringere l’Albini a interrompere la crociera e a far ritorno in patria, in realtà dai documenti reperiti nel fondo Marina risulta che durante le prime sommarie riparazioni cui l’unità venne sottoposta a Rio de Janeiro, completate le quali Albini intendeva poi recarsi in un porto dell’India britannica per effettuare in bacino le riparazioni definitive, era emerso che molti elementi della struttura della prua e del tagliamare erano marci e non erano stati sostituiti durante i lavori di allestimento eseguiti prima della partenza da Genova. Tali danni avrebbero reso molto pericoloso proseguire la navigazione verso l’India e pertanto Albini decise di interrompere la crociera e di fare ritorno a Genova. AST mazzo 296 Armamenti disarmi e campagne 1838.
(10) L. Radogna, Cronistoria delle unità delle Marine preunitarie, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1981.
(11) Anche le dimensioni delle due fregate di primo rango riportate da Radogna risultano inferiori a quelle delle due di secondo rango (44,10 m x 11,70 m e 1.440 t per il Carlo Felice contro 47,10 m x 12,60 m e 1.510 t per il Beroldo); in questo caso si può ipotizzare che sia avvenuto uno scambio di dati tra le due classi.
(12) Riordinamento della Regia Marina Militare in data 28 marzo 1840. Torino, G. Fodratti, 1841.
(13) Per quanto il Riordinamento sia posteriore di dieci anni all’entrata in servizio del Carlo Felice l’armamento dichiarato è certamente anche quello iniziale in quanto una eventuale modifica del calibro delle artiglierie imbarcate avrebbe comportato la necessità di rifare i portelli, le cui dimensioni ed altezza dal ponte erano calcolate in base alle dimensioni dei pezzi, nonché l’irrobustimento dei bagli di sostegno del ponte di batteria per metterlo in grado di sostenere il peso dei cannoni da 32 molto maggiore di quelli da 18 (2,8 t contro 2,1).
(14) AST, mazzo 362 Costruzioni raddobbi 1841-1853, cartella “Demolizione della fregata Carlo Felice”, lettera n. 9.470 (confidenziale) del 4/1/1844 9470 dal Comandante Generale provvisorio della Marina De Viry al Ministro di Guerra e Marina.
(15) Dagli inventari delle bocche da fuoco possedute dalla Marina sarda rinvenuti nel fondo Marina risulta che quello da 32 è il calibro massimo delle carronate di provenienza britannica.
(16) AST mazzo 361, Costruzioni, raddobbi ecc. 1816-1840, lettera n. 63 del 28/2/1827 dall’ammiraglio des Geneys al Ministro di Guerra e Marina.
(17) J. Boudriot, The history of the french frigate. 1650-1850, Jean Boudriot Publications, 1993; la libbra francese era superiore a quella britannica (0,48 contro 0,45 kg); il calibro dei pezzi da 32 britannici era di 162,8 mm e quello dei 30 libbre francesi di 164,7 mm.
(18) AST, registro 351, Relazioni a S.M.,1826-1831; relazione n. 541 del 14/4/1830.
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