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La storia del capo cannoniere George D. Stillson, fondatore del primo laboratorio per la sicurezza delle immersioni dei palombari della Marina degli Stati Uniti

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA DELLA SUBACQUEA
PERIODO: XX SECOLO
AREA: US NAVY
parole chiave: Stillson, US NAVY
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Durante i primi anni del XX secolo, la maggior parte dei palombari della Marina statunitense prestava servizio nella categoria di cannoniere, ovvero di quei marinai responsabili del funzionamento e della manutenzione dei sistemi d’arma. A causa della natura dei loro incarichi, ricevevano in genere un addestramento per i lavori subacquei minimale, per effettuare immersioni a profondità non maggiori di 18 metri ovvero per lo più in carena. A quell’epoca il servizio di immersione non era considerato un valore aggiunto per l’avanzamento di carriera e raramente gli Ufficiali si preoccupavano di apprendere gli aspetti teorici e pratici delle immersioni a meno di essere assegnati ad un incarico speciale. Una considerazione generale che si rifletteva anche nel risarcimento dei palombari nel caso di incidenti. Di fatto nel 1914 il lavoro subacqueo era retribuito con 1,20 $ all’ora e non teneva conto dei rischi associati. In altre parole lavori di basso rischio, come la pulizia delle eliche, che potevano essere svolti per molte ore in relativa sicurezza, offrivano un guadagno maggiore di altri più brevi ma di maggior rischio, come le immersioni in un compartimento allagato dopo una collisione, o la ricerca e recupero di un’attrezzatura mancante a una profondità di oltre trenta metri in condizioni di totale oscurità e con forti correnti che al termine veniva retribuito meno. In pratica, contava solo il tempo trascorso in immersione.

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La malattia dei cassoni era nota e i primi studi venivano svolti per mitigare il rischio associato alle immersioni profonde che causavano spesso dolori alle giunture dei palombari (non caso questi sintomi erano chiamati “bends”). Il Capo cannoniere palombaro Stillson notò che l’incidenza statistica di questi dolori aumentava durante le risalite al termine di immersioni profonde. Stillson si rese conto che, con l’introduzione in servizio dei primi sommergibili, sarebbe stato necessario addestrare i palombari per eventuali operazioni di salvataggio dei battelli e dei loro equipaggi. 

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In realtà, agli inizi del XX secolo, non esisteva ancora alcuna tecnologia che avrebbe consentito a un equipaggio di uscire da un sottomarino sinistrato e riemergere verso la superficie, nemmeno a profondità relativamente basse. Non esistendo sistemi di immersione autonomi, l’aria veniva somministrata ai palombari tramite una pompa manuale dalla superficie. Fu nel 1912 che il capo cannoniere George D. Stillson, incaricato di supervisionare la maggior parte delle attività di immersione della Marina, riconobbe i molteplici rischi a cui erano esposti i palombari della Marina degli Stati Uniti. Bisognava trovare nuove attrezzature, personale idoneo e sviluppare un addestramento ad hoc per un programma di immersioni profonde. Allestì quindi un laboratorio presso la fabbrica di A. Schrader’s Sons, Inc. all’indirizzo 738 Atlantic Avenue, Brooklyn e chiese l’autorizzazione alla Marina per eseguire sperimentazioni in mare aperto, utilizzando le risorse del Navy Yard di New York.

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Per mitigare il rischio di malattia da decompressione nei palombari della Marina, Stillson condusse gli esperimenti utilizzando il modello di decompressione sviluppato da John Scott Haldane nel 1908, che prevedeva la risalita in superficie dei palombari in più fasi, al fine di consentire all’azoto di fuoriuscire naturalmente attraverso i polmoni. Le tabelle di decompressione di Haldane fornivano un’indicazione di massima di quanto tempo un palombaro dovesse rimanere a ogni profondità per prevenire la malattia da decompressione. Naturalmente i test erano numericamente limitati e Stillson per sperimentare le tabelle fece costruire un serbatoio di acciaio, alto 10 piedi e di 7 piedi di diametro.

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Gli osservatori esterni potevano controllare l’interno da quattro oblò di vetro. L’aria all’interno del serbatoio poteva essere compressa fino ad una pressione di sei atmosfere. Ma i test proseguirono anche in mare, a bordo dell’U.S.S. Walke. Operando dalla nave, il team di Stillson iniziò a sperimentare caschi commerciali Morse e Schrader a varie profondità discendenti, fino all’immersione record del Cannoniere Drellishak a 274 piedi. Combinando le esperienze di immersione del team con i resoconti  dei migliori palombari della marina dell’epoca, Stillson fu in grado di sviluppare i requisiti per quello che sarebbe diventato l’USN Mark V.

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Nel 1915, il team di Stillson fu inviato a Honolulu in supporto al recupero del sommergibile USS F-4, affondato a una profondità di 304 piedi. A causa della profondità e della necessaria decompressione, ogni subacqueo poteva rimanere sul fondo solo per dieci minuti ma, anche per un tempo così limitato, gli uomini trovavano difficile concentrarsi sul lavoro da svolgere. Erano inconsapevolmente affetti da narcosi da azoto ma all’epoca questa patologia non era ancora nota e Stillson attribuì questi sintomi a disturbi nervosi. La ricerca continuò ed il programma voluto da Stillson diede i suoi frutti portando ad aumentare le capacità operative dei subacquei da 60 piedi (18 m) a oltre 300 piedi (91 m) di profondità. Il rapporto finale, “Report on Deep Diving Tests“, redatto da Stillson sui test di immersione in acque profonde, portò alla standardizzazione dell’attrezzatura subacquea in dotazione, gettando le basi per l’adozione dell’elmo USN Mark V e della sua attrezzatura associata. Di fatto le esperienze acquisite permisero di recuperare con successo un battello sinistrato il 29 agosto 1915. 

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I palombari scesero dalla barca appoggio per attaccare i cavi necessari per trainare il battello in acque poco profonde, collegati a pontoni appositamente ideati e costruiti su progetto dell’ammiraglio Furer. Un’operazione complessa tenendo conto che, come aveva riportato George D. Stillson, la sovrastruttura era completamente collassata e lo scafo pieno d’acqua.

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Questo recupero, insieme a quello di altri due sommergibili poco dopo, portò alla creazione della Navy Experimental Diving Unit, l’unità operativa che fu in seguito incaricata dalla US Navy di ricercare, sviluppare, testare e valutare attrezzature e procedure per le immersioni, ma questa è un‘altra storia.
Andrea Mucedola

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